Zitiervorschlag: Antonio Piazza (Hrsg.): "Num. 4", in: Gazzetta urbana veneta, Vol.4\004 (1790), S. 25-32, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Dickhaut, Kirsten / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.2567 [aufgerufen am: ].


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Num. 4

Mercordì 13 Gennajo 1790.

Ebene 2► Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Gazzettiere.

Avrete già ricevuta l’ultima mia, in cui rispondeva qualche cosa a quel Sig. Forense. Ho detto di lasciarlo gracchiare, e per questo non continuerò l’Apologia, nè attenderò il fine delle sue accuse veramente Forensi, tuttocchè molto potessi dire con cui smentirle. Aggiungerò solo alcune cose, che lasciai per brevità, e che gli saranno di grande avvantaggio, volendosene approfittare. Consigliatelo, mio dolce amico, a proseguire la descrizione delle cause, giacchè dite, ch’egli lo faceva sì egregiamente, come lo credo. Ciò facendo, oltre ad un lodevole ed ottimo esercizio per sè, egli presterà un bene, per cui tutti gli resteranno obbligati. Sono certo, ch’egli così si farà assai più stimare ed ammirare, che col voler mettere il becco in molle facendo il pedante meschinamente. Dissuadetelo ancora di quella pazza fantasia di essere l’Avvocato del Pubblico. Oltrecchè non avrebbe questi a gloriarsi molto de’fatti suoi, non gli risarcirebbe mai così bene le ore che per esso impiegasse, come soglion fare i privati. In seguito poi, se gliene continuasse la malinconia, lasciate pure ch’egli sbrachi a criticare i miei scritti, ed a prender per mano il Sig. Olivo e la nostra società. Concedeteglielo, come parimenti a chiunque altro si sentisse stuzzicare dal malnato appetito di disturbare la quiete altrui, o d’inorpellare al pubblico le sue cattive massime, perchè non abbia egli a prestar orecchio a certe verità, che a questi tali penetrano in sul vivo. Non dubitate, ch’io m’abbia a lagnare di voi a cagione delle altrui critiche. Per risposta a tuttociò che potrebbe venire scritto per l’avvenire contro di me, io ho stabilito di mandarvi alcuni frammenti d’una traduzione, i quali oltreciò potrebbono calmare lo spirito a tutti quelli, che si sentissero attaccati con qualche imputazione, e non lo avessero abbastanza forte per resistevi, e per apprezzarle come conviene. Serviranno ancora per far vedere alla gente invidiosa e maligna, ed a certi animali bisbetici, qual gloria aspettare si possano dai loro morsi, e dai loro calci. Spiacemi solo che lo scritto non mi sia venuto prima d’ora sott’occhio, che avrei risparmiata a’leggitori vostri la noja anche di quell’ultima mia.

Ebene 4► . . . “Allorchè un uomo è capace di scrivere qualche cosa, egli mostra giustezza di spirito non rispondendo alle ingiurie, e alle calunnie, colla stessa [26] acrimonia con la quale vengono spacciate contro di lui; ma allorquando egli ha in mano di che rendere la pariglia al suo Antagonista, e di che vendicare i suoi torti, vi rinunzia del tutto, e soffoca il suo risentimento, egli fa un’azione in cui avvi qualche cosa di Eroico, e di grande. Quanto più l’ingiuria è toccante, e mal fondata, tanto maggiore è il suo merito nel perdonarla.”

“Io non trovai riflessione meglio condata, nè che siami tanto piacciuta fome quella di Epitteto, che considela un nemico sotto un’aspetto novello, e che ce ne porge un’idea del tutto differente da quella che d’ordinario ne vien concepita. Eccone il senso in poche parole: Avvi qualcheduno, che vi tacci d’orgoglio, o di cattivo naturale, o vi accusi d’invidiare altrui, o di aver troppo buona opinione di voi medesimo, di essere ignorante, o calunniatore? Esaminatevi bene, e guardate se tali rimproveri sono legittimi, o nò. Se non lo sono, pensate, che voi non siete quel tale, che si vitupera, ma che è invece una persona immaginaria; pensate, che, chi vi biasima, ama forse quello, che voi siete in realtà, benchè odii soltanto ciò che sembrate agli occhi suoi. Ma se trovate ben fondati i rimproveri, se voi siete quello, ch’egli vi crede, un invidioso, un uomo di cattivo naturale, correggetevi tantosto, diventate onesto, affabile, obbligante; allora i suoi rimbrotti cadono da sè, o se continuano, voi ci dovete essere insensibile; voi non siete più la persona, che ne vien tocca.”

“Io applico sovente a me stesso questa regola, e quando sento, o leggo un qualche scritto satirico, in cui mi si prenda per mano, esamino tosto la faccenda, e guardo se i tratti cadono o nò sopra di me. Se ci trovo di che condannarmi, proccuro di correggermi; se poi l’invettiva non è fondata che sulla menzogna, non me ne reco a male. Faccio il conto, che il mio nome messo in capo ad uno di questi scritti non sia altra cosa che un di que’nomi finti, che gli Autori talora mettono in uso per rappresentare un Carattere di loro invenzione. Perchè un uomo sarà egli sensibile ad una critica, o ad un tratto satirico lanciato contro un difetto, di cui non è egli colpevole? Ovvero, perchè subirà egli la pena d’un delitto, d’una mancanza che non ha commessa? Questa insensibilità è una forza di spirito, che ciascuno deve dimostrare per far conoscere la sua innocenza, e senza la quale sarebbe impossibile, che un uomo di qualche distinzione, o che abbia del merito, vivesse tranquillo ed in pace con sè medesimo.”

. . . “Ecco qual’è il mio pensare, ed ecco le ragioni per le quali non o mai voluto rispondere formalmente a coloro, che hanno criticato i miei scritti. Inoltre un’opera piena di riflessioni personali, e di dispute, è quasi del tutto inutile al pubblico. Quindi io non ho mai traviato per ribattere i cavilli, e i miserabili raggiri contro di me infantati dall’invidia o dall’ignoranza. Le smargiasserie de’sciupatori di carta, i quali non hanno altro mezzo per farsi conoscere, che quello d’attaccare gli scritti che ottennero qualche riputazione, m’avrebbono prestato motivo di esercitarmi come va s’io avessi voluto, e se m’avessero trovato disposto di entrare in lizza con essoloro.”

“Finirò colla favola del viaggiatore di Boccalini, il quale intronato il capo dallo strepito delle cicale, saltò furiosamente di cavallo, risoluto di massacrarle tutte. Ma questa era, come rimarca l’Autore, una fatica del tutto inutile, avvegnacchè s’egli avesse continuato il suo viaggio senza badare a quegl’insetti, essi sarebbono tut-[27]ti morti in poche settimane, ed egli non ne avrebbe sofferto il menomo disturbo . . .” ◀Ebene 4

Credetemi quale ho il piacere di protestarmi. Il vostro Lonvaglia 3 Gennajo 1790. Dal solito luogo. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Gazzettiere Urbano.

La Topografia del fondo esibita dalli nobili, e Signori Presidenti, ed Aggiunti della compagnia del nuovo Teatro da erigersi in Venezia, a tutti gl’Architetti Nazionali, e Forastieri invitandoli a produr disegni per la Fabbrica stessa entro il pros. venturo mese di Febbrajo, è scoperta da’Professori stessi equivoca nelle misure. Quanto importi l’esattezza di quella, che è l ҆ unica base sopra la quale li Professori lontani devono stabilire le loro idee, e porle in disegno eseguibile senza alterazioni, o diminuzioni, deve esser noto ad ogn’uno, e massime al Sig. Gio: Antonio Selva Architetto, che la lineò, e sottoscrisse.

Ripugnando in quella, la scala modulatoria sottopostavi, con la nomenclatura parziale marcata in abbaco ad ogni lato dell’esibita trapezzia superficie da occuparsi, resta con questo Viglietto pubblicamente eccitato il Sig. Selva Architetto suddetto a dichiarire con la medesima vostra Gazzetta a lume d’ogni Architetto, se debba stabilirsi quell’area per quanto consta dalla scala modulatoria, o per quanto consta dalla appostavi nomenclatura, (cosa che le farebbe cambiar figura e quantità); giacche si trova il lato piu essenziale marcato per piedi 42, quando dalla scala consta essere di 48. e la diagonale punteggiata, che segna la latitudine interna dall’Angolo B. all’angolo opposto marcata per Piedi 83. oncie 6. consta dalla scala, di Piedi num. 85. (notabilissime differenze.)

Il Sig. Gazzettiere Urbano è pregato della sollecitudine maggiore, onde abbiano campo i Professori concorrenti di esattamente servire alle esposte premure de’Nobili, e Signori Presidenti suddetti, e s’attende la decisiva risposta nella Gazzetta susseguente.

Di Parma, Mantova, Modena, Bologna, e Venezia.

NN. NN. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Avviso delli Eredi di Marco Moroni Stampatori, e Libraj in Verona,

“Dopo l’Edizione in quarto dell’opere Filosofiche in Tomi nove, dell’Etica in Tomi cinque ed un Tomo dell’ore subcessive del celebre Cristiano Wolfio; diamo ora al Pubblico la Matematica dello stesso in Tomi cinque con aggiunte in fine di ciascun Tomo, del Sig. Dot. Giuseppe Vita Coen Veronese, eseguite con tutta modestia a solo fine di levare agli studenti le difficoltà più spinose, che quà e la s’incontrano nell’Opera, non per colpa dell’Autore ma della materia. Esce intanto il primo Tomo della suddetta matematica, la cui stampa fu eseguita sulla forma dell’Edizione Ramanzini: il suo prezzo è di L. 24. Venete, gli altri seguiranno in appresso senza remora alcuna. Questo primo Tomo si dà separato da gli altri al prezzo suddetto.

Istruzione intorno alla malattia convulsiva denominata Tetanos, in ottavo grande. Questo libro stampato con nitidezza tipografica presenta i migliori lumi sopra tal malattia. La pubblicazione di questa istruzione ideata dai celebre Sig. Carrete della Real Medica Società di Parigi, devesi al genio, ed allo studio del Sig. Dot. Zenone Bongiovanni Medico Veronese, che ne ha giudiziosamente ampliata la dottrina, e i pratici insegnamenti: tal Libro è di pagina 98 il suo prezzo è di L. 1:10.

[28] Dello stesso Storia di sette Donne risanate dal veleno die Funghi 8. di pagine 52. L. 1.

Osservazioni, e Considerazioni Teorico Pratiche intorno le cagioni, la nautura, e la cura della Polmonar Tisichezza del ch. Sig. D. Benigno Cannella Medico Tirolese della Città di Riva, Tomo primo in quarto grande di pagine 348 si vende per conto dell’Autore per L. 6. sciolto.

Discorso del Santissimo Rosario colla maniera utilissima di recitarlo per ottenere la grazia di una buna Confessione a cui si aggiungono cinque sacri Discorsi del Sig. D. Gioachino Mutinelli e le Poesie Sacre Italiane del Sig. D. Bonaventura Auregio, ed in fine per appendice all’opera una Istruzione dell’Autore sulle Indulgenze 8. di pagine 152. L. 2.

In Senato.

9. corrente.

Rev. e Reg. Sopra Dazj. m. 24.

s. Alvise Diedo

Prov. Sopra Ogli m. 24.

s. Ant. Vendramin qu. Franc.

Summe raccolte della pietà de’Fedeli al bacio del sacro Manipolo a sollievo degl’indigenti, che perdettero le loro sostanze nel memorabile incendio de’28 Novembre.

A S. Marcuola Duc. cor. 867. 18.

A S. Giov. in Bragora D. 180. 16.

A S. Polo D. 476. 17.

A San Giuliano D. 605. 20.

Duc. 2130:23.

Oltre alle riportate caritatevoli contribuzioni del Principe, e degli altri nominati Soggetti, devesi aggiungere. La Casa Vivante Duc. 100. La Casa Treves duc. 100. La Comunità del Ghetto Duc. 100.

Compimento della Serie de’Vescovi di Verona.

1442 Francesco Condulmero Patrizio Veneto Nipote di Papa Eugenio IV. fatto Cardinale, Patriarca di Costantinopoli indi Arcivescovo di Bisanzone in Francia, e poscia trasportato a questo di Verona.

1453 Ermolao Barbaro Patrizio Veneto era Vescovo di Treviso, morì li 12 Marzo 1471.

1471 Giovanni Michieli Patrizio Veneto Cardinale, Nipote di Papa Paolo II., morto in Roma nel 1502.

1503 Marco Cornaro, o Cornelio Patrizio Veneto Cugino di Catterina Regina di Cipro, Cardinale, Abate di S. Zenone, Patriarca di Costantinopoli, fatto Vescovo di Verona, morto in Venezia e sepolto a S. Giorgio Maggiore.

1524 Gianmatteo Giberti Nobile Genovese morì li 27. Decembre 1543.

1544 Pietro Lipomano già Vescovo di Bergamo, morì in Iscozia.

1548 Luigi Lipomano Nipote di Pietro, Vescovo titolare di Modone, fatto Vescovo di Verona rinunziò nel 1558 e mori nel 1559.

158 Agostino Lipomano Nipote di Luigi, fu Vescovo di Bergamo, morì in Padova li 7. Luglio 1559.

1560 Girolamo Trivisano Patrizio Veneto Domenicano morto in Trento essendo al Concilio, li 10 Settembre 1562, fu trasportato in Venezia, e sepolto nella Sagrestia a S. Domenico di Castello.

1562 Bernardo Navagero Patrizio Veneto, rimasto vedovo fu fatto Cardinale a Vescovo di Verona.

1565 Agostin Valerio Nipote di Bernardo antecessore fatto poi Cardinale nel 1583, morto in Roma nel 1606, e trasportato a Verona.

1606 Alberto Valiero Nipote di Agostino, Vescovo di Famagosta.

[29] 1631 Marco Giustiniano

1650 Sebastian Pisani I. trasportato da Ceneda, rinunzio nel 1668, e fu dichiarato Vescovo di Tessalonica, morto in Venezia, fu portato a Verona.

1669 Sebastian Pisani II. Nipote di Sebastiano I. era prima Procurator di S. Marco, fattosi Chierico fu eletto Vescovo di Verona.

1690. Pietro Leoni Vescovo di Ceneda.

1698 Gio Francesco Barbarigo Primicerio di S. Marco. Fatto Vescovo, poi trasferito nel 1714 al Vescovato di Brescia, creato Cardinale, e traslatato al Vescovato di Padova.

1714 Marco Gradenigo eletto Patriarca d’Aquileja, fu fatto Vescovo di Verona, e nel 1725 trasferito al Patriarcato di Venezia.

1726 Francesco Trevisan Vescovo di Ceneda.

1733 Giovanni Bragadino fatto poi Patriarca di Venezia nel 1758.

1759 Niccolò Antonio Giustinian della Congregazion Cassinese Vescovo di Torcello, che nel 1772 passò al Vescovato di Padova, ora vivente.

1772 Giovanni Morosini, della Congregazion Cassinese Vescovo di Chiozza.

1789 Gio: Andrea Avogadro. Fu della Compagnia di Gesù.

Spettacoli della Piazza.

Nel Casotto posto tra le due colonne si veggono gli esercizj di cavallerizza, di ballo sulla corda, e di salti, della gran Compagnia del Sig. Luigi Chiarini venuta per la prima volta in questa Città. È composta di 40 persone; ha 25 cavalli, e cominciò le sue operazioni domenica pros-passata. E ҆ introdotto il divertimento dal ballo sulla corda in cui lo Spagnuoletto fa passi Inglesi, e trincia le ottave, e le decime. Il Pagliaccio fa la sua merenda tenendosi in equilibrio colla sedia, e tavola sula corda stessa; salta poi di trapolino, e sino sopra dodici uomini messi in fila l’un dietro l’altro.

L’Inglese balla su un cavallo che và di galoppo; la Chiarini maggiore salta la Scuriata su due cavalli, il Buffo celebre per forza ed agilità fa prodigj; la Chiarini minore in età d’anni 7 su cavallo che và di tutta carriera fa cose incredibili.

Ecco un saggio della bravura di questa famosa Compagnia espresso con altre parole in avviso a stampa adornato da figure in legno, che rappresentano i cavalli, e le donne, e gli uomini che li maneggiano.

Una Lettera de’7 venutaci da Treviso ci esprime la pienissima soddisfazione di quella Città agli spettacoli goduti per l’abilità singolarissima di questa brava gente. Oggi, dicesi, tutti per costì son partiti lasciandoci dal chiaro allo scuro, dallo splendore alle tenebre. Felici noi, ch’ora godiamo il lume di questo Astri!

Ma lasciando le burle, e non badando a’cartelli ma decidendo da’fatti, questo pubblico trattenimento è uno de’migliori che aver si possa nella stagione corrente per ben passare due ore. Prescindasi da quanto si vede operar sulla corda, e da’salti, sebbene vi sia del nuovo e del particolare sì nell’uno, che nell’altro di questi esercizj. Ciò che fissa l’attenzione, ed altamente sorprende, è il vedere, che trà i giuochi di forza, d’agilità, di destrezza, di personale equilibrio, è il più ordinario e meno stimabile quello di star ritto in piedi sul dorso d’un cavallo, ch’ora frenato, ora a briglia sciolta corre a più potere d’intorno. Questo veramente è poco a fronte della difficoltà di tenersi sopra un sol piede a [30] corso avviato in attitudini da Ballerino, ed ispiccar de’salti di sì giusta misura, che al ricader si trovi la sella volante.

Passar, e ripassar la vita da un cerchio, seder da un lato, balzar dall’altro, cavalcar su’ginocchj, rimettersi in piedi, lanciarsi a terra or dall’una or dall’altra banda senza perderla col cavallo nel corso, e dominandolo sempre, son estreme prove di sagacità, e di sveltezza, che sorprendono e fano raccapricciare. Il Pagliaccio poi non è un uomo ma un diavolo, e se trovato si fosse in qualcuno de’passati secoli d’ignoranza a far molto meno di quello che fa, avrebbe avuto un bel premio. Il suo cavallo gira volando ed egli si diverte con tre pomi ritto e fermo sulla sua schiena, come se fosse in terra, e li spinge, e rispinge in alto colle palme senza che gliene cada alcuno. Di più se ne gitta uno dietro le spalle, e corri pur cavalli, ch’egli l’infilza col sottoporgli una forcina da tavola impugnata dietro la schiena. Si fa letto del suo corridore, e vi si stende sopra colla maggior sicurezza, fr . . . . . . ma ci vorrebbe altro a descrivere i prodigj di questo demonio incarnato! Chi non vede non crede, restino serviti padroni, che la Gazzetta non mente, e non è prezzolata al servizio d’alcuno. Due lire per istare in alto, e veni soldi al basso. Per Sabbato sarà detto di più.

Uscendo la sera di jeri da quel Casotto un Giovinotto di Terraferma disse ad un Veneziano, ch’era seco lui. Questa è la prima volta, che veggo simili maraviglie. Dopo sei anni di scuola presa in Accademia il mio Maestro si gloria, perchè sò star passabilmente a cavallo, e gli sembra d’aver fatto moltissimo in poco tempo. Non vedo l’ora di tornare al mio Paese per dirgli che ne sà più un unghia di questo Pagliaccio che tutti i Cavallerizzi del Mondo.

Teatri.

Pienissimo e folto fu il Teatro a San Benedetto per la recita a profitto della Signora Banti. In oro, e in argento la summa de’denari raccolti fu grande, e senza badar a quelli che per genio favorevole, o avverso la ingrandiscono, e la impiccioliscono, si crede di poter asserire con qualche fondamento che non fosse minore di cinquecento zecchini. Il celebre Signor Cavalier Fontanesi fece per la Cantata una nuova scena rappresentante la nostra gran Piazza di cui universalmente dicesi tutto il bene possibile. Egli ha saputo illudere con tanto artifizio la vista separando, ed allontanando gli oggetti, che l’occhio ingannato nello scorrere dall’uno all’altro stenta a persuadersi che il piano d’un sol Telone possa distintamente offerirgli un apparato che tanto fedelmente imita in ogni sua parte l’originale.

A lode della Signora Banti furono in tal occasione composti e stampati li versi seguenti.

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Epitre.

C’Est par les doux accords de sa Lyre agrèable,

Qu’Orphèe apprivoisa le Cerbère implacable,

Qu’aux Enfers enchanta Proserpine, & Pluton

Des Ombres traversant l’affreuse Region,

Et qu’il parvint enfin à voir son Euridice :

Telle etoit l’harmonie & douce, & seductrice.

[31] Qu’attira Plantes, Bois, Rochers, & Animaux,

Et le rapide cours mème arrèta des Eaux.

De la Musique mieux qu’en Homere, & Ovide

Les attraits merveilleux nous voyons en Brigide ;

Elle ravit les Coeurs, & rien n’est plus touchant,

Que sa charmante Voix ; Ah Dèesse du Chant !

De tes accens le son flatteur tel nous inspire

Doux enchantement, aise, & transport, l’on peut dire,

Tels plaisirs inconnus, & gouts de Paradis,

Que Temples, & Autels on t’auroit fait jadis.

Le Mortels, c’en est fait, plus on ne deifie,

Mais de grands Lauriers d’Or1 les couronne l’Adrie. ◀Ebene 3

La Cantata seguita era a due voci. Apollo il Sig. Senesino, Euterpe la Signora Banti. Fu dispensata gratis in moltissime copie alle Signore Maschere concorse al Teatro.

Dicesi che la recita a benefizio del Sig. Babbini, e della Signora Pitrot, a San Samuele, sia stabilita per la sera de’26 corrente.

Il corpo d’arte de’parrucchieri, è in collera con questi Poeti, che sì spesso mettono in iscena qualche suo individuo nel più detestabile aspetto. Fremono i tristi al vedere il loro ritratto, e si lagnano i buoni, che per colpa di quelli soffra in generale la riputazione di quanti esercitano una tal professione. Il vizioso maldicente, e mezzano, introdotto a Sant’Angiolo nella Commedia La privazione genera i desiderj, ha dato occasione a de’nuovi risentimenti. Perchè fingere in colui un parrucchiere, si dice, e non vi sono forse degli onesti, e de’malvagj in tutte le condizioni? Vorrebbesi che questa Gazzetta declamasse contro d’un tale abuso, e se la prendesse contro dell’Autore della presata Commedia. Ma finalmente questo nella sua invenzione non ha offeso il Consorzio de’parrucchieri con certe generali espressioni, che pungono vivamente in altra Commedia stampata di vivente Autore.

Si consoli chi è esente da’vizj espressi nel carattere immaginato dal Sig. Federici, e goda del buon concetto che nasce dal retto operare; correggasi chi si ritrova specchiandosi in quello, e non resti insensibile alle sferzate comiche che cadono sulle sue spalle.

Si ricerca

Un fornimento di porcellana per servizio di 30 persone, di qualunque genere, e qualità possa essere.

Chi avendolo volesse privarsene a discreto prezzo se la intendi coll’Illustrissimo Sig. Giuseppe Contin, che abita nelle vicinanze del Ponte dall’Angiolo dalla parte della Cassellaria.

Albergo della Vicenza per Nobili, e Signori Forestieri in Venezia

Posto in Calle Lunga S. Moisè, vicino alla Piazza di S. Marco, come pure vicino a tutti gl’Illustrissimi Signori Avvocati, ed Intervenienti del Foro Veneto. Il suddetto è nobilmente fornito con tutto il suo neces-[32]sario bisogno per qualunque Forestiero. Sì dà Tavola ed Alloggio a prezzo onestissimo.

Chi desiderasse alloggiarvi dimandi Calle lunga San Moisè per terra, ed il Rio delle Case nuove San Fantino per acqua.”

Treviso 11. Gen. 1790.

Exemplum► “Tutte le volte i ritrovati graziosi, e nuovi non han la sua origine da persone colte, e illuminate; ma talora nascono anche da rozzo intelletto.

Un Facchino avendo una Moglie inquieta, e capricciosa, più volte usò dell’autorità maritale per coreggerla, ma sempre invano; a nulla valevano le ammonizioni, a nulla persino le minaccie. Questa voleva uscir di casa a suo piacere senza rigurdo all’ora, al tempo, beffandosi dei saggj avvertimenti del marito, e non temendo i minacciati effetti d’una rabbiosa collera. Stanco al fine il pover uomo di sparger ai venti le sue parole venne ad una forte risoluzione. Colse il momento opportuno di ritrovar la moglie sola in casa, e usando di sua forza nel trattenerla ferma gli tagliò, senza offenderla, tutti i capelli lasciandola con un rossore vergognoso. Fatto questo gli disse: Va dove che tu vuoi son vendicato.” ◀Exemplum ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Metatextualität► Confermasi questo fatto in altra Let. della med. data, e si aggiunge che questa moglie era fuggita più d’una volta dal Marito: che questo per correggerla aveva tra gli altri rimedj provato invano anche quello del bastone; che per tagliarle i capelli de’quali ella faceva pompa la legò sopra una sedia ben bene, stretta. È anche detto, che dopo averle tagliati i capelli le rasò il capo. Così starebbe più fresca. ◀Metatextualität

Se la paura di questo esempio servir potesse alla correzione di certe Moglj cattive converrebbe mandar a Treviso un milione di benedizioni al benemerito facchino.

Brescia in data 10. cor.

“Sortendo Venerdì di sua Casa questo eccellente Signor Pietro Scaglia Interveniente s’incontrò in certo L. V. che lo afferrò al mantello, e rivoltagli una pistola al petto non lo ammazzò perchè la polvere dell’acciarino non prese foco. Lasciando lo Scaglia il tabarro in mano del suo assalitore, si sciolse, e diedesi a precipitosa fuga. Si attribuisce questo attentato per avere il suddetto Forense difesi i padroni di certa casa ed osteria fuori della porte di Torre lunga, la quale tenevasi in affitto dal reo, e da cui fu giuridicamente scacciato.

Notti sono fu ucciso nell’Osteria del Valetich il figlio di Vic. Luzzari servitore dell’Offizio di Mercanzia di questa Città.

Non si può passar sotto silenzio la magnificenza con cui ora apparisce la Fontana appiedi della Palata ristaurata da questo rispettabile Pubblico sì nelle statue, che negli altri adornamenti; e di giorno in giorno si vedranno gli scherzi d’acqua ch’usciranno da varie parti della med. ora ridotta dal bravo Artefice alla sua perfezione.” ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Di partenza

Nave La Fortuna Cap. Giorgio Gambillo Veneto con cannoni 12 e marin. 16 per Costantinopoli trà pochi giorni

Per questa sera

A. S. Grisost. Ximene Pardo replica.

A S. Angiolo La priv. genera i desiderj replica.

A S. Luca Numa Pompilio Rap. eroico-Tragica tratta da M. Florian. Jeri fu la prima recita. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1

1Allusion à la generositè des Venitiens, pour la Soirèe de benefice, que S. E. Niccolas Venier donne en regal a la dite mad. Banti.