N. 84 Gasparo Gozzi Moralische Wochenschriften Angela Fabris Editor Alexandra Fuchs Editor Alexandra Kolb Editor Sara Stregar Editor Ingrid Scherk Editor Angelika Hallegger Editor Teresa Petrovitz Editor Institut für Romanistik, Universität Graz 15.12.2016 o:mws.5569 Gozzi, Gaspare: La Gazzetta veneta. Venezia, 1760 La Gazzetta Veneta 1 084 1760-11-22 Italien Ebene 1 Ebene 2 Ebene 3 Ebene 4 Ebene 5 Ebene 6 Allgemeine Erzählung Selbstportrait Fremdportrait Dialog Allegorisches Erzählen Traumerzählung Fabelerzählung Satirisches Erzählen Exemplarisches Erzählen Utopische Erzählung Metatextualität Zitat/Motto Leserbrief Graz, Austria Italian Theater Literatur Kunst Teatro Letteratura Arte Theatre Literature Arts Teatro Literatura Arte Théâtre Littérature Art Autopoetische Reflexion Riflessione Autopoetica Autopoetical Reflection Reflexión Autopoética Réflexion autopoétique Natur Natura Nature Naturaleza Nature Italy Ancona Ancona 13.50337,43.5942 Italy L’Aquila L’Aquila 13.39954,42.35055 Italy 12.83333,42.83333 Italy Pesaro Pesaro 12.9164,43.90921 United Kingdom -2.69531,54.75844 Italy Venice Venice 12.33265,45.43713 Netherlands 5.75,52.25 Italy Rome Rome 12.51133,41.89193

N.o 84.

Sabbato addi 22. Novembre 1760.

Che contiene

Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico.

A Salvatico Fronimo.

Un Giovanetto, il quale non oltrepassa i dodici anni, ed io lo so, leggendo le Lettere vostre fu preso da una grande stima di Voi. Questi è uno di que’fanciulli, che sono rarissimi per le qualità date loro da Dio, e per la buona volontà del coltivarle. Il mondo se ne avvedrà col tempo. Pochi sono i Giovanetti dell’età sua, ch’ardano di tanto desiderio di fornirsi l’intelletto, e l’animo con tutti gli abbellimenti delle Scienze, e col tesoro de’nobili costumi. Il desiderio di lui non è vano, ma gli riesce mirabilmente. Spiacquegli quello, che fu detto di voi nella Bottega del Caffettiere, e mandami a questo proposito la Polizza, e il Sonetto, che leggerete quì sotto.

Signor Gazzettiere,

Io la prego d’assicurare il di lei amico Fronimo Salvatico, che sebbene ei sia regalato del nome di Sciocco da alcuni spiriti moderni, i quali stimano lodevole quella vita vivace, da lei con sì bel garbo descritta, ei trova tuttavia in questa dotta Città molti ammiratori; e siccome l’invidia, ov’è concepita dà indizio d’animo picciolo, e malfatto, che non soffre l’altrui merito, così un animo veramente Virtuoso deve ricever da essa maggior motivo d’accrescere le sue belle qualità, non curando, se son falsi, i di lei rimbrotti, e se son veri, approfittandone. Adunque prego l’amico di lei a non curare le opposizioni degl’invidiosi, le quali gli fanno onore anzi che nò, non trovando essi altro, che opporgli se non calunnie, non sopra altro fondate, che sulla loro asserzione. Ma perchè l’acqua d’Ippocrene suol dare maggior vigoria agl’ingegni, io prego le Muse di favorirmi in questo Sonetto, e Minerva di non essermi contraria, ora che la sua causa si tratta, esortando un uomo dotto, e virtuoso a seguitare le sue felicemente intraprese fatiche.

Sonetto Di chi t’osta inimico non ti caglia, Fronimo mio; perchè san, che sei saggio: Stolto ti fan quei, cui la vista abbaglia Di verità, che lor disveli il raggio. E questo, e quel contro di te si scaglia, Perchè le verità, che tu hai coraggio D’espor mentir non può: Chi più le vaglia Più di sentir suo torto ha lo svantaggio. Riceve un Prence onor dal suo corteggio, Quanto un Uom grande dall’ostile Invidia; Dunque il timor, se n’hai, deh! si dilegui. Ah sì: Che alzarti un monumento io veggio Dai sassi, che a te getta chi t’invidia: I cani abbaian, Tu il bel corso segui.

Rinnovo le mie preghiere al diletto Fronimo, appunto perchè sono di lui professato ammiratore

Aretofilo.

Rimino adi 17. Novemb. 1760.

Assicurato questo Pubblico da S. Em. il Sig. Cardinale Valenti nostro Vescovo, che SS. EE. Sig. Principe, e Sig. Principessa Rezzonico Nepoti di S. S. felicemente Regnante dovevano quì arrivare il giorno d’jeri, e ch’egli si sarebbe maneggiato per indurre le EE. SS. di ricevere nel Palazzo del Magistrato una pubblica conversazione, furono perciò dalli Deputati della Comunità fatti ammannire i più grandiosi preparativi che mai in simili incontri si siano veduti.

Dal corpo della Nobiltà sono stati destinati li SS. Co: Lodovico Ricciardelli, e Lodovico Battaglini Camerieri di onore di S. S., per Ambasciatori a fine di andar a complimentare SS. EE. dieci miglia di quì lontano nella Terra di Savignano, in nome della Comunità. Innoltre sono stati spediti 150. uomini di Cavalleria uniformemente vestiti, fino a 5. miglia di quì distanti, ed appostate nel Borgo S. Giuliano fino alla Porta di detto Nome altre Milizie di Fanteria.

Il predetto Emin. Vescovo in compagnia di S. E. Mons. Brancinforte Presidente della Legazione di Urbino, che si è quì portato per incontrare le EE. SS. sono andati ad attendere le medesime quatro miglia fuori della Città, seguiti da molta Nobiltà.

Alla una ora di notte sotto lo sparo del Cannone di questa Fortezza, e di alcune salve di moschetteria, sono arrivati il Sig. Principessa con alcuni altri Cavallieri di seguito, e colli predetti Em. Valenti, Monsig. Brancinforte, e corteggio di 25. Carrozze, e sonosi portati al Palazzo Vescovile, ove vi erano le Dame destinate a servire la Sig. Principessa. Alle due ore tutta la Nobile comitiva si portò al Pubblico Palazzo magnificamente addobbato, ed esternamente ed internamente illuminato. Furono incontrati li SS. Principe e Principessa dal Magistrato fino alla Carrozza, e accompagnati alle Camere del giuoco. Dopo due ore di trattenimento, sempre frequentato da generosi, e scelti rinfreschi, ritornarono al Palazzo Vescovile, e trovarono imbandita una lauta Cena, copiosa di Pernici, Fagiani, e di altri rari volatili, e rare vivande. Oggi pure S. Em. Sig. Cardinale Valenti si è distinto con un grandioso Pranzo, e dopo di questo alle ore 21. sono partite le EE. SS. per Pesaro, scortate dalla Milizia, ed accompagnate da molta Nobiltà.

A Pesaro saranno istessamente con magnificenza ricevute, e trattate, e molto più in Ancona, ed altre Città; in somma sarà un continuo viaggiare in trionfo fino a Roma.

Per l’Estrazione 20. Novembre 1760. in Venezia. Introito.

Di Venezia- L. 198961 : 18

Di Terra Ferma- L. 77109 : 17 : 6

Di Capo d’Istria, e Rovigno- L. 1398 : 18 : 6

L. 277470 : 14 sono Duc. 44753 g. 5

Numeri estratti 69. 61. 56. 84. 29.

Vincite

Ambi con l’Augemento D. 8394

Terni simili- D. 7875

Estratti- D. 410

D. 16679

Qualità, e quantità de’Terni.

N. 1 - di D. 1000

- 1- di D. 500

- 3 - di D. 200

- 1- di D. 150

- 12 - di D. 100

- 14 - di D. 50

- 9 - di D. 25

N. 41

Fin dalla Luna mi capitano Lettere, e i Popoli Lunatici mi scrivono. Io non so per qual via mandar loro la risposta. Essi dicono, che costà si leggono le Gazzette, onde quì pubblico i miei ringraziamenti a cotesta gentilissima Nazione. Vorrei poter fare, come nel Dialogo di Luciano stampato negli ultimi Fogli de’Pellegrini, fece il Filosofo Menippo, il quale si seppe acconciare alle spalle un’ala d’Aquila, ed una d’Avvoltojo, e salire alla Luna. Ringrazierei a voce, e non in iscritto gli Abitatori di quel Pianeta. Ma che importa l’andarvi? Poich’essi sanno, ch’io sono al Mondo, e mi veggono di costassù, sapranno ancora quanto io sia loro obbligato. E perchè questa non paja una ciancia, e si sappia quì di che parlo: ecco la Polizza venutami da que’luoghi, dove non avrei mai fino a quì pensato, che si scrivesse in Italiano.

Sig. Gazzettiere.

Dalla Luna 16. Novemb. 1760.

Sì Signore: Ancor noi, benchè in altro Mondo collocati, a diversi influssi soggetti, e di testa affatto diversa da quella di voi di cotesta Terra, abbiamo lette, e gustate le Gazzette vostre. Però per darvi un segno sicuro della nostra comune compiacenza abbiamo pensato d’inviarvi per mezzo d’un certo Aquilone da’vostri Matematici inventato, questa pubblica testimonianza del nostro gradimento. Non potreste immaginarvi, Signor Gazzettiere, quai maravigliosi effetti abbiano prodotti in questi Popoli Lunatici le vostre Gazzette. Capitavano esse sovente, quando alcuno da qualche maligno influsso predominato mostravasi arrabbiato contro chiunque gli si faceva incontro. Le leggeva, e tosto rendevasi placato. Per l’innanzi era così grande lo strepito nelle nostre Botteghe, che non vi si poteva entrare senza riportarne un grave dolor di capo. Ora si osserva per la maggior parte un rigoroso silenzio. Ciò avviene specialmente nelle Botteghe de’nostri Speciali, e Caffettieri. Le Donne stesse perfino, che prima rozze nel discorso mostravansi (trattone quando parlavano di queste nostre acconciature di capo alla lunatica) sembrano ora divenute Letterate, ed hanno spesso in bocca, ora l’Autore del Prologo, ora quello dei dubbii, e Filalete Sofronio, e Fronimo Salvatico, e cento altre cose, che nelle vostre Gazzette si trovano. Ma non toccheremmo mai della fine, se volessimo quì registrare tutti i maravigliosi effetti, che accadono alla giornata. Che però assicurandovi della nostra comune estimazione, ci protestiamo d’essere

Presti a’vostri cenni

I Popoli Lunatici.

Rimedio efficace per il male degli Animali Bovini, usato con felice esito in Ollanda.

Tosto che s’ha sospetto, che l’animale sia ammalato bisogna levargli il fieno, e dargli da mangiare di quella sorte di paglia, che è la piú facile a digerirsi. Questa regola dee esser’osservata esattamente, fin’a tanto che si veda, che per due, o tre giorni successivi l’animale rumina la paglia; e poi a gradi, gli si dia di bel nuovo del fieno a porporzione della facilità, che dimostrerà in ruminarlo. Quando si manifesta il male, si prenda un quarto d’oncia di buon Reobarbaro, si faccia bollire per un quarto d’ora in una pignatella d’acqua; si sprema, si getti via il Reobarbaro; e l’acqua spremuta, sufficientemente calda, si dia all’animale ammalato. Questo si faccia una volta al giorno, e se il male è grande, due volte al giorno, specialmente se l’animale patisce dissenteria grande; e così si continui finchè l’Animale torni a ruminare con facilità.

Si può due giorni dopo l’uso del reobarbaro, sospenderlo, ed in sua vece dare all’Animale ammalato, un giorno sì, ed un giorno nò, una picciola quantità di mele, olio, e vino rosso, bolliti insieme, e fatti prima intepidire.

Ogni giorno bisogna ben bene stropicciare col sero di latte le parti posteriori, ed il mento dell’Animale ammalato, col tenerlo dal principio del male fin’all’intera guarigione in luogo caldo, e guardato gelosamente dall’aria.

Durante il male, non gli si dia da mangiare pane, o cose di simil natura, ma di quando in quando gli si potrà dare qualche carota per rinfrescarlo, e di tempo in tempo gli si stropiccino le narici con dell’aceto.

Questi rimedii praticati colle segnate precauzioni operano efficacemente. Si leva all’Animale ammalato il fieno, perchè non può digerirlo, senza bene ruminarlo; gli si dà il reobarbaro per purgarlo, e prevenire una dissenteria inflammatoria.

Il mele, l’olio, e il vino rosso promovono copiosamene l’orina, e il caldo asseconda l’effetto delli rimedii. Lo stropicciar delle parti indicate facilita la circolazione del sangue, e impedisce i sintomi fatali, che spesse volte prorrompono in quelle parti.

Bubulcos.

Rimedio per il male degli Animali Bovini usato in Inghilterra.

Si prenda della Teriaca di Venezia, in quantità d’una ghianda, si mescoli con un bicchiere di mezzana grandezza di acqua vita comune, e s’unisca a due bicchieri di vino rosso ben temprato con l’acqua calda, e si dia la mattina all’Animale ammalato. La sera poi gli si dia dell’acqua calda con entrovi poca farina di avena, e si continui lo stesso metodo fino a tanto che l’Animale guarisca.

Filozoos.

È pregato istantemente il Sig. Gazzettiere di pubblicare ne’suoi Fogli la seguente Notizia.

Abbisognando di ristaurare la Facciata della Parrocchiale, e Collegiata Chiesa di S. Maria Nuova di questa Città, per la zelante attenzione di quel Clero, e singolarmente del R. Sig. D. Giammaria Ortolani Secondo Prete Titolato, e Procuratore della Fabbrica, è stata non solamente rifatta, ma inoltre accresciuta e adornata, mantenuta tuttavia la sua antica e semplice forma, colla virtuosa direzione del noto Architetto Sig. Zuanne Vettori: e per grata ed esemplar memoria verso i pii Benefattori che sono concorsi alla gravosa spesa, vi hanno posta la seguente Iscrizione.

FRONTEM HANC

BENEFACTORUM PIETAS

REFECIT ET AUXIT

ANNO SAL. MDCCLX

Avviso

Tabacco capitale per tutte le flussioni di Capo.

Acqua composta di molte Erbe, la quale serve per risanare tutte le malattie verminose, e spasmodiche ne’fanciulli.

Rimedio per acquietare ogni dolore flussionale di denti, e gengive.

Le suddette cose si dispensano alla Spezieria delli 4. Occhiali a Sant’Agnese.

Cose ritrovate.

Un paro (sic.) di Calze di Seta ritrovate poco lontano dal Magazen a SS. Apostolo il dì de’Morti. Dal Fiorer a S. Giangrisostomo si darà notizia della persona, che le ha trovate.

Cose perdute.

Un Sigillo d’argento con un’arma, che si crede essere stato perduto Martedì sera nel Teatro di Sant’Angelo: Chi l’avesse trovato, e lo porterà alla Bottega del Sig. Paolo Colombani Librajo in Merceria all’Insegna della Pace, sarà compensato con tanti danari, quanto è il peso dell’argento d’esso Sigillo.

Persone, ch’esibiscono la loro capacità.

Vi sarebbe persona dell’età di circa trent’anni, la quale desidera d’impiegarsi in qualche Agenzia di Casa in Venezia, oppure per Cogitore di qualche Ragionato, o altra simile Carica Civile. Questi è ancora intendente di Campagna, chi vuole aver l’indirizzo di tal Persona, parli col Signor Paolo Colombani Librajo, che l’avvierà a chi darà le debite informazioni circa l’abilità di quella.

Libri da vendere.

Sono pervenuti in potere allo Stampatore Antonio Zatta li seguenti Tomi, della Raccolta a favore dei PP. Gesuiti.

Tomo XII. Conversazioni di S. Pier d’Arena, o sia Ragionamenti sull’Ortodossia dei Gesuiti stampati alla fine della Neomenia Tuba Maxima; tenuti in S. Pier d’Arena, tra un Cavaliere Portoghese, un Abate Toscano, e un Religioso Vicentino; e dallo stesso Portoghese esposti in varie Lettere ad un Abate Portoghese dimorante in Roma.

Tomo XIII. Lettera del Portoghese Autore delle Riflessioni sopra il Memoriale presentato dai PP. Gesuiti alla Santità di Papa Clemente XIII. diretta al Portoghese Autore della Critica, alle medesime Riflessioni, con un Saggio della Morale specolativa, e Pratica dei moderni impugnatori dei PP. Gesuiti. Tratta dalla Critica alle Riflessioni, e dalla Neomenia Tuba Maxima.

Tomo XIV. La Barcaccia di Bologna, Poema Giocoso, ec. di Sabinto Fenicio Bolognese. Aggiunto il Burchiello di Padova, di Polisseno Fegiejo.

Al Gazzettiere

Giacchè anche le Donne si sono esposte a scrivervi, e a chiedervi consigli, a spiegare le loro contentezze, o altre siffatte cose, mi risolvo io pure a domandarvi un parere. Credereste voi utile l’ammaestrare le fanciulle con quel metodo stesso, con cui s’ammaestrano i maschi? Cioè con la lettura, e con l’ordine medesimo? E se così è, quai Libri giudichereste voi, che fossero più a proposito, tanto per la Prosa, quanto per la Poesia, e per le Scienze? poichè stimo, che in ogni facoltà abbiamo il bisogno in Libri stampati, e che poco occorra la viva voce d’un Maestro. Scusatemi di tale disturbo, ch’io vi do per la molta mia premura di vedere bene educata una mia figliuola di pochi anni. Questa cagione mi move, e spero, che non vi sarà discaro il favorirmi. Attendo risposta, e con vera stima mi dico

Vostra parzialiss. N. N.

Risposta

Mia Signora.

Spero, che mi concederete un poco di tempo a potervi rispondere. Non è senza difficoltà la domanda fattami da Voi. M’obbligo a formarvi la risposta nel Foglio venturo. Poichè la figliuola vostra ha sì pochi anni, non avrà punto pregiudizio ad attendere alcuni giorni. Siate certa, che m’ingegnerò d’appagarvi, e intanto vi sono buon servidore.

N.o 84. Sabbato addi 22. Novembre 1760. Che contiene Quello, ch’è da vendere, da comperare, da darsi a fitto, le cose ricercate, le perdute, le trovate, in Venezia, o fuori di Venezia, il prezzo delle merci, il valore de’cambj, ed altre notizie, parte dilettevoli, e parte utili al Pubblico. A Salvatico Fronimo~k. Un Giovanetto, il quale non oltrepassa i dodici anni, ed io lo so, leggendo le Lettere vostre fu preso da una grande stima di Voi. Questi è uno di que’fanciulli, che sono rarissimi per le qualità date loro da Dio, e per la buona volontà del coltivarle. Il mondo se ne avvedrà col tempo. Pochi sono i Giovanetti dell’età sua, ch’ardano di tanto desiderio di fornirsi l’intelletto, e l’animo con tutti gli abbellimenti delle Scienze, e col tesoro de’nobili costumi. Il desiderio di lui non è vano, ma gli riesce mirabilmente. Spiacquegli quello, che fu detto di voi nella Bottega del Caffettiere, e mandami a questo proposito la Polizza, e il Sonetto, che leggerete quì sotto. Signor Gazzettiere, Io la prego d’assicurare il di lei amico Fronimo Salvatico, che sebbene ei sia regalato del nome di Sciocco da alcuni spiriti moderni, i quali stimano lodevole quella vita vivace, da lei con sì bel garbo descritta, ei trova tuttavia in questa dotta Città molti ammiratori; e siccome l’invidia, ov’è concepita dà indizio d’animo picciolo, e malfatto, che non soffre l’altrui merito, così un animo veramente Virtuoso deve ricever da essa maggior motivo d’accrescere le sue belle qualità, non curando, se son falsi, i di lei rimbrotti, e se son veri, approfittandone. Adunque prego l’amico di lei a non curare le opposizioni degl’invidiosi, le quali gli fanno onore anzi che nò, non trovando essi altro, che opporgli se non calunnie, non sopra altro fondate, che sulla loro asserzione. Ma perchè l’acqua d’Ippocrene suol dare maggior vigoria agl’ingegni, io prego le Muse di favorirmi in questo Sonetto, e Minerva di non essermi contraria, ora che la sua causa si tratta, esortando un uomo dotto, e virtuoso a seguitare le sue felicemente intraprese fatiche. Sonetto Di chi t’osta inimico non ti caglia, Fronimo mio; perchè san, che sei saggio: Stolto ti fan quei, cui la vista abbaglia Di verità, che lor disveli il raggio. E questo, e quel contro di te si scaglia, Perchè le verità, che tu hai coraggio D’espor mentir non può: Chi più le vaglia Più di sentir suo torto ha lo svantaggio. Riceve un Prence onor dal suo corteggio, Quanto un Uom grande dall’ostile Invidia; Dunque il timor, se n’hai, deh! si dilegui. Ah sì: Che alzarti un monumento io veggio Dai sassi, che a te getta chi t’invidia: I cani abbaian, Tu il bel corso segui. Rinnovo le mie preghiere al diletto Fronimo, appunto perchè sono di lui professato ammiratore Aretofilo~i. Rimino adi 17. Novemb. 1760. Assicurato questo Pubblico da S. Em. il Sig. Cardinale Valenti nostro Vescovo, che SS. EE. Sig. Principe, e Sig. Principessa Rezzonico Nepoti di S. S. felicemente Regnante dovevano quì arrivare il giorno d’jeri, e ch’egli si sarebbe maneggiato per indurre le EE. SS. di ricevere nel Palazzo del Magistrato una pubblica conversazione, furono perciò dalli Deputati della Comunità fatti ammannire i più grandiosi preparativi che mai in simili incontri si siano veduti. Dal corpo della Nobiltà sono stati destinati li SS. Co: Lodovico Ricciardelli, e Lodovico Battaglini Camerieri di onore di S. S., per Ambasciatori a fine di andar a complimentare SS. EE. dieci miglia di quì lontano nella Terra di Savignano, in nome della Comunità. Innoltre sono stati spediti 150. uomini di Cavalleria uniformemente vestiti, fino a 5. miglia di quì distanti, ed appostate nel Borgo S. Giuliano fino alla Porta di detto Nome altre Milizie di Fanteria. Il predetto Emin. Vescovo in compagnia di S. E. Mons. Brancinforte Presidente della Legazione di Urbino, che si è quì portato per incontrare le EE. SS. sono andati ad attendere le medesime quatro miglia fuori della Città, seguiti da molta Nobiltà. Alla una ora di notte sotto lo sparo del Cannone di questa Fortezza, e di alcune salve di moschetteria, sono arrivati il Sig. Principessa con alcuni altri Cavallieri di seguito, e colli predetti Em. Valenti, Monsig. Brancinforte, e corteggio di 25. Carrozze, e sonosi portati al Palazzo Vescovile, ove vi erano le Dame destinate a servire la Sig. Principessa. Alle due ore tutta la Nobile comitiva si portò al Pubblico Palazzo magnificamente addobbato, ed esternamente ed internamente illuminato. Furono incontrati li SS. Principe e Principessa dal Magistrato fino alla Carrozza, e accompagnati alle Camere del giuoco. Dopo due ore di trattenimento, sempre frequentato da generosi, e scelti rinfreschi, ritornarono al Palazzo Vescovile, e trovarono imbandita una lauta Cena, copiosa di Pernici, Fagiani, e di altri rari volatili, e rare vivande. Oggi pure S. Em. Sig. Cardinale Valenti si è distinto con un grandioso Pranzo, e dopo di questo alle ore 21. sono partite le EE. SS. per Pesaro, scortate dalla Milizia, ed accompagnate da molta Nobiltà. A Pesaro saranno istessamente con magnificenza ricevute, e trattate, e molto più in Ancona, ed altre Città; in somma sarà un continuo viaggiare in trionfo fino a Roma. Per l’Estrazione 20. Novembre 1760. in Venezia. Introito. Di Venezia- L. 198961 : 18 Di Terra Ferma- L. 77109 : 17 : 6 Di Capo d’Istria, e Rovigno- L. 1398 : 18 : 6 L. 277470 : 14 sono Duc. 44753 g. 5 Numeri estratti 69. 61. 56. 84. 29. Vincite Ambi con l’Augemento D. 8394 Terni simili- D. 7875 Estratti- D. 410 D. 16679 Qualità, e quantità de’Terni. N. 1 - di D. 1000 - 1- di D. 500 - 3 - di D. 200 - 1- di D. 150 - 12 - di D. 100 - 14 - di D. 50 - 9 - di D. 25 N. 41 Fin dalla Luna mi capitano Lettere, e i Popoli Lunatici mi scrivono. Io non so per qual via mandar loro la risposta. Essi dicono, che costà si leggono le Gazzette, onde quì pubblico i miei ringraziamenti a cotesta gentilissima Nazione. Vorrei poter fare, come nel Dialogo di Luciano stampato negli ultimi Fogli de’Pellegrini, fece il Filosofo Menippo, il quale si seppe acconciare alle spalle un’ala d’Aquila, ed una d’Avvoltojo, e salire alla Luna. Ringrazierei a voce, e non in iscritto gli Abitatori di quel Pianeta. Ma che importa l’andarvi? Poich’essi sanno, ch’io sono al Mondo, e mi veggono di costassù, sapranno ancora quanto io sia loro obbligato. E perchè questa non paja una ciancia, e si sappia quì di che parlo: ecco la Polizza venutami da que’luoghi, dove non avrei mai fino a quì pensato, che si scrivesse in Italiano. Sig. Gazzettiere. Dalla Luna 16. Novemb. 1760. Sì Signore: Ancor noi, benchè in altro Mondo collocati, a diversi influssi soggetti, e di testa affatto diversa da quella di voi di cotesta Terra, abbiamo lette, e gustate le Gazzette vostre. Però per darvi un segno sicuro della nostra comune compiacenza abbiamo pensato d’inviarvi per mezzo d’un certo Aquilone da’vostri Matematici inventato, questa pubblica testimonianza del nostro gradimento. Non potreste immaginarvi, Signor Gazzettiere, quai maravigliosi effetti abbiano prodotti in questi Popoli Lunatici le vostre Gazzette. Capitavano esse sovente, quando alcuno da qualche maligno influsso predominato mostravasi arrabbiato contro chiunque gli si faceva incontro. Le leggeva, e tosto rendevasi placato. Per l’innanzi era così grande lo strepito nelle nostre Botteghe, che non vi si poteva entrare senza riportarne un grave dolor di capo. Ora si osserva per la maggior parte un rigoroso silenzio. Ciò avviene specialmente nelle Botteghe de’nostri Speciali, e Caffettieri. Le Donne stesse perfino, che prima rozze nel discorso mostravansi (trattone quando parlavano di queste nostre acconciature di capo alla lunatica) sembrano ora divenute Letterate, ed hanno spesso in bocca, ora l’Autore del Prologo, ora quello dei dubbii, e Filalete Sofronio, e Fronimo Salvatico, e cento altre cose, che nelle vostre Gazzette si trovano. Ma non toccheremmo mai della fine, se volessimo quì registrare tutti i maravigliosi effetti, che accadono alla giornata. Che però assicurandovi della nostra comune estimazione, ci protestiamo d’essere Presti a’vostri cenni I Popoli Lunatici. Rimedio efficace per il male degli Animali Bovini, usato con felice esito in Ollanda~i. Tosto che s’ha sospetto, che l’animale sia ammalato bisogna levargli il fieno, e dargli da mangiare di quella sorte di paglia, che è la piú facile a digerirsi. Questa regola dee esser’osservata esattamente, fin’a tanto che si veda, che per due, o tre giorni successivi l’animale rumina la paglia; e poi a gradi, gli si dia di bel nuovo del fieno a porporzione della facilità, che dimostrerà in ruminarlo. Quando si manifesta il male, si prenda un quarto d’oncia di buon Reobarbaro, si faccia bollire per un quarto d’ora in una pignatella d’acqua; si sprema, si getti via il Reobarbaro; e l’acqua spremuta, sufficientemente calda, si dia all’animale ammalato. Questo si faccia una volta al giorno, e se il male è grande, due volte al giorno, specialmente se l’animale patisce dissenteria grande; e così si continui finchè l’Animale torni a ruminare con facilità. Si può due giorni dopo l’uso del reobarbaro, sospenderlo, ed in sua vece dare all’Animale ammalato, un giorno sì, ed un giorno nò, una picciola quantità di mele, olio, e vino rosso, bolliti insieme, e fatti prima intepidire. Ogni giorno bisogna ben bene stropicciare col sero di latte le parti posteriori, ed il mento dell’Animale ammalato, col tenerlo dal principio del male fin’all’intera guarigione in luogo caldo, e guardato gelosamente dall’aria. Durante il male, non gli si dia da mangiare pane, o cose di simil natura, ma di quando in quando gli si potrà dare qualche carota per rinfrescarlo, e di tempo in tempo gli si stropiccino le narici con dell’aceto. Questi rimedii praticati colle segnate precauzioni operano efficacemente. Si leva all’Animale ammalato il fieno, perchè non può digerirlo, senza bene ruminarlo; gli si dà il reobarbaro per purgarlo, e prevenire una dissenteria inflammatoria. Il mele, l’olio, e il vino rosso promovono copiosamene l’orina, e il caldo asseconda l’effetto delli rimedii. Lo stropicciar delle parti indicate facilita la circolazione del sangue, e impedisce i sintomi fatali, che spesse volte prorrompono in quelle parti. Bubulcos. Rimedio per il male degli Animali Bovini usato in Inghilterra~i. Si prenda della Teriaca di Venezia, in quantità d’una ghianda, si mescoli con un bicchiere di mezzana grandezza di acqua vita comune, e s’unisca a due bicchieri di vino rosso ben temprato con l’acqua calda, e si dia la mattina all’Animale ammalato. La sera poi gli si dia dell’acqua calda con entrovi poca farina di avena, e si continui lo stesso metodo fino a tanto che l’Animale guarisca. Filozoos. È pregato istantemente il Sig. Gazzettiere di pubblicare ne’suoi Fogli la seguente Notizia. Abbisognando di ristaurare la Facciata della Parrocchiale, e Collegiata Chiesa di S. Maria Nuova di questa Città, per la zelante attenzione di quel Clero, e singolarmente del R. Sig. D. Giammaria Ortolani Secondo Prete Titolato, e Procuratore della Fabbrica, è stata non solamente rifatta, ma inoltre accresciuta e adornata, mantenuta tuttavia la sua antica e semplice forma, colla virtuosa direzione del noto Architetto Sig. Zuanne Vettori: e per grata ed esemplar memoria verso i pii Benefattori che sono concorsi alla gravosa spesa, vi hanno posta la seguente Iscrizione. FRONTEM HANC BENEFACTORUM PIETAS REFECIT ET AUXIT ANNO SAL. MDCCLX Avviso Tabacco capitale per tutte le flussioni di Capo. Acqua composta di molte Erbe, la quale serve per risanare tutte le malattie verminose, e spasmodiche ne’fanciulli. Rimedio per acquietare ogni dolore flussionale di denti, e gengive. Le suddette cose si dispensano alla Spezieria delli 4. Occhiali a Sant’Agnese. Cose ritrovate. Un paro (sic.) di Calze di Seta ritrovate poco lontano dal Magazen a SS. Apostolo il dì de’Morti. Dal Fiorer a S. Giangrisostomo si darà notizia della persona, che le ha trovate. Cose perdute. Un Sigillo d’argento con un’arma, che si crede essere stato perduto Martedì sera nel Teatro di Sant’Angelo: Chi l’avesse trovato, e lo porterà alla Bottega del Sig. Paolo Colombani Librajo in Merceria all’Insegna della Pace, sarà compensato con tanti danari, quanto è il peso dell’argento d’esso Sigillo. Persone, ch’esibiscono la loro capacità. Vi sarebbe persona dell’età di circa trent’anni, la quale desidera d’impiegarsi in qualche Agenzia di Casa in Venezia, oppure per Cogitore di qualche Ragionato, o altra simile Carica Civile. Questi è ancora intendente di Campagna, chi vuole aver l’indirizzo di tal Persona, parli col Signor Paolo Colombani Librajo, che l’avvierà a chi darà le debite informazioni circa l’abilità di quella. Libri da vendere. Sono pervenuti in potere allo Stampatore Antonio Zatta li seguenti Tomi, della Raccolta a favore dei PP. Gesuiti. Tomo XII. Conversazioni di S. Pier d’Arena, o sia Ragionamenti sull’Ortodossia dei Gesuiti stampati alla fine della Neomenia Tuba Maxima; tenuti in S. Pier d’Arena, tra un Cavaliere Portoghese, un Abate Toscano, e un Religioso Vicentino; e dallo stesso Portoghese esposti in varie Lettere ad un Abate Portoghese dimorante in Roma. Tomo XIII. Lettera del Portoghese Autore delle Riflessioni sopra il Memoriale presentato dai PP. Gesuiti alla Santità di Papa Clemente XIII. diretta al Portoghese Autore della Critica, alle medesime Riflessioni, con un Saggio della Morale specolativa, e Pratica dei moderni impugnatori dei PP. Gesuiti. Tratta dalla Critica alle Riflessioni, e dalla Neomenia Tuba Maxima. Tomo XIV. La Barcaccia di Bologna, Poema Giocoso, ec. di Sabinto Fenicio Bolognese. Aggiunto il Burchiello di Padova, di Polisseno Fegiejo. Al Gazzettiere Giacchè anche le Donne si sono esposte a scrivervi, e a chiedervi consigli, a spiegare le loro contentezze, o altre siffatte cose, mi risolvo io pure a domandarvi un parere. Credereste voi utile l’ammaestrare le fanciulle con quel metodo stesso, con cui s’ammaestrano i maschi? Cioè con la lettura, e con l’ordine medesimo? E se così è, quai Libri giudichereste voi, che fossero più a proposito, tanto per la Prosa, quanto per la Poesia, e per le Scienze? poichè stimo, che in ogni facoltà abbiamo il bisogno in Libri stampati, e che poco occorra la viva voce d’un Maestro. Scusatemi di tale disturbo, ch’io vi do per la molta mia premura di vedere bene educata una mia figliuola di pochi anni. Questa cagione mi move, e spero, che non vi sarà discaro il favorirmi. Attendo risposta, e con vera stima mi dico Vostra parzialiss. N. N. Risposta Mia Signora. Spero, che mi concederete un poco di tempo a potervi rispondere. Non è senza difficoltà la domanda fattami da Voi. M’obbligo a formarvi la risposta nel Foglio venturo. Poichè la figliuola vostra ha sì pochi anni, non avrà punto pregiudizio ad attendere alcuni giorni. Siate certa, che m’ingegnerò d’appagarvi, e intanto vi sono buon servidore.