Saggio XV. Luca Magnanima Moralische Wochenschriften Alexandra Fuchs Editor Johanna Waldner Editor Angelika Hallegger Editor Andrea Kaser Editor Institut für Romanistik, Universität Graz 18.01.2017 o:mws.5582 Magnanima, Luca: Osservatore toscano. Livorno: Carlo Giorgio 1779-1783, 163-171 Osservatore Toscano 1 15 1783 Italien Ebene 1 Ebene 2 Ebene 3 Ebene 4 Ebene 5 Ebene 6 Allgemeine Erzählung Selbstportrait Fremdportrait Dialog Allegorisches Erzählen Traumerzählung Fabelerzählung Satirisches Erzählen Exemplarisches Erzählen Utopische Erzählung Metatextualität Zitat/Motto Leserbrief Graz, Austria Italian Andere Länder Altri Paesi Other Countries Otros Países Autres Pays India Khambhāt Khambhāt 72.61916,22.31744 Brazil Rio de Janeiro Rio de Janeiro -43.18223,-22.90642 Hong Kong Kowloon Kowloon 114.18333,22.31667 India West Bengal West Bengal 88.0,24.0 Cap Bourbon 68.77735,-49.72853 Coromandel Coast 80.34736,13.39938 Delagoa 28.75052,-23.97608 Cabo Verde Praia Praia -23.51254,14.93152 Italy Florence Florence 11.24626,43.77925 Tavleøya 20.46308,80.75374 Portugal Funchal Funchal -16.92547,32.66568 Porto Nuovo 8.73484,45.99942 Italy 12.83333,42.83333 Nicobar Islands 93.5,8.0 Ganges River 90.53333,23.36667 Indonesia 120.0,-5.0 India Surat Surat 72.83023,21.19594 Myanmar Ziyaing Ziyaing 96.31906,19.71784 Spain -4.0,40.0 India Mumbai Mumbai 72.88261,19.07283 Tanjung Goga 127.74611,-0.31259 India Chennai Chennai 80.27847,13.08784 Cabo Verde -24.0,16.0 Brazil -55.0,-10.0 Madeira -16.75,32.66667 Mozambique 35.0,-18.25 Nigeria Damau Damau 8.47526,10.84292 Witberg 22.47014,-33.25419 India 79.0,22.0 India Goa Goa 74.08333,15.33333 Cape of Good Hope 18.47909,-34.35027 India Tharangambadi Tharangambadi 79.85425,11.02764 Mafumo 31.06667,-10.18333 Atlantic Ocean -25.0,10.0 Bay of Bengal 87.6709,13.5392 Malabār Coast 75.88257,11.24306 South America -57.65625,-14.60485 Italy Livorno Livorno 10.32615,43.54427 Europe 9.14062,48.69096 Asia 89.29688,29.84064 Africa 21.09375,7.1881 India Mangalore Mangalore 74.85603,12.91723 New Zealand Coromandel Coromandel 175.49634,-36.7611 Spain Cadiz Cadiz -6.2891,36.52672

Saggio XV.

Viaggio all‘Indie orientali di Niccola Fontana.

Niccola Fontana cremonese imparò assai per tempo la chirurgia nello spedale di S. Maria nuova di Firenze sotto l’illustre Nannoni. Vago di viaggiare entrò al servizio de’Russi in qualità di chirurgo l’anno 1771, mentre una piccola flotta di essi era nel porto di Livorno. Dopo un viaggio di due anni abbandonò quel servizio, e rimase in Livorno, finchè si presentasse più favorevole occasione per secondare il suo genio. Infatti destinandosi quivi una grossa Nave, Giuseppe, e Teresa, all’Indie orientali per formare, come dicono, stabilimenti al di là del Capo, a nome dell’Imperatore Giuseppe II., egli vi s’imbarcò coll’impiego di primo chirurgo. Questa Nave comandata dal capitano Guglielmo Bolst, si mise alla vela il 24. di settembre l’anno 1776.

S’indirizzò subito verso le Madere, ed il 24. di ottobre gittò l’ancora nella baia di Funchial. Lasciata l’isola di Modera il primo di novembre, fu nel 31. sotto l’Equatore, che traversò nella notte. Entrata nell’Oceano atlantico, cercando di riconoscere l’isola della Trinità, fu trasportata molto all’occidente, ed il 22 di decembre scoprì il Continente dell’America meridionale, e dopo due giorni entrò nel porto di Rio Ianeiro capitale del Brasile.

Lasciato quest’Emisfero il 2. di gennaio per andare verso il Capo, si trovò all’alture di esso il 28. di febbraio, non senza aver prima riconosciute, ed esaminate le isole Tristan d’Aucugna. Dirigendosi poi alla costa orientale dell’ Affrica, il 15. di marzo scoprì terra, e riconobbe il Capo corrente. Di quì per guadagnare la terra di Delagoa, fece vela lungo la costa fino al 26. e per mettersi in sicuro dagli uragani, si condusse nel fiume Mafumo. In un tratto però mancando il vento, ed abbassandosi la marèa, si arenò a mezzo il corso; e rimase 12. giorni in tale stato dopo di essere stata alleggerita. Lo scorbuto avea di già cominciato a manifestarsi in alcuni marinari fino da’primi del detto mese. Su i primi ancora di aprile si attaccarono le febbri putride all’equipaggio, ed in meno di un mese più di due terzi si trovò infermo con gran pericolo di vita. Queste febbri seguitarono il lor corso fino alla fine di giugno, e solo si andarono mitigando ne’primi di luglio. In questo tempro ristabilito un numero sufficiente di persone, si partì dal fiume il 21 di luglio. Entrata nel golfo di Mozambico si diresse verso la costa del Malabar in Asia. In questo tragitto che fu di sei settimane, lo scorbuto si avanzò; e più ne furono attaccati coloro che erano ancor freschi della febbre sofferta. Il dì 6 di settembre gittò l’ancora nella spiaggia di Surat, e prenduti gli opportuni rinfreschi, proseguì il suo viaggio nel golfo di Cambay, ove arrivata diè fondo in faccia di Goga. Posti a terra gl’infermì, risanarono tutti quanti assai presto. Ma molti dell’equipaggio furono quivi soggetti a febbri erratiche intermittenti, ed a finochi putridi, perchè restò la Nave in questo golfo alcuni mesi, cioè dal 18. di settembre 1777. fino a tutto il 15. di gennaio 1778.

Non lasciò la costa del Malabar prima del 20. maggio 1778. dopo di essere stata di nuovo a Surat, a Damau, Bombay, Goa, Mangalor e Baliapatnam, per andare alle isole di Nicobar, poste nel golfo di Bengala. Restò poi in esse da’primi di giugno fino al 4. di settembre, che è la stagione delle pioggie in Bengala, e sulla costa del Malabar. In questo tempo col consenso degli abitanti il Comandante prese il possesso delle quattro isole Nancaveri, Souri, Tricutte, e Catchioul a nome di Sua Maesta Imperiale Giuseppe II.

La scarsità de’viveri in queste isole l’obbligò a far vela per la parte la più vicina, e questa fu la costa del Coromandel; onde il 4. di ottobre si ancorò nella spiaggia di Madràs. Ella è la capitale degli stabilimenti inglesi sulla costa di esso Coromandel, ed è residenza di un governatore, e del loro consiglio. È posta a 13 gradi, e 14 minuti di latitudine settentrionale. Vi rimase fino al 21, d’onde riprese di camino per la costa del Malabar, nè prima del 2 di decembre potè giungere a Balliapatnam, attesi i venti contrari, e le piogge. Di quì ripassò alle Fattorìe imperiali di Mangalor, e Carwar, ed a Goa, da cui partì il 29 di gennaio 1779. Intanto la Nave abbisognando di esser carenata, giunse il 18 di febbraio a Bombay, dove restò fino al 15 di maggio. Quì l’equipaggio, per l’aria cattiva del porto, pel caldo grande, e per le fatiche, soffrì diverse malattie, come febbri biliose, reumi, diarree, e disenterie.

Dopo di essersi fermata soli tre giorni a Mangalor, laciò la costa del Malabar per andare a quella de Coromandel, e si ancorò il 26 di maggio avanti Trinquebar, che è il principale stabilimento danese in Asia. Fu anche a Porto Nuovo, ove gli Olandesi e i Danesi anno una casa ad uso di fattorìa. Visitò similmente Kowolon, o Coblon, luogo che resta venti miglia al S.E. di Madràs, e stette in quella rada dal primo di giungo fino al 16 id luglio. Di quì fece vela per Bengala, ed in meno di 7 giorni gittò l’ancora nel Gange nel luogo detto Kadgerì.

In questa stagione che è quella delle piogge in Bengala, e perciò del caldo eccessivo, l’equipaggio fu attaccato da febbri putride, biliose, e quindi da diarree, e disenterie. Si andavano diminuendo a misura che la stagione si facea più fredda. Il 12 di gennaio del 1780 sortì dal Gange colla perdita di sette persone, di 28 che erano inferme; e il dì 8 di febbraio ritornò alla rada di Madràs, ove caricate le sue mercanzie, fece vela alla volta d’Europa il 6 di aprile 1780. Mentre era in viaggio fu scoperto che facea molt’acqua. Fu dunque risoluto di andare a Maurizio una dell’isole francesi, che si scoprì, e guadagnò il primo di giugno. Più di tre mesi ci volle per tal lavoro; e solo il 14 settembre lasciò quest’isola per andare alla vicina di Bourbon, più salubre dell’altra, e più abbondante di cose di prima necessità. Partendo da questa seconda il 14 dello stesso mese, dirizzò la prua verso il Capo di Buona Speranza, ed in meno d’un mese di viaggio ne giunse alle viste; onde il 24 di ottobre diè fondo nella baia della Tavola. Quì fatto il necessario rinfresco, so pose di nuovo in mare il dì 11 di novembre. In vece però di seguitare il suo viaggio per l’Europa, il Comandante pensò di toccare alle isole del Capo Verde; onde preso il corso verso l’isola di S. Fago, la scoprì agli otto di gennaio 1781, e si ancorò nella baia detta della Praia il dì 10.

Quest’isola fu già la capitale di que’primi Portoghesi che nel secolo quindicesimo scoprirono le parti più meridionali dell’Affrica. Ella è la più malsana di tutte le altre isole di quest’Arcipelago, ed è stata finora la sepoltura di quasi tutti i nuovi abitanti. Il barbaro metodo di curare le malattie è il più terribile esempio dell’ignoranza umana. Pretendono a forza di cavar sangue che se ne generi un altro simile a quello de’nativi; e in questa guisa fanno perir di languore migliaia d’infelici. Dopo soli sei giorni fu lasciata quest’isola, e fu il 16 di gennaio 1781. Ma venti contrari, calme insolite, penuria grande di viveri a bordo resero assai molesta l’ultima parte di questo viaggio. Finalmente si scoprirono le terre di Spagna il 18 di marzo, e dopo nove giorni si guadagnò la baia di Cadice. Presi allora gli opportuni rinfreschi, dopo 15. giorni si rimise alla vela la Nave, ed il 6 di maggio 1781 giunse a Livorno, dopo di esserne stata lontana 4 anni, 7 mesi, e 10 giorni.

Il numero delle sue genti quando partì dall’Indie orientali per l’Europa, fu di 165 persone compresi marinari, passeggieri, ed altri. Il tragitto fu di 13 mesi, otto de’quali passarono al mare. In tutto questi tempo non perì altro che un uomo, ed anche per un strano accidente. Mentre egli era sull’antenna di gabbia a ferrare la vela, si ruppe la fune, su cui posava, cadde, e percosso il capo contro il bordo della Nave, rimase subito stinto.

È da osservarsi ora che il viaggio all’Indie orientali pe’forestieri non ha in se stesso nè molti disastri, nè molti pericoli per conto della salute. L’equipaggio di questa Nave fu afflitto da febbri epidemiche, perchè dovette trattenersi nel fiume Mafumo, conosciuto da’Geografi sotto il nome di fiume dello Spirito santo, esposto a’calori eccessivi, a’venti, all’aria della notte, alle rugiade della mattina, sempre faticando, e in luogo malsano, com’è appunto la sponda occidentale di esso, coperta da solte boscaglie, bassa, paludosa, ed incolta. Ed i paduli tramandano mortifere, esalazioni, e riempiono l’aria di molestissimi infetti in tutti i luoghi, e in tutti i tempi, ove il caldo è quasi sempre lo stesso, ed è il più difficile ostacolo da superarsi pe’forestieri. Nondimeno lungo le rive di questo fiume dovettero attendarsi quegl’infermi, pe’quali mancarono molte delle cose necessarie, non potendosi allora scegliere altro luogo.

È da notarsi ancora che lo Scorbuto non sempre è l’effetto unicamente d’improprio alimento; poichè sì nelle lunghe navigazioni, che in India ne sono attaccati quelli più facilmente che sono d’umor malinconico, che fuggono la fatica, nè amano assai la mondezza delle vesti, ed ogn’altra maniera di pulizia; e quelli in ultimo che sono stati soggetti alle malattie del clima, cioè alle febbri biliose, disenterie, ed altri mali. In certi corpi già logori più agevolmente si attacca, ed è più lugubre.

Diciamo infine, per riaversi da idee sì triste, che tutti coloro, i quali sono scampati da sì fatti malori, e ne sono ancor freschi, trovano un sincero sollievo nel loro ritorno appena che approdano al Capo. Quì l’aria è pura e serena, quì le campagne sin ridenti, quì trova il navigante afflitto tutti i soccorsi per risanare affatto da’suoi mali. La Natura ha voluto che su questa punta estrema dell’Affrica verdeggiassero l’erbe, i fiori, i frutti, e che fossero questi l’unico, ma vero rimedio contro le malattie di mare. Sicchè tutte le navi che vi approdano, anno di che ristorarsi negli alimenti semplici, e freschi, e di che godere in una società non men bella che numerosa e pulita, quale è quella che si trova alla città del Capo di Buona Speranza.

Ecco tutto quel che ho potuto dire in breve del Viaggio del signor Niccola Fontana, estratto dalle sue memorie. Ho voluto che egli stesso lo legga, per non soggettarmi ad errore. In altro Saggio darò un’idea Delle malattie che attaccano gli Europei ne’climi caldi, e nelle lunghe navigazioni; operetta da esso pubblicata dopo il suo ritorno colle stampe di Giovanni Vincenzio Falorni 1781, e tanto più sarò sollecito a farlo quanto che ne sono stati tirati pochi esemplari da presentarsi in dono agli amici.

Saggio XV. 1783 Saggio XV. Viaggio all‘Indie~i orientali di Niccola Fontana~i. Niccola Fontana cremonese imparò assai per tempo la chirurgia nello spedale di S. Maria nuova di Firenze sotto l’illustre Nannoni. Vago di viaggiare entrò al servizio de’Russi in qualità di chirurgo l’anno 1771, mentre una piccola flotta di essi era nel porto di Livorno. Dopo un viaggio di due anni abbandonò quel servizio, e rimase in Livorno, finchè si presentasse più favorevole occasione per secondare il suo genio. Infatti destinandosi quivi una grossa Nave, Giuseppe, e Teresa, all’Indie orientali per formare, come dicono, stabilimenti al di là del Capo, a nome dell’Imperatore Giuseppe II.~i, egli vi s’imbarcò coll’impiego di primo chirurgo. Questa Nave comandata dal capitano Guglielmo Bolst~i, si mise alla vela il 24. di settembre l’anno 1776. S’indirizzò subito verso le Madere~i, ed il 24. di ottobre gittò l’ancora nella baia di Funchial~i. Lasciata l’isola di Modera~i il primo di novembre, fu nel 31. sotto l’Equatore~i, che traversò nella notte. Entrata nell’Oceano atlantico~i, cercando di riconoscere l’isola della Trinità, fu trasportata molto all’occidente, ed il 22 di decembre scoprì il Continente dell’America meridionale~i, e dopo due giorni entrò nel porto di Rio Ianeiro~i capitale del Brasile~i. Lasciato quest’Emisfero il 2. di gennaio per andare verso il Capo, si trovò all’alture di esso il 28. di febbraio, non senza aver prima riconosciute, ed esaminate le isole Tristan d’Aucugna~i. Dirigendosi poi alla costa orientale dell’ Affrica~i, il 15. di marzo scoprì terra, e riconobbe il Capo corrente~i. Di quì per guadagnare la terra di Delagoa~i, fece vela lungo la costa fino al 26. e per mettersi in sicuro dagli uragani, si condusse nel fiume Mafumo~i. In un tratto però mancando il vento, ed abbassandosi la marèa, si arenò a mezzo il corso; e rimase 12. giorni in tale stato dopo di essere stata alleggerita. Lo scorbuto avea di già cominciato a manifestarsi in alcuni marinari fino da’primi del detto mese. Su i primi ancora di aprile si attaccarono le febbri putride all’equipaggio, ed in meno di un mese più di due terzi si trovò infermo con gran pericolo di vita. Queste febbri seguitarono il lor corso fino alla fine di giugno, e solo si andarono mitigando ne’primi di luglio. In questo tempro ristabilito un numero sufficiente di persone, si partì dal fiume il 21 di luglio. Entrata nel golfo di Mozambico~i si diresse verso la costa del Malabar~i in Asia~i. In questo tragitto che fu di sei settimane, lo scorbuto si avanzò; e più ne furono attaccati coloro che erano ancor freschi della febbre sofferta. Il dì 6 di settembre gittò l’ancora nella spiaggia di Surat~i, e prenduti gli opportuni rinfreschi, proseguì il suo viaggio nel golfo di Cambay~i, ove arrivata diè fondo in faccia di Goga~i. Posti a terra gl’infermì, risanarono tutti quanti assai presto. Ma molti dell’equipaggio furono quivi soggetti a febbri erratiche intermittenti, ed a finochi putridi, perchè restò la Nave in questo golfo alcuni mesi, cioè dal 18. di settembre 1777. fino a tutto il 15. di gennaio 1778. Non lasciò la costa del Malabar~i prima del 20. maggio 1778. dopo di essere stata di nuovo a Surat~i, a Damau~i, Bombay~i, Goa~i, Mangalor~i e Baliapatnam~i, per andare alle isole di Nicobar~i, poste nel golfo di Bengala~i. Restò poi in esse da’primi di giugno fino al 4. di settembre, che è la stagione delle pioggie in Bengala~i, e sulla costa del Malabar~i. In questo tempo col consenso degli abitanti il Comandante prese il possesso delle quattro isole Nancaveri~i, Souri~i, Tricutte~i, e Catchioul~i a nome di Sua Maesta Imperiale Giuseppe II. La scarsità de’viveri in queste isole l’obbligò a far vela per la parte la più vicina, e questa fu la costa del Coromandel~i; onde il 4. di ottobre si ancorò nella spiaggia di Madràs~i. Ella è la capitale degli stabilimenti inglesi sulla costa di esso Coromandel~i, ed è residenza di un governatore, e del loro consiglio. È posta a 13 gradi, e 14 minuti di latitudine settentrionale. Vi rimase fino al 21, d’onde riprese di camino per la costa del Malabar~i, nè prima del 2 di decembre potè giungere a Balliapatnam~i, attesi i venti contrari, e le piogge. Di quì ripassò alle Fattorìe imperiali di Mangalor~i, e Carwar~i, ed a Goa~i, da cui partì il 29 di gennaio 1779. Intanto la Nave abbisognando di esser carenata, giunse il 18 di febbraio a Bombay~i, dove restò fino al 15 di maggio. Quì l’equipaggio, per l’aria cattiva del porto, pel caldo grande, e per le fatiche, soffrì diverse malattie, come febbri biliose, reumi, diarree, e disenterie. Dopo di essersi fermata soli tre giorni a Mangalor~i, laciò la costa del Malabar~i per andare a quella de Coromandel~i, e si ancorò il 26 di maggio avanti Trinquebar~i, che è il principale stabilimento danese in Asia. Fu anche a Porto Nuovo~i, ove gli Olandesi e i Danesi anno una casa ad uso di fattorìa. Visitò similmente Kowolon~i, o Coblon~i, luogo che resta venti miglia al S.E. di Madràs~i, e stette in quella rada dal primo di giungo fino al 16 id luglio. Di quì fece vela per Bengala~i, ed in meno di 7 giorni gittò l’ancora nel Gange~i nel luogo detto Kadgerì~i. In questa stagione che è quella delle piogge in Bengala~i, e perciò del caldo eccessivo, l’equipaggio fu attaccato da febbri putride, biliose, e quindi da diarree, e disenterie. Si andavano diminuendo a misura che la stagione si facea più fredda. Il 12 di gennaio del 1780 sortì dal Gange~i colla perdita di sette persone, di 28 che erano inferme; e il dì 8 di febbraio ritornò alla rada di Madràs~i, ove caricate le sue mercanzie, fece vela alla volta d’Europa il 6 di aprile 1780. Mentre era in viaggio fu scoperto che facea molt’acqua. Fu dunque risoluto di andare a Maurizio~i una dell’isole francesi, che si scoprì, e guadagnò il primo di giugno. Più di tre mesi ci volle per tal lavoro; e solo il 14 settembre lasciò quest’isola per andare alla vicina di Bourbon~i, più salubre dell’altra, e più abbondante di cose di prima necessità. Partendo da questa seconda il 14 dello stesso mese, dirizzò la prua verso il Capo di Buona Speranza~i, ed in meno d’un mese di viaggio ne giunse alle viste; onde il 24 di ottobre diè fondo nella baia della Tavola~i. Quì fatto il necessario rinfresco, so pose di nuovo in mare il dì 11 di novembre. In vece però di seguitare il suo viaggio per l’Europa, il Comandante pensò di toccare alle isole del Capo Verde~i; onde preso il corso verso l’isola di S. Fago~i, la scoprì agli otto di gennaio 1781, e si ancorò nella baia detta della Praia~i il dì 10. Quest’isola fu già la capitale di que’primi Portoghesi che nel secolo quindicesimo scoprirono le parti più meridionali dell’Affrica. Ella è la più malsana di tutte le altre isole di quest’Arcipelago, ed è stata finora la sepoltura di quasi tutti i nuovi abitanti. Il barbaro metodo di curare le malattie è il più terribile esempio dell’ignoranza umana. Pretendono a forza di cavar sangue che se ne generi un altro simile a quello de’nativi; e in questa guisa fanno perir di languore migliaia d’infelici. Dopo soli sei giorni fu lasciata quest’isola, e fu il 16 di gennaio 1781. Ma venti contrari, calme insolite, penuria grande di viveri a bordo resero assai molesta l’ultima parte di questo viaggio. Finalmente si scoprirono le terre di Spagna~i il 18 di marzo, e dopo nove giorni si guadagnò la baia di Cadice~i. Presi allora gli opportuni rinfreschi, dopo 15. giorni si rimise alla vela la Nave, ed il 6 di maggio 1781 giunse a Livorno~i, dopo di esserne stata lontana 4 anni, 7 mesi, e 10 giorni. Il numero delle sue genti quando partì dall’Indie orientali~i per l’Europa, fu di 165 persone compresi marinari, passeggieri, ed altri. Il tragitto fu di 13 mesi, otto de’quali passarono al mare. In tutto questi tempo non perì altro che un uomo, ed anche per un strano accidente. Mentre egli era sull’antenna di gabbia a ferrare la vela, si ruppe la fune, su cui posava, cadde, e percosso il capo contro il bordo della Nave, rimase subito stinto. È da osservarsi ora che il viaggio all’Indie orientali~i pe’forestieri non ha in se stesso nè molti disastri, nè molti pericoli per conto della salute. L’equipaggio di questa Nave fu afflitto da febbri epidemiche, perchè dovette trattenersi nel fiume Mafumo~i, conosciuto da’Geografi sotto il nome di fiume dello Spirito santo, esposto a’calori eccessivi, a’venti, all’aria della notte, alle rugiade della mattina, sempre faticando, e in luogo malsano, com’è appunto la sponda occidentale di esso, coperta da solte boscaglie, bassa, paludosa, ed incolta. Ed i paduli tramandano mortifere, esalazioni, e riempiono l’aria di molestissimi infetti in tutti i luoghi, e in tutti i tempi, ove il caldo è quasi sempre lo stesso, ed è il più difficile ostacolo da superarsi pe’forestieri. Nondimeno lungo le rive di questo fiume dovettero attendarsi quegl’infermi, pe’quali mancarono molte delle cose necessarie, non potendosi allora scegliere altro luogo. È da notarsi ancora che lo Scorbuto non sempre è l’effetto unicamente d’improprio alimento; poichè sì nelle lunghe navigazioni, che in India~i ne sono attaccati quelli più facilmente che sono d’umor malinconico, che fuggono la fatica, nè amano assai la mondezza delle vesti, ed ogn’altra maniera di pulizia; e quelli in ultimo che sono stati soggetti alle malattie del clima, cioè alle febbri biliose, disenterie, ed altri mali. In certi corpi già logori più agevolmente si attacca, ed è più lugubre. Diciamo infine, per riaversi da idee sì triste, che tutti coloro, i quali sono scampati da sì fatti malori, e ne sono ancor freschi, trovano un sincero sollievo nel loro ritorno appena che approdano al Capo~i. Quì l’aria è pura e serena, quì le campagne sin ridenti, quì trova il navigante afflitto tutti i soccorsi per risanare affatto da’suoi mali. La Natura ha voluto che su questa punta estrema dell’Affrica verdeggiassero l’erbe, i fiori, i frutti, e che fossero questi l’unico, ma vero rimedio contro le malattie di mare. Sicchè tutte le navi che vi approdano, anno di che ristorarsi negli alimenti semplici, e freschi, e di che godere in una società non men bella che numerosa e pulita, quale è quella che si trova alla città del Capo di Buona Speranza~i. Ecco tutto quel che ho potuto dire in breve del Viaggio del signor Niccola Fontana, estratto dalle sue memorie. Ho voluto che egli stesso lo legga, per non soggettarmi ad errore. In altro Saggio darò un’idea Delle malattie che attaccano gli Europei ne’climi caldi, e nelle lunghe navigazioni~i; operetta da esso pubblicata dopo il suo ritorno colle stampe di Giovanni Vincenzio Falorni 1781, e tanto più sarò sollecito a farlo quanto che ne sono stati tirati pochi esemplari da presentarsi in dono agli amici.