Sabbato 7. Febbrajo 1789.
VII. Le Rate in resto di ragione
di detti Vecchj Capitali cedute dai primi Possessori agli Attuali
Azionarj, e da questi acquistate, saranno trasportate nei nuovi
Registri aggregate in una sola Partita secondo il ragguaglio della
Tariffa a credito degli stessi Azionarj con nota delle precise
derivazioni dei differenti titoli di possesso, ed a norma delli
relativi Costituti per esigerne il Prò sopraddetto sull’intiera
Summa delle medesime.
VIII. L’esazione dei Prò dipendenti dalli Capitali Fideicommissi, e Condizionati, li quali fossero stati alienati vita durante dei Proprietarj Capitalisti, sarà preservata a quelli, che con legal titolo risultante dalli relativi Costituti ne avessero Azione; la qual esazione di Prò avrà a verificarsi sopra il Capitale spoglio delle Rate Corse ridotto in effettivo valore, e trasportato come sopra nell’Offizio Conservator del Deposito.
IX. Li Prò sopra i Capitali del Deposito Vecchio tre per Cento in
Zecca saranno saldati nell’Offizio stesso sin tutto Decembre 1788.,
e quelli derivanti dalli Capitali del Deposito Regolazion Ghetto, e
dei Depositi Vecchj fuori di Zecca saranno pure saldati negli Offizj
medesimi sin tutto Febbraro 1788., sicchè li Prò che da Gennaro
1788. scaderanno sulli primi Capitali, e quelli che da Marzo 1789.
scaderanno fu i secondi Capitali, verranno pagati nell’Offizio
Conservator del Deposito al terminar di ogni rispettivo Semestre,
principiando da primo Luglio 1789. per li Capitali trasportati dal
Vecchio Deposito tre per Cento in Zecca, e da primo Settembre 1789.
per gli altri trasportati dal Deposito Regolazion Ghetto, e dalli
Vecchj Depositi fuori di
X. Tutti gli Azionarj, li di cui Capitali verranno trasportati nell’Offizio Conservator del Deposito dovranno ricercar di nuovo le affrancazioni per estrazione nell’Offizio della Ragionataria del Magistrato Eccellentissimo delli Deputati, ed Aggionti alla Provision del Dinaro sul valor effettivo del Capitale trasportato, in quel modo stesso che la chiedevano sul valor numerario quando i lor Capitali trovavansi ne’Vecchj Depositi sopraddetti; sempre però nei casi e colli metodi stabiliti ne’due relativi Proclami a stampa approvati colli Decreti dell’Eccellentissimo Senato 21. Gennaro 1785., e 10. Agosto 1786., dichiarandosi, che per li Capitali trasportati dal Proveditor alli Prò in Zecca, Deposito Vecchio alle tre per Cento potranno ricercarle col fondamento della nuova Copia del Quaderno dell’Offizio Conservator del Deposito dopo il dì primo Luglio 1789., e per gli altri trasportati dalli Depositi Vecchj fuori di Zecca, e da quello Regolazion Ghetto potranno chiederle sulla base medesima dopo il dì primo Settembre 1789.; dovendo intanto continuar fino a dette epoche le ricerche, e relative Estrazioni di detti Capitali Vecchj nei fissati giorni primo Gennaro 1788., e primo Maggio 1789. colla scorta delle Copie di Quaderno dei respettivi Offizj di Zecca e fuori di Zecca.
XI. E come cogli accennati Proclami 1785., e 1786. fu stabilito, che ogni Capitalista il quale alienato avesse le Rate corse non possa chiedere l’affrancazione del proprio Capitale sennon coll’intervento anche dell’Azionario delle Rate stesse, venendo in oggi separata la proprietà del Capitalista da quella del Ratario, si mette in libertà tanto il Capitalista, quanto il Ratario divenuto esso pure Capitalista di chiedere separatamente l’affrancazione delle loro proprietà, sempre però col metodo dell’Estrazione, e colle discipline tutte, che si sono prescritte dalli Proclami sopraindicati.
XII. Per procurare il comodo di una più pronta affrancazione a quelli, che sino al giorno della approvazione del presente Proclama avessero acquistate con Costituti, ovvero avessero Azione per preventive Disposizioni sulle sole Rate corse disgiunte dai Capitali, ogni qual volta credessero esser del loro interesse il conseguire in Contanti l’equivalente valore del loro Credito, piuttostocchè possederlo convertito in un Capitale libero fruttante il sopraddetto Prò di tre e mezzo per Cento, si dichiara, che per quelli fra li nominati che ricercassero la pronta Affrancazione ne’modi prescritti, sarà tenuto un Registro a parte nell’Offizio della Ragionateria suddetta, e saranno li soli Nomi di essi risposti in particolar Urna, ed estratti a sorte per conseguire successivamente l’affrancazione delle lor Rate ridotte in Capitale; fissato essendosi per tal effetto l’assegnamento di Ducati Ventimille Valuta Corrente in ogni Quadrimestre tratti dalla Summa delli Ducati sessantamille stabiliti per l’affrancazione de’Vecchj Capitali suddetti.
Questo assegnamento avrà luogo per le sole prime otto Estrazioni avvenire, cominciando da quella primo Ottobre 1789., dovendo gli altri Ducato Quarantamille Valuta Corrente servire per quelle de’Capitali degli altri Azionarj tutti indistintamente trasportati nell’Offizio Conservator del Deposito.
XIII. Nel caso, che in alcuna di dette otto Estrazioni si combinasse,
che le ricerche di affrancazione delle Rate convertite in Capitali
fossero minori della fissata Summa di Ducati Ventimille Valuta
Corrente, sarà concessa a tutti essi Capitalisti l’Affrancazione
sen-
Primo Febbrajo 1789.
Da S. Bellino Territorio di Rovigo.
Sino ad ora abbiamo avuto la tribolazione del
freddo, ma in qualche modo ci siamo riparati. Adesso abbiamo un
pensiero più serio ed è quello degli Assassini, che vanno in
truppa ad assalire le Famiglie. Venerdì a un’ora e mezza di
notte dodici di questi fuorisciti stranieri si sono portati in
casa di quel Mercante di riso a Lei noto, ch’abita qui vicino al
Castel Guglielmo, e gli scaricarono contro tre pistole; ma
piacque a Dio, che niuno restasse colpito. L’afferrarono bensì,
lo legarono con una corda; e mentre ciò crudelmente eseguivasi,
una donna di quella Famiglia potè fuggire dall’abitazione, e
correre da’vicini gridando ajuto. Al suono della sua voce
accorsero, e si son unite molte perone, le quali volarono al
soccorso del povero galantuomo, e fecero che que’ribaldi
impauriti scappassero senza recare il menomo danno a quelli
spaventata Famiglia.
Tutto il nostro Paese vive in continuo timore di
qualche sorpresa, e d’assalti alla strada anche di giorno.
Paolo
Bolognini ottuagenario, e si sa ascendere in
essa la summa del rubato soldo contante a Lire 17 mila. Dicesi che
dalle ore 8 alle 12 durò l’operazione de’sagacissimi ladri, ch’erano
in molti, e per quanto si sentì dal vicinato avevano le loro
lanterne, ed erano muniti di schioppi e tromboni, onde persuadere
coll’eloquenza delle loro bocche a tornar indietro quelli che di là
passavano; che frà lo strepito, e lo schiamazzo segarono una
porzione del portellino della bottega, e con tutto il comodo
eseguirono il furto. Essere voce quasi universale, che i delinquenti
fossero birri licenziati i quali in quel Territorio, sotto pretesto
di far delle visite per contrabbandi, per monete, et altro,
commisero molti delitti. Non vale, dice lo
scrittore di questa, la più vigilante cura degli
Eccellentissimi Rettori, che ci governano, non la premura che
gli stessi si danno per far godere uni stato di quiete, e di
sicurezza a questi popoli. Di nuovo ripeto, che questo nostro
Eccellentissimi Rettori fanno di tutto onde i cittadini ed i
territoriali siano contenti della lor reggenza. Tutti ad una
voce esaltano questi Personaggi.
Quanto alle Pubbliche Scuole delle Grazie asserisce pure lo Scrittore
suddetto, che il benemerito Signore Professor Coccoli non fu confermato nella sua Cattedra di
Matematiche, e che se ne sparse la falsa nuova perch’era già steso
il Decreto della sua riconferma, e ad esso mandato in copia, ma che
in quel frattempo fu eletto provvisionalmente a quella Cattedra
certo Sig. D. Bernardo
Marzoli; che questa elezione venne riguardata
come illegale, perchè l’Avvocato ed uno de’Sindici
dell’illustrissima Città non hanno voluto votare, ed hanno segnata
la loro protesta di dissenso. In luogo del Sig. Zamboni che rinunziò, fu messo provvisio-Barzana. Aggiunge essersi sparsa voce che a
quell’Eccellentissimo Podestà sia pervenuta altra Lettera
dell’Eccellentissimo Magistrato alle Acque in cui di nuovo viene
testificata la Sovrana soddisfazione dell’operato dal Sig. Coccoli.
Posdomani seguirà l’ingresso del nuovo Reverendissimo Parroco di questa Contrada di San Benedetto, e seguendo l’ordine intrapreso diamo però anche la
1437. Silvestro Moscato Pievano di S. Paterniano fu destinato primo Pievano di S. Benedetto.
1459. Marco Gonella poi Arcivescovo di Antibari.
1461. Baldissera Turino Dottor in ambe le Leggi.
1475. Lorenzo Bon prima Prete di Santa Sofia, Arciprete di Malamocco, poi Prete e Pievano di S. Benedetto, poscia assunto al Piovanato di S. Sofia.
1482. Pietro Bon Notajo, e Cancelliere del Collegio delle Congregazioni.
1523. Sebastian Bon Canonico di Castello.
1550. Sebastian Bonetti Canonico della Ducale, ed Arciprete della Congregazione di S. M. Mater Domini.
1555. Niccolò Papilioni Dalmatino.
1558. Pietro Bonana.
1630. Pasqual Dottor Danieli Canonico Vicario Ducale ed Arciprete della Congregazione di S. Maria Mater Domini.
1675. Andrea Balico.
1695. Antonio Sehiantarello Arciprete della Congregazione di Santa Maria Mater Domini.
1730. Gio: Antonio Dott. Tommasoni Canonico di Castello.
1742. Girolamo Loris Canonico Ducale.
1762. Pietro Arguello Canonico Ducale.
1789. Giacomo Loris Nipote di Girolamo antecessore.
Sol mihi dat
legem signandi tempus, horas,
Et tibi dò signum, quod tua vita volat.
Il nuovo Vicario della Valpolisella
Conte Gio: Battista Gazola, ha fatto il
solito ingresso con insolita pompa. La Nobile Comitiva che
l’accompagnò fu numerosa ed eletta; i rinfreschi ch’egli profuse
copiosi e squisiti; ma sopra tutto splendida ed elegante la Cena di
più di quaranta Coperte.
Il Dramma Giocoso intitolato La
Fata
Capricciosa, che si recita nel Nob. Teatro a
San Moisè, è composizione del Signor Giovanni
Bertati, Autore di molte Opere di questo
genere, gran parte delle quali ebbero un esito fortunato, e gli
fecero credito, e nome. Questa però non entra in tal numero, e dalla
scenica azione, o dalla luce delle stampe non ritrae la grazia del
Pubblico. Le poetiche fantasie hanno i loro limiti, giunte a’quali o
ripetonsi, o si spossano in inutili sforzi. Talvolta le circostanze,
o la ristrettezza del tempo tiranneggiano l’ingegno: e se si sapesse
tutto otterrebbero più indulgenza non poche volte certi Poeti
Drammatici, che in vece di farsi servire, com’esser dovrebbe, devono
servire, com’esser dovrebbe, devono servire al Maestro, a’Personaggj
ec. ec. In grazia delle passate sue produzioni merita questo Autore
d’essere trattato discretamente, e compatito se invano ha tentato di
far ridere col mettere in bocca al suo Cassiopeo il Veniamo
a
dire
il
merito copiato dal Goldoni, che in un carattere maneggiato felicemente prese
di mira la viziosa ripetizione in cui cadono gli uomini volgari del
nostro Paese, che ad ogni quattro parole cacciano il loro
intercalare prosaico senza nemmeno accorgersene. Non sembra egli
però scusabile nell’aver poco rispettata quella decenza, ch’esige il
Teatro, e particolarmente quei d’Opera ove concorre la gente nobile,
e civile.
Fausto crede d’esser ferito, e agli attori che
lo circondano canta così nella Seconda Parte della sua Aria:
Credo che un braccio mi sia in fracasso.
Sarà più in alto, sarà più abbasso.
Sarà di dietro sicuramente.
Nò, non mi dite che non c’è niente.
Se ben di dietro voi cercherete
Ci troverete qualcosa affè.
Non è questo che un saggio delle Licenze, ed espressioni offendenti l’onestà, che sparse in altre situazioni si trovano.
Molti versi che alla lettura nascondono il loro senso, lo spiegano
con pericolosa chiarezza ne’tuoni, e ne’ritornelli della musica, e
molto più ne’gesti de’personaggj. Per ciò è dovere di chi serve il
Pubblico di non far mai uso di sozze parole, o d’equivoci che in
pratica offender possano l’onestà. Ogni Poeta, che scrive per il
Teatro, dovrebbe figurarsi nello stendere i suoi pensieri l’Udienza
ch’esser deve il suo giudice, e temerla. Traendo il ridicolo alle
sorgenti torbide e limacciose non si piace che alla Plebe scostumata
nutrendo il basso suo genio, e si disgusta tutti quelli che
sopr’essa sollevansi. Il Goldoni ne’giocosi
suoi Drammi non fece ridere con delle immodeste buffonerie, ma con
de’comici sali, con delle arguzie sensate, con una critica popolare.
Ma il riprodurne qualcuno di suo ora sarebbe un errore, o
converrebbe storpiarlo, come si fa delle Opere del Buon Gusto.
Anche in questo Libretto, come ne’passati, son ommessi i nomi degli Attori, perchè tutte le donne son prime, e non si trovò ripiego onde serbare una perfetta eguaglianza nell’annunziarle.
Può dirsi però, che la sola Prima sia la Signora Benini, perchè non odesi che Lei nominata, e lodata, com’è
tra gli uomini il Signor Morelli.
La musica è del Signor Francesco Gardi. Il
Primo Ballo è intitolato La Festa di Ballo,
ed universalmente dispiacque. Secondo alcuni tale fu il destino in
generale dell’Opera: altri però sostengono, che ci sono de’buoni
pezzi.
A Teatro pienissimo Mercordì è seguita la ultima recita della Morte di Cesare a S. Samuele. Il Signor Babbini non ha potuto cantare che il Duetto
nell’atto Terzo, e lo replicò con tutto il vigore possibile. Il
Pubblico, che sà l’impegno ed il zelo con cui egli lo serve, e che
per finzione non manca mai a’doveri suoi, ha gradito moltissimo il
poco che potè fare, e glielo dimostrò cogli applausi. Il Signor Pacchierotti si fece moltissim’onore.
E sì conosciuto, ammirato, e d’alte comuni lodi compensato il sommo
merito della veramente celebre Signora Bacelli, che l’Articolo inserito nel precedente Foglio a
suo onore meritò l’approvazione de’nostri leggitori, ed i loro
elogj. Noi siamo grati alla bontà di chi si compiacque dirigercelo,
vantiamo i suoi medesimi sentimenti sul punto da lui sì bene
trattato, e ci riserbiamo a dire sul medesimo qualche cosa nel
foglio venturo. Se l’esempio suo avesse una benigna influenza per
determinare gli spiriti colti, ed imparziali ad iscriversi sugli
spettacoli sarebbe soddisfatto uno de’maggiori nostri desiderj
derivanti da questa impresa.
A San Gio: Grisostomo si fece l’altr’jeri l’ultima recita del Meleagro, e quella Comica Compagnia
apparecchia alle scene un’altra novità, che sarà forse annunziata
nell’ultima pagina di questo Foglio.
Pietro Zerletti Stampator Veneto
Fra gli Scrittori Teatrali dell’etànostra niuna persona
sensata negherà un luogo distinto al Sig.
Mercier; luogo certamente ad esso dovuto non meno per la
varietà e per la bellezza, che pel numero dei suoi Drammi, delle sue
Commedie, e delle altre sue Rappresentazioni. Tra i Drammi incontrò,
fin dal suo primo pubblicarsi, l’applauso universale il Dramma
intitolato le Tombe di Verona, che stampato,
nella nostra lingua, può servire di saggio per l’edizione Italiana,
che si propone, di tutto il di lui Teatro. Quest’edizione da noi si
intraprenderà qualora un discreto numero di concorrenti cui assicuri
almeno d’una parte della spesa, nel prossimo Marzo. Il Dramma, che
seguirà le Tombe di Verona, sarà Montesquieu in Marsiglia, che presenta
un’azione d’umanità del celebre Autore dello Spirito delle Leggi; e dietro a questo si pubblicheranno
costantemente, uno ogni mese, tutti i Drammi, le Commedie, e le Zerletti, e nel
Negozio di Gio: Antonio
Curti Librajo, all’Insegna della Nuova Sorte nella merceria
di S. Giuliano. I Signori Associati saranno serviti dei respettivi
Tomi nei luoghi che indicheranno. Fuori di Venezia le associazioni
medesime si riceveranno dai dispensatori del presente Manifesto.
È uscito il primo Le Tombe di Verona.
Rispondiamo con tutto il rispetto, a chi con tanta franchezza ci
accusa, che il Medico Teofrasto Renandot fu
l’introduttore delle prime Gazzette in Francia nel 1631, mentr’erano
già stabilite da qualche tempo in Venezia. Veggasi l’Almanacco di
Gotha alla pag. 57.
Cosa significhi quel vacuo, che in vece di numeri spesso trovasi su questi Fogli al levare, o tramontar della Luna.
La risposta la Dá nelle parole seguenti l’Autore dell’Almanacco di Verona di cui ci serviamo d’ordinario in ordinario.
. . . . . . .Deve notarsi, che per cagione del suo
moto proprio ritardando la Luna continuamente tanto il suo
nascere quanto il suo tramontare, l’intervallo dal levare o dal
tramontare di un giorno al levare od al tramontare del dì
seguente, è sempre maggior di 24 ore. Quindi ne avviene di
necessità, che qualche volta trascorre un giorno intiero senza
che in quello la Luna si levi, o tramonti; e questi giorni si
sono segnati solla parola vacuo.
Venerdì 6. Febbrajo.
Lione cinquantanove.
Parigi cinquantanove.
Roma settantadue e 7 8vi.
Napoli 119 e 3 4ti.
Livorno 100.
Milano 154. e 3 4ti.
Genova 92 e mezzo.
Amsterdam 92 e un 4to.
Londra 48 e mezzo.
Augusta 102.
Vienna 196.
Ai 30 del p.p. Gennajo fu pubblicato un Proclama di questa
Eccellentissima Magistratura de’Provveditori
di Comun nel quale ravvivandone uno de’9 Giugno 1764 approvato con
Decreto dell’Eccellentissimo Senato sopprimente alcuni Privilegj di
certe Arti, prescrivesi a tutti i bottegaj di questa Capitale il
tener fuori dei precisi muri della propria bottega
il minimo ingombro, o utensile, o genere vendibile esposto,
onde non deturpar e impedire il libero
transito delle strade per natura non ampie, sotto le pene
ec.
La Nitteti posta in iscena con somma
magnificenza ebbe jeri nel Nobilissimo Teatro a San Samuele il più
felice destino. Il celebre Signor Maestro Bertoni corrispose nel totale del suo lavoro alla grande
aspettazione del Pubblico, prodotta dall’esperienza del sublime suo
merito, e in alcune parti la superò di gran lunga.
L’aria del Signor Babbini nell’Atto Primo
cantata con quella maestria, e quel raffinamento di gusto, che
singolarizzano il suo valore, e il primato gli serbano trà i moderni
Tenori, è giudicata un capo d’opera, e col diletto risvegliò la
sorpresa, e l’ammirazione.
Una Cavatina poi, o Rondeau, se così piaccia
dirlo, nell’Atto Terzo, rinnova soavemente la memoria della bella
antica semplicità musicale, e fa conoscere un ingegno creatore, che
sdegnando le vie comuni di solleticare l’orecchio, s’apre l’adito
a’cuori e ne domina sovranamente gli affetti. L’inimitabile Signor
Pacchierotti oggetto di tanti contrasti,
e sì spesso vincitore delle più fiere avversioni, ha eseguito questo
pezzo rarissimo con una bravura, e una delicatezza esattissima da
sforzare agli applausi sino la prevenzione contraria.
Se ne volle la replica i cui cangiamenti felici offersero un nuovo allettamento.
Parlando per ora di ciò che più valse a destare lo stupore, e il piacere d’un folto intelligente Uditorio, riserbiamo al Foglio di Mercordì la descrizione dell’altre situazioni interessanti, le quali nel corso del gradito Spettacolo sostengono l’elogio al Maestro, e a’Cantori.
Benchè privo del merito della novità, se giuste son certe relazioni,
sembra che il Secondo Ballo sia riuscito più caro del Primo. La
Signora Carolina Pitrot, ha posto in opera
tutto il suo talento, ed il suo vigore, e non le mancò il meritato
unanime applauso.
L’avvocato de’poveri &c.
I due Truffaldini Gemelli.
Gli Assassini della Polonia ossia la Sepolta viva.