Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CXCIV", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.4\194 (1728), S. 14-21, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4534 [aufgerufen am: ].


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Lezione cxciv.

A’ vecchi, che col solo pretesto della età; pretendono esercitare dell’autorità sopra i Giovani.

Zitat/Motto► Clament periisse pudorem
Cuncti pœnè Patres, ea cùm reprebendere coner,
Quæ gravis Æsopus, quæ doctus Roscius egit:
Vel quia nil rectum, nisi quod placuit sibi ducunt,
Vel quia turpe putant parere minoribus, e quæ
Imberbes didicere, senes perdenda fateri.

Hor. L. 11. ep. I. 80. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Filosofo.

Convinto, che vi affaticate senza riposo, all’avvanzamento del sa-[15]pere e del buon gusto, mi tengo in obbligo di offrire al vostro esame, tutto ciò, che puole riescirne, o di vantaggio, o di pregiudizio, Si dà un male, che da una longa sequela di Generazione regna sotto l’ombra de’ Capelli, griggi e di una tiranica costumanza. Spero, coll’autorità di pubblico censore, che possiedete, ne scoprirete il veleno, non soffrendo, che i vecchi opprimano i discorsi più fondati delli meno avvanzati, colla sola forza della età superiore. Perche si ha da riguardare quale imperdonabile temerità, e quale roversciamento della natura, se un Uomo, nel fiore della sua ed in tutto il vigore de’ suoi talenti, ardisce di contradire ad’un vecchio, o di non accomodarsi al suo parere? Io sono Giovine, è vero, onoro i capelli grigj al pari di qualsivoglia cosa nel mondo. Ma questo non toglie, che sovente non gli ascolti a parlare, con oscurità, e discorrere attraverso; Il che qualche volta accade ne’ più accreditati, sia la ignoranza, sia la superbia, sia l’interesse, da cui sono animati. Io non credo vi sia male nel rilevare tali difetti, quando la Coscienza non rinuncj i suoi diritti al Cerimoniale, e si debba sagrificare la verità alla compiacenza. Restano abbattuti gli argomenti più vigorosi; e s’inferma la dimostrazione più evidente quando un vecchio pronun-[16]cia le sue venerabili decisioni; e vi dice, con tuono da maestro: Siete Giovani di poca sperienza; Non conoscete bene il mondo. Cosi viene rattenuto l’ardore della gioventù, e si nodrisce la sua accidia; viene quasi spogliata de’ mezzi per far vedere i suoi talenti, e per fare acquisto di nuovi lumi, mentre, in questo la debolezza della natura resa come forza d’ingegno, ed i Capelli grigi se pretendono esenti dagli attacchi della contradizione. Mi è noto Signore, che voi non pensate, che a favorire la nostra attività nella ricerca del vero, e del Falso; pigliate dunque la nostra causa alla mano glosate le parole dello spiritoso Elibu, sostenete i diritti della gioventù, nè tollerate, che ne siamo spogliati da vecchi. Le nobili idee di quel Giovane illustre non ponno, che servire di ornamento al vostro Foglio; e persuaso, che i più sensati de’ vostri Leggitori, le ritroveranno di loro gusto, vi prego di esporvi il capo 32. del Libro di Giobbe.

Ebene 4► Zitat/Motto► “Allora que’ tre Uomini cessarono di rispondere a Giobbe mentre continuava a credersi giusto. Perciò Elibu figlio di Barabeel Buzite della Famiglia di Ram, si pose in grande collera, e s’infastidì contro Giobbe, perche si asseverava giusto dinanzi a’ Dio. S’irritò altresi contro i suoi trè amici, perche non aveano ritro-[17]vato niente di ragionevole per rispondere a Giobbe, benche l’avessero condennato. Elibu dunque aspettò, che Giobbe avesse cessato di parlare, essendo minore, nella età; di quelli, che gli aveano risposto; e vedendo che nissuno di loro trè avea potuto rispondere a Giobbe, venne trasportato dalla collera. Or’ecco la maniera, con cui Elibu figlio di Brabeel (sic!) Buzite loro discorre: Io sono il più Giovane, e voi siete molto avvanzati, per questo ho inclinato il capo, nè ho ardito fin’ora esporre i miei sentimenti. Aspettavo che la età si provetta vi somministrasse buone risposte; e che il grande numero degli anni vi ammaestrasse nella saviezza. Ma, per quanto m’accorgo, benche in tutti gli Uomini si ritrovi l’anima, la ispirazione dell’Onnipotente sia quella, che dà la intelligenza, non sempre quelli, che sono lungo tempo vissuti riescono i più saggi; nè il lume della giustizia è sempre la porzione della vecchiezza; Diro perciò anch’io il mio parere, ascoltatemi, e vi farò vedere quale sia la mia sapienza. Ho aspettato, che avete finito di parlare: ho voluto vedere, mentre disputavate contro di Giobbe, quale potesse essere la vostra sapienza. Mi sono contentato di starvi rimirando fino che ho [18] creduto foste per dire qualche cosa; ma, per quanto veggo nissuno di voi puole convincere Giobbe, nè rispondere a suoi detti. In vano forse mi direte, abbiamo ritrovato il vero segreto della sapienza. Dio è quello, che l’ha rigettato, e non l’Uomo. Giobbe non ha indirizzate a me le sue parole, ne io gli risponderò giusta i vostri discorsi. Eccoli intimoriti; non hanno più che rispondere: si sono, da se, chiusa la bocca. Gia che dunque ho aspettato, senza, che abbino proferita parola, e sono restati muti senza risposta; parlerò anch’io la mia volta, e mostrerò quale sia la mia scienza. Sono pieno di cose da dire, ed è come agitato il mio spirito nel volere partorire tutti li pensieri, che ha conceputi. La mia immaginazione si rassomiglia al vino nuovo rinchiuso senza respiro, che rompe benche nuove le doghe. Parlerò, e respirerò alquanto; aprirò le labbra, e risponderò. Non avrò riguardo ad alcuno, nè uguaglierò l’Uomo a’ Dio, mentre non so fino a quando sia per sussistere, nè se, frà poco, il Creatore m’abbi a togliere da questo mondo.” ◀Zitat/Motto ◀Ebene 4 ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

[19] Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Filosofo

Ho letto, con grande soddisfazione le vostre Lezioni sopra gl’Idoli, e sopra la condotta de’ loro adoratori nelle Botteghe da Caffè, dove signoreggiano. Speravo che una volta doveste venire alle nostre Botteghe, nelle quali si vendono delle Porcellane, ed altra sorta di mercanzie. Ma già che ci avete trascurati fin ora; sia, che ci abbiate creduti indegni delle vostre premure, o che i nostri disturbi vi siano fuggiti dagli occhi, risolvo di porgervene le mie giuste querele.

Vengo tanto più incoraggito, quanto pare abbiate ora più agio dell’ordinario. Tengo una delle principali Botteghe di questa Citta, fornita d’ogni sorta di mercanzie di Constantinopoli della China, e della Indie. Quì vi ho l’onore di ricevere se mi è permesso il dirlo, sì bella conversazione al pari d’ogn’ altra Bottega. In somma potrei vivere a mio agio, se non fosse una truppa di Dame, che intitolerò Patroncine, le quali, sotto pretesto di fare i loro giri innocenti, e di passare la malinconia, non mancano quasi mai di tormentarmi due, o trè volte al giorno, per contrattare del The, o per comprare un para fuoco, nè potrebbo-[20]no avere altro disegno, se si dee credere alle loro parole. Codeste Patroncine sono le vostre Faniente di qualità, ed alla moda, che, non avendo altro da fare, si occupano a mettermi sotto sopra tutte le marcanzie. Una di codeste belle Avventrici, le quali, per dirvela cosi di passaggio non comprano che pochissima cosa, e spesso anche niente, mi dimmanda un sortimento di Tazze da Cafè; un’altra una sottocopa; un’altra una cogoma. Finalmente non vi è un pezzo di porcellana in tutta la mia Bottega, o d’altra roba, che non debba essere distaccato, o levato dal suo luogo, e tutto vi è posto sossopra, di maniera, che posso rassomigliarle, a que’ spiriti Foletti, che si divertono a disordinare tutta la ecconomia de piatti, e d’altri vasi nelle Cucine delle nostre buone Cuoche. Dopo tutto questo strapazzo, accompagnato da un’orribile stornimento di ciarle: Questo è troppo caro. Quest’altro non piace; quel pezzo è assai bello, ma non è giusta il bisogno. Allo stringere de’ conti, queste Dame si risanano dal male di milza, ed io non ho un soldo di più nel mio bussolotto. Ahi! che importa la vendita d’una miserabile Tazza da Thè, paragonata all’imbarazzo, che mi apportano?

I vapori della milza, caro Sig. Filosofo. sono un grave male mentre, [21] benche non lo patisca in me stesso, debbo soffrirlo più che se ne fossi sogetto. Per conclusione, vi dimando in grazia di avvertire codesti spiriti Foletti, che girano notte e di, che meno frequentino le Botteghe, o d’essere loro meno incomodi quando le onorano colla loro presenza. Insinuate, a tutte, che noi altre buone Persone vendiamo alla minuta, ed abbiamo altro da fare, che applicarsi, a risanare, gratis, le Dame da loro vapori. Mio Figlio il quale non è che un picciolo garzoncello, mi ha servito di segretario. In caso dunque vi fosse qualche strambotto, abbiate la bontà di scusarlo, e di credermi &c. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1