Mercordì 8. Agosto 1787.
L’Autore d’un Biglietto anonimo, che si dichiara nostro
parziale, ci diede alcuni giorni sono l’eccitamento di far conoscere ed encomiare un certo tale, che
ha una figura ridicola; ch’è sordo quanto un macigno; che non conosce nemmen l’alfabeto; ma sà
Signore.
La Lavoratrice di calzette, aveva un diritto all’Articolo Invenzioni
nell’Arti, uno di quelli che formano il Piano di questa Gazzetta. L’avviso era pubblico, certo
il ricapito, il Segreto degno di curiosità. Vaglia per Voi, e per quanti altri in avvenire ci
scriveranno sul vostro gusto, l’avvertimento, che il non inserire in questo Foglio certe cose che
dirette ci vengono, e il tacere persino d’averle lette, prova la nostra disapprovazione, onde
inutili sono le repliche, che accrescono incomodi a chi le fa, ed a chi le riceve.
Comandateci in ciò che si possa servirvi senza sospetto, e con utilità o diletto del Pubblico,
che troverete in noi quella stessa facilità, ch’abbiamo avuto per tanti altri, e ch’avremo sempre,
senza che la parzialità, o l’interesse ci domini.”
E. Antonio Boldù.
Li 3. Savj contro l’Eresia formano un Magistrato, che
cominciò ad esistere sino dal 1289. circa, quando fu stabilita la S. Inquisizione in questa Città: ma non ebbe che nel 1550. la stabilità che gli diede un Decreto il
quale fece conoscere ed estendere le sue facoltà. Si chiamavano anticamente Assistenti alla Sacra Inquisizione, ed eleggevansi dal Doge, e suo Minore Consiglio. Passò la lor elezione al Senato nel 1558. Nelle Sentenze del
Tribunale del S. Ufficio v’è sempre
la clausola: Cum assistentia & praesentia Clarissimorum Dominorum N. N.
E. Niccolò Erizzo.
Provv. al Zante. Reg. con pena, dura mesi 24.
E. Francesco Manolesso qu: Zorzi su 40.
Consigliere a Corfù dura mesi 24.
E. Gian Alessandro Zorzi qu: Almorò Gian Francesco.
E. Francesco Maria Bon.
E. Nic. M. Tiepolo qu: Giovanni fu Consiglier.
E. Giovanni Querini K. di E. Andrea fu Cons.
E. Zorzi Emo qu: Giov: fu Cons.
E. Seb. Giul. Zustiniani qu: Seb. fu Cons.
E. Nic. Barbarigo qu: Giov. fu Cap. a Brescia.
E. Leon Dolfin qu: Pietro fu Cons.
E. Agostino Garzoni.
Questo Eccelso Consiglio i cui Giudizj son inappellabili, e nel quale la
Repubblica trasfuse gran parte del sommo Imperio, come ha detto uno Scrittore
moderno delle cose Venete, aveva anticamente la facoltà d’annullare sino delle Leggi del Maggior
Consiglio, il che fece talvolta. Fu privato della medesima nell’anno 1628. Diedero origine alla sua
creazione nell’anno 1310. le Congiure di Marino Bocconio, e di Boemondo
Tiepolo, il cui Palazzo fu atterrato, ed eretta venne dov’esisteva una colonna
d’infamia la cui inscrizione, come molti Cronisti asseriscono, era la seguente:
De Bajamonte Tiepolo su questo Terreno,
E mò è posto in commun, acciochè sia
A ciaschedun spavento persempre, e sempre mai.
Del mille tresento, e diese
A mezzo el Mese delle Ceriese
E per esso so fatto il Consegio di diese.
Siamo debitori del disinganno recente su questo antichissimo documento, alla
diligenza dell’eruditissimo Signor Abbate Giacomo Morelli, attuale Custode
della Pubblica Biblioteca di San Marco, il quale sulla colonna medesima tratta dal fondo in cui
giaceva sepolta, lesse così:
De Bajamonte
Lunedì sei corrente si celebrò con sacra pompa magnifica la Festa della Transfigurazione del Signore dalli Canonici Regolari nella Chiesa di San Salvatore.
Allorché Rotario Re de’Longobardi assediava Uderzo
nell’anno 638. San Magno Vescovo si salvò in queste lagune dal furore di quel
Barbaro, e coll’assistenza delle Famiglie Carosi e Guttalosi eresse in poco spazio di tempo la chiesa predetta, che fu governata da un Parroco, a
cui successe Bonfilio Zusto P. V. il quale coll’approvazione del Patriarca di
Grado Enrico Dandolo, abbracciò unito a’Sacerdoti alunni di essa, l’Istituto
de’Canonici Regolari di S. Agostino. Sappiamo da un’antica Cronaca, che il
Papa Alessandro III. passò una notte nel sottoportico di questa Chiesa dal lato della Merceria
l’anno 1176. onde leggesi Alex. III. P. M.
Pernoctavit. Fu rifabbricata dopo l’incendio che la distrusse nel 1182., in
maggiore grandezza, ed in forma più regolare. Nel 1248. il Doge Marin
Morosini arricchilla d’una superba Cupola tutta travagliata a mosaico. Risorse all’ampiezza e
solida venustà, che al presente la rendono tanto ammirevole, nel Decimo Sesto Secolo, essendo stata
ridotta alla sua perfezione nel 1565. Nel 1741. alli 16. Ottobre le fiamme distrussero il Coro
pensile, ch’era sopra la porta maggiore, creduta Opera dello Scamozzi, una
parte del tetto, e due altari sottoposti al Coro; ma questo danno fu riparato ben presto,
trasferendo il Coro in altro sito, e rimettendo i pezzi incendiati in istato migliore che non erano
prima.
Per celebrare l’architettura di questo Tempio, la più bella e perfetta, che si vegga in questa Città, secondo l’opinione unanime degl’intendenti, e le statue, pitture, mausolei, e tant’altre rarità che l’adornano, non basterebbe un intero Foglio. Ma il non dirne nulla sarebbe un oltraggio alla memoria di que’grand’uomini, che tale lo resero. Bisogna dunque toccare di passaggio almen l’essenziale, e ciò che più stimasi.
L’architetto, che cominciò la grand’Opera, fu Giorgio Spaventi. Morto egli
non molto tempo dappoi, la riformò e la condusse al suo termine Tullio
Lombardo di cui si vede in marmo la testa nel Chiostro interno. Jacopo
Sansovino fece il disegno dell’Altare dell’Annunziata, della porta laterale interna, e del
bassamento dell’Organo. I più eccellenti Pittori della Scuola Veneziana hanno versato in esso il
tesoro de’loro pennelli. La Tavola di Tiziano, che rappresenta l’Annunziata,
ebbe un segno di predilezione dal Tizianus fecit, fecit. Il Sansovino, Alessandro Vittoria, Tom. Lombardo, Girolamo Campagna, ed altri Scultori celebri,
l’arricchirono di Statue superbe. Trà i mausolei si distingue quello de’Fratelli Lor. e Gir. Priuli Dogi, per la bellezza dell’architettura, e per la ricchezza della materia.
Evvi pure quello di Cat. Cornaro Reg. di Cipro, le cui ceneri giacciono sopra
la porta della Sagrestia ed hanno la seguente Inscrizione.
L’eccelsa Facciata degna di dominare una vasta Piazza, si eresse nel 1663. per
disposizione testamentaria di Giacomo Galli opulentissimo negoziante; il che
prova, e la fiorente mercatura di questa Capitale nel passato Secolo, ed il zelante attacco, che
avevano i ricchi Cittadini al decoro della lor Patria.
Nel giorno medesimo la S. S. coll’Eccellentissimo Senato si portò alla visita della Chiesa de’SS.
Gio: e Paolo de’P. P. dell’Ord. de’Predicatori, la cui Festa viene ai 26. di
Giugno, ma si trasporta alli 6. del corrente a motivo della villeggiatura del Santo, costume di fresca data. L’intervento della Maestà Pubblica a questa solennità, ebbe
origine dalla famosa Vittoria della Veneta Armata Navale a’Dardanelli sopra i Turchi, seguita
appunto nel dì 26. Giugno del 1656.
Martedì 7. corrente, una delle ultime Sagre dell’anno, per la festività di
S. Gaetano Tiene, mosse il Popolo ad affollarsi nell’angusta Contrada di San
Fantino. La notte della vigilia spirò un’aria fresca, che lasciò meglio
godere agli spettatori raccolti in quel piccolo Campo, degli archi dipinti,
che l’hanno ornato d’intorno, e dell’illuminazione di cera, che parere lo faceva una sala. Sopra un
palco vicino alla Scuola v’era un’Orchestra, che rallegrò l’uditorio. Il
Caffè poco discosto servì una strabocchevole quantità d’avventori, e le sedie tutte messe al di
fuori occupate furono da gente di bon ton, ch’espose all’esame
degl’intendenti la sua eleganza.
Le Opere de’grand’uomini hanno talvolta d’uopo del tempo per essere conosciute, e
lodate quanto meritano. Il Pubblico è un corpo, che và esso pure soggetto, come gl’individui,
a’sbaglj e agl’inganni. Patisce i suoi mali umori, le sue prevenzioni, i critici suoi momenti.
Allorché abbiamo fatta menzione del nuovo Oratorio intitolato Ninive
Conversa, del famoso Maestro Anfossi, rispettando le opinioni che
s’univano a giudicar del medesimo poco favorevolmente, non ne abbiamo detto né bene, né male. Ora
che troviamo cangiati i sentimenti, manifestiamo con sincera compiacenza, che le repliche
dell’Oratorio suddetto furono accolte con universale aggradimento ed applauso, e che la fama di
questo celebre Maestro non ha fatto che accreicersi con questa recente sua produzione. Domenica
passata fu esposto un Capitolo in terza rima in lode della Signora Giovanna
Pavan, all’occa-Giovanna prova un inesprimibil dolciore.
Abbiamo molte relazioni da alcuni Paesi della Veneta Terraferma, che la pioggia caduta nella notte del passato Sabbato, fu abbondante ed opportunissima alla necessità che aveva la terra. Per quanto dicesi, la maggior copia cadde nel Polesine. Fu la manna del Deserto per l’Agricoltor sconsolato, e tante stille di fuoco per l’anima avara de’monopolisti di biade.
In quella notte medesima, mentre il Cielo fiammeggiava di lampi, e romoreggiava di tuoni, s’udì
il suono funesto di campana a martello nella Contrada di S. Moisè, che spaventò il vicinato. Appiccossi il fuoco a un cammino, che ben presto s’estinse
dagli Arsenalotti della Guardia vicina. Dacché la Pubblica Provvidenza ha
distribuite per i Sestieri della Città queste urbane milizie, sempre pronte ad accorrere colle
macchine necessarie ove sono chiamate, gl’Incendj riparati sono sul nascere, o fanno almen poco
danno. Non si deve tacere l’origine di questo fuoco in cammino, che sparse
tanto terrore. Una Donna malaccorta, nella bottega d’un pizzicagnolo, da noi detto luganegher, gettò dell’acqua sull’oglio, che s’era acceso nella padella da friggere il pesce.
La fiamma si sollevò e serpeggiando stridente attaccossi al cammino.
Non aggrinzate il naso su questi frivoli racconti, rigidi Censori del nostro Foglio, e riflettete
che l’avvertimento di cui tante persone hanno bisogno, come lo mostra la giornaliera esperienza, può
impedir nell’avvenire qualche disgrazia.
L’Eccellentissimo Magistrato alla Sanità sempre vegliante ed inteso alla pubblica sicurezza, promulgò il giorno 30. dello scorso Luglio una sua Terminazione la cui tendenza è d’allontanare dagli uomini il pericolo d’essere avvelenati dal morso de’cani rabbiosi, nella fervida corrente Stagione. Rinnovasi in essa l’ordine a tutti gli erbajuoli, calzolaj, ciabattini, parrucchieri, e caffettieri della Città, di esporre fuori delle loro botteghe, appresso alla porta un mastellino d’acqua dolce e netta, e s’ingiunge a’padroni, o custodi de’cani di farli ammazzare tosto che diano indizj di rabbia coll’avere la spuma alla bocca, essere renitenti a bere dell’acqua, ed estraordinariamente anelanti. Comandasi in oltre a’medesimi d’aver cura di quelli che sono sani, impedendo che la notte non vadino errando per la Città, od abbiano almeno un guinzaglio, che accenni la loro dipendenza.
In seguito di queste saggie ordinazioni, manifesta il suddetto Eccellentissimo Magistrato, che passati tre giorni dopo la pubblicazione della Terminazione, saranno ammazzati dal suo Capitanio tutti que’cani, che di giorno o di notte troverà vaganti per le strade, senz’alcun segno, assegnando. li in premio L. 3: 2. per ogni cane ucciso, da conseguirsi anco da ogni Capo di Contrada a cui è raccomandata l’esecuzione.
Perdonisi al dolore d’una Femmina, che non la intende così, perché le manca il suo Lillo cagnetto di razza bolognese, di pelo candido e lungo, ch’era la sua
delizia. Quest’anonima disperata ci mandò una Lettera scritta colle lagrime. Pare che le manchi un
Figlio. Teme che il Capitanio l’abbia ammazzato, benché protesti ch’avesse al collo una fettuccia di
colore di rosa. Dice d’essere assicurata da molti, che non fu annoverato trà le vittime della nostra
sicurezza offerte al Magistrato: ma non è quieta, e nelle sue smanie rivogliesi a noi, perché le sue
premure siano raccomandate su questo Foglio, offerendo due ducati d’argento a chi l’avesse trovato,
e tenuto nascosto, quando sia riconosciuto per il suo, da persona ch’Ella ha destinata a tale
incombenza. Dice che ha un segno distintivo ma che non lo palesa per decenza. L’hà perduto Lunedì
passato alle 2. di notte in Frezzaria. Se c’è chi l’abbia trovato consoli questa afflitta, e
conseguisca la mancia. Ogni notizia, che ci venga mandata, si pubblicherà da noi per sua regola, e
tranquillità.
Eccovi delle notizie Teatrali sincere. Ve ne faccio un Paragrafo che
potere, se vi piace, inserirlo tale e quale nella vostra Gazzetta.
La sera delli 28. Luglio passato, andò in iscena la nostra Opera seria
intitolata, il Medonte. Fù numeroso il concorso al Teatro, trasportato ognuno
dalla curiosità. Se tutte le sere avvenire corrispondessero alla prima non si lagnerebbe il nostro
Impresario, com’è suo costume, che l’Udienza sia scarsa. Chi riscuote fin’ora il primo applauso frà
i Cantanti, è il Signor Maffoli, in qualità di primo Tenore. La melodia della
sua voce, e la sua abilità incantano veramente, unite queste essendo ad un gran possesso di Musica.
Non andrà molto tempo, che lo vedremo eguagliare, e diciamolo pure, anche sorpassare i più Celebri
nel suo genere. Delicatissima è l’aria del primo Atto, sorprende poi ed innamora con quella del
secondo. La prima Donna, cioè la Signora Cecilia Giuliani, non può che
piacere a chi la sente. Bellissima figura in Teatro, e bella voce. Il Sig. Francesco Porro, non delude il Pubblico nella sua espettativa; ed il complesso degli Attori, è
veramente buono.
Il Ballo serio, che hà per titolo: La Morte di D. Pietro d’Arias Davilla,
è quanto si può dire spettacoloso, sì per la quantità de’Ballerini, che sono da
trenta in circa, come per il magnifico vestiario, e le sontuose scene, che l’adornano; merita che si
movano i Forestieri anche da lontano per godere di questo Spettacolo. L’inimitabile Signora
Teresa Ballon, prima Ballerina, sorprende ogni sera. Parlano in lei gli
occhi, le braccia, i piedi, in somma tutto è anima in ella. Benché faticosissimo questo Ballo nella
sua esecuzione, per la stessa, nulladimeno si presta ogni sera con la medesima attività della prima,
ed il Pubblico non si pente d’averla scelta per la terza volta per questo Teatro. L’azione del Ballo
è tragica, e terribile. La morte del
Comandante Davilla, e di Amazilia che uccide sé stessa perché nel vedere le spoglie del suo sposo che combatteva, lo crede estinto e
lo rivede poi vivo e sano nel momento di spirare, lascia li spettatori col cuore angustiato e
intenerito. Tutto il Ballo in somma, è leggiadramente inventato, e mirabilmente eseguito.
Brescia 5. Agosto 1787.
Dom. Ballon, che l’argomento di esso è tratto dagl’Incas di Marmontel, e che la sua musica è tutta nuova del
Signor Maestro Gio: Battista
Calvi Milanese. Sembra che l’Autore di questa accusi l’azione, in qualche
parte, d’oscurità, ma loda i colpi di scena, i tableaux, e gli atteggiamenti
ben espressi.
Questa è la stagione in cui i giovani danno
saggio de’loro progressi nelle Scienze. Il doversi esporre al Pubblico, l’emulazione, desta in essi
quell’entusiasmo che è utile: e le lodi, che ne ritraggono, alimentano quel nobile e ben inteso
orgoglio, che gli incoraggisce al proseguimento della carriera degli studj. Alle lodi si aggiungono
de’piccioli premj, e su questi due perni si aggirano le azioni di tutti gli uomini. Le pubbliche
Scuole delle Grazie hanno data un’Accademia dedicata alla Ill. Città, siccome
quelle che dalla Regia Munificenza, e dalla Città stessa, sono mantenute. L’Argomento era sopra le
rovine di Brescia succedute ai 18. Agosto 1769. Noi non facciamo che produrne il Sonetto. Le
composizioni tutte furono scelte, e le Egloghe sentivano dei bei pregj del Sanazzaro e del Cantore d’Enea. Jeri pure ci fù un
Saggio Letterario d’una Scuola privata, dedicato anch’esse agl’Ill. Sig. Deputati Pubblici. Quei
valorosi Giovanetti risposero assai sensatamente alle moltiplici ricerche sopra la Storia, la
Geografia, la Mitologia, e sopra gli elementari della
Rettorica, delle Grammatiche, delle Lingue: e le risposte tutte furono intrecciate con graziosi
ringraziamenti in Versi. Oggi si fa una pubblica Accademia di Scienze e belle Arti dai Nob. Sig.
Convittori del Collegio de’P. P. Sommaschi. Il Mecenate è S. E. Rev.
Monsignor Gio: Nani zelantissimo nostro Vescovo. L’Argomento è sopra il
Commercio. Ora che la Poesia ha dovuto spogliarsi delle gonfiezze e delle idee di mera fantasia, gli
argomenti anco filosofici possono essere suscettibili del linguaggio degli Dei, quando l’Autore
sappia unire alla aggiustatezza dei pensieri la bella armonia, la delicatezza de’sentimenti, e la
verità delle idee. Il Secolo presente fiorisce in questo nuovo genere di Poesia Filosofica. Ecco la
ragione per cui si è scelto un argomento di Filosofia per questa Solenne Accademia.
Grazie è il
Rev. Sig. D. Dom. Colombo Pub. Professore di Eloquenza, e Maestro degli
Accademici; e trà questi si distinse il Signor Dom. Gava eletto meritamente
Principe dell’Accademia. Siamo poi obbligati allo Scrittore di questa seconda Lettera del bel
Sonetto, che il Primo accennò, ma forse si scordò di mandarci. Eccolo.
Le rovine di Brescia, seguite l’anno 1767. la notte dei 17. venendo li 18. d’Agosto.
Colombani, scritta
in occasione del mentovato Oratorio del Sig. Anfossi, la daremo in luce in
quello del venturo Sabbato.
Torniamo ad avvertire, per l’ultima volta, chiunque ci scrive, che se le carte non saranno
sigillate, noi certamente le lascieremo al Librajo, senza guardarle nemmeno. Deroghiamo alla nostra
proposizione anco per questa volta soltanto.
Il Formento bello L. 23. e 24.
Il Formenton L. 18. C’è più da temere che questi prezzi s’alzino che da sperare ch’abbassino.
In Campo di San Boldo in quattro Appartamenti, cioè Mezzadi,
Appartamento Nobile, Appartamento di sopra, Camerini, Pozzo, Matto, Magazzini, e Riva in Casa, per
il prezzo di annui Ducati duecento e novanta da L. 6: 4. per Ducato.
Le Chiavi sono in Cà Busenello in San Silvestro.