Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCXXVIII", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.4\228 (1728), S. 209-214, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4568 [aufgerufen am: ].


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Lezione ccxxviii.

A’ chi si compiace di conoscere li costumi, e li genj degl’uomini.

Zitat/Motto► Qui mores hominum multorum vidit.

Horat. A. P. v. 142. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Ebene 3► Allgemeine Erzählung► MI ritrovavo in Londra quando accadde la morte di Luigi XIV. Rè di Francia. Ho sempre considerata quella grande Città come un aggregato di varie nazioni, distinte ne’ costumi, nelle maniere e negl’interessi. Non si vede tanta differenza trà le Corti di due Regni, quanto ve n’è in quella tra la Città e la Corte. In poche parole, gli abitanti di St. James, benche vivano sotto le medesime Leggi, e parlino con lo stesso linguaggio, sono un distinto Popolo da quelli, che stanno a Cheapside, e questi, anch’eglino, sono differenti [210] nelle loro idee, e nelle loro conversazioni da quelli del Templè da una parte, e da quelli di Smitfield dall’altra, come se fossero in molti gradi di Longitudine gli uni dagli altri, e vivessero sotto differenti Climi. Da questo nasceva che quando vi era qualche affare, sul tapetto, di grande importanza, mi pigliavo il piacere di udire le riflessioni sopra di esso, che feano ne’ diversi quartieri di Londra, e di Westminster, e di correre, le intere giornate, in tutte le parti, per sapere le differenti idee, che ne aveano quelle fantastiche persone. Per questo cercavo di conoscere almeno di vista, i piu celebri Politici dell’una, e dell’altra Città; informato, di più, che ogni Caffè ha, in particolare, il suo ministro di stato, ch’è l’oracolo, e l’interprete della contrada in cui dimora, procuravo sempre di sedergli vicino, per sapere ciò che pensava circa la stimazione de’ correnti affari. Nell’accennata morte del gran Luigi, feci il mio giro, persuaso, che questo avvenimento cambierebbe tutta la faccia degli affari di Europa, e produrrebbe quantità di belle speculazioni ne’ Caffè di quella Città per udire ciò che i più grandi Politici, ne crederebbono.

Per incomminciare piu vicino alla sorgente, mi portai subito al Caffè St. Fames, dove ritrovai la prima stan-[211]za che guarda sopra la strada piena d’un estratto di Politici. I discorsi che si feano verso la porta erano di poco rillievo, ma si raffinavano a misura, che mi avvicinavo dall’altra parte; e s’innalzavano a tanta perfezione dentro la seconda camera, dove si ritrovava un circoletto di speculativi sieduti alla portata del fumo, e de’ vapori, che esalavano dalla cafetteria; che vi si dispose di tutta la Monarchia di Spagna, e vi si providde a tutta la Famiglia Borbona in meno d’un quarto d’ora.

Andai indi al Caffè de’ Giles dov’era una truppa di Francesi, che discorrevano sopra la vita, e morte del loro grande Monarca. Quelli che aveano abbracciato il partito de Whigs diceano che positivamente era morto da otto giorni in circa, ed in conseguenza pretendeano, che i condannati alla Galera, ne uscirebbono presto, e ch’eglino stessi sarebbono altresì ristabiliti. Ma non essendo frà di loro d’accordo, risolvetti di proseguire il mio giro.

Nel mio giugnere al Caffè di Feanette Man vi osservai un Giovane spiritoso, il quale vedendo, allo stesso tempo, entrare un suo Amico, si fraccò il capello in testa, e se gli fè incontro, dicendo: E ben’Amico, il vecchio Rè è morto. Allerta Camorata. Adesso è il tempo d’andare direttamente alle Porte di Parigi Svaporò molti altri sensi uguali, [212] il che mi obbligò a ritirarmi in fretta. Fra Caring. Cross e Covent. Carden non ritrovai che poca varietà ne’ politici raggionamenti. Quando arrivai al Caffè di Guillelmo, era già passato il discorso della morte di Luigi XIV. a quella di M. Boileau Racine, Conellio, e di molti altri Poeti famosi, che si auguravano in questa occasione, mentre avrebbono potuto arricchire il pubblico di belle Elegie sopra la morte di sì gran Principe, Protettore, e Mecenate de’ Sapienti.

In un Caffè assai vicino al Temple vidi due Signoretti, che disputavano, con molto calore, sopra la successione alla Monarchia di Spagna. Parea fossero ammendue salariati l’uno per Avvocato del Duca di Angioù, e l’altro di sua Meastà Imperiale. Voleano decidere il diritto di quel Regno colle Parlamentari Leggi del loro; ma incapace di seguirli in tutti que’ Labirinti; mi avvanzai ad un Caffè, poco distante dalla Chiesa di S. Paolo; dove un Sapiente discorrea, in fianco, sopra il deplorabile stato della Francia sotto la minorità del Ré diffonto.

Di la mi voltai alla desta per imboccare la contrada de’ Pescatori, ed entrai in un Caffè, dove il grande Politico del quartiere, dopo fumata una pippa di tabacco, ed un poco ruminato sopra la nuova, che correa, si espresse [213] ne’ termini seguenti: Se il Rè di Francia è morto, siamo per avere quantità di sgombri, perche le sue Capre, che desolano la nostra pesca, da dodici anni in quà, più non la disturberanno. Indi esaminò la influenza della morte di sì grande Monarca sovra le sardelle del loro mare, ne parlò con tale aggiustatezza, e spianò così bene la materia, che riempiè di gioja tutti li suoi uditori. Poco sensibile a codeste riflessioni, partj subito, e men’andai ad un Caffè oscuro, situato al fine d’una contratella, dove ritrovai due uomini alle prese, l’uno sostenea, che il fù Rè di Francia potea mettersi al confronto di Augusto, e l’altro che piu tosto dovea rassomigliarsi mà ingiustamente à Tiberio. La disputa molto s’incalorì, ma osservando, che sovvente rivoltavano gli occhi verso di me, sul timore, che appellassero alla mia decisione, pagai una Chiccara di Caffè, e girai verso Cheapside.

Allora dovetti esaminare molte insegne prima di ritrovarne una, che corrispondesse al mio disegno. Entrai finalmente in un Caffè, dove la prima persona, che viddi, mostrava gran dispiacere per la morte del Rè di Francia, ma il suo dolore non venia tanto dalla perdita di questo Monarca, com’egli stesso spiegò, quanto dalla vendita delle sue azioni al Banco. Indi un Capellajo ch’era l’oracolo del Caffè, e che mai [214] vi si ritrovava senz’avere un circolo di Ammiratori, ne chiamò varj di loro in testimonj, ch’egli avea dichiarata, già una settimana prima, la morte del Rè di Francia. Aggionse, che stante gli avvisi venuti l’ultima posta da quel Regno, era impossibile, che la nuova non fosse vera. In tempo ch’egli così discorrea, con un tuono da maestro, entrò un Signore, che venia dal Caffè di Garravvaij, disse, che la posta di Francia era giunta, ed assicurò esservi molte Lettere, le quali asserivano che nel giorno della loro partenza il Rè stava bene, e ch’era stato la mattina alla Caccia. All’udire questa nuova il Capellajo, strappò il suo Capello, ch’era appesso ad una Cavicchia, e si ritirò tutto confuso alla sua Bottega. Per me ho terminate le mie corse di questa giornata, contento d’aver osservate le varie opinioni sopra sì grande avvenimento; considerando che ciascheduno viene portato a rimirare tutto ciò, che accade per relazione al proprio stato, o al proprio interesse, ò genio. ◀Allgemeine Erzählung ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1