Sabbato 30. Giugno 1787.
La smania di volare co’palloni aerostatici, o di farli
viaggiare per la posta degli uccelli, non è ancora cessata. Gl’italiani,
emoli in questo del gallico ed anglicano coraggio, fecero delle ardite
esperienze, nelle quali distinsesi il Cavaliere Milanese D.
Chi ci da questa Relazione è dello stesso Paese, ma non ha alcuno de’suoi
pregiudizj. Uomo colto dilettasi delle Composizioni poetiche veramente
belle, e ci accompagna il fatto con quella che segue dicendo: Narrate questo avvenimento curioso, e poi giacché
viene in acconcio, regalate il Pubblico della bellissima Canzone che
vi trasmetto, e vi farete onore davvero.
Noi non abbiamo punto esitato a servirlo. Si può ridere del bizzarro caso
narrato, e c’è molto da ammirare in questi eruditi elegantissimi versi,
de’quali si fà Autore il Signor Abbate Monti.
Rattien la neve, o Borea,
Rapisti al ciel le folgori,
La bellezza della corrente stagione, e il caldo che
allontana la gente da’Caffè, e da’Casini, ha fatto che i concorso
alla Sagra di S. Pietro sia in quest’anno
numeroso e frequente. Le putte Castellane se l’hanno goduta la notte
della vigilia co’loro balli, e a forza di furlane e di nio si sono spossate e
sciolte in sudore. Le maestre della musica regolatrice de’loro
movimenti si sfiatarono, logorandosi i diti suonando il cimbano, cantando le solite canzonette, che
son ripiene di simili espressioni gentili:
El malan che Dio ve dia
Che l’osso del collo ve vaga via.
L’arsenale ha somministrata la cera per qualche Festino da
strada, e per qualch’ altro si adoperò delle lucerne da frittoleri. Il famoso Bava fece molte faccende, e col solito della sua buona
grazia proccurò di soddisfare tutti, ma molto più di restar
soddisfatto. In generale vi fu dell’allegria, del movimento, del
chiasso, ma i vecchi della Contrada si lagnano, e fra loro ripetono:
i nostri tempi ove sono? si va di male in
peggio: siamo tutti miserabili, e or’ ora Castello è un Ospital
di Chiozzotti. Le buone Famiglie de’nostri Capitani sdegnano di
star quì, e dopo ch’hanno perduta la bella semplicità de’loro
Antenati, e scordandosi il cappotto si sono addomesticati colla
seta e collo scarlatto, vogliono abitare a S. Marco, e a Rialto.
Povero Castello!
La sacra funzione di venerdì chiamò dalle parti più lontane una gran
quantità di persone divote nella Chiesa Patriarcale di San Pietro, una delle più belle e magnifiche
di questa Città. Non fu nella sua antica origine che piccola cosa ed
ebbe ingrandimento nel 639, quando la Sede Vescovile in essa fu
stabilita dal Sommo Pontefice Severino. Nel
1451. soppresso da Niccolò V. il Patriarcato
di Grado fu investito del titolo di Patriarca di Venezia il glorioso
S. Lorenzo Giustiniani. Nel giorno 10.
Febbrajo del 1603. il fuoco distrusse molti argenti che v’ erano
nella Sagristia, e con essi delle ricche suppellettili, e gli
antichi Libri del Coro di valor inestimabile, ed altre scritture
importanti. Per un tale danno sofferto, e per l’antichità che
minacciava una rovina, fu questo Tempio rialzato da’fondamenti sotto
il Patriarcato di Giovanni Tiepolo nel 1621,
e nel 1642. alli 2. di Settembre ebbe il suo compimento e venne
consecrato dal Patriarca Federico Corner. Il
suo lastricato di fini marmi a diversi colori Marco Gradenigo.
L’Altare isolato della Cappella maggiore, fu eretto per voto pubblico
nel 1649. nella occasione della guerra di Candia, e la statua di S. Lorenzo che vi soprastà è opera molto
stimata di Baldassare Longhena. Trà gli
ornamenti rarissimi di questa Chiesa evvi la Cattedra di pietra su
cui S. Pietro sedeva in Antiochia, nella
quale scolpite veggonsi molte antiche Samaritane parole. Fu questo
un dono del Greco Imperatore Michele III.
figliuolo di Teofilo, a
Giustiniano Participazio, per i molti favori ch’ei ricevè
da questa Repubblica verso la metà del secolo nono. Il Malombra, il Basaiti,
il Liberi, Pietro Ricchi
Lucchese, Francesco Rusta, il Giordao,
Trizianello, il Padovanini, il Bellucci, il Lazzarini,
Girolamo Pellegrini, hanno fregiato co’celebri loro
pennelli questo magnifico Tempio: ma il più prezioso di tutte le sue
pitture è quella tavola di Paolo Veronese
rappresentante S. Giovanni Evangelista coi SS. Pietro e
Paolo.
L’architettura, i scolpiti marmi, le pinte tele, saziano il guardo
curioso dell’intelligente osservatore: e son penetrati i cuori da
una divozione soave al riflettere che questa Chiesa sì celebre è
governata attualmente da Monsignor Federico
Giovanelli vivente tabernacolo di santità.
Jeri si sciolse la riduzione del Serenissimo M. C. senza
poter fare le destinate elezioni, perché al numero necessario
mancava un solo Patrizio, e s’è trasferita al giorno d’oggi, in cui
pure si radunerà nel dopo pranzo il Senato, ad eleggere, secondo
l’annuo costume, gli Eccellentissimi Savj.
Tutte le relazioni, che abbiamo dell’Opera già cominciata
in cotesta bella e deliziosa Città, generalmente s’accordano a dirne
bene. Si ritrova la musica studiata, piacevole, armoniosa, ed
eseguita maravigliosamente da un’abilissima Orchestra: La Signora
Pozzi si fà molto onore nell’aria sua del
Primo Atto, e particolarmente nel rondeau
dell’Atto Secondo, non meno che nel Duetto, e
nel Terzetto. Questa rinomata Virtuosa, che
felicemente s’accosta alle maniera dell’impareggiabil Marchesi, riscuote i primi e più universali
applausi, quantunque si trovi in una Compagnia cantante piena di
merito. Il Primo Musico ha una bellissima voce, e un’abilità, che lo
lascia poco indietro da’gran Nomi da
Cartello, che si dividono il Primato Teatrale. Il Tenore Cavi sostiene degnamente la di lui Parte, ed
è non poco applaudito; il Franchi, altro
Tenore, quantunque di mal ferma salute, contribuisce al generale
piacere, e si dimostra un imitatore del famoso Babbini, atto a de’luminosi progressi. Il Finale, che
chiude l’Atto Secondo, è a più voci, concertato sì maestrevolmente
con sortite, attacchi, ed altri ingegnosi raffinamenti dell’arte,
che nulla lasciando desiderare all’intelligente uditorio, lo colmano
di melodica soavità.
Il Primo Ballo ebbe un esito felicissimo, e il Signor Muzzarelli che lo compose, fu chiamato fuori
a ricevere i meritati applausi, unitamente alle Signore Volcani e Pitrot, che
rappre-
Varii saranno i pubblici divertimenti, che durante l’Opera verranno
dati, trà i quali due Palii nel Campo Marzio
ove si stà formando un Anfiteatro co’gradini e loggie alla
Palladiana, che verrà dipinto dalli abilissimi Mauri.
Non si può negare che li Signori Vicentini abbiano un ottimo gusto ed una generosità non ordinaria, quando si tratta di chiamare il concorso de’Forastieri a’loro Spettacoli.
Lo Spettacolo del passato Mercordì ebbe la più felice
riuscita. Il circondario del Prato della
Valle fu al solito ripieno d’innumerabili Spettatori, che
formarono un colpo d’occhio sorprendente e allettante. Dicianove
furono li cavalli, che fecer prova della loro velocità due de’quali
nel precorrere agli altri stettero quasi sempre uniti, ed ottennero
il Primo e Secondo Premio in poca distanza l’uno dall’altro. La
novità dello steccato, che soffrì tante opposizioni prima d’esser
permessa, fece conoscere in pratica il torto di chi gli era
contrario, perché la corsa si eseguì così bene, senza il menomo
inconveniente, che recò una soddisfazione universale, e richiamò
alla memoria i disordini degli anni passati per trovarla al
confronto più degna di lode. La sera il Teatro fu pieno. Si ha tutta
la ragione di credere, che il concorso alla corsa seconda delli Fantini non abbia ad essere minore del
primo.
Dopo un mese circa il generoso creditore chiese il suo alle
sconoscente beneficato, che s’offese della ricerca, e passò dal
risentimento alle minaccie e alle ingiurie, indi sguainata un’arma
da taglio inseguì il suo disarmato benefattore, e tentò li lordarsi
le mani nel di lui sangue. Unitamente ad altre anime scellerate al
paro della sua, formò una congiura per togliere dal mondo chi aveva
salvata la sua riputazione collo spogliarsi per lui, destinando
un’arma da fuoco per istrumento d’un così nero delitto. Il povero
Giovine, per non essere la vittima d’una sì esecrabile
ingratitudine, si tenne nascosto per più giorni in casa d’altrui, e
fu liberato dal possente braccio della Giustizia, che assumendo le
sue ragioni cercò d’impossessarsi dell’iniquo mostro di sconoscenza;
ma costui si sotrasse (sic.) al suo sdegno con una fuga.
Ogni Domenica nella Chiesa di San
Geremia, il Sacerdote Veneto D. Antonio
Zalivani alunno della Chiesa di San Niccolò, spiega la Sacra Scrittura con un
metodo facile e chiaro, ed una eloquenza a portata del Popolo, che
rendono fruttuose le sue fatiche apostoliche, e chiamano un numeroso
concorso. Questo sacro Oratore ha reso chiaro il suo merito su molti
pulpiti, non meno di questa Dominante, che d’altri Paesi ad essa
soggetti, e nella prossima passata Quaresima predicò in S. Giovanni di Rialto con molto applauso.
La Persona, che ricercava la Serva, nella contrada di S. Luca, l’hà ritrovata a proposito; così
quella che bramava una Stanza fornita la rinvenne a norma del suo
desiderio in Contrada di SS. Apostoli. Le
porcellane sono state esaminate, e c’è chi vi applica all’acquisto.
Ecco i beni d’una Gazzetta quando cominciano le ricorrenze. Ma
queste son poche, e non si vuol intendere che un Foglio pubblico sia
un gran mezzo per le vendite, gli acquisti, i contratti, e il
commercio delle spirito. Alcuni hanno tal ripugnanza a vedersi in
istampa, che pare che una Gazzetta, pero loro, sia un Bando
ignominioso.
28. Giugno 1787.
Roma sessantatre e mezzo.
Napoli cento diciassette.
Livorno cento e due e mezzo.
Milano cento e cinquantadue e
mezza.
Anversa novanta e un quarto.
Amsterdam novantaquattro.
Londra cinquantuno e mezzo.
Augusta cento e tre e un ottavo.
Vienna duecento.
Parigi cinquantasette e mezzo.
Dal Giorno 21. Giugno 1787. fino il
27.
Furon poste anco la Acc. scorsa
settimana senza la spiegazione che il Signor Antonio di Giacinto
Colombo paga per onor della Valuta.
Lettere di Pietro Lisignol qu. Bortolo, dirette a se medesimo, pagabili con girate ad Antonio di Giacinto Colombo, Valuta da Paolo dalla Casa in due Cambiali L. 310
Acc.
Lettera di Pietro Angelini, diretta ad Antonio Giardini di Feltre, pagabile all’ordine del Traente, Valuta intelaci L. 842
Acc. Sig. Girolamo Fracasso paga per
onor di Firma.
Lettera di Niccolò Bianchi, diretta a Gio: Marinoni qu. Baldissera di Bassano, pagabile con girata a Rech e Lamminit, Valuta da Mattia e Melchior Romer L. 605
Sign. Gio. Calvi ha accettato per onor di Firma.
Lettera terza di Carlo Viscovich, diretta a Spiridion Taraculi, pagabile all’ordine del Traente, Valuta in conto Zecchini 308
Sig. Pincherli paga per onor di Firma.
Lettera di Antonio Maria Gumer, diretta ad Antonio Tassoni d’Udine, pagabile a Menasse qu. Jacob Pincherli, Valuta in conto L. 2013
Lettera di Antonio la Cazzola, diretta a Simon Carminati, pagabile con girata ad Agostin Migone, Valuta da Francesco Maria Multedo D. 633:B.
Accettata per onor di Firma da Giuseppe d’Alessandro Bottura. Ed ora sul pagamento, Sigg. Giuseppe Carminati e figli pagano a se medesimi per onor della Valuta.
Lettera di Gio: Battista Bottura, diretta a Varisco Manenti, pagabile con girata a Giuseppe Carminati e figli, Valuta da Girolamo Tobanelli L. 246
Sig. Gio: Battista Tammossi paga per onor di Firma.
Lettera di Melchioro Perenzon e figli, diretta a Gio: Battista Stalda di S. Donà di Piave, pagabile a Gio: Battista Tammossi, Valuta in conto L. 800
Signor Federico Pfauz paga per onor della Valuta.
Lettera di Bernardino Serraglia, diretta a Marco Pomini di Bassano, pagabile con girata a Daniel Bonsil e figlio, Valuta da Gio: Redolfo Schalch e Comp. L. 1200
Fu protestata di non accettazione per equivoco di scadenza e poi fu pagata dal Sig. Gio. Heinzelman per ordine e conto delli suddetti Signori Angeli e Franceschini.
Lettera di Angeli e Franceschini, diretta a Francesco Finochi di
Padova, pagabile con girata a Giuseppe Beati, Valuta da Fratelli
Brucker L. 6625
Tratta dalla Vacchetta de’Protesti
esistente nel Magistrato Eccellentissimo de’Consoli de’Mercanti
da me.
Girolamo Garbin Fante.
È morto il Signor Ignazio Jagher.