Il padre dispietato Giovanni Ferri di S. Costante Moralische Wochenschriften Alexandra Fuchs Editor Alexandra Kolb Editor Jürgen Holzer Editor Institut für Romanistik, Universität Graz 29.11.2016

o:mws-117-889

Ferri di S. Costante, Giovanni: Lo Spettatore italiano, preceduto da un Saggio Critico sopra i Filosofi Morali e i Dipintori de’Costumi e de’Caratteri. Milano: Società Tipografica de’Classici Italiani 1822, 26-28 Lo Spettatore italiano 2 06 1822 Italien
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Il Padre Dispietato

Quanto parentes sanguinis vinculo tenesNatura, quam te colimus inviti quoque!Occidere volui noxium, amissum fleo.

Sen. Hip.

Col vincolo di sangue i padri ahi quantoStringi, o natura, e fai seguirti a forza!Spensi il colpevol figlio, or ne fo il pianto.

Ricusa adunque la natura di parlarvi per me, o parla invano? Diceva Irene a Misalo suo padre, avvolgendosegli a’piedi. Sì, rispose il vecchio, facendola indietro: voi rotti avete i legami di natura da che più non curando la benefica protezione di un padre, e le tenere cure d’una madre amorosa, vi deste in braccio ad un uomo tanto da lor detestato. Ma il divin Padre, ripeteva Irene, pur dimentica i falli de’suoi figli, ed un padre mortale disdegnerà aver mercè d’una figlia che pentita si rende, e ne gli chiede perdono? Ed io a questo divin Padre vi raccomando, soggiunse il durissimo vecchio, nè per innanzi la porta mia saravvi più aperta. Ne ho fatto il voto, e nol romperò. Vi ricolgano i parenti del vostro marito, se lor ne cale; che io non vi avrò più per figlia. Ma questi pargoletti, ahimè! non sono innocenti? Me sola abbandonate all’infelice fine che mi attende, ma non vi soffra il cuore di veder perire i miei figliuoli. Non sono essi miei figliuoli; mai non gli stringerò al mio seno; mai non ischerzeranno meco assisi sulle mie ginocchia. Non saranno da me alimentati i frutti dell’ingratitudine. Sudi con la vanga e con la marra a procacciar loro il pane chi gli ha fatti nascere; chè non ci ha fatica a cui l’amore non facesse un padre sommettere per figli non contumaci; ma io più non sono vostro padre.

Ecco l’orribile ragionamento tenuto fra Irene e Misalo su per l’androne di sua casa, perciocchè non l’avea lasciata entrare più oltre. Quindi egli di sua mano le chiuse la porta nel petto, e tornossi alle sue camere. Era a mezzo il verno freddissimo, e i venti aspramente imperversando, ruppero incontanente una pioggia strabocchevole. Irene non s’arrischiando a uscire al tempo malvagio, si stette in quell’androne, chiudendosi in grembo i figliuoletti che erano dal freddo assiderati. Confidava essa che la mattutina luce le avrebbe recato qualche pietoso soccorso; ma quando il mattino fu venuto, ella avea terminati i guai, e dormiva il sonno della morte. E così fredda fu da’famigliari di Misalo ritrovata, con allato i due fanciulli che piangevano. Lo spietato Misalo come fu dinanzi a quella vista, sentì drizzarsi i capelli dall’orrore, perdè i sentimenti e cadde. Ricoverò egli la vita, ma fuggì per sempre la pace da lui. Ora tutto quanto s’ingegna all’emenda del suo peccato, ponendo ogni cura e tenerezza sopra i figliuoli d’Irene; e quando essi così semplicetti in quell’età gli chiedono la loro madre, ei sospira, si turba e dice fra se stesso: Io ne fui il carnefice! Ricco è il tesoro delle misericordie del Cielo, ma uno spietato padre come ne potrà esser partecipe?

Il Padre Dispietato Quanto parentes sanguinis vinculo tenesNatura, quam te colimus inviti quoque!Occidere volui noxium, amissum fleo. Sen.~k Hip. Col vincolo di sangue i padri ahi quantoStringi, o natura, e fai seguirti a forza!Spensi il colpevol figlio, or ne fo il pianto. Ricusa adunque la natura di parlarvi per me, o parla invano? Diceva Irene a Misalo suo padre, avvolgendosegli a’piedi. Sì, rispose il vecchio, facendola indietro: voi rotti avete i legami di natura da che più non curando la benefica protezione di un padre, e le tenere cure d’una madre amorosa, vi deste in braccio ad un uomo tanto da lor detestato. Ma il divin Padre, ripeteva Irene, pur dimentica i falli de’suoi figli, ed un padre mortale disdegnerà aver mercè d’una figlia che pentita si rende, e ne gli chiede perdono? Ed io a questo divin Padre vi raccomando, soggiunse il durissimo vecchio, nè per innanzi la porta mia saravvi più aperta. Ne ho fatto il voto, e nol romperò. Vi ricolgano i parenti del vostro marito, se lor ne cale; che io non vi avrò più per figlia. Ma questi pargoletti, ahimè! non sono innocenti? Me sola abbandonate all’infelice fine che mi attende, ma non vi soffra il cuore di veder perire i miei figliuoli. Non sono essi miei figliuoli; mai non gli stringerò al mio seno; mai non ischerzeranno meco assisi sulle mie ginocchia. Non saranno da me alimentati i frutti dell’ingratitudine. Sudi con la vanga e con la marra a procacciar loro il pane chi gli ha fatti nascere; chè non ci ha fatica a cui l’amore non facesse un padre sommettere per figli non contumaci; ma io più non sono vostro padre. Ecco l’orribile ragionamento tenuto fra Irene e Misalo su per l’androne di sua casa, perciocchè non l’avea lasciata entrare più oltre. Quindi egli di sua mano le chiuse la porta nel petto, e tornossi alle sue camere. Era a mezzo il verno freddissimo, e i venti aspramente imperversando, ruppero incontanente una pioggia strabocchevole. Irene non s’arrischiando a uscire al tempo malvagio, si stette in quell’androne, chiudendosi in grembo i figliuoletti che erano dal freddo assiderati. Confidava essa che la mattutina luce le avrebbe recato qualche pietoso soccorso; ma quando il mattino fu venuto, ella avea terminati i guai, e dormiva il sonno della morte. E così fredda fu da’famigliari di Misalo ritrovata, con allato i due fanciulli che piangevano. Lo spietato Misalo come fu dinanzi a quella vista, sentì drizzarsi i capelli dall’orrore, perdè i sentimenti e cadde. Ricoverò egli la vita, ma fuggì per sempre la pace da lui. Ora tutto quanto s’ingegna all’emenda del suo peccato, ponendo ogni cura e tenerezza sopra i figliuoli d’Irene; e quando essi così semplicetti in quell’età gli chiedono la loro madre, ei sospira, si turba e dice fra se stesso: Io ne fui il carnefice! Ricco è il tesoro delle misericordie del Cielo, ma uno spietato padre come ne potrà esser partecipe?