o duro molta fatica nell’adoprar con voi la ragione, poichè ben spesso discorrete follemente, e ponete tutti i vostri vantaggi in ciò, ch’è fuor di voi. So benissimo che siete nato d’una stirpe e nobile ed antichissima; ma dovete pur voi sapere ch’è una sciocca vanità il gloriasi del bene, e dell’onore altrui. I meriti degli Avoli sono marche d’infamia a’lor nipoti, che degenerano dalla lor virtù; e la gloria di quelli per la sua opposizione fa meglio conoscere la vergogna degli altri. La virtù d’un uomo dabbene può essere qualche volta utile a un vizioso; ma non aspettate mai di acquistar una vera lode, se non ve la meritate da voi medesimo. Per altro io bramerei piuttosto che in vece che i vostri Antenati vi rendessero illustre, voi deste gloria ad essi; e che io riguardo vostro fossero conosciuti, siccome voi non lo siete che per mezzo loro. Ma se da sestessi sono famosi, tentate ogni strada per rendervi simile ad essi; annobilitevi con le vostre azioni: avvegnacchè se non avessero fatto qualche cosa degna di lode, non sarebbero giammai stati nobili. Altrimenti a che serve la gloria de’Padri a’figliuoli, che non sono noti se non per la loro infamia? il lustro di quelli non altro fa che oscurarli.
Potiamo bensì ricevere il corpo e l’eredità da’nostri Genitori, ma l’onore è personale: colui che lo possiede non può lasciarlo in testamento a un suo figliuolo; e talvolta chi fu plebeo, vide un suo figlio Gentiluomo.
Il frutto di quello splendore, che voi credete ritrarne, è, che se vi allontanate un poco dal cammino della virtù, sarete chiamato il disonore della vostra prosapia, veggendo che abbandonate un sentiero, per cui sono passati tutti i vostri Avoli. I vostri più piccioli difetti non saranno senza biasimo, anzi tutti saranno inescusabili. Vi converrà sempre operar nobilmente, o disonorare la qualità vostra. Se non sarete che le cose comuni, non sarete creduto successor legittimo di vostro Padre. In una parola, è assai difficile il nascondere il Sole, e l’impedire che non si veggano le cose più belle del Mondo. Lasciando adunque da parte queste vane immaginazioni di grandezza, persuadetevi che la Nobiltà non consiste nella nascita, ma bensì nella vita, e sovente ancor nella morte. Che se l’estrazion vostra vi rende illustre, sfuggite tutti i motivi d’un disonore, che tanto più comparisce perchè è opposto alla gloria. Altrimenti sarebbe meglio esser nato nella capanna d’un Pastore che in un Palagio, se non
Quell’antichità pure, che forma il soggetto della vostra ambizione, è una cosa assai vana, poichè tutta la gloria che ne risulta non è fondata sopra il vostro merito, ma su la dimenticanza degli altri. Ogni cosa in questo Mondo è confusa, ma principalmente la continuazione delle successioni è assai imbrogliata. Nulladimeno in questo imbarazzo voi avete avuto il vantaggio non dirò già di essere più nobile, ma solamente d’essere più conosciuto. Tutti gli uomini, per quanta diversità essi abbiano, riconoscono una medesima origine. Non vi fu che un Padre comune a tutto il genere umano; questa è una sorgente universale, che si diffonde sopra tutti coloro che partecipano della sua natura, colla condizione però, che ciò ch’è di più chiaro in essa s’oscuri a poco a poco; e ciò che sembrava occulto, venga in luce a suo tempo. Così noi non dubitiamo dell’origine; ma ricercasi per quai canali scorra in vostra Casa. Donde viene che colui che jeri arava la terra, la spaccia oggi da Cavaliere, e che quel Cavaliere, il quale facea pomposa comparsa in una Città, conduce oggi i Buoi al pascolo? Penso adunque che quel detto di
La ruota delle cose umane è grandissima; e perchè il giro ch’essa fa è molto lungo, non potiamo interamente osservarlo nel breve corso della vita nostra: altrimenti chiaramente vedremmo
Credete adunque che un uomo, per parlar rettamente, non può nascere Gentiluomo, ma deve divenir tale con la sua industria. Non è già il nascere che rende illustre, ma bensì il vivere da uomo dabbene. Il solo vantaggio ch’io trovo nel soggetto che fonda le pretese della vostra gloria è, che non mancheranno esser più in casa vostra, tanto più facili a seguirsi, perchè vi saranno come naturali. Siete obbligato ad operar bene per una felice necessità, col timore che non imitando i vostri Antenati, si creda che non siate loro legittimo erede. Che se poi non volete valervene per un tal fine della nobiltà vostra, chiamo questo un male sensibilissimo, e che mette un uomo in gravissime difficoltà. Non so perchè mai succeda che si duri più fatica nell’imitar i suoi, che gli stranieri; quasi che la natura ci volesse mostrare che la virtù non sembra un bene ereditario nelle famiglie. A mio mal grado lo dico, ma la cosa parla da se stessa. Ben di rado si vede, che un Padre eccellente in merito ed in virtù abbia un figlio a lui simile. Può averne il volto, ma spesso non ha le qualità sue; e per la rassomiglianza esteriore sembra che la natura si voglia persuadere ch’egli l’ha prodotto, perchè in veder le sue azioni non potremmo mai crederlo.