Zitiervorschlag: Antonio Piazza (Hrsg.): "Num. 37", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\037 (1790), S. 289-296, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2600 [aufgerufen am: ].


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Num. 37

Sabbato 8. Maggio 1790.

Ebene 2► “CHE il Giornale Ecclesiastico di Roma sia fra i Fogli periodici, anzi frà le Opere di tali materie, una eccellente, lo accordano ormai anche quelli che al solo udire la parola Ecclesiastico si astengono dal leggerne. Molto dobbiamo dunque al Sig. Francesco Locatelli di Bergamo, che ora cene dà la ristampa, e questa talmente genuina, che ne imita perfino lo stesso numero delle pagine, affinchè chi è associato all’Edizione Romana, e volesse far acquisto della Bergomense, possa farlo senz’alterazione esteriore nella forma de’volumi, de’quali fosse in possesso. Il primo Foglio si darà in Luglio prossimo per sole Lire 12. all’anno agli associati, e questi Fogli si dispenseranno in Venezia franchi al Negozio Albrizzi a S. Benedetto da cui si danno anche li Foglj Francesi di Leiden, e l’Italiano del Postiglione, come pure al Negozio Storti.

Da Ambidue si ricevono altresì le assocciazioni al nuovo Giornale Enciclopedico d’Italia, del quale è già sortito anche il Volume di Aprile. Se ne pubblica uno ad ogni mese di 123 pagine per l. 24 all’Anno. È noto che in questo Giornale abbiamo estratti, e notizie di tutte le Opere, che di recente sortono, non solamente nell’Italia, ma ancora oltremonte, niuna eccettuata; e che vi si unirono in questa edizione il Giornale Enciclopedico di Vicenza, ed il Letterario di Venezia, cosicchè con il sopracitato si ha l’uno, e l’altro. È noto altresì, che il Giornale Enciclopedico Italiano fu creato nel 1768. dal Signor Domenico Caminer in Venezia; che trasferitane la stampa a Vicenza, dopo dieci anni circa, quella penna compilatrice non mancò di sostenerlo con tutto il buon esito, per altri dodici anni, e che tuttora lo compila.

Forma una pubblica approvazione un Giornale Letterario, che costantemente si conserva per il corso di ventidue anni, che ognora più si perfeziona, e che si pubblica con tutta la puntualità ed accuratezza.”

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Al Pubblico, Innocente Alessandri incisor in Rame.

L’incontro che ha avuto presso il benignissimo Pubblico la Vita figurata di S. Filippo Neri che seguita ad uscir da’miei torchi ed è assai bene incamminata oltre la metà essendo arrivate le stampe al numero di 36 mi dà coraggio di esibire una nuova fatica, la quale spero che sarà egualmente accettata, e gradita. Questa è di dare alla luce in tante [290] stampe in rame tutti i Vestiarj degli Ordini Religiosi sì di Uomini che di Donne, che o fiorirono nei tempi passati, o fioriscono presentemente nella Chiesa. Il differente loro modo di vestire, gli stemmi delle Religioni saranno espressi con tutta esattezza e s’indicherà sotto il rame il color degli abiti, il tempo, ed il luogo dell’Istituzione, della Religione, il Fondatore, ed il Pontefice da cui fu confermata, onde unir insieme il piacere all’erudizione. Sarà ciascheduno stampato in mezzo foglio di carta real sopraffina, e l’incisione per quanto mi sarà possibile proccurerò che riesca elegante.

Il prezzo di ogni stampa non passerà il mezzo paolo, o sia soldi dieci Veneti, e quindici per chi la bramasse miniata, onde in vista della tenue spesa possano tutti più facilmente concorrere a farne l’acquisto per adornare con esse le stanze, o unirle tutte insieme in un libro, o aggiungerle alla raccolta di quelle che rappresentano i Vestiarj delle Nazioni, che si stanno incidendo presso il Sig. Teodoro Viero. I nomi dei concorrenti co’loro titoli si riceveranno al mio Negozio posto sopra il Ponte di Rialto.

Restino certi i Signori Associati alla Vita di S. Filippo che non si ritarderà per questo nuovo progetto di dare i soliti rami a’loro tempi secondo l’impegno che mi sono preso, e che come ho fatto fin’ora, così manterrò inviolabilmente sino al suo termine.

Venezia 24. Aprile 1790.

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Padova.

Brief/Leserbrief► “Nel Teatro Nuovo per la prossima Fiera di Giugno si sta preparando uno spettacolo, il quale dovrebbe riuscir certamente, anche in quest’anno, magnifico ed interessante, non solo per la scelta degli Attori, che per ogni sorta di decorazione. Il Dramma scritto di nuovo dal celebre Sig. Abbate Gaetano Sertor intrecciato con Cori, ha per titolo: Idomeneo. Sarà posto in musica dal rinomato Sig. Maestro Giuseppe Gazzaniga, ed eseguito dai seguenti soggetti. Primo Musico Sig. Girolamo Crescentini. Prima Donna Sign. Margherita Morigi. Tenore Sig. Domenico Mombelli. Seconda donna Sig. Marianna de Angelis. Secondo Uomo Sig. Antonio Gordigiani. I balli saranno inventati e diretti dal celebratissimo Sig. Francesco Clerico, ed eseguiti con altri rinomati Ballerini, e ventiquattro Figuranti. Il Vestiario tutto nuovo, e di ottimo gusto. Lo Scenario sarà opera del Sig. Antonio Mauri. Abbiamo ogni lusinga di sperare frattanto, che tutto concorrerà a rendere l’annunciato spettacolo completo, e degno della approvazione, non solo de’nostri, e degli stranieri, ma di meritarsi ancora l’onore del pubblico aggradimento.” ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Io sono ignorante senza vergognarmene, e sincero senza ostentazione, a noi scrive un tale che sottoscrivesi il Globo animato. Colla curiosità di saper tutto, non sono mai giunto a saper alcuna di quelle cose, che senza studio capir non si possono. Questo vuol dire che la mia inerzia, la mia resistenza all’applicazione hanno in me sempre potuto più che l’avidità di sapere, che pur mi pare sì grande. Ho almeno la moderazione di tacere su quello che non sò, e la compiacenza di ridere di que’vuoti ciarloni, che sempre parlan di tutto, e corbellare si fanno. Un di costoro, che ne sa tanto di Fisica quanto io ne sò d’Astronomia, improvvisò sere sono una deffinizione sul sonno a cui cadde il discorso, che non fu intesa da nessuno, come non intese egli neppure ciò che dicesse. I suoi spropositi hanno però accresciuto il mio desiderio d’intendere cosa sia questo sonno, come si generi, si conservi, si rompa, e se alla nostra salute giovi più il dormir poco, o molto. Mi volete far questo piacere, Sig. Gazzettiere? Dopo aver tanto dormito, [291] è ora finalmente ch’io abbia qualche fisica nozione su questo sopore che rimette le forze de’viventi esaurite dalle fatiche, o dalla vigilia.

Tal’è il tenor del suo Biglietto, che incontra l’offerta spontanea fattaci nello scritto seguente da un gentile Anonimo. È venuta l’occasione di farne uso appagando una ricerca porticolare. È sotto posta questa deserizione dall’umiltà del suo autore al discernimento del colto Pubblico de cui lumi egli si mostra disposto ad approfittare.

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Deffinizione del Sonno.

“Il sonno è quello stato, in cui apparendo il corpo in perfetta quiete, gli oggetti esterni muovono gli organi del senso come d’ordinario, senza eccitare le sensazioni usuali. Secondo Rohault, il sonno consiste in una scarsezza di spiriti; la quale fa, che gli orificj, o pori, de’nervi del cervello, mediante i quali gli spiriti solevano scorrere entro i nervi, non essendo più lungamente tenuti aperti dalla frequenza degli spiriti, da sè si chiudano. Perchè, ciò supposto, subito che gli spiriti, che sono già entro i nervi, vengano a dissiparsi, i capellamenti di questi nervi, non avendo alcun supplemento di nuovi spiriti, diventeranno molli e non tesi, e fra di loro si attaccheranno, come insieme incollati; e così resteranno inetti ad incamminare alcuna impressione al cervello; oltre di che , i muscoli trovandosi ormai privi di spiriti, saranno inabili a movere, od anche a sostenere le membra; in tal maniera verrà distrutta la sensazione, e il moto.

Il sonno s’interrompe in modo non naturale, allora quando alcuno degli organi riceve un moto od impressione sì viva che l’azione vengane propagata sino al cervello; perchè, sopra di ciò, i pochi spiriti, che restano nel cervello, si raccolgono tutti, ed uniscono le loro forze a schiudere i pori de’nervi. Ma se nessun oggetto venisse così a toccar l’organo, pure il sonno sarebbe, in qualche spazio di tempo, naturalmente interrotto: avvegnachè la quantita degli spiriti generati nel sonno diverrebbe finalmente sì grande, che, distendendo ed allargando gli orificj de’nervi, gli spiriti stessi si aprirebbono il passo. Boerhaave dice: che il sonno è quello stato della medolla del cervello, nel quale i nervi non ricevono dal cervello un influsso di spiriti sì copioso, nè sì efficace, come si richiede per abilitare gli organi del senso, e del moto volontario a fare le lor funzioni.

Pare che la causa immediata di ciò sia la scarsezza di spiriti animali, i quali essendo consumati, e richiedendosi qualche spazio di tempo per reclutargli, i vasi minuti, prima gonfiati, diventano mosci, sgonfi, e scaduti: ovvero altrimente ciò deesi ad una tale pressura del sangue più grosso contro la corteccia del cervello, che divenendone egualmente compressa la medulla per la sua contiguità alla corteccia, ne venga stoppato il passaggio degli spiriti.

Adunque la causa naturale del Sonno è qualche cosa, che contribuisce a queste due. E quindi vengonsi a comprendere i di lui effetti: imperciocchè nel sonno varie funzioni restan sospese, i lor organi e muscoli stanno in riposo, gli spiriti appena scorrono per questi, e per ciò ve n’è minor consumo; ma i solidi velli, o filetti, e le fibre de’nervi non sono che poco mutati, e dappertutto si conserva l’equilibrio; non v’è differenza di pressura sui vasi, nè di velocità negli umori: il moto del cuore, de’polmoni, dell’arterie, delle viscere è aumentato. Gli effetti di che, sono, che gli umori vitali circolano più fortemente ed equabilmente pei canali, che ora sono più liberi, più molli, e più aperti, non essendo compressi da’muscoli. Quindi il sangue è spinto con minor forza, in vero, ne’vasi laterali, ma in modo più equabile; e pei vasi più grandi, insieme più for-[292]temente e più equabilmente. Così vengono le Fibre laterali sensibilmente riempiute, essendo meno attraversate, ed alla fine in quiete si rimangono, coi fughi ch’elle han raccolti: quindi le laterali cellette adipose restano empiute e distese con una materia oliosa.

In tal modo la circolazione, essendo quasi totalmente compiuta ne’vasi più grandi del sangue, diviene gradatamente più lenta, ed alla fine quasi insensibile, se il sonno troppo continua: Così, in un sonno moderato, la materia del chilo si converte assai bene in siero; questo, in umori più sottili; e questi, in nutrimento. L’attrizione delle parti solide è men notabile; si accresce la secrezione cutanea, e tutt’il resto si scema. Le parti consumate vengon ora meglio supplite, siccome un’equabile continua repiezione rimette gli umori, e ripara i solidi, restandosene allora in quiete le cause che impediscono e che disturbano. Frattanto, mentre la materia nutritiva nel miglior modo si prepara, v’è ne’vasi un’attitudine a ricevere, e negli umori ad entrare, e stanno in libertà i mezzi d’applicazione e di consolidazione: quindi una nuova produzione ed accumulazione di spiriti animali, in tutti gli umori, quanto alla materia, e ne’vasi i più minuti quanto alla replezione: la conseguenza di che si è, un’attitudine al passeggio, ed un’indisposizione pel sonno; talmente che alla prima occasione l’uomo si desti.

Alcuni de’più straordinarj fenomeni del sonno, pure degni da spiegarsi, sono: che, quando la testa è calda, e i piedi freddi, il sonno è impraticabile: che i liquori spiritosi prima causano l’ebbrezza, poscia il sonno: che la traspirazione durante il tempo del sonno, e due volte più copiosa che in altri tempi: che col dormir troppo, il capo divien pesante, i sensi ottusi, la memoria debole, con freddezza, pituitezza, un’indisposizione de’muscoli pel moto, ed una mancanza di traspirazione. Che il molto dormire sosterrà la vita per lungo tempo, senza cibo, nè bevanda: che ad un sonno lodevole, ne siegue sempre un’espansione di tutt’i muscoli, sovente un replicato sbadigliare, e i muscoli e i nervi acquistano una nuova agilità; che il feto sempre dorme; i fanciulli, di spesso; i giovani, più che gli uomini fatti, e questi più che i vecchj; e che le persone, che si rimettono da malattie violenti, dormono molto di più, che quand’erano in perfetta salute.” ◀Ebene 3

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Signor Gazzettiere.

“Siete pregato appagare almeno in picciola parte alla curiosità della Sig. Anonima vostra assocciata intorno alla scelta del nuovo Teatro, che seguirà subitochè sia maturato il difficile assunto degli esami stabiliti, e necessarj in tanta impresa.

Esortatela a leggere le vostre Gazzette de’pros. scorsi mesi per rilevare da quelle il motivo della tardanza del Sig. Bianchi, che fino li 7. del corrente consegnò alla Nob. Presidenza il Piano del suo Teatro, nè vi sarà pericolo, che lo alteri nella menoma parte eseguendo il Modello.

Pregatela di scusa se fu troppo lento ad ultimarlo, ed assicuratela che la facitura d’un modello di questo genere dev’esser molto più lunga della fabbrica d’una Cuffia all’uso di Parigi, o di Londra.

Avvertitela che il Sig. Bianchi non ebbe mai il pensiero di gareggiare col Sig. Selva, (come ella suppone,) ma bensì s’affaticò, per servire alla Ecc. Presidenza e Nob. Compagnia invitatrice, ed alla sua Patria con quelle picciole forze, che a lui permettono li suoi scarsi talenti, e lungo studio nelle Architetture.

Ditele pure che il primo Tipo del di lui Modello sta tutt’ora appresso il rispettabilissimo Soggetto (già enunziato nella di lui relazione) a cui lo umi-[293]liò sino due anni addietro. E finalmente avvertitela, che il modello (ch’ella chiama Composto) è già terminato da molti giorni, e soggetto alla custodia del Sig. Capelis Nod. destinato dalla Nob. Presidenza, e che non fù l’utlimo a terminarsi.” ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Li due Fratelli autori dell’Elogio a Sua Serenità Lodovico Manin, impresso al num. 23. an. cor. di questi Fogli, son accusati dall’Abbate P. M. S. d’avere latinizzato il loro cognome contro lo stile romano, e d’aver ommessa la gloriosa reggenza di Brescia epoca della esaltazione alla dignità di Proc. di S. Marco del nostro Serenissimo Doge, e taciuta l’aggregazione della di lui Famiglia al Nob. Consiglio di Treviso.

Non è ancora seguita, benchè ne abbia ottenuta da alcuni mesi la sovrana permissione, la partenza di S. E. Federico Foscari da Pietroburgo.

L’ottenne pure di partire da Madrid per la usa seconda ambasciata di Parigi, lasciandovi il Segretario, l’Eccellentissimo Sig. Atvise Pisani il cui successore in Ispagna è S. E. Girolamo Gradenigo che apparecchiasi alla partenza.

È ritornato il Sig. Cav. Fontanesi lo scorso pros. Mercordì. Fatti jeri gli ultimi esami si crede che oggi avrà la Nob. Presidenza della Società del nuovo Teatro da erigersi, il risultamento de’medesimi in iscritto.

Ventotto sono i Disegni offerti compreso uno che soltanto dimostra l’interno, e il circondario della Platea, e tra questi v’è alla concorrenza quello ancora del Sig. Onorato Viganò celebre compositore di Balli. Dieci soltanto son que’Disegni che accompagnati trovansi dal Modello.

Siccome la circostanziata descrizione de’loro pregi, e de’loro difetti, per quanto dicesi, con fondamento, esige una lunga lettura, e le più mature considerazioni, così non è da lunsingarsi, che la pubblicazione del premio sia tanto vicina quanto la desidera la comune curiosità. Trattandosi d’un affar di giustizia, di grand’importanza, e di conseguenze considerabili, l’agio, la riflessione, la ponderazione, son indispensabili per ben decidere.

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Paragrafo di Lettera venuta da Udine al Sig. N. N. di Venezia.

Brief/Leserbrief► “Eccomi a compiacervi delle notizie ricercatemi rapporto alla Comica Compagnia Perelli, che travaglia in questo nostro Teatro. Saranno sincere quali le bramate, perchè non sono dettate da veruna prevenzione favorevole, e sono le voci stesse di ogni ceto di persone, che interviene alle recite. Tutta la Compagnia ha incontrato l’universale aggradimento. Ha esposto sulle scene delle Rappresentazioni interessanti con tutta esattezza, e con nobile decenza. I nuovi sei soggetti riscuotono molti applausi, e frà gli altri la Prima Donna, e la servetta sono abilissime, e piacciono al sommo. Si distinse la Prima Donna specialmente nel sostenere la parte difficilissima di Semiramide nella Figlia dell’Aria, in cui con tanta forza, naturalezza, e grazia n’espresse i differenti caratteri, che dalle comuni acclamazioni se ne volle la replica. Il Sig. Martelli parimenti hà superato la espettazione di tutti nella per esso affatto nuova Maschera di Pantalone, e se proseguirà con calore, e studio nell’esercitarsene non ci lascerà desiderare i più rinomati soggetti, che sostennero questo carattere. Il fatto finalmente incontrastabile si è, che noi siamo contenti di loro pel dilettevole trattenimento, che ci danno, ed essi di noi per la copiosa ricolta, che fanno dai pieni Teatri, che ogni sera si veggono. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Scrivono de Verona, che la sera de’ [294] 2 corrente fu cola posta in iscenna l’Opera Buffa intitolata Bernardone e Giannina messa in Musica dal celebre Sig. Maestro Cimarosa. Che la rinomata Signora Boccarelli piace moltissimo, benchè sia discesa al canto d’un diverso carattere, perchè sostenne con egual valore in quel Teatro la parte di prima Donna seria, e si fece molt’onore nell’Arie gravi all’Accademia data in Quaresima per solennizzare l’elezione in Proc. di S. Marco, di S. E. K. Mocenigo, ch’era alla reggenza di quella Città, e Provincia.

Nel Foglio di Mercordì v. daremo i titoli delle due Opere serie per la prossima Fiera dell’Ascensione, di questi Nob. Teatri a S. Benedetto, ed a S. Samuele, ed insieme la nota de’Personaggj, che vi agiranno.

Avvisiamo intanto che li Maestri di Musica sono li Signori Gardi e De Blasis; il primo per S. Benedetto, il secondo per S. Samuele; che attesa malattia grave, da cui però s’è riavuto, il Sig. Traffieri non potè venire all’adempimento del suo obbligo, e in luogo suo i Balli saranno composti a S. Benedetto dal Sig. Gioja.

Nella Salizzada di S. Moisè rimpetto alla Chiesa erasi trattenuto la sera dell’altr’jeri il Cameriere d’un’illustre Patrizia Famiglia osservando la mostra d’un mercante da ghiribizzi donneschi. Nell’atto di volgersi s’incontrò col guardo in due donne volgari, che di là passavano accompagnate da un tale, che dicesi sia uno de’custodi di queste pubbliche carceri. Costui prese l’accidente per una curiosa insolenza, e rimproverò il Servitore vantando l’onestà di quelle femmine ch’erano seco lui. Egli cercò disingannarlo con delle rimostranze civili; ma questo geloso carceriere in vece di calmarsi s’accese maggiormente di sdegno, e a tradimento ferì al collo il Cameriere a cui servì di difesa, forse per salvezza della vita, la fibbia del collaretto.

Così narrasi il caso. È pericolo sino il guardar certe donne quando son al fianco di certi ombrosi plebei, ch’estendono il loro privilegio esclusivo sino contro le occhiate della gente che trovan per via.

La finzione smascherata.

S’è trattata recentemente una Causa a questo Eccellentis. Cons. di 40. C. N. trà certi Nob. Signori LL. CC. e un Agente rappresentante la Parte avversaria, tutti abitatori d’una Terra della Provincia Bresciana, e fu decisa a favore de’LL. CC. Un Signore di quel paese, che stà sull’etichetta, e và in cerca d’occasioni di fare uffizj di condoglienza, e di congratulazione, si vestì a lutto, e portatosi in aria di mestizia all’abitazione dell’Agente perditore gli dimostrò un vivo rincrescimento per il seguito Giudizio ad esso contrario, e un ardente desiderio accompagnato da fervorose preci all’Altissimo d’aver a consolarsene per l’esito della Causa in pristino da lui rimessa. Furono credute, e gradite le sue proteste. Tornato a casa sua egli depose l’abito nero, e vestito d’uno da gala passò all’abitazione de’vincitori LL. CC. e componendosi la faccia a ridente letizia esagerò una vera allegrezza per la loro vittoria onde n’ebbe ringraziamenti, bacj, ed amplessi. Contente ambe le Parti d’avere in lui un vero Amico si parlò il giorno seguente ad una conversazione della gioja da lui sentita per il seguito Giudizio atteso il suo benevolo affetto alla famiglia de’LL. CC. Come, prese a dire uno dell’adunanza, se è tutto al contrario? Io l’ho veduto a corruccio colle lagrime agli occhi condolersi col loro avversario. Verificata la burla non c’è chi più gli creda nemmeno se stilla da’labbri la quintessenza della verità, e si concitò la derisione e il disprezzo.

[295] Che per interesse, o per acquistar onori gli uomini raffinino l’ingegno nell’arte dell’adulazione, e della menzogna, non è da stupirsene. La è stata sempre, e la sarà sempre così. Ma è ben nuovo, e strano, ch’uno faccia una simile mascherata unicamente per piacere alle parti contrarie, e non prevegga che in un piccolo Paese queste burle non posson durar che poch’ore.

“Lunedì 10 Maggio corr. sarà eseguita sul Terraglio una Corsa di Fantini, o sia uomini a Cavallo.

La Corsa sarà di un miglio, e la Mossa sarà a Mestre al Palazzo del Calzavara, e avrà la sua meta alli quattro Cantoni.

Saranno li Cavalli col Fantino al N. di 9, o di 12 nè più, nè meno, tre, o quattro de’quali saranno estratti a sorte per la prima corsa, così pure per la seconda, e similmente della terza.

Li Cavalli e Fantini vincitori d’ognuna delle suddette Corse dovranno fare l’ultima Corsa, e quello frà questi che vincerà il primo avrà il premio di Duc. d’Argento trenta, il secondo Duc. d’Argento quindeci, il terzo Duc. d’Argento dieci.

Dovranno darsi in nota, ed arolarsi il giorno di Domenica li Fantini co’loro Cavalli per l’effetto d’essere destinati alla sorzione delle loro Nicchie.”

Cause.

Terzo Consiglio al Coll. Ser. de’XXV.

Mane 5. Maggio 1790.

“Una Causa di delicato Argomento formò il soggetto delle dispute di quattro Eccellenti Nostri Avvocati.

Il Sig. Ant. Ferrari depositò nelli giorni 21. Giugno 1784., e 28. Aprile 1785. nel Santo Monte di Pietà di Verona due suoi Capitali. Uno di L. 6200. l’altro di L. 15500. col prò al 4. per cento verificabile un’anno dopo le rispettive date del Deposito.

Nell’anno 1787. si rivolse il Ferrari al Monte medesimo, e ne richiese la Restituzione; ma trovò con sorpresa nelli Rappresentanti dello stesso una assoluta recredenza, sostenendo essi, che questi Capitali fossero stati restituiti, e personalmente levati dal Ferrari li 29. Ottobre 1784. e 1785.

Prima di proponere l’importante questione è necessario d’aver un idea dell’ordine essenzialissimo, con cui vengono dal Monte ricevuti, e restituiti li danari de’Proprietarj.

Ecco le Regole stabilite da appositi Capitoli del Monte, da una Parte della Città di Verona 1756. 4. Agosto, e da un Sovrano Decreto dell’Ecc. Senato 19. detto, che siccome riguardanti tanto la sicurezza de’Privati quanto quella del Monte servir devono di norma inalterabile.

Il Capitalista porta il danaro al Monte. Questo viene ricevuto dal Cassier coll’assenso del Prior, e Governatori. Il Cancelliere deve per legge de’Capitoli registrare in Libro Istromenti il danaro ricevuto, e le relative Condizioni alla presenza di due Testimonj; Come egualmente il Cancelliere deve scriver esso il lievo, e restituzione de’danari, lo che viene poi fatto ne’rispettivi Libri dalli Ministri Scontro, e Quadernier.

Tale fu in fatti il metodo tenuto nelli depositi del Ferrari fatti al Monte; ma non però tale nel Lievo; mentre, s’attrovava ne’Libri l’annotazione d’essere stati questi restituiti, ma ciò era scritto di mano d’un’Assistente del Ministro Cancelliere, e non altrimenti di esso; Quindi nella spiegata negativa delli Rappres. di detto Monte, si produsse il Ferrari con Dimanda 15. Mag. 1789. al Mag. Ecc. de’Scansadori per la Restituzione de’suoi Capitali col Taglio, in quant’occorresse delle illegali Annotazioni fatte, e questa fu dalli Rappres. il Monte incontrata con Scrittura 16. Agosto susseguente.

Seguita Spediz. li 25. Sett. p. a fa-[296]vore del Sig. Ferrari venne portata in Appellaz. mediante Atto di Rimessa Al Coll. Ser. dei XXV., ove dalli Avvocati del Monte si disputò, in primo luogo, che le leggi accennate lasciavano adito anche agl’altri Ministri a scrivere nel Libro Istromenti li depositi, e le restituzioni, quindi che sostener non potevasi, che il solo Cancelliere fosse il Ministro legalmente esclusivo d’ogn’altro e poi cercavano di giustificare il fatto colle conformi annotazioni delli altri Ministri Scontro, e Quadernier, dimostrando in fatto, che attese le gravi occupazioni di questo Ministro fu scritto alcune volte dal Nodaro di lui assistente, e perciò stabilivano, che le annotazioni controverse facessero la piena prova legale della restituzione.

All’incontro li Avvocati del Ferrari rimarcarono al Giudice che la legge era evidente, risoluta, ed esclusiva d’ogni eccezione. Che nell’argomento admetter non potevasi parvità di materia; e che ridotta l’ultima differenza all’esame se fosse stato, o nò serbato l’ordine dalla legge de’Capitoli, unica regola de’Contraenti, voluto, non potevasi per il fatto incontrastabile assolvere il Monte dell’addimandata somma de’Capitali.

Tutti si distinsero nell’ingegno, e nella forza del dire; ma seguì amplissimo Spazzo di Laudo a favor del Sig. Ferrari.

Con Voti al Taglio N. 5.

al Laudo N. 16.

Non sinceri N. 1.

Avvocati al Taglio.

Ecc. Ant. Lorenzoni.

Ecc. Steff. Steffani.

Ecc. Gaetano Pinali Itnerruttore.

D. Ant. Peretti Interv.

Al Laudo.

Ecc. Tommaso Gallino.

Ecc. Gio: Battista Cromer.

D. Bort. Comarolo Interv.

Una persona, che viaggia tutto l’anno, ricerca un cameriere abile da pettinare, esatto, e puntuale. Chi vi applicasse parli con Caffettiere Florian sotto le Proc. nuove.

In Senato 6. cor.

Prov. alla Camera de’Confini dura m. 24

s. Gir. Asc. Zustinian K.

Savio in settimana per la v.

s. Agostino Garzoni.

È finalmente arrivato in questo porto il Sig. Capit. Calvi venuto da Lisbona con carico di Zuccari.

È Arrivato a Palermo il Cap. Ant. Pugnaletto, proveniente da Venezia.

In Treviso.

Casino presso le mura alle Orsoline Vecchie, con tutte le sue comodità, e Scuderia. Annuo affitto duc. cor. 130.

Chi vi applicasse parli in Treviso al Cocchiere di Mons. Vescovo Giacomo Valerio, o con sua Moglie; a Venezia col Mastro di Casa di Cà Piovene alla Maddalena Gius. Ghezzi.

Verona. 6. Mag. 1790.

“Oggi a ore 17 passaron di quì 4 Principi di Toscana tutti fratelli, provenienti da Mantova con 3. car. a tiro 6. Videro la Rena sinchè cambiavansi i cavalli, poi proseguirono per Roveredo onde pernottarvi. Stettero qui un’ora sola. Si attende in altre due divisioni il seguito della R. Famiglia.

Cambj 7. cor.

Lione 55. e mezzo Parigi 54 e un 4to. Roma 63 Napoli 114 e 7 8vi. Livorno 100 e mezzo. Milano 154 e mezzo. Genova 91 Amsterdam 94 Londra 48 Augusta 103 Vienna 198 e mezzo.

Prezzi delle Biade.

Formento da l. 26 a 27 Sorgo Turco da l. 14 a 15 Segale da l. 19 a 20 Fag. bianchi a l. 23 Miglio a l. 16 Risi a duc. 36 al m.

Dell’Oglio.

Di Corfù da duc. 124 a 125. di Zante a 120 Mosti a 129

Morti.

Suor Teodora Macula Ab: del Monastero di S. Giorgio dei Greci. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1