Zitiervorschlag: Antonio Piazza (Hrsg.): "Num. 41", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\041 (1790), S. 321-328, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2604 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Num. 41

Sabbato 22. Maggio 1790.

Ebene 2► LO spirito di partito, che regna sempre dove ci sono confronti, e che non cessa di fare i suoi sforzi anche tra Noi, perchè gli uomini son ovunque soggetti al suo riscaldamento, fa nascere delle contese sopra li due Teatri, che quì son aperti, non solo per il merito degli attuali spettacoli, ma per quello de’futuri considerato nelle Parti principali che verranno per l’Autunno, e Carnovale venturo.

Spargono alcuni, che a Londra sia spirata la fama del Marchesi; altri sostengono che perì quella della Mara. Ognuno crede, e vuol far credere ciò che desidera. spaccia per favoloso quel che non piacegli, asserisce, cita, giura, scommette, nega, schiamazza, e vive tengonsi le discordie.

Persona, che và dove più gli piace, che non è nè amico, nè inimico di niuna Impresa, si trovò presente a una di queste verbali baruffe, ch’empì di strepito un frequentato Caffè, e vi restò mutolo spettatore internamente disapprovando le ingiurie, che si profferivano in vece di ragioni, per vincer la causa. Per non esporsi a riceverne esso pure uso non fece d’una Lettera che aveva in tasca atta a disingannare chi crede contro quanto in essa contiensi. Pensò in vece di mandarcene una copia esortandoci a pubblicarla su questo Foglio. La riportiamo fedelmente.

Da Londra.

Opera del Mercato del Fieno.

L’ultima notte li tanto bramati e aspettati Tragici esecutori, Marchesi, Mara, fecero la loro comparsa, nella quale fu gratuitamente data una nuova opera, il di cui nome è l’Adulto Mallevadore, cioè ’Usurpatore Innocente, il di cui titolo originale Demofonte è però preferibile non scoprindo niente della tessitura dell’azione, che vien trattata dalle persone nel Dramma; cioè una Figlia del Re, che per schivare la possibilità d’esser la vittima annuale è stata allontanata da suo Padre e ricondotta da un offeso Cortigiano nel Regno del suo Genitore diventa in segreto la Moglie di Timante supposto erede della Corona benchè il vero Figlio del summenzionato Ministro, ed è Madre di un Fanciullo. L’Oracolo predice la cessazione dello sdegno celeste, quando l’innocente usurpatore sarà riconosciuto. [322] Timante supposto Figlio del Re essendo convinto d’esser Figlio di Matusio è l’innocente usurpatore. Dircea, ed esso sono stati cangiati nella loro infanzia, la loro unione termina l’Opera.

Demofonte. Sig. Musini.

Dircea. Madama Mara.

Timante. Sig. Marchesi.

Matusio. Sig. Costa.

La Musica del Sig. Federici è eccellente in tutte le sue parti. Noi siamo estremamente dolenti di spaventare gli amatori della Musica coi nostri timori che il potere della voce di Madama Mara sia irreparabilmente diminuito. Ha essa terribilmente sofferto da una indisposizione: non ha la quinta parte del tuono della sua voce; il di lei gusto e rapidità sono qualità conservate. Il cambiamento può riguardarsi maraviglioso quando si pensi che il di lei presente caratteristico è la dolcezza. Essa non colpisce, nè meraviglia più con la forza, e cogli acuti dei di lei alti tuoni; forma una metafora nel di lei sesso, ed è piacevole come la vista di una languente bellezza. Marchesi sorpassa tutte le lodi che si possono esprimere, migliora essenzialmente nella voce, e nel gesto, è il più gran cantante che abbiamo mai sentito, ed il miglior attore, che vediamo. Non possiamo particolarizzare tutte le parti per mancanza dello spazio che desideriano ma però accenniamo il seguente pezzo. La destra ti chiedo, nel primo Atto espressa con parlante tenerezza a Dircea. Nel Secondo.

Prudente mi chiedi

Mi brami innocente

Lo senti, lo vedi

Dipende da te.

L’ultima riga di quest’aria vien detta con tal dolcezza inarrivabile, e tale maestà di portamento, che rende estatico; forse fu il più gran sforzo di quella sera.

Sposa amata a quest’Addio

è detto in uno stile piacevole, ma però per Pufos niente puossi sentire di più delizioso per l’anima in cose terrestri di quella di quel Pezzo Misero Pargoletto il tuo destin non sai addrizzato a suo figlio con le lagrime. Madama Mara una sola volta sente l’ispirazione del suo primo potere e compiace l’attenzione dell’Udienza nell’aria.

Nell’amarti, o caro Sposo, che è la sola d’importanza ch’ella abbia.

Avviso.

Il Signor Giuseppe Maggiorati Direttore, ed Ispettore da lungo tempo ai Bagni Orologio in Abano, e già noto abbastanza per la sua perizia, e per il suo tratto, passato ad avere la direzione ed ispezione dei Bagni Todeschini, fa noto al Pubblico, ed a tutti que’Signori Forestieri, che vorranno favorirlo di prestar loro tutta la possibile accuratezza tanto nell’amministrazione de’rimedj, che dei cibi; e che di più saranno provveduti gratis di una Portantina, e di uomini destinati a quest’oggetto per passare da i Bagni all’abitazione prossima, di Messa per li giorni festivi, e di acqua perfettissima da bere giornalmente. Chi volesse profittarne, indirizzi preventivamente i necessarj avvisi al predetto Sig. Maggiorati, dal quale sarà tosto servito di riscontro a scanso di qualunque equivoco.”

Padova 16 Maggio 1790.

Una delle più belle questioni da varj gironi promossa merita la di lei conoscenza, e la di lei spiegazione. Illusione, e Verità, furono il Soggetto; questa Rappresentazione fu replicata per sei continue sere a Teatro ripieno; la quinta alcuni malcontenti della futura replica nel momento della festo-[323]sa Marcia di Guiscardo gridavano: invito per una nuova Rappresentazione; il rimanente della gente susurrava per la replica. Il giovine Pellandi accettò la Replica, e la piccola turba degli accennati malcontenti, per non aver a lei aderito l’accolsero la nuova sera con un armonico concerto di fischiate che durò dal principio al fine. Il povero Giovine avvilito destò l’universale compassione, a segno che sentivasi mischiati li strapazzi a quelli che fischiavano con quelli a lui diretti. La scena dovea esser per lui consolante, ma come tutti pensano a suo modo, così nacque la questione se siano da trascurarsi da un animo sensibile li oltraggj, non meritati, o mostrarne un vivo risentimento.” ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Poche parole bastano per la risposta che a noi si chiede.

Chi ha un animo sensibile non può mai esser indolente agli oltraggj, benche non meritati; il non curarli è da filosofo; il risentirsene serve di sfogo al rammarico, che concentrato nel cuore di chi ostenta una superiorità alle ingiustizie, e agli affronti, è sempre più acuto, e crucioso. Giacchè il risentimento del Giovine attore si sara limitato a delle giuste lamentazioni, ch’ebbero un’approvazione preventiva dall’universale compassione, non c’è in questa condotta nulla che sia contrario agli ordinarj effetti delle umane passioni. La non curanza, il tranquillo disprezzo degl’inimici, in casi simili, è sempre più nobile, e grande dell’afflizione, de’lamenti, delle querele; ma quante sono le anime forti veramente di tanto capaci? e se veder potessimo lo stato di tante che tali si fingono in luogo dell’invidia otterrebbero la nostra pietà.

Ebene 3► A Noi,

Brief/Leserbrief► “Le questioni che in qualunque modo si distinguono, meritano d’esser inserite nella vostra Gazzetta, affinchè se lodabili servino di modello, se correggibili di riprovazione appresso il Pubblico.

Tempo fa in uno de’frequentati nostri Caffè insorse una terribile questione tra una Signora, ed un forestiere che colà a caso trovavasi: cioè se scrivendo si debbe dire costà, o costì. Veramente la questione è bella, filosofica, morale, utile, e dilettevole. Voi non potete immaginarvi con quanto ardore intraprese la Signora a sostenere, che si debba dire costà, escludendo, ed abjurando il costì. Passi latini, sentenze, autorità erano l’intreccio della di lei persuasiva orazione. Li zoppi. pigmei, e giganti tutti adoratori della medesima avevano quasi soffocato il povero forestiere, che sosteneva potersi dire l’uno, e l’altro, dai continui rimbrotti che di quando in quando pronunciavano. Io sono uno che era presente alla commedia, e sono vostro vero Amico. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Metatextualität► Si risponderà. ◀Metatextualität

Notizie di Brescia

In data de’16 del cor. mese.

La Lettera del suicida Rossi di cui se ne sparsero moltissime copie, credesi che nel suo originale sia in Malefizio.

Raccontasi ch’egli dimandasse più volte quale fosse la morte più dolce; che seco lui, oltre il bisognevole da ricaricar la pistola, caso che il primo colpo fallisse, portò nel Convento de’rasoj da scannarsi; che avesse la precauzione di chiudere con de’volumi una finestrella della Libreria, onde assicurarsi di non esser veduto nell’eseguire contro di sé medesimo la barbara impresa. Multi multa dicunt, scrisse uno de’cortesi Anonimi, che ci favoriscono [324] le notizie di Brescia, ma il più certo si è, ch’egli è morto, e che sarà sempre una scioccaggine l’uccidersi da sè stessi.

D’altra mano ci viene, che i PP. Riformati erano in coro quando il Rossi si svenò, e che lo specchio servirvagli a vedere lo spargimento del suo sangue; che quando si sentì presso a mancare allora si scaricò la pistola nell’orecchio; e che da lì a poco que’Religiosi scoprirono il di lui suicidio. Che gli si trovò Seneca a’piedi, e il suo Testamento sopra d’un Tavolino con alquante monete per l’obito. Di queste particolarità del fatto nulla dicesi nelle altre due precedenti Lettere, che lo descrissero similmente. E chi fu che lo vide a specchiarsi, per sapere che al meditato segno scaricò la pistola? O com’è probabile, ch’un uomo studj, e possa eseguire il pensiero di morire mezzo svenato dandosi a tempo il colpo di grazia?

È colà morto da un colpo d’apoplesia a cui soggiacque mentre passeggiava per la Città il nob. Sig. Conte Calini Protomedico. Morì il dì 15 nella sua villeggiatura d’Erbusco il nob. Signor Luigi Chizzola.

Al defunto Sig. Gio: Bat. Pellegrini Interveniente approvato ed antico di quella Città successe con pluralità di voti l’eloquentissimo Sig. Romolo Franzoni il quale nel giorno de’15 ricevè i complimenti di tutte le persone del Foro, che applaudirono comunemente la scelta.

La perdita fatta dal Giovine figlio d’un negoziante, che tentò il suicidio, fu al giuoco di Camuffo.

Un uovo fatto, o almeno covato da un gallo, è colà reso oggetto di curiosità. Attendiamo su questo proposito una circostanziata relazione.

In Senato.

19. corrente.

Prov. all’Armar m. 12.

Mes. Franc. Pesaro K. e Proc.

Savio agli Ordini.

s. Ben. Querini di s. Zan. K.

In M. C.

20 Detto.

Prov. a Vonizza m. 24. Reggim. c. p. elez. dello Scrut. conf. dal M. C.

s. Dom. Moro qu. Gasp. 2do.

F. s. Alvise Bonlini qu. Zac.

Offiz. al Cattaver và in Senato con Voto m. 16.

s. Mich. Dondiolorogio di s. Galeazzo.

F. s. Gir. Ant. Morelli qu. Tom.

Sindico e Giud. Estraordinario.

s. Fer. Morosini qu. Pietro

F. s. Ales. Priuli qu. Is.

Sopra Consoli.

s. Bernardo Bernardo qu. Marin

F. s. Ang. Orio di s. Lor.

Prov. sopra Banchi di Suppositi và in Senato senza voto m. 12.

s. Alv. Priuli qu. Ant. Marin.

Offiz. alla Tavola dell’Uscita di Suppositi.

s. Alv. Corner qu. Is. Ant.

Del Cons. di 40. C. V.

Luogo di s. Z. Bat. Baseggio +

s. Piero Donà qu. Vicenzo.

Pieggj.

s. Niccolò Zorzo qu. Gir.

s. Nic. Corner qu. Z. Ant. M.

5 del Cons. di XL. C. N. alla loro riconferma.

s. Ant. Cicogna qu. Gir.

s. Alv. Zen di s. Renier

s. Alv. Tron di s. Zuan. 2do.

s. Agostin Sagredo qu. Fr.

s. Carlo Cost. Querini qu. Bern.

Libri Nuovi.

Agli Amatori dell’universale erudizione, Gio: Antonio Curti q. Vitto.

L’Opera dell’Origine, de’Progressi e dello Stato Attuale di ogni Letteratura dell’Abate D. Giovanni Andres, che abbraccia nel suo seno la [325] coltura letteraria e scientifica di tutte e quante le nazioni, può dirsi che altrettanto abbia ora mai distesa l’acclamata sua celebrità quanto lo è quasi l’immenso piano da essa compreso, essendosi non solo rapidamente propagata entro la intera Italia, che la vide nascere, ma presso tutte ancora l’estere più colte nazioni, a cui le multiplici traduzioni resa l’hanno comune. Uscinne appena il primo volume dalla Stamperia di Parma che tutti ne vennero spacciati gli esemplari; e lodevole però si fu certamente il pensiero d’intraprenderne quì in Venezia una riedizione, e tale ch’emula ne’tipografici pregi alla Bodoniana la sorpassasse ne’letterarj la mercè non meno delle correzioni fattene dall’Autore che delle solerti ed erudite cure impiegatevi dal Veneto Editore a detergerla dagli errori che la macchiavano, ed a corredarla di critiche ed illustrative note: onde non solo riportasse così a giusta ragione il vanto di servire di norma ed archetipo a chiunque poi si accinse a traslatarla in altre lingue, ma il più specioso onore ancora meritar potesse di venire dal chiarissimo Autore medesimo con predilezione riguardata.

Una intrapresa tanto per se stessa plausibile, e tanto dal pronto concorso degli Associati favorita, era ad attendersi che ben speditamente avesse a correre la sua sorte; ma colpa di quella fatalità, che per lo più accompagna gli umani divisamenti appunto più belli, soggiacque essa ad un fatale incaglio. Sciolta finalmente grazie alle Sovrane auguste provvidenze da’rei ceppi, che rattenevano il suo corso, viene ora a ripigliarlo per non più interromperlo; e passatane la edizione in me Gio: Antonio Curti q. Vitto mi onoro di far noto al Pubblico che nei medesimi caratteri, nella medesima carta e forma, e colla stessa accurata correzione dei precedenti è di già ora comparso alla luce il tomo VII., al quale succederanno in breve l’VIII., ed il IX., come pure tutti gli altri in seguito tosto che dai Torchj Parmiensi sieno usciti.

Quantunque, cresciuta a dismisura sotto alla penna dell’Autore la insigne opera, non sia bastato di moltiplicarne oltre il prefissato numero i volumi perchè non venisse sempre più ad aumentarsi anche la rispettiva lor mole, no si è creduto di fare da noi alterazione alcuna o nel prestabilito riparto de’nostri tomi, o nello statuito prezzo de’medesimi; onde in piena coerenza al Manifesto 7 Gennaro 1783 pubblicato sotto nome del Sig. Giovanni Vitto si continuerà a rilasciare in carta scelta ogni tomo per Lire 3: 10 l’uno ai trecento e cinquanta Associati, che furono i più solleciti a dare i loro nomi in nota, ed in cara alquanto inferiore, ma per altro assai buona, per Lire 4. agli altri, che dopo chiusa l’associazione sono concorsi: prezzo ancora assai già tenue in riflesso specialmente alla cresciuta mole de’volumi. Quelli poi che volessero ora fare l’acquisto dell’opera suddetta restano avvertiti che poche copie n’esistono tuttavia di rimanenza, le quali al sopraccennato prezzo di Lire 4 per tomo vengono pure ad essi offerte, abbenchè quello di commercio sia di Lire 5; e chi finalmente tenesse tomi scompagnati, ed amasse di completarne la serie, verrà pur servito dei soli mancanti, qualora si degnino gli uni e gli altri di dirigersi al mio Negozio in Merceria alla Insegna della Nuova Sorte.

Nuovo Giornale d’Italia spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all’Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio, Tomo primo. In Venezia 1790. Presso Gio: Ant. Perlini in 4to.

La durata di questo Giornale conosciuto universalmente di somma utilità, stampato per venti anni di seguito col titolo di Giornale d’Italia ec. ne forma il suo elogio. Interrotto da qual-[326]che tempo per la morte del suo Editore si progredisce ora con tutto l’impegno da questo librajo e stampatore Sig. Perlini, e dal contenuto del Tomo primo terminato col mese di Aprile decorso, si può giudicare quanto quest’Opera sia interessante ed utile.

Ne esce un foglio per Settimana in bella Carta, ed ottimo Carattere, e si pagano per Associazione, che sta aperta appresso del librajo suddetto in Merceria all’insegna della Sacra Famiglia, L. 22. anticipate per un’ Anno, o L. 11. per Mesi sei, dandosi al terminar dell’anno gratis il Frontispizio, e l’Indice.

È uscito pure dai Torchj dello stesso Sig. Perlini il Tomo secondo della Raccolta di Memorie delle Pubbliche Accademie di Agricoltura, Arti, e Commercio dello Stato Veneto, e di quattro in quattro mesi ne usciranno successivamente gli altri Tomi.

Treviso 19. Maggio 1790.

Non avendo veduto nella sua Gazzetta Urbana una nuova che è molto riflessibile, credo di dovergliela avanzare, perchè quanto prima sia pubblicata in questi termini.

Il dì 7. corrente fù tenuta quì una pubblica adunanza dalla Accademia Agraria di Treviso, coll’intervento di molti, e molti Signori. Uno dei Presidenti aprì la Sessione con un discorso breve ma alquanto snervato. Successe un Socio, che con una memoria sostenne necessaria per la ristaurazion dell’Agricoltura, la libera circolazione dei Grani dal di dentro al di fuori, a dispetto di Necker che l’ha confutata. Ho inteso che in Agosto ve ne sarà un altra; di cui verrà avvertita.

Intanto si vorrebbe che qualche letterato proponesse il suo giudicio su questo punto dei Grani col mezzo della sua Gazzetta.

Sono
R. V. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Sensa.

Per difesa delle mercanzie dalla pioggia, che negli anni passati le danneggiò molto, sul coperto delle botteghe di questa Fiera furono stese, e ben accomodate delle grosse tele intonicate di catrame. La forte ed acuta esalazione di questa raggia, particolarmente ne’primi giorni, quand’era riscaldata dal Sole infastidì, e fece dolere il capo a molte delle più dilicate Signore, onde il passeggio, ed il trattenimento sofferse una notabile diminuzione. Ora però che l’odore và sensibilmente scemandosi, e che i nasi hanno preso una spezie d’assuefazione, non manca mai molta gente sia giorno, o notte, e al costo ancora di qualche incomodo, le donne da comparsa, ed i zerbini leziosi voglion godersi un rendez-vous, che dura sì poco, ed offre all’incenso de’loro sospiri le Bellezze adornate, alle risa sprezzanti le brutte, alle censure della erudita galanteria quelle che nell’abbigliarsi son prive di gusto.

A motivo di tale infezione (com’ella la chiama, benchè sia un preservativo della salute appunto ne’pericoli dell’infezioni) una Sposa trovasi a letto incomodata. Ci mandò quattro righe in biasimo dell’invenzione sì oltraggiosa alla delicatezza del suo sesso, e vorrebbe che la nostra penna s’impiegasse ad iscrivere contro un ripiego che allontana le donne dalla Fiera, o le fa patire.

Se questa Signorina trovata si fosse al passeggio la sera di Domenica, e di Giovedì, avrebbe veduto che il catrame non tien lontano il suo sesso dall’illuminato circuito; che non si patisce più, o almeno l’incomodo è tanto soffribile che non se ne parla, e la distrazione cagionata dalla varietà degli oggetti occupa, diverte, e il senso visivo trionfa dell’odorato.

Se la Sposa che ci scrisse è nobile avrà il rincrescimento di non essere intervenuta alla splendidissima Festa [327] di Ballo che la notte dell’altr’jeri diede la Nobilissima Accademia de’Filarmonici, riuscita, come tutti gli altri Spettacoli di questa illustre numerosa Adunanza, di somma magnificenza. S’alzi ella dalle morbide piume, si dia coraggio, torni a provarsi, probabilmente potrà reggere per il resto della Sensa ove reggono le Veneri Adriache, e quelle della Terraferma, e degli Esteri stati. Se è bella non privi il Quadro animato d’una figura da accrescerle ornamento, e vaghezza.

Notizie Sacre.

“17 Maggio. S. Pasqual Bailon Francescano. A San Francesco della Vigna v’è un suo Oratorio istituito a sollievo delle anime purganti, dalli 19 Set. 1603. sotto la protezione di questo Santo una pia Confraternita s’esercita ogni Festa nella recita dell’Officio de’Morti, e in tutta l’Ottava della loro commemorazione due ore prima del giorno si recita gli Offizj, e nell’ultimo si fa solenne processione, oltre l’esposizione del SS. Sacramento.

Nella Chiesa Patriarcale li giorni 22. 23. e 24 cor. starà esposta l’Immagine prodigiosa del Crocefisso, e all’altar di San Lorenzo la preziosa Reliquia della SS. Croce. Alle ore 14. ognuno de’sud. giorni si canterà Messa solenne in Musica; e nel dopo pranzo Vespero in Musica alle 21. Nel secondo giorno si farà mattina e dopo pranzo il Pontificale da S. E. Rev. Monsig. Patriarca; di più vi sarà ogni giorno il Panegirico di celebre Oratore, dopo il quale si canteranno alcuni Versetti, e l’Inno Vexila, e dopo si darà la benedizione colla Reliquia sudetta. Nel terzo giorno si farà una solennissima Processione per tutta la Contrada, nella quale oltre la S. Reliquia, si porterà anche la prodigiosa Immagine del Crocefisso.

Oratori.

Sabbato. L’Ecc. D. Gio: Dom. Dot. Brustolon.

Domenica. Il M. R. P. Giov. Rado Somasco Let. di Teol. nel Sem. Patriarcale di Murano.

Lunedì. Il M. R. D. Michel Zanutti della Chiesa di S. Cancian.

“Il Signor Giuseppe Sabedino Scultor Veneziano, dopo aver collocato nel Duomo della Tisana due Statue di San Pietro, e San Paolo di pietra di Carrara di colossal figura, per le quali ha meritato i suffragii degl’intendenti, e l’approvazione di quel popolo; si trasferì nella sua patria, e nel suo studio posto nelle Contrada di San Simeon Profeta a piè del Ponte de’Garzotti in Riomarin, e colà potrà portarsi chiunque volesse lavori di pietra figurati, e qualunque sorta di lavoro in legno, ne’quali egli ha dato sempre delle prove non equivoche della sua perizia. Sapranno quindi i Periti dell’Arte, e del Disegno osservando le Statue della Chiesa di San Bartolommeo compatirlo, e valersi del suo mezzo.”

Seguito jeri il Giudizio di questo Eccellentiss. Cons. di XL. al Criminal sul Placito Avvogaresco, e sulle difese degli Avvocati, fu il giovine reo uccisore della infelice donna condannato ad oscura prigionia per tutto il corso di sua vita.

Nella gran Causa di Vacui a questo Eccellentiss. Cons. di 40. C. V. trà il N. H. Pietro K. Manin come Proc. del Serenissimo di lui Fratello, e la N. D. Kav. Morosini assuntor ed assuntrice di Giudizio da una parte, e dall’altra li NN. HH. Semitecolo seguì il girono 19 cor. Spazzo di Patta con voti 18 al Laudo e 17 al Taglio. In tal girono l’Eccellente Av. Stefani difensore delle LL. EE. Semitecolo per-[328]dette nella perorazione la voce, e valorosamente continuata fu la sua Disputa dall’Eccellente Cromer di lui compagno. Rimessa la trattazione al dì d’jeri potè lo Stefani sostenere i nob. suoi Clienti con uno sforzo d’eloquenza, e la decisione seguì a loro favore con voti 19 + al Laudo 16 al Taglio.

Cambj 21. cor.

Lione 55. Parigi 54. e mezzo. Roma 63 e un 3zo. Napoli 115 e 5 8vi. Livorno 100 e mezzo. Milano 154. Genova 90 e un 4to. Amsterdam 94. Londra 49. Augusta 103 e 3 4ti. Vienna 199 e mezzo.

Prezzi delle Biade.

Formento a l. 26.

Sorgo Turco dalle 13 alle 13. 10.

Segale dalle 17. 10 alle 18.

Miglio a l. 17.

Risi da’duc. 35. 12 a’36 al m.

Savio in Settimana per la prossima v.

s. Pietro Barbarigo.

Domenica p. p. alla replica del nuovo Oratorio del Sig. M. Bianchi a’Mendicanti, tra molti Forastieri di qualità intervenne il Figlio di S. M. il Re d’Inghilterra. La soddisfazione, ch’ebbe dal canto della Sig. Sacchetti, in lui produsse il desiderio di personalmente conoscerla. Finita l’Azione sacra fu introdotto nelle sue stanze ove al Gravicembalo Ella sentir gli fece alcuni pezzi di Musica di vario carattere, che misero a maggior prova i raffinamenti dell’arte sua, e la bellezza della sua voce. Diedele il giovinetto Principe un attestato del suo aggradimento nel dono d’un pajo di manigli di perle.

A S. Job

Fecesi Mercordì la prima caccia di bovi sciolti, ma con mediocre concorso, e con non molto piacere. Jeri poi non seguì la feconda col toretto, pubblicamente promessa, o perchè il tempo minacciava pioggia, o per altro motivo. I dilettanti la godranno Lunedì se verrà accordato il permesso.

D’Affittare in Padova

Casino con Scuderia ed altre adiacenze, posto in Borgo Schiavino vicino al Teatro Nuovo.

Chi vi applicasse parli quì in Venezia col Sig. Guglielmo Chiarabba in Procuratia di Cà Memmo, od in Padova col Mastro Marco Carrajo al Teatro Nuovo.

Morti.

N. H. s. Giac. Riva qu. Alv. della Par. di S. Giustina d’anni 78. ◀Ebene 2

Ricapiti per le Notizie ed Assocciazioni di questo Foglio.

S. Bartolommeo in calle stretta dal Colombani Librajo.

A S. Giuliano dal Curti Librajo appresso il Caffè di Menegazzo.

Si paga un Zecchino all’anno anticipato, o diviso in Semestri, ed ogni Assocciato è servito due volte alla Settimana alla sua abitazione, o ricapito.

Le Assocciazioni si ricevono in qualunque tempo. ◀Ebene 1