Sabbato 14. Febbrajo 1789.
Giornale Poetico o sia Poesie inedite
d’Italiani viventi in 8. 1789. in Venezia presso Pietro
Marcuzzi. Quest’opera annuo periodica è una racolta delle
più brillanti Poesie inedite de’viventi. Quattro Volumetti all’anno,
uno per ogni trimestre. S’invitano i letterati a concorrervi co’loro
Mss. franchi di porto. Avranno il proprio nome o nò, come più piace.
La scelta è affidata all’Ab. Andrea Rubbi,
che dopo aver dato il Parnaso Italiano de’Morti, continua a propagare il buon gusto colle produzioni
de’vivi. Serio e burlesco vi è ammesso in ogni metro. Le poesie
sieno brevi e di casta morale e di sana politica; nè mai satiriche.
Otto paoli all’anno per gli Associati
Autori, e Paoli dieci per li non Autori. Si
distribuisce dai principali Libraj. È già uscito il primo Foglio; e
ciò per quelli che sel volessero procacciare anche separato. Alla
consegna del prima Trimestre, che sarà in Marzo di questo anno, si
sborserà il denaro in mano di quello che riceverà l’Associazione.
Ecco i nomi degli Autori che lo compongono. S. E. M. Giovanni Pindemonte, i Sigg. CC: Arnaldo Tornieri, Lorenzo
Tornieri, Ab. Gio: Battista Velo,
Ab. Tauro Bettolini, Arc. Gio: Battista Duso, Angelo Mazza,
Ab. Parini, P. Vaninetti C. R. S. P. Belcredi C.
R. S., Artemisco Dedaleo, Bartolomeo Cav. Ricci, Ab. Colombo, Co: Gio: Battista
Cornianti, Dot. Giuseppe Pasta, Cau.
Vannetti, Cidisto ac. Ipp. Andrea Rubbi, ed altri molti, che vollero
essere annunziati o colle iniziali, o col N.N.
Avuta la permissione dall’Eccellentissima Carica si fa
noto, che il gior-
Scudi di Milano …. N. 12.
Scudi di Milano …. N. 8.
Scudi di Milano …. N. 6.
Scudi di Milano …. N. 4.
Scudi di Milano …. N. 2.
XIV. A comune conforto resta di chiarito, che li Capitali tutti trasportati dalli detti Depositi Vecchi di Zecca, e fuori di Zecca nell’Offizio Conservator del Deposito, di qualunque natura essi sieno, continueranno a godere de’privilegj annessi alli Depositi della Zecca, in tutto come godevano quando esistevano nelli medesimi Vecchj Depositi, e così pure resta dichiarito, che li Capitali tutti formati dalle Rate corse potranno esser obbligati a cauzione di Pubblici Parti, e Dazj.
XV. Volendosi libera in qualsivoglia tempo la disposizione a qualunque Capitalista e Ratario dei proprj Capitali, e Rate; si dichiara che le alienazioni che far si volessero dei Capitali Vecchj, e relative Rate scorse, potranno esser effettuate nelli respettivi Offizj della Zecca, e fuori di Zecca durante soltanto il periodo di Mesi quattro successivi, dal dì dell’approvazione del presente Proclama; dovendo esser obbligo delli rispettivi Quadernieri il ricevere li soliti Costituti di alienazione, e quelli pure di obbligazioni, e di Ipoteche delli Capitali, e Rate stesse, sì a Pubblica, che a privata cauzione nelle forme, e colli metodi fin ora corsi a tenor delle Leggi. Spirato poi il soprafissato periodo di Mesi 4. non potranno effettuare li Capitalisti le disposizioni sopraddette, sennon nell’Offizio Conservator del Deposito, dove si sarà verificato il trasporto dei Capitali Vecchj, e relative Rate decorse.
XVI. Tutte le operazioni del riconoscimento, esami, impianti, ed altro che occorresse per il trasporto delle Partite de’Capitali, e Rate delli Vecchj Depositi suddetti nell’Offizio Conservator del Deposito, non avranno a cadere minimamente a peso delli Capitalisti, e Ratarj, ma a tutto sarà supplito col Dinaro della Pubblica Cassa; restando in seguito a solo peso delli Capitalisti, respettivamente, le mercedi alli Ministri incombenti per le Copie delle loro Partite di Quaderno, e Fedi di Credito, che loro occorresse di estrarre dall’Offizio Conservator del Deposito a norma delle Tariffe di esso Offizio, e secondo il praticato.
XVII. Si dichiara in fine, che ogni Azionario potrà riconoscere l’effettiva sua azione seguito che sia il trasporto de’Capitali, e Rate nell’Offizio Conservator del Deposito, dove per il corso di due Anni avvenire esisteranno li Quaderni Vecchj, onde possa ognuno verificare li necessarj confronti; libero restando loro il ricorso al Magistrato competente per l’emenda di quelle differenze, che dai confronti medesimi ne risultassero. Et fic & c.
Dal Magistrato Eccellentissimo delli
Quelli, che ritrovano nella nostra Gazzetta mutilati gli scritti indirittici; e molto più gli altri, che non veggono in essa una parola nemmeno di quanto hanno mandato, nè veruna risposta a certe domande, saranno disgustati, però a torto, del nostro contegno. Alcuni credono, che stampare si possa tutto ciò che si scrive; altri vibrando il colpo e celando la mano pensano alla sola loro soddisfazione, e mai al dovere, e alla nostra convenienza, nè al pericolo a cui esporrebbeci il secondarli. Certuni poi mai si stancano d’inviarci delle cose innocenti, è vero, ma senz’ordine, senza un punto d’interesse, o di curiosità, onde siamo in necessità di scartarle. Ma chi udisse a parte a parte tutti questi malcontenti la ragione sarebbe dal loro canto. Non possiamo, nè dobbiamo stampare tutti i perchè, i quali impongono l’esclusive; e ci costa non di rado un gran ripugnanza il darla a certi pezzi scritti bene, e d’oggetti importanti, che sarebbero accolti con pubblica soddisfazione. Giacchè, vantaggio del tempo e della nostra costanza, ora somministrate vengono a questo Foglio molte materie, preghiamo fervorosamente tutti quei che ci scrivono ad avere in vista i riguardi ch’esige il nostro incarico; a non operar per propria passione, ma per comun bene, o diletto; a considerare scrivendoci s’essi nel nostro caso darebbero in luce quanto tentano di veder pubblicato per nostro mezzo. Una riflessione morale potrà regolare la loro penna. Vi sono tanti argomenti da esercitare lo spirito a comune vantaggio, che si potrebbe rendere un Foglio come questo del più utile trattenimento senza tentar il coraggio del suo estensore, od obbligarlo a de’rifiuti spiacevoli. Possa giungere un giorno in cui sia pago questo sincero voto del nostro cuore, e resa la nostra opera degna d’una maggiore fortuna, e dell’aggradimento de’saggj, scopo onorevole delle nostre fatiche.
Lettera pervenuta da Barban Territorio Vicentino in data dei 4.
Febbraro 1789, ad un Nobile Padovano, quale la rende pubblica ad
oggetto d’interessare il genio degli scrutatori della natura a quali
può spettarsi l’esame, e cognizioni del seguente fenomeno.
Mi si è
presentata occasione di scrivervi per ragguagliarvi di un
fenomeno stravagante e molto sorprendente, del quale me ne
assicurai cogli occhj
proprj, e perciò io stesso ve ne presto sincera
testimonianza.
Nella Villa di Grumolo distante circa due miglia
dalla mia abitazione da pochi giorni nella Casa del Fabbro
s’appiccò fuoco ad un piè del cavalletto d’avanti del letto,
quale si abbruciò ben presto insieme cogli angoli del
Pagliariccio, e del Materasso, e si sarebbe vieppiù esteso, se
la donna, che nel detto letto dormiva, non lo avesse
sollecitamente estinto. La cagione di questo fuoco venne sul
momento stesso attribuita alla negligenza di detta donna. Da lì
a poco il fuoco si scoprì ne’travi della medesima Casa, e fu
egualmente spento, ed un istante dopo viddesi acceso il fenile,
nel quale, mediante il pronto soccorso di molte persone, ebbe
sollecito termine l’incendio; tutto questo avvenne nel corso
della notte, e si continuò ad attribuirne la cagione alla
inavvedutezza della stessa donna. Nel giorno susseguente,
portatosi il Fabbro a governare il di lui Cavallo s’avvide, che
in poco sterco raccolto vicino alla posta v’era una fiamma, la
quale lambendo v’aggirava d’intorno; gridò egli acqua, e con
essa giunse ad estinguerla. Trascorsi pochi momenti, ricomparve
agli occhj di lui la fiamma presso la testa del Cavallo, e
n’accese il fieno, ch’egli aveva d’innanzi per cibo; chiamò
tosto il Fabbro assistenza, e gli riuscì per la quarta volta di
ammorzarla. Si fece ben presto noto questo accidente nella
Villa, v’accorsero diverse persone, insieme col Parroco, e col
Cappellano, quali consigliarono questo pover’uomo di trasportare
fuori di detta Casa i di lui attrezzi, e mobili.
Il Cappellano fece porre nel suo granajo la biada,
e lo stesso fecero altri del rimanente della roba. Frattanto che
facevasi un tal trasporto per ben venti due volte d’intorno alla
Casa s’appiccò il fuoco, ed allora terminò il sospetto che fosse
la donna, attribuendone a tutt’altro la cagione: e quì si
risvegliarono nell’animo di questi Villani pregiudizj,
superstizioni, idee chimeriche, e ridicole.
Eseguito il trasporto, come dissi, della roba dopo
alcune ore si manifestò il fuoco nella Casa del Cappellano, la
quale fu totalmente abbruciata, e così in seguito s’abbruciarono
altre quattro Case, che avevano ricevuto porzione degli effetti
del Fabbro. Mi trovai presente a questi diversi incendj, e
malgrado l’assistenza di trecento, e più persone il fuoco
correndo per ogni parte, restò vincitore frà le di lui
rovine.
Commossi questi Villici da sì lugubre, e
deplorabile caso, fecero divote orazioni implorando la Divina
Provvidenza ad assisterli, a soccorrerli, e a preservarli da
maggiori disgrazie.
Le Case tutte di questa Parrocchia sono rimaste
quasi vedove; per ogni parte si veggono pianti, e s’odono grida.
Nessuno degli abitanti s’affida di restarsene in Casa, e
stentatamente passano i loro sonni frà i Campi. Quest’infelici,
a dir vero, destano ogni compassione, ed assistenza.
Il fuoco continua ad invadere alcuni luoghi, e a
mostrarsi piuttosto insistente nell’uno, che nell’altro; però
fino ad ora non ha
cagionato ulteriori rovine, e se in avvenire si facesse più
lagrimevole la scena, non mancherò di darvene adeguata, e
sincera notizia.
Uno straniero (così è sottoscritto nel suo Foglio a noi diretto) gentilmente ricerca se sia incontrastabilmente vero, che in questa Città non pochi uomini vivano oltre un Secolo, come vide nel Catalogo de’morti, che successivamente abbiamo dato. Facendo conoscere il suo dubbio su questa lunghezza di vita d’alcuni de’nostri abitanti, sembra che sostenerlo voglia colla dimostrazione che ne’luoghi bassi vi sono sempre meno vecchj che negli elevato e che secondo un calcolo ricavato da’registri de’morti, non se ne trova uno di cent’anni che in 3125.
Venezia non è sopra una montagna; il numero de’suoi morti d’anno in anno non arriva ordinariamente che a 6 m. cir. Reggendo il calcolo dello Straniero dovremmo contare appena in essi due uomini d’un secolo, ma ve ne sono costantemente sempre di più, e all’autenticità delle memorie, che si conservano a questo Eccellentissimo Magistrato alla Sanità, bisogna piegar il capo. Non solo è verità quanto riferito abbiamo su questo proposito, ma vi sarebbe da aggiungere qualch’altro recente esempio ommesso su questi Fogli, che riguardo a noi renderebbe il computo meno giusto ancora.
Discorrevasi ieri ad una conversazione intorno all’umana felicità, e trà quei che la negavano assolutamente, v’erano alcuni che collocarla volevano, chi nelle ricchezze, chi nella povertà, chi nella sola salute, chi nello splendore del Secolo, chi nella tranquillità d’un ritiro. Si voleva da un tale che nel sapere consistesse, da un altro nell’ignoranza. L’ultimo a parlare fu un giovine, che dopo aver recitato con enfasi il verso d’Orazio
Dulce,
decorum est pro patria mori,
protestò che desiderava una guerra per morire al servizio del suo Principe, e che non sapeva immaginarsi più bella felicità di quella di sagrificare la vita per la sua Patria. A questo entusiasmo d’antica virtù romana risero tutti gli astanti, ed uno d’essi ce ne diede in iscritto l’avviso stimolandoci a dirci sopra qualche parola.
A noi sembra che il morire per la Patria sia un’onorevole infelicità. La felicità è il vivere per essa, e contribuire quanto meglio si possa alla sua socievole prosperità. Beati que’Governi pacifici, che risparmiando il sangue de’Sudditi, lascia a quelli degli altri la gloria di farsi ammazzare.
Adi 28. Gennaro 1788. V. M.
Nell’Eccell. Cons. di 40. C. N. prima fù introdotta la
presente Causa per il N. H. Avvocato Ordinario, e per nome della
Comunità di Cherso, Ossero, e Veglia, absenti ma per essa presente
D. Gregorio Bortolotti loro Interveniente parte appellata; absente
benchè citato D. Antonio Cordich Conduttore delle Gabelle unite
de’Sali della Provincia della Dalmazia per la Condotta principiata
10 Giugno 1788. come appar delle Citazioni registrate ne-
Che questa Sentenza delli Eccell. Sigg. Proveditori al Sal del dì 4. Giugno 1788. di due & uno seguita a favor delle Comunità di Cherso, Ossero, e Veglia, e contro D. Antonio Cordich Conduttor delle Gabelle unite de’Sali della Provincia della Dalmazia, per la Condotta principiata li 10 Giugno sud. del tenore e continenza come in quella & c.
Addì 9. Febbraro nel terzo, & ultimo Consiglio la Causa sopraddetta è stata introdotta, e disputata dall’Ecc. Silvestrini Avvocato, e per nome del sopraddetto Antonio Cordich Conduttore delle Gabelle unite de’Sali della Provincia della Dalmazia per la Condotta principiata li 10 Giugno 1788 del quale fece fede l’Ecc. Giacomo Galzigna di lui Interv. parte appellante.
Al quale rispose l’Ecc. Cromer Avvocato, e per nome del Capitan
Antonio Budunich da Lossin Grande, come Procurator delle Magnifiche
Comunità di Veglia, Ossero, e Cherso, del quale Budunich Procuratore
fece fede D. Gregorio Bortolotti di lui Interveniente parte
appellata. Replicanti hinc inde li Ecc.
Gallino, & Alcaini, con la presenza anche dell’Ecc. Marco Maria
Sabioni Proc. Fisical per le Pubbliche ragioni. E per la Serenissima
Signoria posta la detta parte, servato il giuramento, e date al
Consiglio le Balle furono.
Quod incidetur – 11 undici)
Quod laudetur – 16 sedici) Restò
Non sincere – 2 due) Laudata
Dal Libro Spazzi
Del Cons. Eccell. di 40. C. N.
Giovanni Cassuro Coad.
Giovedì fu posta in iscena a S. Gio: Grisostomo una non più
rappresentata Commedia intitolata Il Matrimonio
raro col Personaggio del Sior Tonin
Bonagrazia. Ebbe lo stesso infelice destino di quella a S.
Luca Lo Sposo
e mai Marito, non avendo avuto replica
alcuna, nè l’una, nè l’altra.
In questo Teatro s’espose jeri una Farsa non più rappresentata L’Amor Platonico.
A Sant’Angiolo riprodotto li Comici in questi giorni le loro
fortunate Commedie dell’anno scorso, ed ora recitano Carlo l’Ardito Duca di Borgogna.
A S. Moisè si lasciò l’Opera nuova, e si rimise in iscena l’Amor Contrastato.
Li due Teatri d’Opera Seria hanno il possibile diviso concorso, e la
stessa parzialità è costretta a confessare esservi sì nell’uno, che
nell’altro del grande, e del buono. Ad onore del Sig. Senesino stampati sono de’Sonetti che si
faranno volare una di queste sere con profusione, e dispendiosi
accompagnamenti. Preparansi pure de’luminosi onori per la celebre M.
Bacelli.
Una Cagnetta bianca con due macchie nere una sulla testa,
l’altra sulla schiena, perduta Sabbato della scorsa Settimana in
Piazza vicin all’Orologio la porti al Casino di S. E. Candian Bolani in Calle del Carro, che avrà
4. Duc. d’Argento di mancia.
DEL SIGNOR
PIETRO BENEDETTI SARTORINI
PRIMO ATTORE NELL’OPERA SERIA
CHE SI DA NEL REGIO-DUCAL TEATRO VECCHIO DI MANTOVA
NEL CARNEVALE 1789
SONETTO.
Alludesi ai Cigni, che perdutisi da lungo tempo sonosi veduti quest’Anno con meraviglia ricomparire sul Lago.
L’Augel canoro, che sul Mincio un giorno
Col dolce canto moribondo piacque,
Poi da sì lunga età nascoso giacque,
O profugo abitò stranier soggiorno.
Ecco improvviso or fa nuovo
ritorno
Sul le dilette sponde, ove già nacque;
E con le penne candide in quest’acque
Guizzar si vede, ed aleggiar d’intorno.
Ma in vece, oimè, del tenero
concento,
Ond’ebbe un tempo sì famoso vanto
In rauco or geme, e tacito lamento.
Sembra, o divin CANTOR, ch’egli par senta
Le tue magiche note; e del tuo canto
Forse geloso, il paragon paventa.
Del Sig. Ab. Clemente Bondi.
Appartamento di Casa annesso al Palazzo di Cà Zen alla Riva di Biasio: cioè Camere diverse, soffitta grande ad uso di
telai, magazzini ed altro; tutto per il prezzo di Ducati sessanta.
sei valuta Piazza ––– Duc. 66.
Le chiavi sono appresso il Custode di Cà Zen.
Palazzo grande con tutti i comodi possibili, con pozzo d’acqua
perfettissima in Corte di Cà Bolani alla
Pietà paga d’annuo affitto Duc. 400. Le chiavi son in mano del Sig.
Sebastiano Privato al ponte della Pietà.
Se alcuno applicasse all’acquisto del medesimo può ricorrere dal Sig.
Gian Andrea Bonzio Interveniente a S. M.
Zobenigo che avrà tutti i più certi documenti dello Stabile libero,
e svincolato da qualunque obbligazione.
Corner a San Maurizio
vicina al Palazzo Zaguri paga all’anno Ducati
correnti num. 101.
Chi la vuole parli col Fruttajuolo appiedi del ponte di San Maurizio.
Un servizio da Tavola, Dessert, Caffè per 24.
persone, di Porcellana di Sassonia nuova d’ultima moda, dipinto a
fiori naturali, con orlo dorato a merletto.
Chi volesse acquistarlo parli col Sig. Valentino
Francesconi detto Florian
Caffettiere sotto le Procuratie Nuove.
Dodici Cavalieri diedero la notte del Giovedì a loro spese nella Sala
del Sig. Jucchi una brillante Festa di Ballo
empiuta da sole Ballerine Teatrali tra le quali intervennero le
celebri Signore Bacelli, e Pitrot. Il ricevimento si fece dalla Signora Campioni.
Questa sera gran festa dalla Magnifica Accademia degli Orfei.
Seguì, a norma del nostro avviso, quella de’Rinnovati la notte de’7., e le succederà la seconda quella
dei 24.
Venerdì 13. Febbrajo.
Lione 58, e 7 8vi. Parigi cinquantanove. Roma sessantadue e 7 8vi. Napoli 119 e mezzo. Livorno 99. e 3 4ti. Milano 155. Genova 92 e mezzo. Amsterdam 92. Londra 48 e 5 8vi. Augusta 101 e 3 4ti. Vienna 195 e mezzo.
A San Luca.
L’Amor Platonico Farsa di Carattere.
A San Gio: Grisostomo.
La Dama Demonio, e La Serva
Diavolo.
A Sant’Angiolo.
Carlo Duca di Borgogna.
14. Febbrajo 1788. M. V.
Introito.
Di Venezia L. 183222:5
Di Terra Ferma L. 115648:16
L 298871: 1 sono D. 48205:
Numeri Estratti 72. 16. 32. 33. 61. Qualità, e quantità de Terni.
Vincite.
N. 3. da Duc. 300.
Ambi coll’Augumento D. 10332: N. 2. da Duc. 250.
Terni simili D. 10890: N. 6. da Duc. 200.
Estratti D. 3300: N. 4. da Duc. 150.
N. 14. da Duc. 100.
D. 24522: N. 24. da Duc. 50.
N. 10. da Duc. 25.
N. 63.
La ventura Estrazione sarà li 21. Marzo 1788 M. V.