Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCCXL", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.6\340 (1730), S. 222-228, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4768 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione cccxxxx.

A‘ medesimi.

Zitat/Motto► Ipsi latitia voces ad sidera jastant Intonsi montes: ipsa jam carmina rupes,
Ipsa sonant arbusta

Virg. Eclo. V. 62. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Ebene 3► Utopie► La Lettera, che ho rapportata sè tanta impressione sopra Hilpa, che vi rispose, in meno d’ un anno, nella seguente maniera.

Ebene 4► Brief/Leserbrief► Hilpa Padrona delle Valli, a Shalum Padrone del Monte Tirzah

Nell’anno 789. della Creazione.

“Che ho io a fare con te o [223] Shalum. Tu lodi la Bellezza di Hilpa, ma non sei tu in segreto amante della verdura de’ suoi Prati? Non sei tù più mosso dalla Prospettiva delle sue ridenti Valli, di quello fij della vista della sua Persona? Il mugito de’ miei Tori, e’ l Belamento delle mie pecore formano un gradito Ecco nelle tue Montagne, e producono un dolce suono alle tue orecchie.

Benche mi compiaccia nel vedere le tue Foreste, quando i Zesiri ne aggitano gli alberi, e nel sentire il profuamto odore, che viene dal monte Tirzah, che vi è in tutto questo, che si avvicini alla fertilità delle mie Valli? ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 4

Io ti conosco Shalum, tu sei il più saggio, e il più felice di di tutti i Figli degli Uomini: tù conosci la diversità de’ Terreni. La tua abbitazione è nel mezzo de’ Cedri; tu conosci le influenze degli Altri; e tu osservi il cambiamento delle sta-[224]gioni. Una Donna puole comparire amabile agli occhi d’ un tal uomo? Non turbare il mio riposo, o Shalum. Lasciami godere in pace i bei poderi, che mi sono toccati, nè mi sollecitare co’ tuoi adulatori discorsi. Che i tuoi alberi si aumentino, e si moltiplicano all’ Infinito. Possi tu aggiungere ogni giorno nuove Foreste a quelle che tu possiedi, ed estendere la loro ombra in longo, ed in largo; ma non tentare Hilpa di farti escire dalla tua ritiratezza, e di popolare la tua solitudine.”

Aggiungono i Chinesi, che, poco tempo dopo ella si portò ad un Pasto, a cui fù invitata da Shalum, sopra una montagna vicina, che questo Pasto durò due anni, che vi si consummarono cinquecento Capre, due milla struzzi, con mille Boti di Latte; e che ne rilevò la magnificenza una grande varietà di Frutti deliziosi, e di eccellenti erbe da minestra, nel che non [225] vi era allora Persona, che potesse uguagliare Shalum.

La trattò sotto una Pergolata, che aveva piantata nel mezzo della Boscaglia, nommata de’ Rosignuoli. Questa Boscaglia era piena di tutti gli Alberi fruttiseri, e di tutte le piante, che sono più gradite alle differenti specie di ucelli, che cantano, a segno che vi atraea tutti quelli, che si ritrovavano in quel Paese, e da un capo all’ altro dell’anno, vi si udiva la piu dolce armonia d’ ogni staggione.

Le faceva ogni giorno vedere qualche bella, e stupenda scena in quelle vaste Foreste, ed avendo perciò tutte le desiderabili occasioni di aprirle il suo cuore, gli riescì, che alla sua partenza gli prometesse, in qualche maniera, e gli dasse parola di fargli sapere una positiva risoluzione, in meno di cinquant’anni.

Appena fu di ritorno alle sue Valli, ricevette nuove proposizioni, ed allo stesso tempo una visita del-[226]le più nobili di Mishpach, Uomo possentissimo, che aveva fabbricata una grande Città, a cui diè il suo nome. Gli edificj erano tanto soldi, che potevano durare almeno mille anni, vi erano pure alcune Case, le quali erano affitate per trè vite, di forte che sarrebbe oggi difficile a concepire la quantità di pietre, e di Legnami impiegati alla loro struttura. Che che ne sia Mishpach regalò Hilpa coll’ armonioso suono d’ istrumenti musicali, che s’ inventavano, e ballò, che è più, in sua presenza, al suono del Tamburino. Le sè in oltre il presente di varj utensili di ferro, e di rame, buoni per la Famiglia, che erano di nuova invenzione, e che servivano alle comodità della vita. Shalum doventò molto inquieto, e sì afflitto per ciò, che Hilpa aveva ricevuto da Mishpach, che più non le scrisse, né parlò più lei per una intera rivoluzione di Saturno. Ma quando si avvide, che questo Congresso si [227] restringeva in una semplice visita; rinovò le sue istanze presso la Bella, la quale per quanto si dice rivoltava sovente, con qualche piacere, gli occhi verso il monte Tirzah: mentre Shalum se ne stava in un profondo silenzio.

Il di lei cuore billanciò per una ventena di anni tra la inclinazione, che aveva per Shalum, e l’interesse, che efficacemente perorava in favore di Mishpach. Ma un accidente la determinò, mentre se ne stava così aggitata fra due passioni, un Fulmine pose il fuoco in alta Torre di Legno nella Città di Mishpach, e s’impossessò sì bene delle Case, che in pochi giorni la ridusse tutta in Cenere. Mishpach rissoluto di rissabbricarla, a tutta spesa, avendo già spogliati tutti i Boschi vicini di Legname, si vide obbligato ricorrere a Shalum, le di cui Foreste erano allora di duceuto anni, le comprò a costo di tanti armenti di grosso, e minuto Bestiame, e di una sì va-[228]sta estesa di Campi, e di Prati, che Shalum doventò più ricco di Mishpach, e si rese, perciò, sì grazioso agli occhi della Figlia di Tilph, che non lo risiutò più in marito. Nel giorno, che la condusse alle sue Montagne, innalzò un sì prodiggioso Rogo di Cedri, e d’ ogni sorta di odoriseri legni, che era più di 300. cubiti. di altezza, vi gettò quantità di mirra, di spiconardo, di Cespugli, e di aromatiche gemme, che venivano dalle sue piantate. Questo fù l’olocausto, che Shalum offrì nel giorno de’ suoi sponsali. Il fumo ne salì fino al Cielo, e riempiè tutto il Paese della sua Fragranza. ◀Utopie ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1