Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCLIV", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.5\254 (1729), S. 5-9, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4824 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione CCLIV.

Contro alcuni correnti abusi, e capriciose stravaganze del nostro secolo.

Zitat/Motto► Nec duo sunt, sed forma duplex, nec femina dici, Nec puer ut possint, neutrumque, & utrumque videntur.

Ovid. Met. L. IV. 378. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Metatextualität► La maggior parte delle mie Lezioni girano sopra invariabili soggetti, fissi, ed immutabili di loro natura. Tali sono i più serj, che trattano di morale. Ve ne sono poi altri, da me scritti, per così dire a caso; che debbono la loro origine alla Pazzia, alla stravaganza, ed ai capricj del nostro secolo. Io mi concepisco, come destinato, per vegliare sopra i costumi, e sopra la condotta de’ miei contemporanei, e per bandire tutte le improprie mode, tutte le ridicole usanze, e tutte le affettazioni, che compariscono, da che [6] tengo la penna in mano. ◀Metatextualität Subito, che la veste principiò a gonfiarsi ne osservai tutti i di lei andamenti. Quando incominciarono a comparire i Nei, che imbrattano alle Dame il viso, cercai di scuoprirne le arti. Venni pure avvisato della Scuffia di colore, la prima volta, che comparve in una pubblica adunanza. Potrei citare diversi altri casuali soggetti, che somministrarono materia alle mie Lezioni. Ho pure dipinti in maniera, tutti gli abbusi da me combattuti, che vi è da temere, non ne debba la Posterità avere la giusta idea, per gustare simili speculazioni, quanta sia la voga che oggidì hanno. Si crederà forse, che le mode, e le usanze da me pigliate di mira, siano chimere del mio cervello, e che le loro Bisavole, ò Trifavole non poteano avere si stravolta la Fantasia. Quando penso alla forte, che un giorno avranno i Libri, ne’ quali stanno raccolte le mie speculazioni, li considero come tanti pezzi di vecchia se ne perderà la fattura.

Tra tutte le stravaganze delle Donne da me rilesate, ven’è una, che, fin’ora, non ha rallentato il piè. Quella, cioè, di certe Dame, che portano il Capello, la Pennacchiera, il Soratodos, la Perucca; ò si legano con una setuccia i lunghi capelli, ò il pongono dentro una [7] Borsa, ad esempio de’Cavallieri arriosi. Ho parlato nell’ultimo Foglio della unione de due sessi in una Repubblica, parlerò in questo, della mescolanza de’ due sessi in una Persona. Ho già mostrata, più d’una volta, la mia avversione per codesta usanza sì lontana dalla modestia; ma, al dispetto di quanto ne ho potuto dire, vedo che le strade sono, a certi tempi, seminate di queste Cavalliere.

Ebene 3► Exemplum► Quando ero in Campagna dal Cavalliere Corneglj, mi sovviene, che una Dama di quest’ordine comparve nella Pianura, poco distante dalla Casa. Passeggiavo allora col detto Cavalliere, il quale, sorpreso nel vedere i suoi Lavoratori correre da tutte le parti, dimandò ad’uno, che li passava vicino, che fosse? Il Contadino rispose. E’ una Dama, con riverenza parlando, a Cavallo, col Giustacuore, e col Capello in testa. Ritornati in Casa, dove tutti i domestici si divertivano, col racconto di questo spettacolo, intendemmo, che un altro Paesano avea incontrata la Signora Cavalliera, e da lei interrogato, se quella era la Casa del Corneglj, il buonuomo, che da principio, non avea osservata, se non la parte masculina del suo Abito, rispose sì Signore; ma dopo, ad un’altra inchiesta, se il Cavalliere era ammogliato, vedendo la veste, le repplico nò Signora, [8] Se una di codeste Armasodrite fosse comparsa al tempo di Juvenale, con quale sdegno quel bravo Satirico, noll’avrebbe investita? Ce l’avrebbe dipinta, col suo abito da Cavalliere in qualità di mostro più orribile del Centauro. Avrebbe fatta istanza, che s’immolassero vittime, e si spargessero acquelustrali, a fine di esplorare l’apparizione di tale Prodigio. Avrebbe invocate le anime di Porcia, e di Lucrezia per vedere la metamorfosi sopravenuta alle Dame Romane. ◀Exemplum ◀Ebene 3

Per me desidero sia trattato il bel sesso, con più ritegno, ed ho sempre addoprate le strade più dolci, per corregerlo delle picciole stravaganze, nelle quali, alle volte, cade senza avvertenza, benchè mi paja necessario il mantenere ciò che distingue i due sessi, e rilevare ogni minima usurpazione dell’uno sopra l’altro. Mi lusingo, che più non mie Discepole Leggitrici de’miei giornalieri Fogli, ne avrebbono ricavato buon profitto, quando sieno capaci di seguire una moda, che le rende come una specie d’Asibj. Non adoprerei questi termini se non avessi, ultimamente, incontrata una di codeste Cavalliere, che mi rimirava, con occhio assai maschio, rivoltando subito il Capello.

Per altro tengo la seguente massima per giudicare la condotta delle Donne. [9] Quando se veggo singolarizarsi in qualche parte del loro abbigliamento, ne concludo qualche cattivo dissegno; nè dubbito, che quello delle nostre Cavaliere non sia di ferire gli uomini, con più esito. Ma per somministrare loro, nel proposito, giuste idee, vorrei esaminassero, se non è più verosimile, che che noi rimaremmo più allettati dalla loro naturale Figura, che da una mendicata, da quella, che possiamo contemplare ad ogn’ora, dinanzi allo specchio; oppure rifflettessero, al proprio cuore, e domandassero a se, ciò che sentirebbono per un Uomo, vedendolo a Cavallo co’calzoni, e stivaletti; con una Scuffia in testa, e con una mantellina sopra le spalle.

Si contentino i Signori N. N. dica loro, che hanno seminata questa usanza con innumerabili altre in tutte le nazioni dell’Europa. Avvanzerò, di più che la vivacità, e l’audacia sono naturali a N. N. a segno che le stesse arie fra di loro riputate galanti offendono le altre Nazioni.

Se la vivacità forma il loro carattere distintivo, la modestia dee formare il nostro; e quando la modestia si ritrova unita alla Beltà, formano l’obietto più amabile che si possa vedere. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1