Zitiervorschlag: Antonio Piazza (Hrsg.): "Num. 5", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\005 (1790), S. 33-40, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2568 [aufgerufen am: ].


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Num. 5

Sabbato 16 Gennajo 1790.

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Risposta di P. Giuseppe Manzoni al Reverendissimo Parroco di Campagna.

Tanto mi fu accetto il Quesito di V. S. Rev. quanto mi affatico per muovere i Sacerdoti del nostro Veneto Clero alla risoluzione di predicare spesso il Santo Vangelo, e liberarli dall’imbarazzo del periodare, che diventa intollerabile al Prete, il quale voglia comparire sul Pergamo parecchie fiate fra l’anno a riprendere, ed ammaestrare. Si dedicano agli studj solo di belle Lettere, e per paura del ragionare periodicamente, nè leggono Scrittura Sacra, nè Sacra Teologia, e dopo aver recitato un Panegirico, o due tacciono fino alla morte. Veneto, Reverendissimo Signore, l’età sua, credo faticoso il ministero de’Parrochi campestri; ma il Rituale Romano in Città, e Metropoli, pesa troppo più che in villa non peserebbe. Imperciocchè in villa sono Contadini, e in Metropoli Cittadini delicatissimi. Uniformi sono i Contadini ne’peccati, nelle tentazioni, nelle calamità, ne’disegni; ne’cittadini quasi ciascuno è dissimile. Oh quanto è malagevole al Parroco Veneto osservare tacendo stati di persone sì varj, e sagaci! Intervenienti, Avvocati, Notaj, Ragionati, Fanti, Sgherri, Patrizj, Senatori, Secretarj, Appaltatori, Mercanti, Scritturali, Fattori, Marinai, Soldati, Artigiani, Forestieri, Servi di un sesso, e dell’altro, i quali colla fiducia del Padrone sono facinorosi. Fa d’uopo che rimedj a gravi peccati con maniere prudenti, per le quali il delitto occulto non si muti in notorio, e di esso non abbiano indizj i Magistrati nè perda il reo quel diritto, che ha alla fama. Ecco la prima ragione per cui i Parrochi Veneti non possono predicare per sè ne’ giorni festivi a’Parrocchiali. La Predica frequente non lascia fredda la testa come richiede prudenza negli ardui maneggi. I Frati Mendicanti ajutano nel Confessionale in Venezia; le Chiese Parrochiali non pertanto sono piene di donne incinte, lattanti, abbandonate da’vagabondi mariti; e di donzelle nubili prive di dote. Sogliono queste assediare i nostri Parrochi, e guai se fallano in ripiego.

La seconda ragione, per cui i Parrochi di Venezia non predicano ne’giorni festivi dall’Altare è questa: gli abitanti di Parocchia rrovano quinci e quindi Sacerdoti, che celebrano Messa, e dopo avere soddisfatto al do-[34]vere di assistervi, o si fermano in qualche bottega di Caffè, o passeggiano per le strade, o altrove ciarlano cogli amici; le donne sono impegnate in casa nel preparar le vivande, e spazzare le camere, perciò sarebbe il Parroco solo col Chierico, e qualche vecchierella, e vecchio meschino. Alle ore ventidue, quando hanno le donne ozio perfetto, e se non sono chiamate in Chiesa perdono il tempo forse con visite pericolose, potrebbero suonare campana di Predica; e quest’offizio lo commettono a qualche altro Sacerdote. Infatti la nostra Metropoli tiene in credito la Rettorica delle Scuole sul Pulpito, aspetta elegante parlare periodico, e i Parrochi stanchi per l’ascolto Sacramentale si esporrebbero ad insulti di censure per qualche difettuccio di Arte Oratoria, che diminuirebbero l’affetto Parrocchiale necessario a guidar le Anime nel tribunale di Penitenza, e nella via disastrosa del talamo. Dio volesse che il timore dell’apparecchiata Composizione Oratoria non chiudesse le labbra a’Veneti Sacerdoti, e il popolo della mia Patria venisse a Predica per meditare l’eterne verità piuttosto, che il Quadrimembre Periodo, il Tropo, la Figuretta. A tal fine di tor a quelli ogni paura, e a questo il mal abito di voler giudicar di Oratore colà dove Cristo manda un Predicatore, ho introdotto i Parrocchiali Ragionamenti. O sia facile la maniera di predicare in Venezia (e qualora divota si conservi, e decente si sostentino i novelli Predicatori) o restano le Parrocchie fra l’anno ne’giorni festivi senza pascolo di Evangelica Predicazione. Ora V. S. rifletta, che invitando al Sermone un Predicatore dopo pranzo, si crede che sia per recitarlo con armonia di ben torniti Periodi; invitando alla Scrittural Lezione si pretende simile, e più forbito ornamento. S’inviti al Catechismo in Pulpito? i più ignoranti sognano esser questa la pappa de’Bambolini. Dunque si avvezzino i Veneziani al Parrocchiale Ragionamento senza l’Iperbato, a cui corrono dietro gli amanti della polita Letteratura. Che pare a V. S. Rev.? Ha letto le Decadi in due Tomi de’Sermoni da me recitati nella mia Chiesa P. C. di SS. Apostoli, e dedicati a Sua Eminenza Vincenzo Ranuzzi, che fu Nunzio Apostolico in Venezia; stampati dal Piotto Anno 1779? Quel casesco periodare, quella minuta attenzione alla Crusca impaurisce i novelli Predicatori. Appoggiano tutti li Predicatori il Discorso sulla Scrittura Sacra, su’Santi Padri, su’Concilj; li voglio suppor tutti buoni Dialettici, e buoni Teologhi ma invitando a Ragionamento Parrocchiale di Selva scritta si sciolgono dalle pastoje del Numero Oratorio, che rende lento il corso dell’Orazione, e gli stanca. Sigbert nel suo libro de Sacra Eloquentia avverte; che exquisita verba, castigatiores periodi, splendidiores figurae haec omnia Eloquentiae libertati sunt contraria. Desiderava V. S. Rev., che io mi appellassi Predicator estemporaneo, e come suol dirsi a braccia? Mi avrei così nomato, se prevedeva poter in tal guisa liberar le persone della mia patria dall’aspettazione di una Predica in tre Punti con Esordio, Confermazione, Perorazione, e di armonica, benchè estemporanea, dicitura. I novelli Predicatori studino bene Teologia, leggano molto, scrivano buona selva, e lasciando a’Panegiristi, e Quaresimalisti la tersa pulitezza Oratoria, seguano il fervore, invitino a’Ragionamenti familiari da Parrocchia. Delle Prediche di San Giovanni Grisostomo, scrive Jocrate Istorico, che altre furono studiate, e scritte, altre senz’apparecchiatura, ed a braccio. La Chiarezza non è sì facile, dice S. Agostino lib. 4. de Doctr. Crist. cap. 1. a [35] que’Predicatori, qui praeparata ad verbum memoriter retenta pronunciant. Inoltre non sono io l’estemporaneo Predicatore, che non iscriva selva, nè a tanto rischio voglio chiunque invita a’Parrocchiali Ragionamenti. Idearsi la Predica e affacciarsi dal sacro Pergamo a favellare è da Predicatore fuor di misura improvviso. Scriva l’Orditura, la mediti pregando, e faccia, che l’Arte Oratoria serva alla grazia, nè metta speranza coll’invito nell’Udienza di qualche rara Prosa Accademica. Sisbert ripiglia: Oratoris sapientiae est publicam expectationem nunquam frustrari.

Dispiacque a V. S. Rev. che io abbia chiamato la Predica Quaresimale Predica di Artificio. Il Padre Giannangelo Serra Cappuccino da Cesena mi ha rincorato. Egli nel suo Compendio della Rettorica stampato dal Pezzana in Venezia 1777 Tom. 1. Tratt. 2do cap. 1. §. 5. scrisse: si spiega l’Artificio di due esordj del P. Segneri. Cap. 2. Ss. 5. Artifizj usati dal P. Segneri in varie sue Prediche affine di far giungere l’esito di un racconto nuovo e inopinato. Ivi spiega sei Artifizj, non dipartendosi da questo vocabolo Artifizio, e volle significar Oratorio. Nelle due Decadi de’Panegirici miei stampate dal Piotto Venezia 1779, vi è qualche Panegirico, che prova essermi nell’Arte Oratoria esercitato; dissi qualche, perchè alcuni sono selve di Panegirici. Al presente maturior aetas graviora ornamenta, & severiores pulchritudines postulat. Non è più età da Prediche di Arte, cioè con applicazioni composte, e scritte di parola in parola. V’ha nella proposta di V. S. Rev. una picciola Digressione sul Sonetto in Lingua Veneziana composto da me per celia in lode della celebre Gatta di Mandovì. È narrata ciascuna rara qualità della Gatta in Dialetto Veneziano al R. P. Soam Min. Con. di Torino mio Amico. Ci è l’Eutrapelia non sarò stato Poeta, ma cortese, ed urbano. Mi ha nella mia prima gioventù giudicato sul Parnaso di qualche abilità il Conte Gasparo Gozzi negli stampati suoi Litterarj Giudizj, ed era questi Poeta di ottimo gusto. Nella Corte del gran Duca di Toscana Pietro Leopoldo il Poemetto in lode delle sue Nozze da me composto in Versi sciolti, col titolo le Tre Veneri, stampato da Zatta, fu compatito. Vorrei che dalle Poesie Toscane di me date a luce in varj opuscoli, e giudicate conformi alle regole di Arte poetica da soggetti illustri si decidesse. Benchè? ora le muse mie invecchiano, e gli studj gravi spengono il Poetico fuoco. A me per certo non piace scriver in Dialetto Veneziano; occasione improvvisa mi spinse a scrivere della Gatta. Che ci è in quel Sonetto? idiotismo; e la dura necessità imposta dal P. Soam di enumerar que’pregi della Gatta Torinese. Circa la frase periodo a fiato vuol dire periodo con respiro. Boccaccio giorna. 10. n. 8. Se tu non fossi di conforto bisognoso, come tu sè, io di te a te medesimo mi dorrei. Cicerone nelle prime sue Orazioni servivasi de’Periodi ritondi; ma nell’ultime, come nelle Filippiche servivasi di Periodi concissi, trinciati cioè in picciole clarisulette, chiamate membri, ed incisi. Ne’primi anni della mia Predicazione ho scritto con periodi ritondi, dopo venti anni di tal ministero la lena mi chiama a’periodi concisi, perchè tal maniera di dire suas respirationes habet, & mens respirat cum Oratore. Posa frequente si adatta al Predicator estemporaneo.

Soggetto alla di lei saggezza la mia risposta, e sono Ammirator riverente. [36]

Serie de’Piovani della Chiesa Parrocchiale Collegiata, e Matrice di S. Silvestro di Venezia.

1068 Vital Morari

1097 Eustadio Coronari

1173 Marco Nicola fu poi Vescovo di Castello

1182 Domenico Minoto

1207 Giovanni Contarini nodaro

1251 Enrico Contarini, poi Canonico della Cattedrale di Treviso, indi vescovo di Torcello

1307 Matteo Venier Primicerio della Chiesa di S. Marco fu l’istitutore del Capitolo di Chiesa.

1333 Leonardo Cagnoli Nodaro passò al Piovanato di S. Giminiano, indi al Vescovato di Pola, poi a quello di Chiozza.

1344 Niccolò Ripa

1350 Giovanni Sagredo

1352 Marco Tochi

1358 Geraldo . . . .

1367 Ermagora di Umago poi passò ad un benefizio nella Chiesa di S. Giovanni d’Uderzo Diocese di Ceneda.

1386 Angelo . . . .

1400 Ruberto Contarini di fier Antonio Nobile Veneto.

1404 Angelo Lucca di Eugubio Vicario del Patriarca di Grado Canonico Basilican di S. Marco, ed Arciprete della Congregazione di S. Silvestro.

1413 Andrea Lepretti

1417 Antonio Vatazzi nodaro, prima Prete di S. Maria di Murano poi passo al Piovanato di S. Maurizio.

1430 Filippo . . . .

1438 Biagio Lupi di Veglia poi Patriarca di Gerusalemme.

1450 Antonio da Monopoli

1461 Girolamo Bon Nodaro prima Prete di SS. Apostoli.

1464 Tommaso Pavoni

1464 Leonardo Gatti

1475 Giacomo Negri

1482 Angelo de Angeli poi Piovano di S. Basso

1485 Alvise Bagato

1512 Andrea Tebaldi Protonotario Apostolico

1520 Antonio Boninsegna

1540 Pasqual Pisani prete Titolat o di S. Giacomo dall’Orio.

1544 Sebastian Marquali Canonico di S. Marco.

1566 Baldissera Ponzoni

1569 Antonio Cassiani

1577 Giovanni Claudio

1583 Gasparo Spineda

1585 Niccolò Diedo

1608 Bortolamio Boschetti Canonico della Patriarcale

1635 Francesco Sala Canonico della Patriarcale

1652 Paulo Trevano

1653. Simon Pizzamelli

1659 Antonio Ferrari morì prima di prender il Possesso

1659 Lorenzo Licini Canonico della Patriarcale

1716 Lorenzo Licini Nipote, uomo di esimia Dottrina.

1744 Angelo Armetti

1763 Tommaso de Sot

1790 Francesco Milesi Dottore.

Jeri dopo pranzo questo prese in privato modo il possesso del Piovanato. Senza condannare chi solennizza i fausti avvenimenti seguendo il costume d’aprire la propria casa a una folla di gente la quale in gran parte più che per uffizio gratulatorio concorre per empirsi il ventre di ciambelle, e di bevande calde e fresche, che brontolando si uniscon per forza, è certamente degno della lode de’buoni, chi in occasioni simili senza lasciarsi imporre dalla consuetudine dà un pane alla fame de’poveri piuttosto che un sorbetto alla gola de’ghiotti.

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Risposta alla dichiarazione ricercata col mezzo della Gazzetta Urbana del dì 13 Gennaro corrente sulla pubblicata Topografia del fondo per l’erezione del nuovo Teatro in Venezia.

Brief/Leserbrief► Per istampare s’inumidisce la carta; questa si dilata (e non egualmente in ogni parte di sua superficie) a proporzione del grado di umidità che gli si dà, e della qualità della carta stessa. Riceve l’impressione del rame nello stato del suo dilatamento, e nell’asciugarsi ritorna a ristringersi; quindi si ritroverà sempre qualunque stampa di minor superficie del rame impressole, ed è questo il motivo per cui ad ogni lato dell’esibito disegno topografico del fondo pel nuovo Teatro, si è posta la nomenclatura in abbaco di sua reale estensione; onde non equivocare per l’inevitabile esposto difetto. Una tal fisica verità incognita fino ad ora al Veneto Anonimo non gli farà avere più alcun dubbio di doversi tenere alla nomenclatura in abbaco, e se di essa non ne fosse ancor persuaso viene consegnato il rame originale, col quale si sono stampate tutte le copie disperse, al Cancello del Sig. Gio: Battista Cappellis Notajo Veneto, dove il Sig. Anonimo, e qualunque altro potrà esaminarlo a piacere, e nel quale ritroverà le misure scritte corrispondenti a quelle prese sulla scala modulatoria.

L’esposto inconveniente, che succede nel dilatamento, e ristringimento della carta, non può però dare misurando colla scala, la somma differenza di sei piedi che il Sig. Anonimo ritrova nel lato marcato piedi 42. Ivi ha preso errore nel modo di misurare, come qualunque Professore può facilmente riscontrare.

Per occultarsi egli ha poi fatto un torto non meritato agli Architetti di Parma, Mantova, Modena, Bologna, ed agli altri di Venezia coll’unirli alla sua sottoscrizione, perchè questi non possono ignorare, che i principali Libri di Architettura forniti di disegni, oltre la scala modulatoria, hanno pur la nomenclatura in abbaco, alla quale soltanto il vero Professore si riporta.

Giannantonio Selva Architetto ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Teatri.

Le recite della nuova Commedia a Sant’Angiolo La privazione genera i desiderj hanno continuato senza intermissione sino al passato mercordì sicchè giunsero al numero di nove. Il concorso fu sempre considerabile, e si mantenne l’applauso.

È per avere un eguale, o forse migliore destino, la rappresentazione del Numa Pompilio a S. Luca. La gran udienza della seconda, e della terza sera glielo promisero. Meritava veramente d’essere ben compensato il coraggio di spendere di questa Impresa per decorarla con una magnificenza, che appartenere non sembra a’nostri Teatro comici dove l’entrata costa sì poco. Nella bella scena dell’Atto quarto si vede certamente il pennello maestro. Ricco e ben inteso è il vestiario. I duelli del Marso Loo contro di Romolo, della guerriera sua Figlia, e di Numa che poi lo vince, fatti allo splendore d’un campo di battaglia che arde, son secondati da sonore battute di mano. Egli si fa onore ruotando l’erculea sua clava, e menando colpi da disperato. Il suono de’militari stromenti, il frequente marciar de’soldati occupano gradevolmente degli spazj in quest’azione che riceve tanto onore dal concorso, e gradimento del Pubblico.

Vedremo in Teatro a San Giov. Grisostomo la bellissima scena rappresentante questa Piazza di S. Marco, [38] che servi alla Cantata eseguita a San Benedetto.

Sul Soggetto d’Armida il Sig. Viganò diede Mercordì il promesso secondo Ballo, che riuscì di pubblica universale soddisfazione, espresse la sua intelligenza, e ravvivò la sua fama.

È fissata indubitatamente per la sera de’26 corrente la recita a benefizio del Signor Matteo Babbini, e della Signora Carolina Pitrot. Abbiamo già avvisato, che a loro spese si vedrà eseguita una Scena Drammatica la quale terminerà con un breve duettino cantato da questo famoso Tenore, e da questa impareggiabile Ballerina. Non è a nostra cognizione, che il Pimmalione sia stato altre volte interamente cantato sulle nostre scene. La novità immaginata senza riguardo alla molta spesa, ch’esige la sua esecuzione, deve certamente mettere il Pubblico in curiosità ed apparecchiarlo ad un pieno concorso, che onori le fatiche di questi due eccellenti Personaggi.

Metatextualität► Dall’Autore dell’altro impresso ad num. 104. di questi Fogli fu composto in lode della celebre Signora Mara questo ◀Metatextualität

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Sonetto

Quel plauso, che dal cor libero parte;

Che non cieca passion, o avaro oggetto

Fa risuonar l’arena, e fino al tetto

Dell’alte Logge arriva in ogni parte;

Questo non dubbio segno è di quell’arte,

Che capace è a destar qualunque affetto,

Frutto di quel sudor, che a tale effetto

Spargesti un dì su l’armoniose carte.

Se gioisci, se piangi, o se t’adiri,

Che tu finga non par, ma sembran vere

Quelle gioje, quell’ire, e quei sospiri;

E in tai momenti, no, l’alme sincere

Frenar non san quei moti, che gl’inspiri

Con le tue voci or meste, or liete, or fiere. ◀Ebene 3

“14 Gennaro S. Pietro Orseolo Doge di Venezia, fu eletto con universale applauso al Dogado Ven. l’anno 976. Appena giunto al trono fece ristaurare la Chiesa di S. Marco, e il Palazzo Ducale rovinato da un orribile incendio seguito l’anno antecedente. Ardeva ancora in quel tempo il furore de’Turchi contro i cristiani, ed avendo il zelante Pontefice Giovanni III. eccitati i Principi cristiani contro di loro salì questo Doge sovra potente armata in soccorso dell’afflitta Puglia, e dell’assediata Città di Bari, e con tanto valore combattè, che non solo la liberò dall’assedio, ma discacciò dal Monte Gargano i Turchi, che si resero. Tale, e tanta vittoria riportò questo Principe benemerito della Cristianità, e della Patria, che lo incontrò nel ritorno, e il ricevette come glorioso Trionfatore. Quietato lo strepito dell’armi, essendo l’animo suo tutto volto al culto divino fece venire [39] da Costantinopoli una Pala di rara ricchezza, e bellezza, e fattala riporre sull’Altar grande della Chiesa di S. Marco, accrebbe al Tempio splendore, e magnificenza.

Governò il Ducato due anni e dappoi si ritirò nella vita Monastica con Giovanni Gradenigo, e Giovanni Morosini religiosissimi Cittadini; e se n’andò con S. Romualdo istitutore dell’ordine Camaldolense, e Mauro di Ravenna nel Monistero di S. Michele di Cussano in Francia nella Provincia di Guascogna, dove terminata l’innocente sua vita si rese chiaro per molti miracoli fatti dopo la sua morte.

Sua Serenità in Manto d’oro col solito accompagnamento, e mura di Senatori scende nella Ducal Basilica ad udir la Messa Solenne, dove sta esposto tutto il giorno un insigne reliquia del suddetto Santo, donata alla Repubblica dal fu Luigi XV. Re di Francia l’anno 1732 e portata a Venezia da due Monaci del Monastero di Cussano. In quell’anno si fece una solenne Processione coll’intervento del Principe e del Senato.

Nell’anno 1778 in questo giorno fu eletto per Doge Paolo Renier.

Spettacoli della Piazza.

Non è molto spazioso il circolo intorno a cui fanno i ben addestrati cavalli le loro corse. Per ciò è molto più difficile e stimabile il seguente giuoco del portentoso pagliaccio. Stendonsi tre fascie lateralmente in proporzionate distanze a tant’altezza che l’uomo sul cavallo montato le trova correndo al segno dell’umbilico. Così per passarvi è in necessità di curvarsi, e può dirsi appena rialzato s’abbassa. Ma questo è poco pochissimo. Più d’una volta in vece di passar sotto la fascia vi salta sopra, e spicca sì giusto al salto che ricade sul cavallo, e vi si pianta colla prima fermezza. In uno spazio poco esteso eseguir triplicatamente questo esercizio di forza, d’agilità, d’equilibrio, è cosa che fa rizzar i capelli.

Ma la Gazzetta non può finora render conto che di quello ha veduto, e siccome di sera in sera si cangia, e si fa più, o meno, così avrà occasione di rinnovare le sue lodi dopo aver veduto del nuovo. Sa, per altrui relazione, che alla scuola dell’umana accortezza vincitrice della forza degli animali, e regolatrice delle lor operazioni, que’cavalli hanno imparato a cader a terra e fingersi morti al suono d’una lugubre Sinfonia, e che a quello d’una vivace ed allegra si rialzano come festeggiando una vittoria. Sà che l’alato Pagliaccio oltre le descritte bagattelle fa anche quella di fingersi ubbriaco, e negli stessi sconcerti del suo barcollare rrova l’armonia dell’equilibrio. Corpo di Bacco! a chi può mai non venir voglia d’andar a vedere questi prodigj della Gymnastica?

Disgrazie.

Passando dal Golfo di Volo a Costantinopoli con carico di formento il nostro Capit. Franc. Beroaldo sulla sua Nave-atta La Bella Venezia, perì miseramente con un suo figlio d’anni 13. c. con tutti i marinaj (dicesi ch’un solo siasi salvato) e con 50 passeggieri. Chi riferisce che il deplorabile avvenimento seguì nel Canal di Costantinopoli, chi nel mar di Marmora; chi dice che il Legno si ruppe a una secca, chi che si sia affondato com’è più probabile, e perch’era vecchio, forse non ben racconciato, e perchè la perdita di tanta gente fa supporre una sommersione.

Sia in un modo, o nell’altro, la gran disgrazia merita le lagrime dell’umanità. [40]

Esibizione.

“Trovandosi senza impiego un’espertissimo Giardiniere e pieno di abilità specialmente per la coltivazione di Agrumi, come anche capace di una Agenzia di Campagna per la direzione e Scrittura, Giovane di età, e con la sola Moglie, essendovi qualcheduno, che vi applicasse per riceverlo al suo servizio, potrà intendersela in Venezia coll’Illustrissimo Sig. Mario Loredan a S. Margherita, ed in Padova col Sig. Francesco Conzatti Librajo al Ponte di S. Lorenzo.

Savio in Settimana
per la pros. v.

s. Antonio Ruzzini.

All’Albergo Reale.

S. E. il Sig. march. Lucatelli milanese Cav. di S. Luigi ec. Colonnello al Servizio di S. M. I. venuto da Belgrado con 4. domestici tedeschi ed ungheri.

S. E. il Sig. conte Fed. Starpert Prussiano con due domestici.

Li Signori Ruijgness, Starpert, Vinaijt, e de Vitt olandesi.

Sono in questo Albergo apparecchiati gli Appartementi per una Famiglia di Cavalieri Francesi, che li ha ordinati, e s’attendono da Firenze con molta servitù.

Allo Scudo di Francia.

Il Sig. Pietro Lkosti Olandese

Il Sig. March. Cam. Bevilacqua di Ferrara con comp. e domestico.

Il Sig. C. Ant. Petrobelli Bergamasco.

Il Sig. de Zighyni e il Sig. Baron di Raigersfeld di Lubiana.

Cambj 15 corr.

Lione 57. e mezzo. Parigi 56 Roma 62 e 3 4ti. Napoli 116 Genova 91 e mezzo. Amsterdam 92 e mezzo. Londra 48 e 3.4ti. Augusta 102 e 3 4ti. Vienna 198 e mezzo. Milano 155. Livorno 99. e mezzo.

Prezzi delle Biade

Formento a L. 35 10.

Sorgo Turco da l. 16. alle 17.

Segale a 21.

Fag. bianchi a l. 22.

Miglio dalle 16 alle 17.

Risi da duc. 35. a 35 12.

Di partenza.

Checchia Prov. divina Cap. Ant. Lissa Veneto con can. 13 e marin. 14. per Lisbona a drittura entro il venturo mese.

Per questa sera

A Sant’Angiolo

Il Pittore Naturalista

A San Luca

Replica di Numa Pompilio

A San Gio: Grist. nulla per divozione, e nemmeno a S. Benedetto, nè a S. Moisè. ◀Ebene 2

Ricapiti per le Notizie ed Associazioni di questo Foglio.

S. Bartolommeo in calle stretta dal Colombani Librajo.

A S. Giuliano dal Curti Librajo appresso il Caffè di Menegazzo

Si paga un Zecchino all’anno anticipato, o diviso in Semestri, ed ogni Assocciato è servito due volte alla Settimana alla sua abitazione, o ricapito.

Le Assocciazioni si ricevono in qualunque tempo. ◀Ebene 1