Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCCLXIV", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.7\364 (1730), S. 75-86, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4330 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione ccclxiv.

Agli, un’altra volta, accennati meritevoli sconosciuti.
A questuanti, sopra la loro eloquenza.
Alle Belle difformate dalle Vajuole.

Zitat/Motto► Studijs florentem ignobilis oci.

Virg. Georg. L. IV. 564. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Uno che sempre vuole avere il tratto, passa per incivile. Per evitare dunque tale difetto, e [76] già che ho l’onore di trattenere il pubblico, tre giorni alla settimana, lo cedo volontieri, di tempo in tempo, a miei Amici. Tutti vi ponno ritrovare il loro vantaggio. Da una parte gli Scrittori Giovani, dotati di qualche modestia, hanno occasione di farsi stampare. Dall’altra la Città gode il piacere della varietà; ed al favore di que’ piccioli tratti, che servono a dipingere la domestica vita, i nostri Discendenti avranno più giuste idee, circa l’umore del nostro Secolo. Ne ricavo io medesimo maggiore profitto. Per esempio, mi resta più aggio di applicarmi a nuove speculazioni. Mi somministra delle aperture, quali io rivolto a vantaggio del Pubblico; me ne servo a porgere consigli, a riformare abbasi; e cogli spazj convenevoli, che i periti Stampatori lasciano tra le differenti Lettere, che pubblico, il mio Foglio si riempie, con poca spesa, e con molta ostentazione.

[77] Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Filosofo.

Ho lètta con molto piacere una delle vostre ultime Lezioni. Vi sono nobili sentimenti, il tutto vi stà espresso, in maniera capace di fare viva impressione sopra i vostri Leggitori. Ma permettemi il dirvi, che, mentre descrivete, con termini così enfatici, la felicità della vita privata, e della Ritiratezza, fomentate la malinconia, e disanimate le più gloriose azioni. I titoli, e gli onori sono la ricompenza della virtù; e perciò dobbiamo esserne sensibili, anche per questo. E benche gli Animi deboli troppo s’insuperbiscano della pompa esterna, non veggo, che un Filosofo non possa così rimirare lo splendore d’un Rubino, ed il brillante verde d’uno Smeraldo, come i deboli colori della Rosa, e del Mirto. Se vi sono grand’Ingegni sconosciuti nel mondo ne atribuirei a loro stessi la colpa, e riguarderei la oscurità, [78] in cui vivono, come una macchia del loro carattere, se non credessi, che questo più tosto provenga dalla bassezza della loro Fortuna, che dal loro poco coraggio. Il Poeta medesimo, che ci racconta con tanto piacere la storia di Agglao, non era nemico della Corte, nè insensibile alle Lodi; esclamando in un Luogo: Che farò io per essere stimato, e da’ Secoli futuri venerato? Questo è un tratto di nobile ambizione; nè se non dopo avere provati molti roversi, si diè il titolo di malinconico; siccome non fece applauso alla solitudine, se non quando disperò di brillare in Corte. Lo spirito dell’uomo è un principio attivo. Chi dunque si ritira dal mondo prima di avervi accompiuta la sua parte, merita le fischiate, nè deve passare per virtuoso, mentre non vuole corrispondere al proprio fine. Confesso anch’io, che m’infiamma un ambizione onesta, e mi porta alla brama d’imitare tutto ciò, ch’è [79] illustre. Le Battaglie di Petervaradino e di Belgardo in Ungheria, mi hanno fatto sospirare più d’una volta d’essere Soldato; e quando ho udite sì degnamente celebrate da’ Poeti quelle conseguite vittorie, ho segretamente, anch’io aspirato di essere in tale ordine un Distinto talento; ma in vano sospiro, in vano languisco di entrare in azione, e mi veggo incatenato nella oscurità. Addio dunque, mio caro Filosofo, e crediate, che sono, con grande emulazione, però senza invidia, vostro dichiarato Ammiratore.

G. Nonispero ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Filosofo.

Benche la Eloquenza abbia altre volte occupato il luogo di soggetto in una, ò in molte vostre Lezioni, non so che abbiate mai fatta [80] riflessione a quella, che posseggono certe Persone, le quali sono così lontane dal seguire, nel proposito, le Regole di Quintilliano, che m’impegno di assicurarvi, non avere eglino mai inteso a parlare d’un tale Autore, e pure non ne sono meno periti di Cicerone ò di Demostene frà gli Antichi, ò d’ogn’ altro più grand’ Oratore, che possiate nominare trà li moderni. I Retorici, dei quali vi parlo, sono i nostri pubblici questuanti. In conferma di questa verità, cito la testimonianza di tutti quelli, che hanno qualche minore durezza d’un sasso. Per me, che non pretendo avere più carità degli altri, mi è avvenuto ben spesse volte di escire di Casa colla borsa assai ben provveduta, e di ritornarvi senza un soldo, spogliato da quegl’ Obbietti, che si credono degni di compassione. Ho udita in somma più eloquenza, per un verso, in qualcheduno di codesti meschini, che in una occhiata [81] della più celebre fra le nostre Bello, benche non vi sia chi ammiri più di me il bel Sesso. Tutto ciò, che ho da chiedervi, mio Signore, egli è qualche consiglio, per difenderci dalle insidie di sì possenti Oratori, ò mi vedrò forzato a lasciare affatto la mia Professione di Avvocato, per apprendere l’arte del questuare, che mi pare assai più lucrosa; ma, in qualsivoglia di questi due stati io faccia spicco, avrò sempre il piacere di leggere i vostri Fogli, e l’onore di essere & c.

I. B. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Filosofo.

Occupata, la settima scorsa, nel leggere la vostra Lezione, dove inserite la Lettera della Sig. [82] Leggera, che si rimette al vostro parere, per la Elezione d’un Amante in isposo; credetti d’avere anch’io giusto diritto di chiedervi il vostro consiglio, sopra un affare della stessa natura, ma assai più scabroso. Con questa idea pigliai la penna, per esporvi il Carattere di sette miei umilissimi adorati, che ho per qualche tempo, tutti ugualmente incoraggiti. Ma ahi quando piena di questa per me sì beante idea, meditavo una vantaggiosa descrizione di quello, che più favorivo entro del mio cuore, mi abbattei di gettare gli occhi in uno specchio. La vista delle reliquie lasciatemi sul volto dalle vajuole, che di fresco ho fatte, mi trapassò con una dolorosa ferita il cuore; e mi fè sentire, tutta in una volta, la perdita, e de’miei vezzi, e de’miei schiavi. Non saprei esprimervi il disordine, in cui mi precipitò questa infelice scuoperta, che sì male a proposito mi sorprese. Siate persuaso, che mossa dal Caso della vo-[83]stra bella Corrispondente, ed unitamente attenta alla esecuzione del mio dissegno, credevo tanto sicuri, quanto fossero mai stati, li miei Trionfi.

In tanto dopo avervi fatta un poco di riflessione, e conosciuto, che non dovevo più lusingarmi di sì graziosa idea, ho risoluto di ricorrere a voi, ò al vostro Leggista in fatti d’Amore, per sapere quale debba essere la condotta, nella situazione, in cui mi ritrovo. Sò che la bianchezza della mia tintura, e la regolarità de’mie lineamenti, alterate dalla mia crudele malattia, sono irreparabili. Ma mi lusingo, col vostro soccorso, di potere, in qualche maniera, rimediare a perdita sì dolorosa, quando vi piaccia di suggerirmi i mezzi di ricuperare un solo de’miei suggitivi.

Ve n’è uno in particolare, che mi è più obbligato degli altri, mentre, per certe ragioni, gli premettevo d’essermi Amante occulta, e di scrivermi dolci Biglietti, de’quali ebbi tanta cura nella mia infermità, che [84] tenni la chiave della Cassetta, in cui stavano rinchiusi, sotto il mio Origliere; ed un giorno, sentendo aprire nella mia propria stanza una serratura, saltai con pericolo della vita fuori del Letto, sul timore si scuoprisse la tresca amorosa.

Mi sono molte altre volte servita di tutto gli artificj giornalmente praticati dal nostro Sesso, per attraere gli occhi di tutta un’Adunanza; ho posta tutta la mia gloria nel vedermi attorniata da una folla d’ammiratori, ma di presente sono tutt’altra di quello ero. Se potessi riacquistare tutti i miei vezzi, ed avere una leggione di Adoratori, parmi, che non ne vorrei amettere, che un solo. Ho quasi conceputa dell’antipatia per gl’insipidi disconsi de’miei passati Amanti; benche, ultimamente, mi è parso assai strano, nel vedere alcuni Signorini, trascurare la loro civiltà ordinaria, parlare di politica alla mia presenza; e stancarmi colla nojosa repetizione de’loro complimenti sopra [85] la mia ricuperata salute. Non sono già insensibile a questo bene: ne benedico Dio; ma disapprovo la loro congratulazione, perche piuttosto, pare m’insulti, in vece di consolarmi, e troppo mi suggerisca il mio stato primiero. Fatale, e dolorosa idea, che non posso vincere, se i vostri buoni consigli non mi ajutano a rendermela soportabile.

Per dimostrarvi in oltre la stima, che io ne sò, dichiaro apertamente quì alle Persone interessate, che quando uno di loro ritorni alla sua Insegna (se tale fierezza mi viene oggi permessa) prima che sia passato l’Inverno, Io rinunzierò al mondo, e tutta mi applicherò, nella mia ritiratezza, a punire ciascuno colla punta del mio Ago. Li rappresenterò al naturale sopra una Tapezzeria, dove prostrati a miei piè, in positura di supplicanti, cercheranno di ottenere la mia grazia, e dove avrò il piacere di ributtarli con aria sdegnosa. Se condennaste questo dissegno, perche troppo maligno, vi priego sug-[86]gerirmene un altro di più vostro gusto; e sarà fedelmente esequito dalla sfortunata.

Monimia. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1