Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCCLXXXV", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.7\385 (1730), S. NaN-256, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4351 [aufgerufen am: ].


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Lezione ccclxxxv.

A‘ Birbanti di Professione Curiosa.

Zitat/Motto► Spectatum admissi risum teneatis amici?

Hor. A. P.5. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► QUale mescolanza di piaceri ed afflizioni non ho io provata, allorche ho fatta riflessione, a progressi, ed alle decadenze delle Divine, e delle Scienze umane. Le differenti idee, che altre volte nel proposito ebbi, mi pajono come le diverse età degli uomini, circa l’ingegno. Parmi, che Apollo illumini il mondo intellettuale, con quella stessa luce, che gli attribuiscono i Poeti, e collo stesso splendore, con cui brilla, quan-[246]do sotto nome di Sole anima il corporeo mondo. Ma non illumina ugualmente tutti in una volta gl’ingegni; ora è oscuro negli uni, ed ora dissipa tutte le nuvole negli altri. A misura che si avvicina, o si allontana dall’Impero di qualche Arte, o di qualche Scienza, vi si vede piu, o meno lucente. Non solamente l’Ingegno universale d’una nazione è soggetto a vicenda, ma eziandio quello d’ciaschedun’uomo in particolare, giusta le differenti stagioni della sua età. Ebbi piu volte il pensiero di lavorare una Storia di tutte le rivoluzioni al mio tempo sopravenute circa le Arti, e circa le Scienze ch’ebbero il loro progresso, e la loro declinazione; il loro Regno, e la loro caduta in questi Paesi. Mi sono eziandio lusingato, che una tal’opra potrebbe acquistarmi una grande riputazione; che riescirebbe ugualmente utile, e gradita al Pubblico; che diventerei un nuovo ristauratore delle arti, e delle Scien-[247]ze. Forse la intraprenderò, qualche giorno; mi restringerò, a bon conto a dipingere l’abuso di certi ingegni, che si danno il titolo di Curiosi per eccellenza; e questo servirà di Abozzo a quelli, che vorranno sottoscriversi, per incorragire la edizione di tutta l’opra.

Quando ero Giovane non si dava il titolo adulatorio di Curioso, che a’ più rari, e più elevati ingegni, ma oggi, non significa quasi altro, che un Furbaccio, o uno sciocco, quando non si applichi per ischerno, a qualche Amico troppo attaccato a certe bagatelle. Per me nel vedere ciò, che passa nel mondo, non sò pigliarlo, che in cattiva parte.

Tali curiosi, come oggi si chiamano, sono stati rimirati, con occhio più favorevole d’ogn’altra sorte di quelle Persone, che meritano d’essere criticate, o fatte soggetto delle Satire. I sciocchi di di [sic] questa Professione sono stati sovente rilevati, o da me, o da al-[248]tri Scrittori, ma per rimediare al male, e toglierlo dalle radici, bisogna attaccare i Capi, ed i Maestri dell’Arte i quali, i simili alli Requisiti nel vasto Oceano, divorano i Pesci, ed i Sciocchi, che si famigliarizano a giuocare con loro.

Un Giocatore, che inganna non è, che un Ladro onesto; paragonato all’astuto Curioso. La Scioccheria di quelli, che si lasciano ingannare alle Carte, o a’ Dadi, è stata bastevolmente esposta agli occhi del Pubblico, e tutto il mondo è avvertito dei pericoli, che s’incontrano in tali giuochi. Ma in ordine a certe curiosità, benchè siano stati posti in deriso, quelli, che vi si applicano, non ne fanno gran caso; tacciano anche gli schernitori da Leggeri, e da Persone senza gusto per le opre della natura; e ciecamente sì abbandonano alla condotta di qualche Astuto di quest’ordine, che non ha altro merito se non una [249] semplice infarinatura della mattematica, dell’Alchimia, e della Fisica.

Mosso a Compassione verso molti Giovani Ereditieri, che non hanno salvato, se non un picciolo Giardino, un Camerino di verdura, ed alcune Cipolle, in vece di una bella Casa di Campagna, e di quattro in cinque milla pertiche di terra, che non posseggono se non microscopj per esaminarvi de’ Pulici, e scatole piene di farfalle, in vece di Colombaje, e di Pollaj; che non godono se non un piccolo numero di gallette, de vermi da Seta, ed un mucchio di foglie di mori, in vece di Granaj pieni di formento; di fertili vigne, e di boschi estesi e vasti. Mosso a compassione verso quelle Giovani Ereditiere, che in vece d’una Dote di quindici, o sedici milla scudi, sono forzate a portarne quaranta, o cinquanta, in vece di belle collane di fine perle, e di brillanti pendenti, non [250] hanno ottenuto che laccj di infilati vetri, e di false gemme; mosso dico a compassione di tali ereditieri, ed ereditiere, per impedire, che la frode non si avvanzi all’infinito, studierò sempre di smascherare codesti pubblici Ingannatori: non mancherà da me, che le Persone tanto ricche quanto imprudenti, particolarmente quelle che hanno Famiglia, più non rovinino la loro posterità, nè siano perciò ingannate da codesti giuocatori di mano, che credono fare passo a passo i loro giri, alla sordina senza che il Filosofo sen’accorga.

Non sarà più un enigma per gl’Ingnoranti curiosi; nè più si stupiranno nel vedersi scherniti, e trattati da stolti, perche impiegano tutte le loro facoltà nell’acquisto di sechi Parpaglioni, di Serpenti picchiati, e di altri Insetti, che conservano dentro lo Spirito Divino. Tanto più che ve ne sono alcuni de’ principali dotati di cognizione, che [251] sono prodighi nella compra di tali bagatelle curiose, e ciò non ostante mantengono il credito d’ingegnosi. Tali Discepoli vegono mai con tutta la loro prodigalità diventare poveri i loro maestri? Li vedranno bene arricchirsi nelle loro spese straordinarie.

Codesti insigni Furboni, i Curiosi dell’accennato ordine hanno con infiniti strattagemi usurpata una specie di Tirannia, e di assoluto potere sopra l’animo degl’Ignoranti, e diventati Supremi Padroni di tutti i sensi degli Uomini più deboli, e più ricchi; danno per così dire la loro Reggia approvazione alle più ridicole Curiosità, ed alle più infime bagatelle: le comprano eglino a vilissimo prezzo, e le rivendono con eccessiva e disorbitante usura. In quella guisa, che si permuta l’Oro, e l’Argento cogl’Indiani in Collane di vetro. Per questi tali negozianti di Curiosità si arricchiscono a spese di quelli, che gli a-[252]scoltano, e si lusingano di sapere, ciò che non intendono.

Tanto de’ bastare per guarire da questa pazza curiosità ogni uomo, che non sia del tutto incurabile di maniera, che dopo averne avvertiti i novizi professori, essere questa una specie di Trufferia, che si è innalzata sulle rovine dell’Alchimia; e dopo averli esortati ad abbandonare le illusioni, li divertirò con un avventura in cui per adoprare i termini dell’ Amico, che me l’ha raccontata, il curioso ingannatore rimase egli medesimo crudelmente ingannato.

Ebene 3► Exemplum► Un’Uomo per quanto mi dice l’Amico di grande riputazione, la di cui parola sopra il valore intrinseco degl’Insetti era una Legge fra i curiosi di più bassa lega. Appena fissato il prezzo di un Grillo femina di marazzo, così lo chiamava, che diceva abitare le ripe d’un Fiume lontano dieci miglia dalla Città, un Giovane sciocco della Curiosa Società [253] promise dargliene quella somma, se poteva darglielo nelle mani.

Subito l’uomo di garbo monta a Cavallo, e corre alla ricerca del Grillo. Arrivato ne’ luoghi vicini ad un Molino, smonta da Cavallo, l’attacca ad un Albero, e si mette a camminare a rampicone, ed applica di tempo in tempo l’orecchio sulla terra per udire l’armoniosa voce di quell’amabile Grillo. Appena l’ebbe intesa, che trasportato dall’allegrezza si mi mise a fare mille atteggiamenti groteschi, ed a ballare con istravagante maniera in ponta di pie, verso il canto che lo guidava.

Un Garzone, che dal Molino lo stava osservando, lo credette un Pazzo, e corse ad avvisarne il suo Padrone. Questi sul timore, che quello stolto si gettasse nel Fiume, e vi si anniegasse, si provvide di buon corda per legarlo, e prevenirne l’effetto.

Appena il Molinaro gli fu a pos-[254]tata, che il Grillo cessò di cantare, arrabiato perciò il Curioso lo sgridò con ardenza, dicendogli, che gli aveva fatto perdere un picciolo animale, che valeva venticinque, e più doppie. Indi rivolto al Garzone con aria gioviale, aggiunse, sta bene attento, applica, come fò io l’orecchio alla terra; Non senti la sua voce? Oh oh, eccolo caro, adesso, adesso t’attrapperò. All’udire quel dolce canto, gli si raddoppiò l’allegrezza, e disse al Molinajo: Ascoltate, ecco che canta di nuovo, vi darò uno Scudo, due Scudi, se potete pigliarmelo.

Mentre pronunciava queste parole, e si strascinava a rampicone in terra, il molinaro gli andò, per di dietro, gli gettò la Corda con un laccio corrente sopra le spalle, gli chiuse bene le braccia, contro i fianchi; e gli disse: Adesso Signore avrò due Scudi da vostri Parenti, per avere attrappato voi stesso, e condotto salvo a Casa. [255]

Sarebbe qui inutile il riferire, che il Curioso entrò in furore, fè delle minaccie, e tanto avvanzò le querele sopra la perdita del suo Grillo, che il Molinaro rimase via più convinto della sua pazzia.

Da certe parole fuggite di bocca all’arrabiato Curioso il Molinaro ne ricavò la di lui abbitazione. Si che salì a Cavallo, se lo pose dinanzi attraverso, come un Sacco di Grano, per condurlo a suoi.

Gionto alla Porta dopo avere posto piè a terra, e vedute alcune Persone attorniate da Parpaglioni, ed altre applicate ad infilare conchiglie di ogni sorta, disse ad alta voce, e con ruvido tuono. Dov’è il Padrone di questo Ospitale de’ Pazzi? Che vuoi tu dire: Guidone col tuo Ospitale, gli rispose il Padrone, al quale per digrazia, si era voltato. Io, gli repplicò il Molinaro, non sono un Guidone, ma voi dovreste tenere chiuso il [256] vostro Ospitale, e non lasciare correre i vostri pazzi di quà, e di là. Sono stato obbligato a condurvene uno, che vaneggiava in istravagante maniera. Cercava un Grillo femina di Marazzo, ed era sul punto di anniegarsi nel Fiume, se non l’avessi prevenuto.

Siccome a tale rumore si attruppava la folla, uno trà di loro meno impazzito, vedendo il Curioso esteso come un vitello sopra il Cavallo, trasse il munajo in disparte, e gli disse. Pigliate, ecco i vostri due Scudi, ritornate a’ fatti vostri, e lasciate a noi la cura di sciogliere il nostro uomo.

Il munajo si approfittò dell’avviso, ed il curioso, che voleva ingannare un altro col Grillo, se gli fosse riescito di piagliarlo, rimase egli stesso ingannato. ◀Exemplum ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1