Sabbato 3. Gennaro 1789.
Nel numero di quelli, che
concorsero all’Assocciazione del presente Foglio, ve ne sono non pochi
a’quali molto dobbiamo per un costante patrocinio, o per una efficiente
amicizia; ed alcuni, che per atti di rara beneficenza meritano
dall’animo nostro una gratitudine eterna. In questi giorni di lieti
augurj, e di metodici complimenti vorrebbe il dovere, che a voce, o in
iscritto a tutti fossero significati i sentimenti della nostra umile
riconoscenza: ma stretti dal nostro pubblico impegno, e messi alla
impossibilità di soddisfare a tante convenienze, preghiamo
ossequiosamente chi ci protegge, e fervorosamente chi ci ama, a non
ascriverci a colpa una indispensabile disgustosa mancanza. Si accertino
gli uni, e gli altri, che nelle angustie delle nostre occupazioni, tra
le cure domestiche, e ad onta delle frequenti combinazioni, che
aggravano l’infelice nostra esistenza, la loro memoria vive nel nostro
cuore sensibile ov’è indelebilmente scolpita, e gradiscano in
supplimento a delle visite particolari, a delle Lettere d’uso, questo
comune uffizio con cui ad essi, e a tutte le loro Famiglie auguriamo un
buon capo d’anno apritore d’un nuovo lungo corso di vita favorito dal
Cielo, e ricolmo di beni veri e reali. Discenda il fausto augurio sugli
altri ancora, che senza i titoli di protettori, o d’amici, hanno diritto
a’nostri ringraziamenti, per l’onore e il vantaggio che ci recano come
Assocciati, in particolare quelli che sin dal principio di questa
impresa ci fecero il dono spontaneo della loro pregiatissima grazia.
Ciò che desideriamo per gli altri un sollievo
de’mortali. Non s’offendano di questa declamazione i Grandi
virtuosi e benefici ne’cui Palazzi asilo non hanno gli scioperati, i
maldicenti, i viziosi. Sappiamo, che ve ne sono; il negare dell’umanità,
della compassione, della generosità, ci porrebbe in contraddizione con
noi medesimi, che ne sperimentammo un tempo gli effetti, e se fossimo in
grado di coltivare certi genj parziali, certe sincere amicizie, avremmo
del bene a cui la nostra situazione ci fa rinunziare. Per questo gli
augurj fatti agli altri verificarsi non potranno per noi se ci venissero
concambiati; e questo tristo pensiero ci ha condotti al riflesso della
prosperità de’malvagj, non invidiabile certamente, ma irritante un animo
travagliato, particolarmente per una recente insidia, che operar poteva
la nostra rovina, se mancati ci fossero i documenti della nostra
innocenza riconosciuta alle prove da’più retti ed illibati Giudici che
seggano sul tribunale supremo di questa augusta Repubblica.
La seguente Causa è descritta dal cortese Forense, le cui promesse hanno
il loro effetto con nostra pienissima soddisfazione. Si lusinghiamo
ragionevolmente, che non farà per mancargli quella del Pubblico, giacchè
la precisione, e chiarezza delle sue descrizioni le rendono molto più
grate delle nostre in una materia da lui sì ben conosciuta; benchè non
gli manchi eleganza ed erudizione, da brillare anche in altre, come lo
ha felicemente dimostrato.
1788. 29. Decembre.
Era l’Atto . . . . . del Giudizio una Spedizione Absente
del Magistrato Eccell. di Piovego, che ammetteva un ricorso
Si pretendeva dagli Aliprandi di comprovare una tal lesione colla scorta principalmente d’una Stima 5. Settembre 1731. e d’altra Stima 18. Agosto 1732.
Le difese però, adotte dall’altra parte furono: pmo Che se anche dette due Stime mettessero in essere, che nel 1731. e 1732. il valor de’Beni contenziosi era superiore; non comproverebbero però mai la lesion del Contratto, non essendo ad esso contemporanee; e molto meno trattandosi di Beni contigui alla Brenta, e sottoposti alle sue violenze: 2do Che dette due Stime non provano neppur che in que’tempi il prezzo di tali Beni fosse maggiore; perchè quelle sono Stime di un cumulo di Beni diciotto volte maggior dei venduti, nelle quali, si dà un valore in complesso a tutti i Campi, buoni, mediocri, e cattivi, senza distinguere in qual classe dovessero riferirsi quelli in contesa: 3zo Che detta lesione è riprovata e convinta da una Carta contemporanea al Contratto impugnato; ch’è una Divisione 1737. 12. Marzo, in cui a tempo innocente, dopo varj anni di possesso, si stimano dagli Aliprandi i Beni controversi a quel medesimo prezzo, per cui furono da essi dipoi venduti: 4to Che l’Acquisto fatto fu in ragguaglio di Rendita al solo quattro per cento, quando si vogliano diffalcare gli Aggravj: 5to Che tanto è lontano, che dal Tomasoni sia stato fatto un’Acquisto ingordo; quantochè nel 1742. fu da esso venduta una delle due Possessioni a certo Abbate Fachetti per il medesimo prezzo. Si rimarcava poi anco la gravità dell’effetto: e si faceva riflettere, che gli Aliprandi volevano far decidere, che il valor di que’Beni fosse stato di Ducati 5685. e ch’eglino riservavano bensì il Capitale esborsato, ed anche i frutti in ragguaglio allo stesso; ma ch’esigevano, oltre la restituzione dei Beni, anche i frutti sopra quel più di Capitale che mancava al compimento di detto prezzo. Sicchè ascendendo questo soprappiù a circa Ducati 3000. ed i frutti al quattro per cento raddoppiando in cinquant’anni il Capitale due volte; l’effetto sarebbe stato, che avrebbe convenuto perder i Beni, e il Capitale per essi esborsato; ed anche più di tre mila Ducati appresso. Resistette però a tal effetto la giustizia del Collegio Eccellentissimo, che anzi decise a favor de’Fratelli Tomasoni con uno Spazzo di Taglio di tutti i Voti.
Avvocati al Taglio Ecc. Rodella, Ecc. Gallini, Interruttor Facini, Interveniente Orsini.
Avvocati al Laudo Co: Medin, Ecc. Realdi, Interveniente Maneta
Brescia 21. Decembre 1788
Egli è molto tempo che non le scrivo,
perchè feci un viaggio che durò qualche mese. Ora da poco
giunto, ho voluto leg-gere le
passate sue Gazzette. Fra le molte cose che vi lessi quelle
poche, che appartengono alla mia patria vidi essere, alterate, o
mutilate, mentr’io quantunque lontano ben informato ne era; come
pure non ritrovai tanti casi in Brescia successi nella mia
absenza, che forse di sì singolari non occorsero da che è
istituita la Gazzetta Urbane ec. Ma non
badiamo a questo. Ciò che mi muove a scriverle in oggi, e che
sarò per continuare in altro ordinario, si è l’aver letto in uno
de’scorsi fogli espresso con una certa caricatura, che le Scuole
pubbliche delle Grazie non si sono ancora incominciate
forse pel cattivo tempo. Sig. Gazzettiere lo
voglio rendere su di ciò informato. La cosa non è da mettersi
tanto in ridicolo, come forse pretese chi in tal guisa le
scrise. Io esporrò la cosa alla meglio, e son sicuro che diverrà
in vece un affare serio, e di rilevanza. Le Scuole delle Grazie,
sono pubbliche da gran tempo. I Gesuiti quando esistevano, erano
essi che vi accudivano. Dopochè questi tali furono soppressi,
l’Illustrissima Città di Brescia ottenne dalla Sovrana Clemenza
il permesso di far continuare queste Pubbliche Scuole; ed a tal
uopo la generosità del Serenissimo Principe, ne assegnò dei
sufficienti capitali. Si principiarono, indi si proseguirono
sotto l’ispezione di due Presidenti membri del Consiglio di
questa Illustrissima Città, e vi sono sempre stati maestri, e
Preti secolari, e Laici secolari. Avanti l’Autunno di
quest’anno, stante la morte del Nob. Sig. Benedetto Ducco, e la
rinunzia del Nob. Sig. Giuseppe Chizzola si cangiò la Presidenza
ad esse pubbliche Scuole. Erano Maestri i seguenti soggetti:
Prefetto Sig. Don Vincenzo Montini. Mae. di Teologia Signor Don
Alessandro Martinengo, Mae. di Matematica Sig. Domenico Coccoli,
Mas. di Filosofia Sig. Don Paolo Marini. Mas. Di Rettorica Sig.
Don Domenico Colombo, Meastri di Grammatica suprema, media, ed
insima li RR. Signori Don Giammaria Montini, Don Pietro Lumini,
Don Vincenzo Mattanza, e Don Stanislao Palazzoli. All’improvviso
terminate le Scuole in principio d’Autunno con sorpresa di tutta
Brescia furono deposti il Prefetto, e li Maestri di Teologia, di
Matematica, e di Filosofia, e per tal motivo si videro affisse
le cedole per il concorso di altre persone, per rimpiazzare i
deposti Maestri, ed anche per rimettere il Rettorico in luogo
del Sig. Ab. Colombo, che molto prima aveva rinunziato, come fu
questa Gazzetta a su tempo se ne parlò. Scorsi alcuni giorni,
dopo tal impensata rivoluzione anche il Rettore della Chiesa e
Parrocchia delle Grazie il Rev. Sig. Don Carlo Montini si portò
in Cancellerìa della Città a far notare la propria rinunzia, che
egli ad insinuazione d’un Gentiluomo si affrettò di eseguire
acciò, come lo stesso gli confidò, non corresse rischio di esser
anch’egli sì malamente trattato, come lo furono li Maestri delle
Scuole. Oltre di che il povero Rettore ne fu persuaso, avendo
compreso d’onde venivano le ciarle che appostatamente furono
sparse, per denigrare l’onoratezza, e ferire la religione
de’suddetti Maestri e Rettore come in altro ordinario le
esporrò. E in tanto mi dico con tutta stima.
Breascia li
24. Decembre 1788
In seguito di quanto le scrissi lo scorso
ordinario, bisogna renderlo informato, che i già citati maestri,
e Rettore licenziati venivano come dissi caricati di calunnie,
come per ec., che tenevano nel luogo delle Grazie (dove i
Maestri vi abitano) delle conferenze sospette in riguardo alla
Religione, ed al Costume; alle quali pure, secondo i
calunniatori v’intervenivano dei Giovani, delle Donne, Et
alia omissa ec. Ma per buona sorte la fama di
que’Maestri niente da tali imposture soffri. Ben tutti se ne
accorsero, essere questa una cabala ordita da certi tali
individui che nella Socie-tà,
si mostrarono sempre mai molesti, e maligni. Ciò poi che bene
non si concepì, si fù la condotta tenuta dai Nuovi Sig.
Presidenti persone veramente dabbene, ed illibate. Ma e chi non
sà quanto di forza abbia la menzogna, la quale colla fina
industrìa fa suoi aderenti gli uomini più probi? Sorprese anche
il vedere involto in tale rivoluzione il Sig. Professor Coccoli,
quale era absente da molti mosi, e che dalla Sovrana voce del
Serenissimo Principe alla Dominante fu chiamato per prestare
que’servigi che da’suoi talenti il Principato attendeva. Esposto
il concorfo, non vi fu poi al termine prescritto chi aspirasse
ad occupare i vacui impieghi. E qual uomo di senno sarebbe mai
concorso all’esercizio di dette scuole, allorquando dalle
medesime, per qualche maligna impostura, o per qualche capriccio
di bizzarro ed inquieto cervello venga esposto ad una dimissione
oltraggiosa? E a dir vero se hanno voluto empire le vacanti
cattedre, furono costretti di elegger delle persone che non
concorrevano. Il Reverendissimo Zamboni Parroco di Garda in Riviera Veronese, fu eletto per Maestro
Teologo; questi fece i suoi ringraziamenti, e rinunzio non
convenendogli lasciare un’entrata più pingue, e certa, per un
tenue onorario d’un impiego forse non durevole. Certo Prete
Balotta da Seniga fu eletto per Maestro
di Filosofia, e questi pure nemmen si sognava di aspirarvi, e
come l’altro ringraziò gli Elettori non trovandosi per
quest’anno in grado di fare la Scuola. Nella Cattedra delle
Matematiche fu poi confermato il suddetto Sig. Coccoli, e ciò in
vista della più onorevole e pregiata testimonianza, che di tal
Soggetto ne dà il Sereniss. Principe. Un altro Prete detto, se
non isbaglio Margiorini, fu dalli stessi nominato per insegnare
la Rettorica, ma nemmen questi si è ancor veduto. Il Maestro di
Teologia doveva, a quel che si dice, essere anche Prefetto. Il
Rettore della Parrocchia non fu finora eletto, ma solamente
messo interinalmente come Vice Rettore un altro Prete che anche
in passato s’impiegava al servizio di quella Chiesa. In somma
tutto è confusione e disordine. Le Scuole di queste Classi sono
ancora chiuse. Tutto dicono qualche cosa su di questo enigma. E
la gioventù ne soffre danno non indifferente in quanto che la
maggior parte di quelli che v’intervengono è quella che non è in
grado d’intervenire ad altre scuole, poichè i più tanti alle
corte sono quelli che non possono spendere. Ma è tempo di
chiudere questa intricata ed insieme commovente istoria col
narrare quanto in casa di un ragguardevole Cavaliere si disse in
tal proposito. *MT Questi pieno
di zelo per la Patria, e penetrato dai danni che ne soffre la
gioventù più indigente, si era messo in capo di destinare una
summa di danaro ad ogni occorrenza per fare che da Venezia
venisse pressata la Città di Brescia a ripristinare le scuole,
come si trovavano avanti tale innovazione. Uno dei circostanti
forse più pensatore del primo, disse che solo basterebbe
l’umiliare una Supplica avanti il Trono Augusto del Serenissimo
Principe per ottenere un buon effetto, mentre da ciò ne verrebbe
che il Magistrato Eccellentissimo de’Riformatori dello Studio di
Padova, ne prenderebbe quell’amorosa e paterna cura, che gli è
propria, sopra tutte le scuole dello Stato, e che in fatti ha
diritto di esercitare come Conservatore e moderatore.
Qual effetto
abbia prodotto il sentimento di questo tale io non lo sò. Se
verrà seguito il di lui parere Lei Sig. Gazzettiere, sarà forse
prima di me informato trovandosi costa. Se nascerà qualche
novità sul proposito gliela riferirò. In tanto la prego a
credermi suo. ec.
Bre.
Brescia 28
Decem. 1788
Eccovi le nuove della nostra opera andata
in iscena la sera de’26. corrente. Il Dramma ha per titolo
Le Trame Deluse. La Musica è buona perchè del
sempre acclamato Cimarosa: Abbiamo alcune parti assolutamente
senza eccezione, perchè le Signore Granati hanno certamente i primi luoghi tra le virtuose,
ed il Sig. Cipriani che ora gode ottima
salute non la vede che a pochissimi della sua Professione. Il
vestiario è molto buono quando si voglia creder nuovo questo
della Sig. Granati, che alla lontana
comparisce di cattiva tela, e alquanto sudicio. Lo scenario
nuovo è bello e vago, e l’orchestra secondo il solito.
Contuttociò io non posso darvi che cattive nuove, perchè il
tutto riesce alla prova molto male. Non vi è un’aria che fermi,
un passo che meriti, e prova del vero è il continuo chiassare
che si sente con sorpresa de’Signori Virtuosi medesimi, che
l’hanno a dire. L’illuminazione è a cristalli, ma lascia oscuro
lo scenario, e dice a chiarissime note, che si leggono caratteri
cubitali su non sò qual tomba L’impresario vuol guadagnare.
L’orchestra non si sente, e pochissimi sono i
contenti. Li balli meriterebbero un lunghissimo paragrafo, ma
perchè non ho tempo vi dirò solo, che pochi saranno i balli più
cattivi, e che abbiano minor incontro. Il primo intitolato
Giulietta e Romeo, ballo tragico eroico è tutto
quel che volete, fu infine quali fischiato, e persuase ch’era
impossibile che il secondo potesse tollerarsi intitolato il
diavolo a quattro, e che si potrebbe più
giustamente intitolare il diavolo a sessanta. Sul finire ebbe
tutto il suo Bono. Li Grotteschi fecero la loro parte, ed il
Sig. Orfi e la Signora Scardovi si distinsero, e posso dire con verità che
piaquero. Quando vi siano cose manco cattive, con piacere ve le
comunicherò. Intanto ec.
Vost. Umil. Associato. N. N.
Terze
rime.
Nella rinnovazione del Semestre.
Giuseppe Foppa il quale ci onora della
benevola sua amicizia esige dalla nostra gratitudine qualche
risposta. La riserbiamo al Foglio del Mercordì p. v. e se non
potremo in essa gareggiare d’ingegno, e d’estro poetico sarà almeno
pari al suo il nostro vanto di candida ingenuità.
Jeri strettamente all’ora medesima ci pervenne un Foglio occluso nel
quale uno ne trovammo scritto in data de’14. Decembre dal nuovo
Protomedico dell’Eccellentissimo Magistrato alla Sanità Sig. Dot.
Calvi al suo Carissimo
Amico il celebre Sig. Dot. Lotti. L’espressioni onorevoli riguardanti questo illustre
Soggetto, che in una e nell’altra Lettera contengonsi ratificano
quella vantaggiosa opinione, che abbiamo sempre avuta del sommo suo
merito. Se il Foglio scirttogli dal Sig. Calvi non vede per opera nostra la luce delle Stampe dovrà
scusarci chi a tal oggetto che l’ha inviato, in vista di
que’riguardi, che troppo son necessarj al Compilatore della Veneta Urbana Gazzetta.
Nel presente Secolo questa è la terza volta, che le gelate
Lagune uniscono la Terra ferma alla nostra Isola Dominante.
Assicurasi che il freddo del 1709. fosse maggiore di quello ch’ora
sentiamo del quale però era minore quello del 1755. Lo spettacolo
del transito pedestre da Mestre e Campalto a questa Città, del
trasporto di viveri di ogni genere sul capo, sulle spalle, o
strascinati con funi, è divenuto un oggetto di pubblica curiosità,
che giornalmente chiama un folto concorso all’estremità della
Capitale, ove hanno meta le venute, e i ritorni de’viaggiatori
industriosi. Ve ne son molti tra questi, che passano da un luogo
all’altro per puro divertimento, e non tutti di volgar condizione.
Un Chierico della Chiesa di S. Leonardo Figlio del Sig. Antonio Buta Pub. Comandador jeri ebbe la
fatalità di perire sotto il ghiaccio che cedette al peso del suo
corpo, vicino all’Isoletta di San Secondo.
Scrivono da Treviso, che fra poco doveva soggiornarvi
permanentemente il celebre Sig. Marzan. Se
questa cosa tante volte detta, e ritrattata, si avvera, come si
vuole, ritroveranno in esso i Grandi un Soggetto ornatissimo, i
Letterati un Fisico profondo, e gli infermi un Esculapio in cui
riporre tutta la confidenza.
Venerdì 2 corrente.
Parigi 59 e un 8vo. Roma 62 e 3ti. Napoli 119. Livorno 100. Milano 155 e mezzo. Genova 93 e mezzo. Amsterdam 92 e un 4to. Londra 48 e 3 4ti. Augusta 101 e mezzo. Vienna 195 e mezzo.
La N. D. Lugrezia Cappello Martinelli.
L’Illustrissimo Sig. Valerio Bonetti.