Num. 23 Francesco Grassi Moralische Wochenschriften Alexandra Fuchs Editor Bernhard Baumann Editor Angelika Hallegger Editor Institut für Romanistik, Universität Graz 15.12.2016 o:mws.5499 Grassi, Francesco: Lo Spettatore italiano-piemontese. Torino: Giammichele Briolo 1786-1787, 193-198 Spettatore piemontese 1 23 1786 Italien Ebene 1 Ebene 2 Ebene 3 Ebene 4 Ebene 5 Ebene 6 Allgemeine Erzählung Selbstportrait Fremdportrait Dialog Allegorisches Erzählen Traumerzählung Fabelerzählung Satirisches Erzählen Exemplarisches Erzählen Utopische Erzählung Metatextualität Zitat/Motto Leserbrief Graz, Austria Italian Menschenbild Immagine dell'Umanità Idea of Man Imagen de los Hombres Image de l’humanité Italy 12.83333,42.83333

N.o 23.

Qualis apes aestate nova per florea ruraExercet sub sole labor, . . . . . . . . .

30. Ottobre 1786.

Assai gran Torto ebbero invero coloro, i quali o negarono, o dubitarono almeno, che l’Uomo fosse di sua natura socievole: perciocchè oltre del naturale Istinto, il quale tosto lo arguisce Compagno nato d’altri Individui della sua Specie, di Sesso però differenti; ed oltre del manifesto natural Vincolo, il quale (nato immediatamente tra i Genitori, e di Parti loro) si dirama nei Nepori, e Pronepoti per molte Generazioni in Linea diretta decrescendo; e collateralmente d’Fratelli, o Sorelle incominciando perviene ad abbracciare talvolta con amplissima estensione numerosissima Prosapia: oltre, dico, di questi innegabili naturali Vincoli, provenienti per Diramazione d’un medesimo Sangue, vene sono dei nommeno evidenti, ed (oserei anche dire) dei nonmeno forti, e certamente dei molto più estesi nella Partecipazione d’una medesima Natura. – Ma per non diffondermi per ora intorno ad una Quistione, la quale non è quì mio Scopo di provare, mi basterà solamente d’inferire senza Contrasto, che, ovunque si trovino Uomini, debbano necessariamente formarsi dei Ceti, delle Assemblee, delle Adunanze, dei Circoli, delle Brigate, delle Fazioni, delle Società in somma: delle quali sono Cagione o l’Interesse, o ‘l Piacere, o l’Istruzione, o l’Ambizione, o ‘l Timore, o la Speranza, o la Vendetta, o una particolar Maniera di pensar Comune, un Costume, un Sistema, una Professione, o Instituto, i medesimi Vizj, le medesime Virtù, i medesimi Cappricci. Ed è questo talmente radicato nella Natura dell’Uomo, che, a concepirlo spogliato di questo Sociale Principio, converrebbe strappargli dal Cuore le più intime Fibre, onde germogliano le Passioni più nobili, l’Amore, l’Amicizia, la Gratitudine, la Compassione, l’Emulazione, lo Zelo; e tutti quegli infiniti Rampolli di Piaceri, e di Speranze, che con sì dolce Soddisfacimento in tutto il Corso dell’umana Vita fioriscono sù dall’innata socievole Affezione. – Ora quello, ch’io stimo meritare assai l’Attenzione d’un Osservator di Costumi, sono delle sovradette Società, ed Adunanze gli Scopi, gli Usi, i Procedimenti, gli Effetti: i quali propriamente par-lando costituiscono in Massa il Caratteristico del Nazionale Costume: intantochè ogni particolare Individuo tingendosi nelle Qualità o del Cuore, o della Mente secondo la Pratica di simili Adunanze, ne risulta induttivamente la Gentilizia Denominazione (quando in Lode, quando in Biasimo) di Grave, o Leggiera, d’Industriosa, di Milantatrice, di Leale, di Bizzarra, di Scaltrita, di Manierosa, di Zotica, e Somiglianti. – Deesi applaudire, che nelle Città Capitali, o Considerevoli sianvi delle pubbliche Assemblee per puro Divertimento, per tener in ispirito le quali faccia d’uopo che s’introducano Giuochi, Danze, Concerti, con ogni altro Passatempo di gentil Moda: le quali, oltrechè sono Scuole insieme, e Teatro di Cortigiania, e Gentilezza più raffinata, debbono sempre offrire all’Opulenza disoccupata, che (sia di Nazionali, sia di Forestieri) in ogni tempo abbonda in tali Città, un aperto Ridotto dove spendere i suoi Momenti. Laddove, se tale Spirito di Adunanze si diffondesse per le private Conversazioni, egli è facile a vedersi dall’Esercizio in qual genere di Maestria dovrebbe la Città in breve aspettarsi di prevalere. – Le Società Instruttive (comunque regolate siano) sempre col communicarlo aumentano il Sapere. A queste le Città più insigni sono debitrici dei più belli, e dei più utili Monumenti d’Ingegno: e queste sole somministrano la Sostanza d’alto Grido a delle Nazioni, che svaporerebbonsi altrimenti in momentanee Leggerezze. – Siano Scienze, siano Arti Nobili, od anche Mecaniche introdotte in tali Società, ognuna d’esse maravigliosamente si dirozza, polisce, ed affina. In un Circolo di oculati Esaminatori l’Emulazione eccita ad ulteriori Sforzi; e la cooperante Contenzione di molti ad un medesimo Scopo rimuove più agevolmente gli Ostacoli; e n’accelera l’Asseguimento: la Fatica diviene Diversione; ed arriva uno a provar prima il Soddisfacimento d’essere diventato Abile, che accorto siasi della Noia, che comunemente accompagna l’Impresa di diventarlo. – Oh potessi io spargere tra noi le Scintille di questo nobile Entusiasmo! Quale Lustro non aggiungerebbesi all’Enciclopedia Nazionale, se ogni Professione, ovvero molte insieme, che si uniscano in un qualche Centro comune (come per Esempio il Dissegno) vantar potessero tali volontarie Adunanze (quasi piccole Accademie) dirette ad accrescere la Perfezione loro. – Nel qual Effetto alle considerazioni già fatte piacemi di aggiungere ancor le Seguenti. – Tali Società servono piucch’altro ad ispiegare, e mettere in Luce que’Genj trascendenti in ciascun’Arte, che posson essere alla Patria di Utilità, e di Lustro. – Esse riescono salutari alla Nobiltà proponendo loro nella Competenza delle Arti da essi prescelte un Genere di Merito acquistabile coll’Industria oltre di quello, che la Nascita lor diede. – Meno salutari non riescono a’Borghesi, tolta via la Radice dell’Inerzia coll’attribuirsi all’Industria per mezzo d’esse Adunanze il dovuto Stimolo. – Tali Società sono più acconcie ad abbellire le diverse Professioni delle Scoperte fatte altrove; o ad accrescere esse medesime le Arti di nuove Perfezioni. Dal che nasce una Riflessione assai importante: che le medesime sono il Mezzo più spediente di elevare la Sfera della Coltura Nazionale al Livello delle più colte Nazioni, non fosse per altro, che per adeguare i Vantaggi, che l’esser tali proccura loro sopra di noi. – Mi sono determinato a scrivere quanto sopra consecutivamente all’Intento, che aveva, di pubblicare una Lettera a me diretta intorno ad alcune Assemblee. – La Lettera è la seguente.

Signore.

Io sono uno, che, in mancanza di proprj Affari, già da parecchi anni intieramente dato mi sono ad indagare i Fatti altrui: e tanto arrisemi il Successo della mia Intrapresa, che pochi si ritrovano in questa Città, di cui non sappia il Nome, il Casato, l’Impiego, la Fortuna, le Aderenze, le Virtù, i Diffetti. – Volete sapere il Modo, che tenni per arrivare ad una si universale Conoscenza? Ragunando insieme Persone di Carattere uniforme, mi venne fatto di formarne destramente come delle Società. Così i differenti Distretti della Capitale furono da me distinti con alcuna di queste Adunanze, che tengo nel mio Libro registrate come, Adunanza di Bari, Adunanza di Tagliaborze, Adunanza di Bravacci, Adunanza di Mormoratori ec. – Succedono le Adunanze più innocenti di Beoni, di Oziosi, di Novellisti, di Rimatori, Visitatori, Damerini, e così di seguito. – Ora, per essere informato di quanto succede nella Città, che credete voi, ch’io abbia a far altro, se non passare d’una di altra di queste Adunanze? – Io ho pensato dovervi dare un’Idea del mio Carattere, affinchè occorrendovi (come Spettatore) di dover far qualche Uso della mia Opera; o di voler visitare tutte, od alcune delle sovramemorate Adunanze; possiate liberamente valervi di,

SignoreVostro Umilissimo ServitoreAurelio Fiutacanti.

Num. 23 1786 N.o 23. Qualis apes aestate nova per florea ruraExercet sub sole labor, . . . . . . . . . 30. Ottobre 1786. Assai gran Torto ebbero invero coloro, i quali o negarono, o dubitarono almeno, che l’Uomo fosse di sua natura socievole: perciocchè oltre del naturale Istinto, il quale tosto lo arguisce Compagno nato d’altri Individui della sua Specie, di Sesso però differenti; ed oltre del manifesto natural Vincolo, il quale (nato immediatamente tra i Genitori, e di Parti loro) si dirama nei Nepori, e Pronepoti per molte Generazioni in Linea diretta decrescendo; e collateralmente d’Fratelli, o Sorelle incominciando perviene ad abbracciare talvolta con amplissima estensione numerosissima Prosapia: oltre, dico, di questi innegabili naturali Vincoli, provenienti per Diramazione d’un medesimo Sangue, vene sono dei nommeno evidenti, ed (oserei anche dire) dei nonmeno forti, e certamente dei molto più estesi nella Partecipazione d’una medesima Natura. – Ma per non diffondermi per ora intorno ad una Quistione, la quale non è quì mio Scopo di provare, mi basterà solamente d’inferire senza Contrasto, che, ovunque si trovino Uomini, debbano necessariamente formarsi dei Ceti, delle Assemblee, delle Adunanze, dei Circoli, delle Brigate, delle Fazioni, delle Società in somma: delle quali sono Cagione o l’Interesse, o ‘l Piacere, o l’Istruzione, o l’Ambizione, o ‘l Timore, o la Speranza, o la Vendetta, o una particolar Maniera di pensar Comune, un Costume, un Sistema, una Professione, o Instituto, i medesimi Vizj, le medesime Virtù, i medesimi Cappricci. Ed è questo talmente radicato nella Natura dell’Uomo, che, a concepirlo spogliato di questo Sociale Principio, converrebbe strappargli dal Cuore le più intime Fibre, onde germogliano le Passioni più nobili, l’Amore, l’Amicizia, la Gratitudine, la Compassione, l’Emulazione, lo Zelo; e tutti quegli infiniti Rampolli di Piaceri, e di Speranze, che con sì dolce Soddisfacimento in tutto il Corso dell’umana Vita fioriscono sù dall’innata socievole Affezione. – Ora quello, ch’io stimo meritare assai l’Attenzione d’un Osservator di Costumi, sono delle sovradette Società, ed Adunanze gli Scopi, gli Usi, i Procedimenti, gli Effetti: i quali propriamente par-lando costituiscono in Massa il Caratteristico del Nazionale Costume: intantochè ogni particolare Individuo tingendosi nelle Qualità o del Cuore, o della Mente secondo la Pratica di simili Adunanze, ne risulta induttivamente la Gentilizia Denominazione (quando in Lode, quando in Biasimo) di Grave, o Leggiera, d’Industriosa, di Milantatrice, di Leale, di Bizzarra, di Scaltrita, di Manierosa, di Zotica, e Somiglianti. – Deesi applaudire, che nelle Città Capitali, o Considerevoli sianvi delle pubbliche Assemblee per puro Divertimento, per tener in ispirito le quali faccia d’uopo che s’introducano Giuochi, Danze, Concerti, con ogni altro Passatempo di gentil Moda: le quali, oltrechè sono Scuole insieme, e Teatro di Cortigiania, e Gentilezza più raffinata, debbono sempre offrire all’Opulenza disoccupata, che (sia di Nazionali, sia di Forestieri) in ogni tempo abbonda in tali Città, un aperto Ridotto dove spendere i suoi Momenti. Laddove, se tale Spirito di Adunanze si diffondesse per le private Conversazioni, egli è facile a vedersi dall’Esercizio in qual genere di Maestria dovrebbe la Città in breve aspettarsi di prevalere. – Le Società Instruttive (comunque regolate siano) sempre col communicarlo aumentano il Sapere. A queste le Città più insigni sono debitrici dei più belli, e dei più utili Monumenti d’Ingegno: e queste sole somministrano la Sostanza d’alto Grido a delle Nazioni, che svaporerebbonsi altrimenti in momentanee Leggerezze. – Siano Scienze, siano Arti Nobili, od anche Mecaniche introdotte in tali Società, ognuna d’esse maravigliosamente si dirozza, polisce, ed affina. In un Circolo di oculati Esaminatori l’Emulazione eccita ad ulteriori Sforzi; e la cooperante Contenzione di molti ad un medesimo Scopo rimuove più agevolmente gli Ostacoli; e n’accelera l’Asseguimento: la Fatica diviene Diversione; ed arriva uno a provar prima il Soddisfacimento d’essere diventato Abile, che accorto siasi della Noia, che comunemente accompagna l’Impresa di diventarlo. – Oh potessi io spargere tra noi le Scintille di questo nobile Entusiasmo! Quale Lustro non aggiungerebbesi all’Enciclopedia Nazionale, se ogni Professione, ovvero molte insieme, che si uniscano in un qualche Centro comune (come per Esempio il Dissegno) vantar potessero tali volontarie Adunanze (quasi piccole Accademie) dirette ad accrescere la Perfezione loro. – Nel qual Effetto alle considerazioni già fatte piacemi di aggiungere ancor le Seguenti. – Tali Società servono piucch’altro ad ispiegare, e mettere in Luce que’Genj trascendenti in ciascun’Arte, che posson essere alla Patria di Utilità, e di Lustro. – Esse riescono salutari alla Nobiltà proponendo loro nella Competenza delle Arti da essi prescelte un Genere di Merito acquistabile coll’Industria oltre di quello, che la Nascita lor diede. – Meno salutari non riescono a’Borghesi, tolta via la Radice dell’Inerzia coll’attribuirsi all’Industria per mezzo d’esse Adunanze il dovuto Stimolo. – Tali Società sono più acconcie ad abbellire le diverse Professioni delle Scoperte fatte altrove; o ad accrescere esse medesime le Arti di nuove Perfezioni. Dal che nasce una Riflessione assai importante: che le medesime sono il Mezzo più spediente di elevare la Sfera della Coltura Nazionale al Livello delle più colte Nazioni, non fosse per altro, che per adeguare i Vantaggi, che l’esser tali proccura loro sopra di noi. – Mi sono determinato a scrivere quanto sopra consecutivamente all’Intento, che aveva, di pubblicare una Lettera a me diretta intorno ad alcune Assemblee. – La Lettera è la seguente. Signore. Io sono uno, che, in mancanza di proprj Affari, già da parecchi anni intieramente dato mi sono ad indagare i Fatti altrui: e tanto arrisemi il Successo della mia Intrapresa, che pochi si ritrovano in questa Città, di cui non sappia il Nome, il Casato, l’Impiego, la Fortuna, le Aderenze, le Virtù, i Diffetti. – Volete sapere il Modo, che tenni per arrivare ad una si universale Conoscenza? Ragunando insieme Persone di Carattere uniforme, mi venne fatto di formarne destramente come delle Società. Così i differenti Distretti della Capitale furono da me distinti con alcuna di queste Adunanze, che tengo nel mio Libro registrate come, Adunanza di Bari, Adunanza di Tagliaborze, Adunanza di Bravacci, Adunanza di Mormoratori ec. – Succedono le Adunanze più innocenti di Beoni, di Oziosi, di Novellisti, di Rimatori, Visitatori, Damerini, e così di seguito. – Ora, per essere informato di quanto succede nella Città, che credete voi, ch’io abbia a far altro, se non passare d’una di altra di queste Adunanze? – Io ho pensato dovervi dare un’Idea del mio Carattere, affinchè occorrendovi (come Spettatore) di dover far qualche Uso della mia Opera; o di voler visitare tutte, od alcune delle sovramemorate Adunanze; possiate liberamente valervi di, SignoreVostro Umilissimo ServitoreAurelio Fiutacanti.