Num. 2 Antonio Piazza Moralische Wochenschriften Julia List Editor Alexandra Fuchs Editor Kirsten Dickhaut Editor Ingrid Scherk Editor Magdalena Albert Editor Institut für Romanistik, Universität Graz 28.09.2015 o:mws.3896 Piazza, Antonio: Gazzetta veneta urbana. Venezia: Zerletti 1789, 9-16 Gazzetta urbana veneta 3 002 1789 Italien Ebene 1 Ebene 2 Ebene 3 Ebene 4 Ebene 5 Ebene 6 Allgemeine Erzählung Selbstportrait Fremdportrait Dialog Allegorisches Erzählen Traumerzählung Fabelerzählung Satirisches Erzählen Exemplarisches Erzählen Utopische Erzählung Metatextualität Zitat/Motto Leserbrief Graz, Austria Italian Theater Literatur Kunst Teatro Letteratura Arte Theatre Literature Arts Teatro Literatura Arte Théâtre Littérature Art Frauenbild Immagine di Donne Image of Women Imagen de Mujeres Image de la femme Recht Diritto Law Derecho Droit Italy 12.83333,42.83333

Num. 2.

Mercordi’7. Gennaro 1789.

Crema 30. Decembre 1788.

Amico Carissimo.

Nravo questo nostro Impresario Belloni! Egli ci ha date delle Opere Serie, che fecero meravigliare, ed ora ci dà un’Opera Buffa, che fà ridere. Così và bene, o tutto serio, o tutto Buffo. Il perfetto silenzio della nostra Platea, è la vera prova dell’aggradimento dello Spettacolo.

La Prima Donna, ch’è certa Signora Teresa Biffi, è una giovinetta, che canta di una espressione, e d’una maniera a cui arrivano quelle poche Donne Serie, che toccano la perfezione. La Prima Ballerina Signora Teresa Melazzi, è una giovine, che balla di gran forza, e con singolar grazia, ed è d’ottima scuola. Queste potrebbero occupare i primi posti in ogni Teatro serio. Gli altri Attori dell’Opera vi dirò sinceramente, che sono otto, ed i Ballerini sono dodici. Del merito degli uni, e degli altri non vi dico niente. Fama volat.

Due sono i Drammi. Il Primo Li due supposti Conti, ed il Secondo Una cosa rara. I balli della prima Opera sono. Il Primo Mirsa e Lindoro, posto in iscena dal Monterossi, che balla, e suona anche il Violino. Questo è il Primo Ballerino, così ricco d’idee, che il suo Ballo durò un’ora e mezza, e dall’osservabile insolito numero degli Spettatori ebbe la prima sera, come tutte l’altre, il medesimo applauso. Il Secondo è Il Convito diretto dal Cerutti primo Grottesco, che salta assai volontieri, e frà gli altri salti ne fa uno del tutto nuovo in Teatro, ch’esprime l’allegrezza da lui provata come schiavo liberato dalle catene. Io non sò con qual nome si chiami, ma a Venezia lo chiamerebbero Tombola.

Li due Balli, ch’anderanno in iscena nell’altro Dramma sono finora un secreto, ch’io non sò, e che desidero non abbiate la curiosità di saperlo per non aver io la briga di scriverlo, e sono

Affez. vostro Amico.

Signor Stimatissimo.

Verona li 30. Decembre 1788.

Nel suo Foglio dei 24. corrente ho letto una Lettera scritta da qui, ch’era una incerta predizione della nostra Opera. Domenica andò in iscena. Io, che ci sono stato, le dò la giusta relazione. La espongo in forma di Bilancio, perch’essendo io Scritturale in un Negozio, non sò esporla in altro modo. Ommetto le summe totali, perchè così altri si prenderà il pensiero di farle, e risparmierà a me l’incomodo di stare a tavolino con questo eccessivo freddo. Inserisca tutto ciò nel suo Foglio, e mi creda

Suo affez. Amico Un suo Assocciato.

Stato dell’Opera Seria andata in iscena a Verona il giorno 28. Decembre 1788.

Siuo Componenti.

Teatro

Signor Rossi

Dramma

Musica

Vestiario

Orchestra

Illuminazione

Signor Violani Primo Musico

Signora Boccarelli Prima Donna

Signor Alessio Primo Tenore

Signor Moschini Secondo Musico

Signora Valeri Seconda Donna

Lo Dorè Secondo Tenore

Primo Ballo Gustavo Adolfo Re di Svezia

Secondo Ballo La Fanny

Mons. Ballon Primo Ballerino

Mad. Ballon Prima Ballerina

Signor Verzellotti per le Parti forti

Grotteschi, e Grottesche

24. Altri Ballerini

24. Giocatori di Spada in Combattimento

Comparse

Pittore

Suggeritore

Maschere alla Porta

Qualità. Seguendo i numeri si faccia l’applicazione.

Filarmonico, e maestoso

Bravo

.

Sufficiente

Magnifico, e d’ultimo gusto

Numerosa

Alla moda, di risparmio, e di mirabil effetto.

Bello, d’eccellente voce, intuonato, e di belle maniere

Brava, di bella voce, intuonata, d’agilità, e professione

Buona voce, agilità

Buon professore per una Cappella, e poi per Teatro

Bellina assai

Lungo, e bello

Spettacoloso, e di molto spesa

Passabile

Focoso, intendente di sua professione

Brava assai, bella figura, animata nelle sue operazioni, e bella da uomo

Buono, e molto espressivo

Sufficienti, e la Prima buona

Ballano, e Figurano

Si portano bene

A meraviglia

Buono

Bravo

Civili

Difetti

Freddo, perchè non riparato

Impresario

L’Ariarate

Di tutti i Maestri

.

Troppi Ragazzi, e pochi Bassi

.

Corteggiato

Cattive le note basse

Non Professore, e statua

Sposo di Stratonica, ma Musico

Senza voce, senza braccia, senza gambe

Non fa il Do.Re.

Un poco confuso

Ma non interessa

Non eguale esecutore

.

Zoppo

.

Al solito

Sono dilettanti non pagati

Amano il vino

.

Sembra un Rufese.

L’ultima sera

Sia detto tanto per la relazione dell’Opera di Brescia, che in queste due di Crema e di Verona, che nè parzialità alcuna ci determina alle lodi, nè veruna avversione al biasimo. Se mai non fossero esse veritiere offeriamo il nostro mezzo al pubblico disinganno, perchè non c’è nè amicizia, nè titolo d’associazione, nè interesse che possa sedurci a negare ad altri il diritto di meglio informarci, caso che non bene lo fossimo.

Al num. 101 del prossimo passato anno abbiamo inserito un Biglietto d’un’anima innamorata, che trovando un saggio delle perfezioni della sua Bella nel seguente Distico di Tibullo, ha confessato di non aver saputo tradurlo bene in due versi Italiani, e si raccomandò a questa Gazzetta per una felice versione. Dopo alcuni ordinarj ci è giunta una Lettera, che può soddisfar il suo desiderio. Lo scrittore d’essa a noi lascia graziosamente la scelta trà i cinque modi co’quali ridusse alla nostra Lingua il pensiero del Cantore Latino. Noi la rimettiamo all’ardente eccitatore della traduzione.

Illam, quidquid agit, quoquò vestigia movit Componit furtim, subsequitur que decor. Sempre, quand’opra, o volge i passi altrove, Decoro, e leggiadria l’adorna, e move. In tutte l’opre sue, ne’passi suoi, La leggiadria l’adorna, e segue poi. Nell’opre tutte, e ne’suoi passi ancora, Decoro e leggiadria le segue ognora. Sempre, quand’opra, o quando muove i passi, La leggiadria l’adorna, e seco vas si. Furtivamente l’opre, e i passi suoi, La leggiadria compone, e segue poi.

Il modesto traduttore protesta di non essere contento di nessuna maniera. La difficoltà di trasportare, egli dice, e comprendere in un rimato Distico Italiano le native bellezze dei versi Latini, meriterà forse qualche compatimento.

In Senato.31 Decembre.

2 Savj agli Ordini.

s. Giacomo Bolani.

s. Iseppo Giovanelli.

3 Savj del Consiglio.

s. Alvise Zusto.

s. Franc. Battaja.

s. Antonio Zen.

3 di Terraferma.

s. Alv. Querini. Cassier.

s. Francesco Gritti.

s. Alv. Mocenigo Primo. Alla Scrittura.

Inquisitor ai Roli.

s. Pietro Barbarigo.

2 Gennaro.

Inquisitor alle Arti.

s. Pietro Zen.

Rev. e Regol. all’Entrate Pub.

s. Zuanne Querini K.

Deputato ad Pias Causas.

Franc. Morosini K. e Proc.

4 Detto. In M. C.

Prov. ad Asola. Reggim. c. p. dura

m. 16 elez. dello Scrutinio conferm.

dal M. C.

s. Is. Maria Bonlini qu. Fed.

Fin. s. Dan. Balbi qu. Lod.

Prov. al Cottimo d’Alessandria.

f. Marc’Alv. Mosto qu. Ant. M.

luogo di f. Gir. M. Bolani +

Prov. alle Legne.

s. Marco Barbaro qu. Franc.

F. s. Alv. Morosini.

Offiz. alle Ragion Vecchie.

s. Pietro Condulmer qu. Is.

F. s. Giac. Marcello qu. Ang.

5 del cons. di 40 C. N.

s. Costantin Morosini.

s. Carlo Zen di f. Renier.

s. Giamb. Sagredo qu. Gerardo.

s. Pietro Marin qu. Ant.

s. Z. Marco Balbi di f. Nic.

Sig. Gazzetiere.

Io avrei creduto verace l’antico proverbio, che fino all’altare si potesse usare del rispettivo libero arbitrio prima di profferire un sì, che congiunge in perpetuo matrimonio: ma scorgo in ora non potersi valere di tale libertà in tutti i casi; eccone uno.

Una giovane nubile che per non sa qual cagione avea promessa la mano ad un suo parì, fu da questi levata ai suoi di Casa, e tradotta in Città, onde con più libertà poterla poi sposare. Consegnata la giovane ad una onesta famiglia, trovandosi ella in piena libertà ricusava in certo modo d’adempire alle inconsiderate sue promesse. E già persisteva nell’adottata negativa: ma quando sentissi intuonare all’orecchio da persona di carattere la fatale solita sentenza, o sposare il tale, o sagrificare la vostra gioventù nel tale Monastero di campagna, dovette la povera giovane abbracciare la prima proposizione piuttostoche soggiacere al peso della seconda da lei sempre detestata. Seguì dunque il Matrimonio, ed ognuno gli augura un felice successo: ma se per lo contrario s’avesse da intorbidare il negozio, v’ha chi predice un buon numero di maledizioni anche contro chi per forza fece riunire gli animi loro. Hanno per altro avuto l’onore d’essere stati sposati da un ottimo religioso come delegato, ed in una delle più belle e vaste Chiese della Città: insolite a simili uffizi, e questo potrebbe influir molto sulla loro felicità per essere una cosa straordinaria.

Biglietto.

Si ricerca da chi lo sa, quanto di tempo vi sia per un povero suddito lontano dalla Città per esigere dai Postieri dai quali avesse giuocato al Pubblico Lotto la firma de’suoi giuochi anco dopo seguita l’estrazione per cui egli arrischiò la sorte.

Il motivo è facile a dedursi, ed è, che alcuni Postieri pretendono di non essere tenuti seguita l’estrazione a dispensarne le firme: perche essi dolosamente si trattengono poi in santa pace quel soldo, che dovrebbe essere restituito al giuocatore, quando i suoi numeri fossero stati rigettati, come di spesso succede.

Inverno.

Non s’è mai ritrovato alcuno, ch’abbia il coraggio di secondare l’eccitamento dell’Incognito lodando la presente Stagione. E veramente ce ne vorrebbe molto mentre giunta questa tra noi ad uno de’suoi eccessi più rari ci dà un saggio de’rigori del Nord da ricordarsene per molto tempo.

Nondimeno questi medesimi estremi somministrar potrebbero un ricco argomento al canto di qualche ingegnoso Poeta. Vedere a calcar intrepidamente da un’immensa quantità di persone, che vanno e vengono, quelle lagune, che sovente fan sospirare col loro ondoso sconvolgimento; misurar sul segnato lor sentiero i sicuri passi le stesse femmine, che a vender vengono il latte in questa Città, e a provvedere del bisognevole le povere loro Famiglie; farsi di que’piani gelati i fanciulli un campo di divertimento co’loro giuochi di palle, i di trottola; altri base di tavole ove mangian, e bevono; e fino alcuni tentare la solidità del ghiaccio coll’accendervi sopra de’fuochi a cui riscaldarsi in circolo, è un colpo d’occhio per il nostro Paese sì raro ed interessante, che mai non manca d’un frequentissimo cariato concorso. All’idea generale dell’ampio Quadro quanti dettagli s’aggiungerebbero di vaghe descrizioni bizzarre! La franchigia permessa in queste occasioni anima l’industria a provveder a gara il paese delle cose, che sono più necessarie. Vengono a processioni le barile di vino, i facchi di pane, i majali, i quarti di manzo, gli agnelli, il pollame, ec. ec. Tutto si trascina, e si spinge, tutto è movimento ed azione; tutte le fatiche son fatte con un’aria di contento, che ne cela il peso, e mostra la faccia d’una vera libertà giuliva, che nella sua sicurezza gode, e trionfa. È ben vero, che in simili rarissimi casi i travagli degli uomini sono ben compensati: ma la novità d’eseguirli senza il menomo impedimento sembra che al bene del guadagno dia un considerabile aumento; e questo sarebbe un punto osservabile su cui dilatarsi potrebbe un riflessivo Scrittore.

Se mai questi ritrovasi, che s’accinga all’Impresa, non si scordi, che alcune delle nostre Ninfe vollero anch’esse dar prova di maschile coraggio passeggiando su’gelati sentieri, ed animando col loro esempio i più timidi. Dopo essersi esteso su’moventi del diletto, e dell’utile, non taccia egli neppur le disgrazie delle quali, se mai nol fosse, ora lo rendiamo informato.

Oltre il giovine Chierico, che perì-tentando una via non tocca da piede umano per salire all’Isoletta di S. Secondo, si trovò morto indurito, la mattina della scorsa Domenica sopra due barile piene di vino il misero suo con duttore. Così narrasi il caso. Erano in due, e forse per riscaldarsi e invigorirsi, bevuto aveano di troppo. Colti dalla notte il più sincero, o più cauto, consigliò l’altro ad abbandonar le barile, e trovandolo resistente seguì il suo cammino, e si salvò. L’infelice colà rimasto, preso dalla stanchezza, e dal sonno si coricò sopra i suoi arnasetti, e morì gelato.

Nello stesso giorno un altro povero giovine, che avea più volte fatto quel viaggio, si trovò all’ore 22 circa, strascinando esso pure una barila di Vino con un suo compagno, rimpetto a quel palo, che dicesi della Madonna, perchè sostiene un piccolo capitello con una Immagine di M. V. che la notte s’illumina. Questi pure era soverchiamente allegro ed animato dal vino. Uno spirito di fatal divozione l’invase a quella vista, deviò dal battuto sentiero detto Lo stradone di Mestre, per ire a baciar quella sacra Immagine, non badò nè a’consigli, nè a’preghi del suo compagno, che trattener lo voleva, e si sommerse. Non potè esser preso, che dopo la di lui morte.

Queste triste immagini potrebbero nel dar varietà al canto poetico sollevar la Musa alla sublimità della morale. Ci farebber poi de’soggetti di scherzo su’quali parleremo nel Foglio di Sabbato per dar luogo alla Causa segente.

Causa.

2. Gennaro 1788. M. V.

Alla C. V. Mane.

Prescrive la Legge del Ser. M. C. 1400. 26. Novembre che quando vien a’Nodari presentata una qualche cedola Testamentaria, interrogar debbano il Testatore, se sia essa scritta di sua mano, o d’altrui; per l’effetto, che s’è scritta da mano aliena, debbano, per ovviar alle frodi, leggerla al Testatore da solo a solo; e intesane la conferma, allora poi farne il Rogito alla presenza di due Testimonj: sotto pena di nullità quando si facesse diversamente.

Il fu Ser. Doge Marco Antonio Memo fece nel 1612. 19. Febbraro una cedola, scritta da mano aliena, ma da lui però letta, postillata, confermata e firmata; scrivendo di proprio pugno in calce della medesima la Data, e la certezza della sua lettura, e la propria sottoscrizione. Nel giorno susseguente fu da esso alla presenza di due Testimonj consegnata la detta cedola in Atti di un Pubblico Nodaro; ma non fu dal Nodaro stesso, da solo a solo col Testatore, riletta. Contenea questa cedola particolarmente una istituzione d’Erede nel N. H. Tribuno Memo Nipote del Testatore; ed una sostituzione con legge di perpetuo Fidecommisso nei Discendenti Maschi del Nipote medesimo in mancanza di questi poi veniva sostituita la Femmina dell’ultimo Maschio: e se fossero più, sostituiva quella che suo Padre o i Commissarj eleggessero: con patto però che debba la detta Femmina maritarsi in un Gentiluomo de’più onorati e ricchi di Ca Memo: perchè il benefizio debba dipoi passare con marca di Primogenitura in tutti i suoi Discendenti. In difetto di che sostituisce il più vecchio di Ca Memo: e ciò con legge parimenti di Primogenitura in tutti i Discendenti dello stesso.

Nel 1613. 26. Gennaro il detto Ser. Dege fece un Codicillo tutto scritto, e sottoscritto di suo pugno e carattere; qual fu da lui presentato nei Rogiti dello stesso Nodaro; ed in cui, nel momento di far qualche aggiunta alla precedente sua cedola, ne riassume, ripete, e ratifica il contenuto.

Nel 1614. 17. Maggio, prima ancora della mancanza del predetto Ser. Doge, fece il suo Testamento anche il N. V. Tribuno Memo di lui Nipote: e questi, quanto alla legge da imporre alla sua facoltà, si riporta in tutto al Testamento e Fidecommisso, che sarà stato ordinato dal detto Ser. Doge suo Zio: qual Testamento fu da lui confermato con un susseguente Codicillo.

Mancato di vita il Ser. Doge Memo, avanti del N. H. Tribuno, fu da questi prima, e dagli altri dopo, per il corso di cento e settant’anni, riconosciuta sempre ed eseguita la Disposizion risultante dalla cedola 1612. 19. Febraro antedetta. In questo spazio di tempo verificossi anche il caso della sostituzione a favor del più vecchio da Cà Memo, e suoi Discendenti; per non essersi alcuna delle Figlie dell’ultimo Maschio discendente da Tribuno maritata con un Gentiluomo da Cà Memo. Pervenne perciò ultimamente la facoltà nel N. H. Mis. Andrea Memo Kav. e Proc. di S. Marco. Insorse però in questi ultimi tempi il N. H. ser. Alessandro Molin Nipote ex filio d’una Figlia dell’ultimo Maschio discendente da Tribuno: impugnando la detta cedola 1612. 19. Febbraro; e ridusse finalmente la sua Contestazione in due Capi: ricercando in un primo il taglio di essa cedola, e suo Rogito, come illegale, invalida, e nulla; salvi dipoi gli effetti tutto di giustizia: e proponendo nell’altro, che nemmeno a pretesto di qualunque espressione corsa nella cedola posteriore in forma di Codicilo, possa sostestenersi valido e legal Testamento la prima: e ciò col taglio, per questo solo effetto, di qualunque espressione che si volesse operativa in contrario. Nel giorno 3. Aprile 1788. seguì al Mag. Ecc. de’Conservatori alle Leggi spedizion Absente a favor dei N. H. Molin: ed ora in grado di Appellazione si era a cercare, se la cedola 1619. 19. Febbraro del Ser. Doge Memo dovesse o nò considerarsi valida e legale. Nella qual questione l’appoggio al Laudo, cioè per il N. H. Molin, era che si avea sorpassato ed ommesso il prescritto della Legge 1400. colla mancanza della lettura da solo a solo. L’appoggio all’incontro al taglio era di entrare nello spirito della legge e riflettere, che se la legge vuol la lettura da solo a solo nelle cedole scritte di mano altrui, ad oggetto d’ovviar alle frodi; avea il Testatore fatto ancor più di quello che gli prescriveva la legge, leggendosela da per se, postillandola, e sottoscrivendola. Oltrechè l’equita e la giustizia della disposizione allontanava qualunque sospetto, che frode alcuni potuto avesse aver luogo. Queste ragioni furono dalle reciproche Dispute estese, ed ampliate con altre, che per brevità è forza di ommettere. Seguì giudizio di taglio a favore del N. H. Memo. Ecco lo spazzo.

Primo Capo: Q. Inc. 16 Q. Laud. 13. N. S. I.

Secondo Capo Q. Inc. 17. Q. Laud. 12. N. S. I.

Avvocati al Taglio Co. Alcaini. Ecc. Steffani. Interruttore Faccini. Intervenienti Orsini, e Salsi.

Avvocati al Laudo Co. Santonini, Ecc. Orlandi. Interveniente Fedrigo.

Bastimenti arrivati.

19. Decembre.

Pinco Cap. Pietro Esposito Napol. manca da Messina li 24. Nov. raccom. a sè med. con 761 cossette e 2 fagotti Pasta. Un Bar. Una da Lipari. Una Rot. Olive in acqua. 91 cassette e 26 casse Limoni. Detti a rifuso m. 10. 9 Bot. Cedri in acqua. 29. sac. Mand. dolci. 60. cas. Naranze. 60 St. noselle. 3. Bot. sugo di Limon. 2. cas. Libri. 2 Ballette e una cassetta Carte da Musica. 4 Sac. Mand. amare. 4. Vasi Spir. di Bergamotto. Un sacchetto sem. di Cedro,

Brac. P. Zuan. Scaglierio da Cattaro con 14 m. Castradina. 2. Cassoni cand. di sevo.

20 Detto. Nave Orione Cap. Giorgio Muller Danese, manca da Berghen li 23 Set. raccom. a sè med. con 800 B, Baccaladi in Pesci in 100. m.

Bergantin Il Veloce Cap. And. Urbans manc. da Cipro li 17 Set. e da Alessandria li 21 Nov. Parc. Sig. Gius. Treves, con 30 B. Gotton. 98 cai e 35. Bar. vin di Cipro. 70 Bal. e 49 Fardi Caffè. 50 Scaffasci Zaffroni. 3. det. Incenso. 3 Ballotti e 4 fag. Telarie. 2 cassette seterie di ritorno.

Piel. P. Zorzi Benuzzi da Sebenico e Zara con 3. C. Oglio. 10 Bar. miel. 180 Lib. Lana. Una Bal. Boldroni. 4. m. olive salate. 2. cas. Amito, 2. m. Budelli salati.

21 Detto. Brac. P. Giac. Gerbas da Legna con 550 mazzi Droghe. 600 lib. ferro v. e vetro rotto.

22 Detto. Pol. Cap. Gasp. del Cilento Nap. manca dalli Giorgienti li 14 Nov. rec. a sè med. con 1500. Cant. cenere. 50 sac. Mand. 5. dette in scorza. 3 colli Vetro rotto. 3. m. Limoni. 6. cas. Naranze dolci. Un sag. Sangue di Drago, e 2. cas. specchj di ritorno.

Nave il Viaggiator felice Cap. Marco Collovich manca da Cipro li 12. Ag. e da Alessandria li 20. Nov. Parc. il Capit. con 194. C. e 14 Bar. vin di Cipro. 25 Bal. e 15 far. Caffè. 1128 cuoj salati. 9 colli Santuarj. 12 Bal. e 3 cof. Droghe. 26 Bal. e 42 scaffasci Zaffroni, 86 Cantara Terra di Cipro 1622 misure sem. di Lino. Un fag. Lin 80 Bal. Gotton. Un fag. Telarie. Una Bal. denti Elefante. Un Pacchetto sete tagli rasi, 3 caffoni specchi, 4 Lampade d’otton, e una Bar. Contarie di ritorno.

In una Lettera scritta da Verona in data dei 3. corrente abbiamo letto, che il Sig. Gasparino Allegro Giovedì della scorsa Settimana due ore avanti mezzogiorno uscì libero e assolto dal Castello di Mantova. Molte persone andarono ad incontrarlo per congratularsene, e l’accompagnarono fino alla sua abitazione trà le dimostrazioni di giubilo, e gli eviva alla sua innocenza.

Per mancanza di spazio, e provenuta da mal prese misure, siamo in necessità di rimettere al Foglio del p. v. Sabbato la risposta poetica al gentilissimo Signor Giuseppe Foppa.

Morti.

Il N. H. s. Camillo Venier qu. Marco Ant. d’anni 74.

Il N. H. s. Z. Batt. Morosini qu. Alessandro d’anni 77.

Il Reverendissimo Sig. D. Pietro Franc. Arguello Pievano di S. Benedetto, e Canonico di S. Marco, d’anni 72 el. al Piovanato il dì 23 Giugno 1762.

Il Reverendissimo D. Pietro Ant. Dom. Colauto Piov. di S. Sofia el. li 25 Luglio 1776. d’anni 80.

S. E. la N. D. Marina Michel Cappello.

(il resto Sabbato.)

Si ricevono le Assocciazioni a questo Foglio da’Libraj Colombani a S. Bartolommeo, e Curti a San Giuliano.

Num. 2. Mercordi’7. Gennaro 1789. Crema 30. Decembre 1788. Amico Carissimo. Nravo questo nostro Impresario Belloni! Egli ci ha date delle Opere Serie, che fecero meravigliare, ed ora ci dà un’Opera Buffa, che fà ridere. Così và bene, o tutto serio, o tutto Buffo. Il perfetto silenzio della nostra Platea, è la vera prova dell’aggradimento dello Spettacolo. La Prima Donna, ch’è certa Signora Teresa Biffi, è una giovinetta, che canta di una espressione, e d’una maniera a cui arrivano quelle poche Donne Serie, che toccano la perfezione. La Prima Ballerina Signora Teresa Melazzi, è una giovine, che balla di gran forza, e con singolar grazia, ed è d’ottima scuola. Queste potrebbero occupare i primi posti in ogni Teatro serio. Gli altri Attori dell’Opera vi dirò sinceramente, che sono otto, ed i Ballerini sono dodici. Del merito degli uni, e degli altri non vi dico niente. Fama volat. Due sono i Drammi. Il Primo Li due supposti Conti, ed il Secondo Una cosa rara. I balli della prima Opera sono. Il Primo Mirsa e Lindoro, posto in iscena dal Monterossi, che balla, e suona anche il Violino. Questo è il Primo Ballerino, così ricco d’idee, che il suo Ballo durò un’ora e mezza, e dall’osservabile insolito numero degli Spettatori ebbe la prima sera, come tutte l’altre, il medesimo applauso. Il Secondo è Il Convito diretto dal Cerutti primo Grottesco, che salta assai volontieri, e frà gli altri salti ne fa uno del tutto nuovo in Teatro, ch’esprime l’allegrezza da lui provata come schiavo liberato dalle catene. Io non sò con qual nome si chiami, ma a Venezia lo chiamerebbero Tombola. Li due Balli, ch’anderanno in iscena nell’altro Dramma sono finora un secreto, ch’io non sò, e che desidero non abbiate la curiosità di saperlo per non aver io la briga di scriverlo, e sono Affez. vostro Amico. Signor Stimatissimo. Verona li 30. Decembre 1788. Nel suo Foglio dei 24. corrente ho letto una Lettera scritta da qui, ch’era una incerta predizione della nostra Opera. Domenica andò in iscena. Io, che ci sono stato, le dò la giusta relazione. La espongo in forma di Bilancio, perch’essendo io Scritturale in un Negozio, non sò esporla in altro modo. Ommetto le summe totali, perchè così altri si prenderà il pensiero di farle, e risparmierà a me l’incomodo di stare a tavolino con questo eccessivo freddo. Inserisca tutto ciò nel suo Foglio, e mi creda Suo affez. Amico Un suo Assocciato. Stato dell’Opera Seria andata in iscena a Verona il giorno 28. Decembre 1788. Siuo Componenti. Teatro Signor Rossi Dramma Musica Vestiario Orchestra Illuminazione Signor Violani Primo Musico Signora Boccarelli Prima Donna Signor Alessio Primo Tenore Signor Moschini Secondo Musico Signora Valeri Seconda Donna Lo Dorè Secondo Tenore Primo Ballo Gustavo Adolfo Re di Svezia Secondo Ballo La Fanny Mons. Ballon Primo Ballerino Mad. Ballon Prima Ballerina Signor Verzellotti per le Parti forti Grotteschi, e Grottesche 24. Altri Ballerini 24. Giocatori di Spada in Combattimento Comparse Pittore Suggeritore Maschere alla Porta Qualità. Seguendo i numeri si faccia l’applicazione. Filarmonico, e maestoso Bravo . Sufficiente Magnifico, e d’ultimo gusto Numerosa Alla moda, di risparmio, e di mirabil effetto. Bello, d’eccellente voce, intuonato, e di belle maniere Brava, di bella voce, intuonata, d’agilità, e professione Buona voce, agilità Buon professore per una Cappella, e poi per Teatro Bellina assai Lungo, e bello Spettacoloso, e di molto spesa Passabile Focoso, intendente di sua professione Brava assai, bella figura, animata nelle sue operazioni, e bella da uomo Buono, e molto espressivo Sufficienti, e la Prima buona Ballano, e Figurano Si portano bene A meraviglia Buono Bravo Civili Difetti Freddo, perchè non riparato Impresario L’Ariarate Di tutti i Maestri . Troppi Ragazzi, e pochi Bassi . Corteggiato Cattive le note basse Non Professore, e statua Sposo di Stratonica, ma Musico Senza voce, senza braccia, senza gambe Non fa il Do.Re. Un poco confuso Ma non interessa Non eguale esecutore . Zoppo . Al solito Sono dilettanti non pagati Amano il vino . Sembra un Rufese. L’ultima sera Sia detto tanto per la relazione dell’Opera di Brescia, che in queste due di Crema e di Verona, che nè parzialità alcuna ci determina alle lodi, nè veruna avversione al biasimo. Se mai non fossero esse veritiere offeriamo il nostro mezzo al pubblico disinganno, perchè non c’è nè amicizia, nè titolo d’associazione, nè interesse che possa sedurci a negare ad altri il diritto di meglio informarci, caso che non bene lo fossimo. Al num. 101 del prossimo passato anno abbiamo inserito un Biglietto d’un’anima innamorata, che trovando un saggio delle perfezioni della sua Bella nel seguente Distico di Tibullo, ha confessato di non aver saputo tradurlo bene in due versi Italiani, e si raccomandò a questa Gazzetta per una felice versione. Dopo alcuni ordinarj ci è giunta una Lettera, che può soddisfar il suo desiderio. Lo scrittore d’essa a noi lascia graziosamente la scelta trà i cinque modi co’quali ridusse alla nostra Lingua il pensiero del Cantore Latino. Noi la rimettiamo all’ardente eccitatore della traduzione. Illam, quidquid agit, quoquò vestigia movit Componit furtim, subsequitur que decor. Sempre, quand’opra, o volge i passi altrove, Decoro, e leggiadria l’adorna, e move. In tutte l’opre sue, ne’passi suoi, La leggiadria l’adorna, e segue poi. Nell’opre tutte, e ne’suoi passi ancora, Decoro e leggiadria le segue ognora. Sempre, quand’opra, o quando muove i passi, La leggiadria l’adorna, e seco vas si. Furtivamente l’opre, e i passi suoi, La leggiadria compone, e segue poi. Il modesto traduttore protesta di non essere contento di nessuna maniera. La difficoltà di trasportare, egli dice, e comprendere in un rimato Distico Italiano le native bellezze dei versi Latini, meriterà forse qualche compatimento. In Senato.31 Decembre. 2 Savj agli Ordini. s. Giacomo Bolani. s. Iseppo Giovanelli. 3 Savj del Consiglio. s. Alvise Zusto. s. Franc. Battaja. s. Antonio Zen. 3 di Terraferma. s. Alv. Querini. Cassier. s. Francesco Gritti. s. Alv. Mocenigo Primo. Alla Scrittura. Inquisitor ai Roli. s. Pietro Barbarigo. 2 Gennaro. Inquisitor alle Arti. s. Pietro Zen. Rev. e Regol. all’Entrate Pub. s. Zuanne Querini K. Deputato ad Pias Causas. Franc. Morosini K. e Proc. 4 Detto. In M. C. Prov. ad Asola. Reggim. c. p. dura m. 16 elez. dello Scrutinio conferm. dal M. C. s. Is. Maria Bonlini qu. Fed. Fin. s. Dan. Balbi qu. Lod. Prov. al Cottimo d’Alessandria. f. Marc’Alv. Mosto qu. Ant. M. luogo di f. Gir. M. Bolani + Prov. alle Legne. s. Marco Barbaro qu. Franc. F. s. Alv. Morosini. Offiz. alle Ragion Vecchie. s. Pietro Condulmer qu. Is. F. s. Giac. Marcello qu. Ang. 5 del cons. di 40 C. N. s. Costantin Morosini. s. Carlo Zen di f. Renier. s. Giamb. Sagredo qu. Gerardo. s. Pietro Marin qu. Ant. s. Z. Marco Balbi di f. Nic. Sig. Gazzetiere. Io avrei creduto verace l’antico proverbio, che fino all’altare si potesse usare del rispettivo libero arbitrio prima di profferire un sì, che congiunge in perpetuo matrimonio: ma scorgo in ora non potersi valere di tale libertà in tutti i casi; eccone uno. Una giovane nubile che per non sa qual cagione avea promessa la mano ad un suo parì, fu da questi levata ai suoi di Casa, e tradotta in Città, onde con più libertà poterla poi sposare. Consegnata la giovane ad una onesta famiglia, trovandosi ella in piena libertà ricusava in certo modo d’adempire alle inconsiderate sue promesse. E già persisteva nell’adottata negativa: ma quando sentissi intuonare all’orecchio da persona di carattere la fatale solita sentenza, o sposare il tale, o sagrificare la vostra gioventù nel tale Monastero di campagna, dovette la povera giovane abbracciare la prima proposizione piuttostoche soggiacere al peso della seconda da lei sempre detestata. Seguì dunque il Matrimonio, ed ognuno gli augura un felice successo: ma se per lo contrario s’avesse da intorbidare il negozio, v’ha chi predice un buon numero di maledizioni anche contro chi per forza fece riunire gli animi loro. Hanno per altro avuto l’onore d’essere stati sposati da un ottimo religioso come delegato, ed in una delle più belle e vaste Chiese della Città: insolite a simili uffizi, e questo potrebbe influir molto sulla loro felicità per essere una cosa straordinaria. Biglietto. Si ricerca da chi lo sa, quanto di tempo vi sia per un povero suddito lontano dalla Città per esigere dai Postieri dai quali avesse giuocato al Pubblico Lotto la firma de’suoi giuochi anco dopo seguita l’estrazione per cui egli arrischiò la sorte. Il motivo è facile a dedursi, ed è, che alcuni Postieri pretendono di non essere tenuti seguita l’estrazione a dispensarne le firme: perche essi dolosamente si trattengono poi in santa pace quel soldo, che dovrebbe essere restituito al giuocatore, quando i suoi numeri fossero stati rigettati, come di spesso succede. Inverno. Non s’è mai ritrovato alcuno, ch’abbia il coraggio di secondare l’eccitamento dell’Incognito lodando la presente Stagione. E veramente ce ne vorrebbe molto mentre giunta questa tra noi ad uno de’suoi eccessi più rari ci dà un saggio de’rigori del Nord da ricordarsene per molto tempo. Nondimeno questi medesimi estremi somministrar potrebbero un ricco argomento al canto di qualche ingegnoso Poeta. Vedere a calcar intrepidamente da un’immensa quantità di persone, che vanno e vengono, quelle lagune, che sovente fan sospirare col loro ondoso sconvolgimento; misurar sul segnato lor sentiero i sicuri passi le stesse femmine, che a vender vengono il latte in questa Città, e a provvedere del bisognevole le povere loro Famiglie; farsi di que’piani gelati i fanciulli un campo di divertimento co’loro giuochi di palle, i di trottola; altri base di tavole ove mangian, e bevono; e fino alcuni tentare la solidità del ghiaccio coll’accendervi sopra de’fuochi a cui riscaldarsi in circolo, è un colpo d’occhio per il nostro Paese sì raro ed interessante, che mai non manca d’un frequentissimo cariato concorso. All’idea generale dell’ampio Quadro quanti dettagli s’aggiungerebbero di vaghe descrizioni bizzarre! La franchigia permessa in queste occasioni anima l’industria a provveder a gara il paese delle cose, che sono più necessarie. Vengono a processioni le barile di vino, i facchi di pane, i majali, i quarti di manzo, gli agnelli, il pollame, ec. ec. Tutto si trascina, e si spinge, tutto è movimento ed azione; tutte le fatiche son fatte con un’aria di contento, che ne cela il peso, e mostra la faccia d’una vera libertà giuliva, che nella sua sicurezza gode, e trionfa. È ben vero, che in simili rarissimi casi i travagli degli uomini sono ben compensati: ma la novità d’eseguirli senza il menomo impedimento sembra che al bene del guadagno dia un considerabile aumento; e questo sarebbe un punto osservabile su cui dilatarsi potrebbe un riflessivo Scrittore. Se mai questi ritrovasi, che s’accinga all’Impresa, non si scordi, che alcune delle nostre Ninfe vollero anch’esse dar prova di maschile coraggio passeggiando su’gelati sentieri, ed animando col loro esempio i più timidi. Dopo essersi esteso su’moventi del diletto, e dell’utile, non taccia egli neppur le disgrazie delle quali, se mai nol fosse, ora lo rendiamo informato. Oltre il giovine Chierico, che perì-tentando una via non tocca da piede umano per salire all’Isoletta di S. Secondo, si trovò morto indurito, la mattina della scorsa Domenica sopra due barile piene di vino il misero suo con duttore. Così narrasi il caso. Erano in due, e forse per riscaldarsi e invigorirsi, bevuto aveano di troppo. Colti dalla notte il più sincero, o più cauto, consigliò l’altro ad abbandonar le barile, e trovandolo resistente seguì il suo cammino, e si salvò. L’infelice colà rimasto, preso dalla stanchezza, e dal sonno si coricò sopra i suoi arnasetti, e morì gelato. Nello stesso giorno un altro povero giovine, che avea più volte fatto quel viaggio, si trovò all’ore 22 circa, strascinando esso pure una barila di Vino con un suo compagno, rimpetto a quel palo, che dicesi della Madonna, perchè sostiene un piccolo capitello con una Immagine di M. V. che la notte s’illumina. Questi pure era soverchiamente allegro ed animato dal vino. Uno spirito di fatal divozione l’invase a quella vista, deviò dal battuto sentiero detto Lo stradone di Mestre, per ire a baciar quella sacra Immagine, non badò nè a’consigli, nè a’preghi del suo compagno, che trattener lo voleva, e si sommerse. Non potè esser preso, che dopo la di lui morte. Queste triste immagini potrebbero nel dar varietà al canto poetico sollevar la Musa alla sublimità della morale. Ci farebber poi de’soggetti di scherzo su’quali parleremo nel Foglio di Sabbato per dar luogo alla Causa segente. Causa. 2. Gennaro 1788. M. V. Alla C. V. Mane. Prescrive la Legge del Ser. M. C. 1400. 26. Novembre che quando vien a’Nodari presentata una qualche cedola Testamentaria, interrogar debbano il Testatore, se sia essa scritta di sua mano, o d’altrui; per l’effetto, che s’è scritta da mano aliena, debbano, per ovviar alle frodi, leggerla al Testatore da solo a solo; e intesane la conferma, allora poi farne il Rogito alla presenza di due Testimonj: sotto pena di nullità quando si facesse diversamente. Il fu Ser. Doge Marco Antonio Memo fece nel 1612. 19. Febbraro una cedola, scritta da mano aliena, ma da lui però letta, postillata, confermata e firmata; scrivendo di proprio pugno in calce della medesima la Data, e la certezza della sua lettura, e la propria sottoscrizione. Nel giorno susseguente fu da esso alla presenza di due Testimonj consegnata la detta cedola in Atti di un Pubblico Nodaro; ma non fu dal Nodaro stesso, da solo a solo col Testatore, riletta. Contenea questa cedola particolarmente una istituzione d’Erede nel N. H. Tribuno Memo Nipote del Testatore; ed una sostituzione con legge di perpetuo Fidecommisso nei Discendenti Maschi del Nipote medesimo in mancanza di questi poi veniva sostituita la Femmina dell’ultimo Maschio: e se fossero più, sostituiva quella che suo Padre o i Commissarj eleggessero: con patto però che debba la detta Femmina maritarsi in un Gentiluomo de’più onorati e ricchi di Ca Memo: perchè il benefizio debba dipoi passare con marca di Primogenitura in tutti i suoi Discendenti. In difetto di che sostituisce il più vecchio di Ca Memo: e ciò con legge parimenti di Primogenitura in tutti i Discendenti dello stesso. Nel 1613. 26. Gennaro il detto Ser. Dege fece un Codicillo tutto scritto, e sottoscritto di suo pugno e carattere; qual fu da lui presentato nei Rogiti dello stesso Nodaro; ed in cui, nel momento di far qualche aggiunta alla precedente sua cedola, ne riassume, ripete, e ratifica il contenuto. Nel 1614. 17. Maggio, prima ancora della mancanza del predetto Ser. Doge, fece il suo Testamento anche il N. V. Tribuno Memo di lui Nipote: e questi, quanto alla legge da imporre alla sua facoltà, si riporta in tutto al Testamento e Fidecommisso, che sarà stato ordinato dal detto Ser. Doge suo Zio: qual Testamento fu da lui confermato con un susseguente Codicillo. Mancato di vita il Ser. Doge Memo, avanti del N. H. Tribuno, fu da questi prima, e dagli altri dopo, per il corso di cento e settant’anni, riconosciuta sempre ed eseguita la Disposizion risultante dalla cedola 1612. 19. Febraro antedetta. In questo spazio di tempo verificossi anche il caso della sostituzione a favor del più vecchio da Cà Memo, e suoi Discendenti; per non essersi alcuna delle Figlie dell’ultimo Maschio discendente da Tribuno maritata con un Gentiluomo da Cà Memo. Pervenne perciò ultimamente la facoltà nel N. H. Mis. Andrea Memo Kav. e Proc. di S. Marco. Insorse però in questi ultimi tempi il N. H. ser. Alessandro Molin Nipote ex filio d’una Figlia dell’ultimo Maschio discendente da Tribuno: impugnando la detta cedola 1612. 19. Febbraro; e ridusse finalmente la sua Contestazione in due Capi: ricercando in un primo il taglio di essa cedola, e suo Rogito, come illegale, invalida, e nulla; salvi dipoi gli effetti tutto di giustizia: e proponendo nell’altro, che nemmeno a pretesto di qualunque espressione corsa nella cedola posteriore in forma di Codicilo, possa sostestenersi valido e legal Testamento la prima: e ciò col taglio, per questo solo effetto, di qualunque espressione che si volesse operativa in contrario. Nel giorno 3. Aprile 1788. seguì al Mag. Ecc. de’Conservatori alle Leggi spedizion Absente a favor dei N. H. Molin: ed ora in grado di Appellazione si era a cercare, se la cedola 1619. 19. Febbraro del Ser. Doge Memo dovesse o nò considerarsi valida e legale. Nella qual questione l’appoggio al Laudo, cioè per il N. H. Molin, era che si avea sorpassato ed ommesso il prescritto della Legge 1400. colla mancanza della lettura da solo a solo. L’appoggio all’incontro al taglio era di entrare nello spirito della legge e riflettere, che se la legge vuol la lettura da solo a solo nelle cedole scritte di mano altrui, ad oggetto d’ovviar alle frodi; avea il Testatore fatto ancor più di quello che gli prescriveva la legge, leggendosela da per se, postillandola, e sottoscrivendola. Oltrechè l’equita e la giustizia della disposizione allontanava qualunque sospetto, che frode alcuni potuto avesse aver luogo. Queste ragioni furono dalle reciproche Dispute estese, ed ampliate con altre, che per brevità è forza di ommettere. Seguì giudizio di taglio a favore del N. H. Memo. Ecco lo spazzo. Primo Capo: Q. Inc. 16 Q. Laud. 13. N. S. I. Secondo Capo Q. Inc. 17. Q. Laud. 12. N. S. I. Avvocati al Taglio Co. Alcaini. Ecc. Steffani. Interruttore Faccini. Intervenienti Orsini, e Salsi. Avvocati al Laudo Co. Santonini, Ecc. Orlandi. Interveniente Fedrigo. Bastimenti arrivati. 19. Decembre. Pinco Cap. Pietro Esposito Napol. manca da Messina li 24. Nov. raccom. a sè med. con 761 cossette e 2 fagotti Pasta. Un Bar. Una da Lipari. Una Rot. Olive in acqua. 91 cassette e 26 casse Limoni. Detti a rifuso m. 10. 9 Bot. Cedri in acqua. 29. sac. Mand. dolci. 60. cas. Naranze. 60 St. noselle. 3. Bot. sugo di Limon. 2. cas. Libri. 2 Ballette e una cassetta Carte da Musica. 4 Sac. Mand. amare. 4. Vasi Spir. di Bergamotto. Un sacchetto sem. di Cedro, Brac. P. Zuan. Scaglierio da Cattaro con 14 m. Castradina. 2. Cassoni cand. di sevo. 20 Detto. Nave Orione Cap. Giorgio Muller Danese, manca da Berghen li 23 Set. raccom. a sè med. con 800 B, Baccaladi in Pesci in 100. m. Bergantin Il Veloce Cap. And. Urbans manc. da Cipro li 17 Set. e da Alessandria li 21 Nov. Parc. Sig. Gius. Treves, con 30 B. Gotton. 98 cai e 35. Bar. vin di Cipro. 70 Bal. e 49 Fardi Caffè. 50 Scaffasci Zaffroni. 3. det. Incenso. 3 Ballotti e 4 fag. Telarie. 2 cassette seterie di ritorno. Piel. P. Zorzi Benuzzi da Sebenico e Zara con 3. C. Oglio. 10 Bar. miel. 180 Lib. Lana. Una Bal. Boldroni. 4. m. olive salate. 2. cas. Amito, 2. m. Budelli salati. 21 Detto. Brac. P. Giac. Gerbas da Legna con 550 mazzi Droghe. 600 lib. ferro v. e vetro rotto. 22 Detto. Pol. Cap. Gasp. del Cilento Nap. manca dalli Giorgienti li 14 Nov. rec. a sè med. con 1500. Cant. cenere. 50 sac. Mand. 5. dette in scorza. 3 colli Vetro rotto. 3. m. Limoni. 6. cas. Naranze dolci. Un sag. Sangue di Drago, e 2. cas. specchj di ritorno. Nave il Viaggiator felice Cap. Marco Collovich manca da Cipro li 12. Ag. e da Alessandria li 20. Nov. Parc. il Capit. con 194. C. e 14 Bar. vin di Cipro. 25 Bal. e 15 far. Caffè. 1128 cuoj salati. 9 colli Santuarj. 12 Bal. e 3 cof. Droghe. 26 Bal. e 42 scaffasci Zaffroni, 86 Cantara Terra di Cipro 1622 misure sem. di Lino. Un fag. Lin 80 Bal. Gotton. Un fag. Telarie. Una Bal. denti Elefante. Un Pacchetto sete tagli rasi, 3 caffoni specchi, 4 Lampade d’otton, e una Bar. Contarie di ritorno. In una Lettera scritta da Verona in data dei 3. corrente abbiamo letto, che il Sig. Gasparino Allegro Giovedì della scorsa Settimana due ore avanti mezzogiorno uscì libero e assolto dal Castello di Mantova. Molte persone andarono ad incontrarlo per congratularsene, e l’accompagnarono fino alla sua abitazione trà le dimostrazioni di giubilo, e gli eviva alla sua innocenza. Per mancanza di spazio, e provenuta da mal prese misure, siamo in necessità di rimettere al Foglio del p. v. Sabbato la risposta poetica al gentilissimo Signor Giuseppe Foppa. Morti. Il N. H. s. Camillo Venier qu. Marco Ant. d’anni 74. Il N. H. s. Z. Batt. Morosini qu. Alessandro d’anni 77. Il Reverendissimo Sig. D. Pietro Franc. Arguello Pievano di S. Benedetto, e Canonico di S. Marco, d’anni 72 el. al Piovanato il dì 23 Giugno 1762. Il Reverendissimo D. Pietro Ant. Dom. Colauto Piov. di S. Sofia el. li 25 Luglio 1776. d’anni 80. S. E. la N. D. Marina Michel Cappello. (il resto Sabbato.) Si ricevono le Assocciazioni a questo Foglio da’Libraj Colombani a S. Bartolommeo, e Curti a San Giuliano.