Mercordì 13. Febbrajo 1788.
Ecco il prossimo Sonetto, che non abbiamo potuto inserire nel
Foglio di Sabbato. Il Librajo Manini di Cremona,
lo stampò nelle sue Notizie
Diverse al Num 38. pag. 304, e così dicesi nella
data di Brescia. Noi non ci lasceremo sfuggir mai le
occasioni di ornare i nostri Foglj delle lodi, che dai Filosofi e
da’Poeti si è giustamente meritate S. E. il Sig. Giovanni Labia
Capitano e Vico Podestà di Brescia. Trà le molte Poesie, che finora
si sono pubblicate in lode dell’E. S. occupa certamente un luogo
distinto il Sonetto, che ci è di fresco capitato alle mani, uscito
dalla felice penna del Sig. Giuseppe Marini
Bresciano, e che noi riferiremo quì con piacere.
Bara Tono, che mandati le aveva i regali pegni di sua grandezza cioè un grembiale, un
fazzoletto, e un pajo di pianelle usate. Ma venendole l’occasione di
far migliore giornata, ammalata si finse quand’egli andò per
condurla all’altare, e lo pregò d’accordargli qualche dilazione
mostrandogli un vivo amore costante. Scoperta da questo la sua
infedeltà nacque un’acerrima contesa trà i due rivali, e Bara Tono voleva far inghiottire la sua pipa
al preferito settuagenario, o dargli un carico di cazzotti mentre
basta un solo a fargli sputare l’anima innamorata. Questi temeva più
della morte la perdita della Vedova. Colla mediazione d’onesta gente
Bara Tono si persuase a cedergliela ma
volle i suoi doni indietro, ed ebbe a contendere perché il
fazzoletto era sporco, e le pianelle un pò rotte. Ricevè mille
congratulazioni lo spasimante Vecchietto per il suo trionfo amoroso,
e fece tanto in poch’ore, che d’ambe le parti si ottennero le Fedi
necessarie per la stretta del vincolo maritale, che diedesi l’ultimo
giorno suddetto del Carnovale p. p. Intorno al Letto infecondo su
cui sparse Morseo i sonniferi suoi papaveri, svolazzarono sorridendo
gli alati Amorini stuzzicando ai gelidi amplessi la frolla Coppia
giacente. Intanto al di fuori i fuochi di canna, e d’artifizio, gli
evviva popolari, le canzoni cantate al suon di chitarra
solennizzarono strepitosamente quel Matrimonio degno d’un Sonetto
colla coda d’un braccio.
10 Corrente.
Podestà a Padova Reggim. con pena
dura m. 16. Elez. dello Scrutinio confermata dal M. C:
Girolamo Battaja qu: Zuanne. era
eletto l’Eccellentissmo K. Erizzo morto a
Corfù.
Con te a Grado dura m.
16.
E. Z. Andrea Semitecolo di Bart.
Finisce Alv. Pietro Corner.
Prov. Alle Gambarare dura m. 24.
E. Niccolò Bon qu. Francesco
F. E. Niccolò Corner
Podestà ad Asolo dura m. 16.
E. Z. Battista Corner.
F. E. Nic. Rugger Badoer.
Al Magistrato alle Legne.
E. Z. Domenico Loredan.
F. E.
Agostin Zolio Primo.
Al Magist.
dell’Estraordinario.
E. Rizzardo Badoer qu: Z. Ant.
F. E.
Vicenzo Ten.
Alla Ternaria Nuova.
E. Zorzi Barbaro di Is. Maria.
F. E. Pietro Antonio Bembo.
Ai dieci Savj.
E. . . . . . Zen di E. Renier
F. E.
David Trevisan.
Consigli
con quelle tali indicazioni. Emendiamo per quanto è possibile i
sbagli della penna coll’ autenticità della stampa, ma quando non
troviamo in questa i lumi sufficienti per farlo ci sembra
convenevole qualche ommissione, come nel caso presente del
Magistrato del Formento a S. Marco, o l’usare
dei punti in vece d’un nome, come si fece per il Zen eletto ai X Savj.
Vaglia questo avviso una volta per sempre.
Io mi so a dirle, Signore, il mio parere sopra il quesito
esposto da Lei nella Gazzetta Urbana Num. 10. -88. se sia lecito al
giuocator nero nell’atto che riceve il scacco dal Caval bianco,
invece di difendere il proprio Re, di prendere la Pedona bianca, che
per patto dovea mattare il Re nero. Sì strana è la procedura del
nero, ch’io non mi sò maraviglia se presso nessuno de’tanti insigni
Scrittori de’Scacchi, come il Damiano, il Vida, Rui Lopez, il
Carrara, il Piacenza, il Severino di Tarsia, il Salvio,
L’Anonimo Modonese, il Filodoro, lo
Stamma d’Aleppo, e per fine il celebre Signor Giambatista Lolli Modonese. che nel 1763
stampò in Bologna con erudite annotazioni il codice degli Scacchi in
foglio nella Stamperia di San Tommaso d’Aquino col titolo Osservazioni teorico pratiche sopra il giuoco
delli Scacchi non mi fò maraviglia, dissi, se a niuno di
tanti Scrittori sia mai venuto in mente un tal dubbio, il che certo
nasce dall’esser presso tutti inviolabil legge de’Scacchi sì
ne’giuochi ordinarj, che di partito, di non abbandonar giammai il Re
quando egli è sotto lo Scacco, ma di doverlo tosto soccorrere con
uno de’tre noti modi. Questa legge è tanto fondamentale, che non si
è mai pensato, che alcuno la potesse violare per qualunque altro
tratto. Abbiamo difatto alcuni giuochi di partito, ne’quali sebbene
il nero possa prender la Pedona marcata, e vincere il giuoco, non è
però mai stata presa nell’atto, ch’egli avea il suo Re offeso da
qualche pez-Lolli
pag. 573, in cui il Signor D. Salvadore
Albino s’impegna di mattare il re nero con la pedona del
cavallo di donna.
Rocco alla 7. del cav. di donna.
Altro Rocco alla 7. della donna.
Pedona del cav. di donna marcata alla 6.
N. Re alla casa del Rocco di donna.
Pedona del Re alla 3. casa.
1. Bianco che ha il tratto ritira il Rocco, che è alla 7. della donna lungo la stessa fila dovunque.
N. Pedona del Re avanza alla 4.
2. B. Lo stesso Rocco passeggia dovunque o per lungo, o per traverso, purché non dia Scacco, così sarà nel terzo, quarto, e quinto tratto avvertendo di trovarsi coll’ istesso Rocco ad una seconda terza o quarta casa de’propri pezzi, allorché il nero sarà donna la sua Pedona; il che sarà nel tratto quinto.
6. B. Rocco medesimo darà Scacco nella fila del Rocco di donna.
N. sarà sforzato coprirsi con la donna novella alla 4. del suo Rocco.
7. B. Replicherà scacco coll’ altro Rocco alla 7. di esso Rocco di donna.
N. Invece di prendere con la donna la pedona del bianco marcata, e
vincere così il giuoco, il che si è il caso di cui si tratta, perché
ha il suo re offeso dal Rocco, prende invece il Rocco con la donna
forzatamente, cioè non v’essendo altro
mezzo di difendersi; dunque non si ammette nemmeno l’unico mezzo,
che sarebbe quello di prendere la Pedona marcata.
8. B. Spingendo la Pedona alla 7. del cav. si coprirà dallo Scacco, e
matterà nello stesso tempo il Re nero, non potendo questi (noti
bene) prendere la detta Pedona con la donna, perché esporrebbe il
suo Re allo Scacco del Rocco. Dunque non si può nemmeno esporre
all’offesa il proprio re per prendere la pedona marcata, il che si
può vedere con lo Scacchiere alla mano.
Non è dunque lecito di far altri tratti, quando si ha il Re sotto lo Scacco dell’avversario fuor che quelli che tendono unicamente a difenderlo dallo Scacco. Il giuocator nero dunque del quesito non poteva prender con la sua donna la pedona marcata, mentre avea il suo Re sotto lo Scacco del caval bianco.
Che se fosse lecito il tratto preteso dal Nero, ne seguirebbe che il Bianco non potrebbe mai dare il matto al Re nero con una Pedona, mentre qualunque volta questa gli si avvicinasse, egli la prenderebbe, poco curandosi, che il suo Re dopo un tal tratto restasse preso da qualche altro pezzo.
Questo si è il mio parere, quale spero sarà abbracciato in pace dal
Signor giuocator nero, massime s’egli a sangue freddo vorrà
compiacersi di riflettere, che se la miglior difesa del proprio re
si è la morte dell’avversario deve però questa eseguirsi secondo
l’ordine, e le leggi del giuoco per
Si serva ella di questa mia a suo piacere, e con tutta la stima me le protesto.
Brescia 6. Febbr. 1788.
Umiliss. Devotiss. Serv. F.
Rutilio Bonetti.
9 Febbrajo.
Mi ritrovai questa sera al Caffè del Re di Francia
dove si propose la questione se la Scultura, o la Pittura sia
più pregiabile. V’erano presenti alcuni Pittori. Chi decideva
per la prima, chi per la seconda. Quelli traevano argomento di
maggior merito dalla maggiore difficoltà adducendo: che lo
Scultore deve formare la Statua intiera, e per ciò assoggettarsi
a tutte le regole in ogni menoma parte; che se falla in un colpo
di Scalpello non può rimediarvi, e resta il pezzo imperfetto,
quando all’ opposto il Pittore può cancellare i tratti del suo
pennello, e dipinger di nuovo. Aggiungevano che lo Scultore dal
Pittore non copia, bensì questo da quello, e ch’è assai più
difficile ad animare e muscolare una Figura in marmo, che in
Pittura.
Quei dell’opposto partito accrescevano al confronto
il pregio del Pittore coll’impegno della Prospettiva, che non ha
lo Scultore, e col saper dipingere una Figura distesa, che si
calcola la più difficile operazione attesa la
prospettiva.
Se tra i Pittori trovano si fosse qualche Scultore
la lite si sarebbe accesa di più, e prò e contra dette si
sarebbero dell’altre cose. Tocca alla Gazzetta aprire un campo
alla gara ed eccitare l’ingegno de’Professori a farsi onore sull
accennata contesa.
Nuovo non è questo quesito, ed assai s’è detto sopr’esso, ma i gran
talenti ponno sempre dire delle nuove cose anche su’più triti
argomenti. A voi Signori seguaci di Policleto
e d’Apelle, fatevi onore nel sostenere
l’eccellenza delle vostre nobili Professioni, una delle quali dà
vita a’marmi, e l’altra, come disse il celebre Co:
Franc. Algarottti, avvicina le cose lontane, allontana le
vicine, ed anima le mute tele.
Io non voglio tessere un giusto elogio all’eccellenza delle sue opere; oltreché questo sorpasserebbe il limite di una breve amichevole lettera, la mia penna mal atta in vece d’illustrar i meriti di un sì grand’uomo non farebbe che oscurarli. Ad altri ne lascio la cura. Bastami solo di non aver taciuto in tanto silenzio, e di aver procurato col mezzo mio, che il Mondo tutto ne conosca la perdita; e resterammi solo la soddisfazione di leggere le varie produzioni, che i bei Genj d’Italia si studieranno di porre alla luce, in lode alla memoria del più Grande, più Dotto ed Insigne de’Veronesi.
Vivete felice. “
Un vostro Assocciato.
Verona li 9 Febbrajo 1788.
Venerdì 8 Febbrajo
corrente
Certa Nob. Signora Orgnana di Udine
negli ultimi giorni della sua vita aveva tre Nipoti, ed una Nipote
chiamata Rosanna.
Nel suo Testamento beneficò uno di essi chiamato Antonio instituendo
un Fidecommesso discendente da lui nella sua prole mascolina sino
alla sua estinzione. E prevedendo il caso, che di questa mancar ei
potesse ordina, che dopo la di lui morte passino li Beni, soggetti
alla condizione medesima, negli altri suoi due Fratelli onde goderne
vitalizialmente con giusto ripartimento, abilitando alla successione
del possesso i loro Figliuoli maschj. Previde in oltre, che questi
pure esser potessero privi di prole maschile, e soggiunse, che in
tal caso alla loro mancanza debbano passare detti Beni collo stesso
titolo ne’di lei Agnati più prossimi della Famiglia Orgnana.
Verificato il caso in tutti e tre li nominati Eredi, certe donne Orgnane, come Agnate più vicine alla
Testatrice, sentenziarono a legge il Testamento, e contestarono che
ad esse appartenevano que’ Beni accordando il patto però di goderli
vitalizialmente ripartitamente trà loro onde poi passassero in
quegli Agnati mascolini ch’esistessero della Testatrice suddetta.
Certo Nob. Sig. Orgnano, quantunque meno
prossimo di esse loro nell agnazione, negò la capacità del
Fidecommisso alle femmine sostenendo, che la volontà testamentaria
della prenominata Signora Orgnana non tendeva
a beneficare che i soli maschj, tanto più che non aveva mai nominata
neppure nelle sue disposizioni la di lei Nipote Rosanna.
Avvocati al Taglio per le donne
Eccell. Signori Marchesini e Nob. Conte Cesare Santonini.
Interv. Sig. Bonfadini
Eccell. Signori Stefano Stefani
ed Antonio Orlandi.
Interv. Sig. Antonio Fedrigo.
Al Taglio N. 8 al Laudo N. 10 +
campi per uso del loro
mestiero, e generalmente il giorno del Signore è distinto da
quelli degli uomini con una decenza piacevole e conveniente.
Questi eccitamenti alla santificazione delle Feste sono secondati dagli Spirituali soccorsi del Sommo regnante Pontefice, che a tenore d’un Foglio stampato venduto per la Città in questi giorni, concede delle Indulgenze a’Fedeli che reciteranno certe Antisone prescritte nella stampa medesima ne’giorni di Domenica.
Trà li Sacri Oratori che da’nostri Pulpiti diffondono l’Evangeliche Verità, si distingue per ordine, per eloquenza, per solidità di merito l’Ex Gesuita già nominato di San Lorenzo la cui ampia Chiesa ogni giorno di Predica è piena di colti Uditori.
Brescia 8. Febbrajo 1788.
Aneddoto.
Se a
Bruno e a Buffalmacco allora quando rubarono il porco a
Calandrino fosse occorso quello, ch’è
succeduto ad un Ladro pochi giorni sono in un Paese della
nostra Provincia, certamente che non avrebbero riso sulla
credulità di Calandrino col fargli
mangiare le galle di cane, e farlo credere egli medesimo il
ladro del proprio porco.
Accordatisi due furfanti di rubare il porco ad
un benestante disposero la trama in maniera di absentarlo
dal luogo ov’era la preda per una mezz’ora, ed uno d’essi
legato con corde il majale se lo indossò, e fissato il sito
ove collocarlo per quindi venderlo, lasciò il complice a
tener a baje il dirubato sino a tanto che avesse posto il
furto in sicuro.
Si commise il delitto due ore prima del giorno.
Colui che sulle spalle portavasi un tanto peso, fatto un pò
di cammino fu in necessità di riposarsi, onde per qualche
momento depose il legato animale su un muro, che gli si
offerse per via: ma l’oscurità non gli permise di bene
adagiarlo onde scuotendosi precipitò dall’opposto lato; e
siccome le corde che lo legavano erano avvolte co’loro capi
annodati al collo del suo rapitore, così il porco divenne il
suo carnefice, e dimenandosi al basso lo strangolò sulla
sommità del muro. Si scoprì l’accidente fatale quando non
v’era più lungo al soccorso, e quell’ infelice ha subito una
pena destinata sotto di questo Cielo clemente a’delitti
tanto maggiori del suo.
29 Gennajo
Tartanon P. Ant Rossetti dal Cesenatico con 30
Bovi vivi e 9 Bar. Sevo.
31 Detto
Piel. P. Vic. Giacullo
da Rodi rac. a Zuanne Speranzoni con 60 m.
Naranze dolci 15 di garbe 5 m. Limoni 74 Amasi manna
18 Sacchetti scorza di Naranze
5 Sacchi Carobbe, e pochi fighi da uso.
Tartanon Pat. Nic. dall’Acqua da Trieste rac.
a sè medesimo con 180 St. Carobbe 4 m. fighi 200 mastelle 6 m. libre
Pegola 12 Barili uva di Lipari, 1 Cassa Cand. di sevo 40 Brac. tela
di bombace 20 Gotti da tavola 3 Somme Piatti di Majolica.
3 Febbrajo
Bergantino Inglese Cap. Enrico Horn da Jermaut
rac. a Emanuel Giacur
A Gius. Venturalli
762 Barili Aringhe, e 36 mezzi.
Ad Ab. Pezzi e
Figli
1 Balla merci di Lana
A chi presenterà
1 Balla dette.
8 Detto
Checchia Danese nom. Sara Cap. Just
Aistensen da Berghen
rac. a Gius. Treves
A Gius. Venturali
800 Bal. Baccaladi di Pesci 100 m.ca.
10 Detto
Brac. Pat. Franc. Bertoli da Zara con 4 cai
Oglio del Pat. e Marin. di Bar. 510. Una Zara Tabacco di lib. 20 ca
1. Cassetta Rosolio di Tramesso 4 barile di Oglio di Tramesso 4
Barile di Oglio di Tramesso
Brac. P. Matteo Cherin da Traù con 9 Cai Oglio
di Mercanti di 83 Barile ca.
Delle Mercanzie condotte dal Patr. Gaspero
Ivansich di ritorno dal Naufragio del Cap. Giuseppe Tramontana Napol. caricate in
Venezia, ch’era destinato per Messina, Palermo e Napoli.
14 Pezze panni a rifuso di diversi colori
35 Pezze Indiane a rifuso di varj colori
378 Pezze Intime a refuso
1 Cassetta con 4 mazzi carta Imperial
12 Cassoni e Casse con entrovi Cristalli per uso di Chioche la maggior parte rotte
1 Cassettina di Contarie
1 Cassetina di Carta Real
1 Cassa e 1 Cassettina Cere lavorate
5 Barile con poco Viriolo
760 Pelli Vitello a rifuso bagnate
5 Balle Carta bagnata a rifuso
1 Scatola di varie bagatelle
1 Cassetta Carta Imperiale bagnata
787 e mezza ca. Dozzine Berrette Padovane in Cassoni a rifuso
3 Involti e un Pacchettino Carte
1 vaso vuoto di rame con suo coperchio. 2 Sacchi sigillati di strazze e Ber. da Marinari. 1 pic. Casson di Soaze di Specchi bagnate. 1 Cassa sigilata con strazze del Capitano Napol. diverse Berrette, e Calze Padov. e 6 Pezze Indiane. 1 Cassetta cere lavorate a rifuso. Diversi attrezzi di detto Bast., Cordami, Legnami, anche & altro.
Una Bar. 3. Secchi e 3 Bozze Oglio 11 Barili e 8 Scatole di
Zeladia 2 Bar. Vinordinario. Grazie 7 Bar. Vino. Mesa 2 Bar. Vino 100 lib. di pan, uno
Stajo Legumi.
Esposizioni per Carta a S.
Daniele
Venerdì e Sabato 15 e 16. corrente
Oratore il Sig. Ab. Marsili
Ex-Gesuita.
N.U. E. Lugrzio Pepoli
N.U. E. Niccolò Longo
Signor Franceso Pezzana in attualità del Guardianato della
Scuola Grande di San Rocco.