Il viaggiatore filantropo Giovanni Ferri di S. Costante Moralische Wochenschriften Alexandra Fuchs Editor Alexandra Kolb Editor Andrea Kaser Editor Institut für Romanistik, Universität Graz 30.11.2016

o:mws-117-996

Ferri di S. Costante, Giovanni: Lo Spettatore italiano, preceduto da un Saggio Critico sopra i Filosofi Morali e i Dipintori de’Costumi e de’Caratteri. Milano: Società Tipografica de’Classici Italiani 1822, 51-52 Lo Spettatore italiano 3 13 1822 Italien
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Il viaggiatore filantropo

Ubicumque homo est, ibi beneficio locus est

(Senec.)

Dovunque è un uomo, ivi ha luogo la beneficenza.

Mi fa invidia la sorte di chi, essendo ricco de’beni di fortuna, trascorre i diversi paesi d’Europa, cercando, ad amitazione de’buoni cavalieri erranti, qualche sventurato a cui porga soccorso. Le molte avventure che ne occorrono, debbono procurargli una dolce compiacenza ed una letizia oltremisura durabile; e manifestando io l’invidia che porto a così fortunate persone, confido che al giudizio de’moralisti troverò perdono.

Me n’andava io un dì all’Aia per diletto, quando mi si parò davanti un poverello, e: Date qualche limosina, ei mi disse, all’uomo più miserabile del mondo. Fissai subito sopra costui lo sguardo tanto più attentamente, quanta più è raro che s’incontrino mendicanti in quel paese, mercè del savio e benefico governo degli Olandesi. Se egli è nel vero miserabile, come dice e come sembra all’aspetto (discorsi fra me) perchè nol soccorro io? ho poco a dare; e chi sa s’egli pur di questo poco è degno: ma come posso accertarmi della verità? Nel dubbio è meglio avventurarmi all’inganno, lasciandomi trascorrere alla compassione. Avendo io queste cose nel pensier rivolte, gli porsi della moneta, poco veramente, ma più che a poverelli non suol darsi. Appena quell’infelice ebbe ricevuto la mia limosina, s’inginocchiò, ringraziando non me, ma Iddio che l’aveva sulle orme mie diretto.

Allora mi sentii nel cuore una dolcezza ed un ardor concepire: e, Dio buono, esclamai, quanto poco costa lo acquistarsi del bene facendone altrui! Ora quel povero che ho sovvenuto, di miserabile che egli non ha guari si chiamava, al presente si tiene felice: e meglio operato avrei, se qualche cosa di più gli avessi dato. Con animo di volergli raddoppiar la limosina, gli tenni dietro; ma non mi venne fatto di ritrovarlo. Or bene, dissi fra me, potrà essere che la fortuna me lo riconduca davanti un’altra volta.

È sentenza di Rochefoucault, tutti gli uomini essere forti abbastanza a sopportare i mali altrui. Quanto è falsa questa opinione, e quanto mai disonora! Può esserci vivuto un uomo sì insensibile ed inumano che per compassion del prossimo, che in miseria vedea, non sia stato alcuna volta trafitto? quanta mai m’è più caro il dire con Terenzio: Son uomo, nè cosa umana reputo disconvenirmi.

L’uomo ricco, dotato di un cuor compassionevole, si estima un ministro della Provvidenza, e si guarda intorno per ritrovare infelici a cui possa compartire quel che il cielo gli diede.

Il viaggiatore filantropo Ubicumque homo est, ibi beneficio locus est (Senec.) Dovunque è un uomo, ivi ha luogo la beneficenza. Mi fa invidia la sorte di chi, essendo ricco de’beni di fortuna, trascorre i diversi paesi d’Europa, cercando, ad amitazione de’buoni cavalieri erranti, qualche sventurato a cui porga soccorso. Le molte avventure che ne occorrono, debbono procurargli una dolce compiacenza ed una letizia oltremisura durabile; e manifestando io l’invidia che porto a così fortunate persone, confido che al giudizio de’moralisti troverò perdono. Me n’andava io un dì all’Aia per diletto, quando mi si parò davanti un poverello, e: Date qualche limosina, ei mi disse, all’uomo più miserabile del mondo. Fissai subito sopra costui lo sguardo tanto più attentamente, quanta più è raro che s’incontrino mendicanti in quel paese, mercè del savio e benefico governo degli Olandesi. Se egli è nel vero miserabile, come dice e come sembra all’aspetto (discorsi fra me) perchè nol soccorro io? ho poco a dare; e chi sa s’egli pur di questo poco è degno: ma come posso accertarmi della verità? Nel dubbio è meglio avventurarmi all’inganno, lasciandomi trascorrere alla compassione. Avendo io queste cose nel pensier rivolte, gli porsi della moneta, poco veramente, ma più che a poverelli non suol darsi. Appena quell’infelice ebbe ricevuto la mia limosina, s’inginocchiò, ringraziando non me, ma Iddio che l’aveva sulle orme mie diretto. Allora mi sentii nel cuore una dolcezza ed un ardor concepire: e, Dio buono, esclamai, quanto poco costa lo acquistarsi del bene facendone altrui! Ora quel povero che ho sovvenuto, di miserabile che egli non ha guari si chiamava, al presente si tiene felice: e meglio operato avrei, se qualche cosa di più gli avessi dato. Con animo di volergli raddoppiar la limosina, gli tenni dietro; ma non mi venne fatto di ritrovarlo. Or bene, dissi fra me, potrà essere che la fortuna me lo riconduca davanti un’altra volta. È sentenza di Rochefoucault, tutti gli uomini essere forti abbastanza a sopportare i mali altrui. Quanto è falsa questa opinione, e quanto mai disonora! Può esserci vivuto un uomo sì insensibile ed inumano che per compassion del prossimo, che in miseria vedea, non sia stato alcuna volta trafitto? quanta mai m’è più caro il dire con Terenzio: Son uomo, nè cosa umana reputo disconvenirmi. L’uomo ricco, dotato di un cuor compassionevole, si estima un ministro della Provvidenza, e si guarda intorno per ritrovare infelici a cui possa compartire quel che il cielo gli diede.