Mercordi’7. Gennaro 1789.
Crema 30. Decembre 1788.
Nravo questo nostro Impresario Belloni! Egli ci ha date delle Opere Serie, che
fecero meravigliare, ed ora ci dà un’Opera Buffa, che fà ridere. Così và
bene, o tutto serio, o tutto Buffo. Il perfetto silenzio della nostra
Platea, è la vera prova dell’aggradimento dello Spettacolo.
La Prima Donna, ch’è certa Signora Teresa
Biffi, è una giovinetta, che canta di una
espressione, e d’una maniera a cui arrivano quelle poche Donne Serie,
che toccano la perfezione. La Prima Ballerina Signora Teresa
Melazzi, è una giovine, che balla di gran forza,
e con singolar grazia, ed è d’ottima scuola. Queste potrebbero occupare
i primi posti in ogni Teatro serio. Gli altri Attori dell’Opera vi dirò
sinceramente, che sono otto, ed i Ballerini sono dodici. Del merito
degli uni, e degli altri non vi dico niente. Fama
volat.
Due sono i Drammi. Il Primo Li due supposti Conti,
ed il Secondo Una cosa rara. I balli della prima
Opera sono. Il Primo Mirsa e Lindoro, posto in
iscena dal Monterossi, che balla, e suona anche
il Violino. Questo è il Primo Ballerino, così ricco d’idee, che il suo
Ballo durò un’ora e mezza, e dall’osservabile insolito numero degli
Spettatori ebbe la prima sera, come tutte l’altre, il medesimo applauso.
Il Secondo è Il Convito diretto dal Cerutti primo Grottesco, che salta assai
volontieri, e frà gli altri salti ne fa uno del tutto nuovo in Teatro,
ch’esprime l’allegrezza da lui provata come schiavo liberato dalle
catene. Io non sò con qual nome si chiami, ma a Venezia lo chiamerebbero
Tombola.
Li due Balli, ch’anderanno in iscena nell’altro Dramma sono finora un secreto, ch’io non sò, e che desidero non abbiate la curiosità di saperlo per non aver io la briga di scriverlo, e sono
Affez. vostro Amico.
Signor Stimatissimo.
Verona li 30. Decembre 1788.
Nel suo Foglio dei 24. corrente ho letto una Lettera scritta da qui, ch’era una incerta predizione della nostra Opera. Domenica andò in iscena. Io, che ci sono stato, le dò la giusta relazione. La espongo in forma di Bilancio, perch’essendo io Scritturale in un Negozio, non sò esporla in altro modo. Ommetto le summe totali, perchè così altri si prenderà il pensiero di farle, e risparmierà a me l’incomodo di stare a tavolino con questo eccessivo freddo. Inserisca tutto ciò nel suo Foglio, e mi creda
Suo affez. Amico
Un suo Assocciato.
Stato dell’Opera Seria andata in iscena a Verona il
giorno 28. Decembre 1788.
Teatro
Signor Rossi
Dramma
Musica
Vestiario
Orchestra
Illuminazione
Signor Violani Primo Musico
Signora Boccarelli Prima Donna
Signor Alessio Primo Tenore
Signor Moschini Secondo Musico
Signora Valeri Seconda Donna
Lo Dorè Secondo Tenore
Primo Ballo Gustavo Adolfo Re di Svezia
Secondo Ballo La
Fanny
Mons. Ballon Primo Ballerino
Mad. Ballon Prima Ballerina
Signor Verzellotti per le Parti forti
Grotteschi, e Grottesche
24. Altri Ballerini
24. Giocatori di Spada in Combattimento
Comparse
Pittore
Suggeritore
Maschere alla Porta
Filarmonico, e maestoso
Bravo
.
Sufficiente
Magnifico, e d’ultimo gusto
Numerosa
Alla moda, di risparmio, e di mirabil effetto.
Bello, d’eccellente voce, intuonato, e di belle maniere
Brava, di bella voce, intuonata, d’agilità, e professione
Buona voce, agilità
Buon professore per una Cappella, e poi per Teatro
Bellina assai
Lungo, e bello
Spettacoloso, e di molto spesa
Passabile
Focoso, intendente di sua professione
Brava assai, bella figura, animata nelle sue operazioni, e bella da uomo
Buono, e molto espressivo
Sufficienti, e la Prima buona
Ballano, e Figurano
Si portano bene
A meraviglia
Buono
Civili
Freddo, perchè non riparato
Impresario
L’Ariarate
Di tutti i Maestri
.
Troppi Ragazzi, e pochi Bassi
.
Corteggiato
Cattive le note basse
Non Professore, e statua
Sposo di Stratonica, ma Musico
Senza voce, senza braccia, senza gambe
Non fa il Do.Re.
Un poco confuso
Ma non interessa
Non eguale esecutore
.
Zoppo
.
Al solito
Sono dilettanti non pagati
Amano il vino
.
Sembra un Rufese.
L’ultima sera
Sia detto tanto per la relazione dell’Opera di Brescia, che in queste due di Crema e di Verona, che nè parzialità alcuna ci determina alle lodi, nè veruna avversione al biasimo. Se mai non fossero esse veritiere offeriamo il nostro mezzo al pubblico disinganno, perchè non c’è nè amicizia, nè titolo d’associazione, nè interesse che possa sedurci a negare ad altri il diritto di meglio informarci, caso che non bene lo fossimo.
Al num. 101 del prossimo passato anno abbiamo inserito un Biglietto
d’un’anima innamorata, che trovando un saggio delle perfezioni della
sua Bella nel seguente Distico di Tibullo, ha
confessato di non aver saputo tradurlo bene in due versi Italiani, e
si raccomandò a questa Gazzetta per una felice versione. Dopo alcuni
ordinarj ci è giunta una Lettera, che può soddisfar il suo
desiderio. Lo scrittore d’essa a noi lascia graziosamente la scelta
trà i cinque modi co’quali ridusse alla nostra Lingua il pensiero
del Cantore Latino. Noi la rimettiamo all’ardente eccitatore della
traduzione.
2 Savj agli Ordini.
s. Giacomo
Bolani.
s. Iseppo
Giovanelli.
3 Savj del Consiglio.
s. Alvise
Zusto.
s. Franc. Battaja.
s. Antonio
Zen.
3 di Terraferma.
s. Alv. Querini. Cassier.
s. Francesco
Gritti.
s. Alv. Mocenigo Primo. Alla Scrittura.
Inquisitor ai Roli.
s. Pietro
Barbarigo.
2 Gennaro.
Inquisitor alle Arti.
s. Pietro
Zen.
Rev. e Regol. all’Entrate Pub.
s. Zuanne
Querini K.
Deputato ad Pias
Causas.
Franc. Morosini K. e Proc.
Prov. ad Asola. Reggim. c. p. dura
m. 16 elez. dello Scrutinio conferm.
dal M. C.
s. Is. Maria
Bonlini qu. Fed.
Fin. s. Dan. Balbi qu. Lod.
Prov. al Cottimo d’Alessandria.
f. Marc’Alv. Mosto qu. Ant. M.
luogo di f. Gir. M. Bolani +
Prov. alle Legne.
s. Marco
Barbaro qu. Franc.
F. s. Alv. Morosini.
Offiz. alle Ragion Vecchie.
s. Pietro
Condulmer qu. Is.
F. s. Giac. Marcello qu. Ang.
5 del cons. di 40 C. N.
s. Costantin
Morosini.
s. Carlo
Zen di f. Renier.
s. Giamb. Sagredo qu. Gerardo.
s. Pietro
Marin qu. Ant.
s. Z. Marco
Balbi di f. Nic.
Io avrei creduto verace l’antico
proverbio, che fino all’altare si potesse usare del rispettivo
libero arbitrio prima di profferire un sì, che congiunge in
perpetuo matrimonio: ma scorgo in ora non potersi valere di tale
libertà in tutti i casi; eccone uno.
Una giovane
nubile che per non sa qual cagione avea promessa la mano ad un
suo parì, fu da questi levata ai suoi di Casa, e tradotta in
Città, onde con più libertà poterla poi sposare. Consegnata la
giovane ad una onesta famiglia, trovandosi ella in piena libertà
ricusava in certo modo d’adempire alle inconsiderate sue
promesse. E già persisteva nell’adottata negativa: ma quando
sentissi intuonare all’orecchio da persona di carattere la
fatale solita sentenza, o sposare il tale, o sagrificare la
vostra gioventù nel tale Monastero di campagna,
dovette la povera giovane abbracciare la prima proposizione
piuttostoche soggiacere al peso della seconda da lei sempre
detestata. Seguì dunque il Matrimonio, ed ognuno gli augura un
felice successo: ma se per lo contrario s’avesse da intorbidare
il negozio, v’ha chi predice un buon numero di maledizioni anche
contro chi per forza fece riunire gli animi loro. Hanno per
altro avuto l’onore d’essere stati sposati da un ottimo
religioso come delegato, ed
in una delle più belle e vaste Chiese della Città: insolite a
simili uffizi, e questo potrebbe influir molto sulla loro
felicità per essere una cosa straordinaria.
Si ricerca da chi lo sa, quanto di tempo vi sia per un povero suddito lontano dalla Città per esigere dai Postieri dai quali avesse giuocato al Pubblico Lotto la firma de’suoi giuochi anco dopo seguita l’estrazione per cui egli arrischiò la sorte.
Il motivo è facile a dedursi, ed è, che alcuni Postieri pretendono di non essere tenuti seguita l’estrazione a dispensarne le firme: perche essi dolosamente si trattengono poi in santa pace quel soldo, che dovrebbe essere restituito al giuocatore, quando i suoi numeri fossero stati rigettati, come di spesso succede.
Non s’è mai ritrovato alcuno, ch’abbia il coraggio di secondare l’eccitamento dell’Incognito lodando la presente Stagione. E veramente ce ne vorrebbe molto mentre giunta questa tra noi ad uno de’suoi eccessi più rari ci dà un saggio de’rigori del Nord da ricordarsene per molto tempo.
Nondimeno questi medesimi estremi somministrar potrebbero un ricco argomento al canto di qualche ingegnoso Poeta. Vedere a calcar intrepidamente da un’immensa quantità di persone, che vanno e vengono, quelle lagune, che sovente fan sospirare col loro ondoso sconvolgimento; misurar sul segnato lor sentiero i sicuri passi le stesse femmine, che a vender vengono il latte in questa Città, e a provvedere del bisognevole le povere loro Famiglie; farsi di que’piani gelati i fanciulli un campo di divertimento co’loro giuochi di palle, i di trottola; altri base di tavole ove mangian, e bevono; e fino alcuni tentare la solidità del ghiaccio coll’accendervi sopra de’fuochi a cui riscaldarsi in circolo, è un colpo d’occhio per il nostro Paese sì raro ed interessante, che mai non manca d’un frequentissimo cariato concorso. All’idea generale dell’ampio Quadro quanti dettagli s’aggiungerebbero di vaghe descrizioni bizzarre! La franchigia permessa in queste occasioni anima l’industria a provveder a gara il paese delle cose, che sono più necessarie. Vengono a processioni le barile di vino, i facchi di pane, i majali, i quarti di manzo, gli agnelli, il pollame, ec. ec. Tutto si trascina, e si spinge, tutto è movimento ed azione; tutte le fatiche son fatte con un’aria di contento, che ne cela il peso, e mostra la faccia d’una vera libertà giuliva, che nella sua sicurezza gode, e trionfa. È ben vero, che in simili rarissimi casi i travagli degli uomini sono ben compensati: ma la novità d’eseguirli senza il menomo impedimento sembra che al bene del guadagno dia un considerabile aumento; e questo sarebbe un punto osservabile su cui dilatarsi potrebbe un riflessivo Scrittore.
Se mai questi ritrovasi, che s’accinga all’Impresa, non si scordi, che alcune delle nostre Ninfe vollero anch’esse dar prova di maschile coraggio passeggiando su’gelati sentieri, ed animando col loro esempio i più timidi. Dopo essersi esteso su’moventi del diletto, e dell’utile, non taccia egli neppur le disgrazie delle quali, se mai nol fosse, ora lo rendiamo informato.
Oltre il giovine Chierico, che perì-
Lo stradone di
Mestre, per ire a baciar quella sacra Immagine, non badò nè
a’consigli, nè a’preghi del suo compagno, che trattener lo voleva, e
si sommerse. Non potè esser preso, che dopo la di lui morte.
Queste triste immagini potrebbero nel dar varietà al canto poetico sollevar la Musa alla sublimità della morale. Ci farebber poi de’soggetti di scherzo su’quali parleremo nel Foglio di Sabbato per dar luogo alla Causa segente.
2. Gennaro 1788. M. V.
Alla C. V. Mane.
Prescrive la Legge del Ser. M. C. 1400. 26. Novembre che quando vien a’Nodari presentata una qualche cedola Testamentaria, interrogar debbano il Testatore, se sia essa scritta di sua mano, o d’altrui; per l’effetto, che s’è scritta da mano aliena, debbano, per ovviar alle frodi, leggerla al Testatore da solo a solo; e intesane la conferma, allora poi farne il Rogito alla presenza di due Testimonj: sotto pena di nullità quando si facesse diversamente.
Mancato di vita il Ser. Doge Memo, avanti del N. H. Tribuno, fu da
questi prima, e dagli altri dopo, per il corso di cento e
settant’anni, riconosciuta sempre ed eseguita la Disposizion
risultante dalla cedola 1612. 19. Febraro antedetta. In questo
spazio di tempo verificossi anche il caso della sostituzione a favor
del più vecchio da Cà Memo, e suoi Discendenti; per non essersi
alcuna delle Figlie dell’ultimo Maschio discendente da Tribuno
maritata con un Gentiluomo da Cà Memo. Pervenne perciò ultimamente
la facoltà nel N. H. Mis. Andrea Memo Kav. e Proc. di S. Marco.
Insorse però in questi ultimi tempi il N. H. ser. Alessandro Molin
Nipote ex filio d’una Figlia dell’ultimo
Maschio discendente da Tribuno: impugnando la detta cedola 1612. 19.
Febbraro; e ridusse finalmente la sua Contestazione in due Capi:
ricercando in un primo il taglio di essa cedola, e suo Rogito, come
illegale, invalida, e nulla; salvi dipoi gli effetti tutto di
giustizia: e proponendo nell’altro, che nemmeno a pretesto di
qualunque espressione corsa nella cedola posteriore in forma di
Codicilo, possa sostestenersi valido e legal Testamento la prima: e
ciò col taglio, per questo solo effetto, di qualunque espressione
che si volesse operativa in contrario. Nel giorno 3. Aprile 1788.
seguì al Mag. Ecc. de’Conservatori alle Leggi spedizion Absente a
favor dei N. H. Molin: ed ora in grado di Appellazione si era a
cercare, se la cedola 1619. 19. Febbraro del Ser. Doge Memo dovesse
o nò considerarsi valida e legale. Nella qual questione l’appoggio
al Laudo, cioè per il N. H. Molin, era che si avea sorpassato ed
ommesso il prescritto della Legge 1400. colla mancanza della lettura
da solo a solo. L’appoggio all’incontro al taglio era di entrare
nello spirito della legge e riflettere, che se la legge vuol la
lettura da solo a solo nelle cedole scritte di mano altrui, ad
oggetto d’ovviar alle frodi; avea il Testatore fatto ancor più di
quello che gli prescriveva la legge, leggendosela da per se,
postillandola, e sottoscrivendola. Oltrechè l’equita e la giustizia
della disposizione allontanava qualunque sospetto, che frode alcuni
potuto avesse aver luogo. Queste ragioni furono dalle reciproche
Dispute estese, ed ampliate con altre, che per brevità è forza di
ommettere. Seguì giudizio di taglio a favore del N. H. Memo. Ecco lo
spazzo.
Primo Capo: Q. Inc. 16 Q. Laud. 13. N. S. I.
Secondo Capo Q. Inc. 17. Q. Laud. 12. N. S. I.
Avvocati al Taglio Co. Alcaini. Ecc. Steffani. Interruttore Faccini. Intervenienti Orsini, e Salsi.
Avvocati al Laudo Co. Santonini, Ecc. Orlandi. Interveniente Fedrigo.
19. Decembre.
Pinco Cap. Pietro Esposito Napol.
manca da Messina li 24. Nov. raccom. a sè med. con 761 cossette e 2
fagotti Pasta. Un Bar. Una da Lipari. Una Rot. Olive in acqua. 91
cassette e 26 casse Limoni. Detti a rifuso m. 10. 9 Bot. Cedri in
acqua. 29. sac. Mand. dolci. 60. cas. Naranze. 60 St. noselle. 3.
Bot. sugo di Limon. 2. cas. Libri. 2 Ballette e una cassetta Carte
da Musica. 4 Sac. Mand. amare. 4. Vasi Spir. di Bergamotto. Un
sacchetto sem. di Cedro,
Brac. P. Zuan. Scaglierio da Cattaro
20 Detto. Nave Orione Cap. Giorgio
Muller Danese, manca da Berghen li 23 Set.
raccom. a sè med. con 800 B, Baccaladi in Pesci in 100. m.
Bergantin Il
Veloce Cap. And. Urbans manc. da Cipro li 17 Set. e da
Alessandria li 21 Nov. Parc. Sig. Gius. Treves, con 30 B. Gotton. 98 cai e 35. Bar.
vin di Cipro. 70 Bal. e 49 Fardi Caffè. 50 Scaffasci Zaffroni. 3.
det. Incenso. 3 Ballotti e 4 fag. Telarie. 2 cassette seterie di
ritorno.
Piel. P. Zorzi
Benuzzi da Sebenico e Zara con 3. C. Oglio.
10 Bar. miel. 180 Lib. Lana. Una Bal. Boldroni. 4. m. olive salate.
2. cas. Amito, 2. m. Budelli salati.
21 Detto. Brac. P. Giac.
Gerbas da Legna con 550 mazzi Droghe. 600
lib. ferro v. e vetro rotto.
22 Detto. Pol. Cap. Gasp. del
Cilento Nap. manca dalli Giorgienti li 14
Nov. rec. a sè med. con 1500. Cant. cenere. 50 sac. Mand. 5. dette
in scorza. 3 colli Vetro rotto. 3. m. Limoni. 6. cas. Naranze dolci.
Un sag. Sangue di Drago, e 2. cas. specchj di ritorno.
Nave il Viaggiator
felice Cap. Marco
Collovich manca da Cipro li 12. Ag. e da
Alessandria li 20. Nov. Parc. il Capit. con 194. C. e 14 Bar. vin di
Cipro. 25 Bal. e 15 far. Caffè. 1128 cuoj salati. 9 colli Santuarj.
12 Bal. e 3 cof. Droghe. 26 Bal. e 42 scaffasci Zaffroni, 86 Cantara
Terra di Cipro 1622 misure sem. di Lino. Un fag. Lin 80 Bal. Gotton.
Un fag. Telarie. Una Bal. denti Elefante. Un Pacchetto sete tagli
rasi, 3 caffoni specchi, 4 Lampade d’otton, e una Bar. Contarie di
ritorno.
In una Lettera scritta da Verona in data dei 3. corrente abbiamo
letto, che il Sig. Gasparino
Allegro Giovedì della scorsa Settimana due
ore avanti mezzogiorno uscì libero e assolto dal Castello di
Mantova. Molte persone andarono ad incontrarlo per congratularsene,
e l’accompagnarono fino alla sua abitazione trà le dimostrazioni di
giubilo, e gli eviva alla sua innocenza.
Giuseppe
Foppa.
Il N. H. s. Camillo
Venier qu. Marco Ant. d’anni 74.
Il N. H. s. Z. Batt. Morosini qu. Alessandro
d’anni 77.
Il Reverendissimo Sig. D. Pietro
Franc. Arguello
Pievano di S. Benedetto, e Canonico di S. Marco, d’anni 72 el. al
Piovanato il dì 23 Giugno 1762.
Il Reverendissimo D. Pietro
Ant. Dom. Colauto
Piov. di S. Sofia el. li 25 Luglio 1776. d’anni 80.
S. E. la N. D. Marina Michel Cappello.
il
resto Sabbato.)
Si ricevono le Assocciazioni a questo Foglio da’Libraj Colombani a S. Bartolommeo, e Curti a San Giuliano.