La morte d’una buona madre Giovanni Ferri di S. Costante Moralische Wochenschriften Alexandra Fuchs Editor Alexandra Kolb Editor Valentina Rauter Editor Institut für Romanistik, Universität Graz 19.12.2016

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Ferri di S. Costante, Giovanni: Lo Spettatore italiano, preceduto da un Saggio Critico sopra i Filosofi Morali e i Dipintori de’Costumi e de’Caratteri. Milano: Società Tipografica de’Classici Italiani 1822, 335-337 Lo Spettatore italiano 4 55 1822 Italien
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La morte d’una buona madre

Santi costumi, e per virtù baldanza,Baldanza umíle, ed innocenza accorta, E fuor che in ben oprar, nulla fidanza:Candida fè, che a ben amar conforta, Avea nel seno, e nella fè costanza: Donne gentili, questa donna è morta.

Redi.

Condurre una vita dimestica; a sè ed alla propria famiglia badare; usar semplicità, giustizia ed onestà, sono virtù quanto meno palesi, tanto più rare e malagevoli. Emilia sì attentamente praticava tali virtù, che ignorava affatto ciò che il gran mondo chiama piaceri, e riponeva la sua felicità nel vivere fra i doveri di sposa e di madre. Senza altro governo che della famigliuola, aveva imperio sul cuor del marito per via di compiacenza, su i figli per via di amorevolezza, e su i servitori per via di affabilità. La sua casa era il seggio dei sentimenti di religione, dell’ordine, della pace interna, de’riposati sonni e salubri. Non vi batteva poverello che n’andasse via a man vuote; nè persona che men che onesta fosse, ardiva accostarvisi. Aveva Emilia una dignitosa e riservata indole da farsi rispettare, aveva modi compiacenti e affettuosi da farsi amare, aveva un praticare savio e costante da farsi temere. Tutto che diceva, tutto che operava, Emilia non era che grazia e semplicità. Ella sola parea che ignorasse essere stata dalla natura ornata de’suoi doni più rari, onde rendere la virtù più bella. Novella Cornelia, poteva Emilia, facendo mostra de’suoi figliuoli, dire: Ecco i miei abbigliamenti, ecco le mie gioie. Andava ella formandogli con i suoi savi e pii ammaestramenti; ma erano il di lei esempio, l’allettamento delle temperate virtù e dell’amor materno che davano ai precetti una forza irresistibile, e che spargevano intorno a lei i sentimenti d’amicizia, di benevolenza e di felicità.

Ma ecco ahimè! che la miglior madre

Compiè la sua giornata innanzi sera.

Petr.

Ella avvicinavasi agli ultimi suoi momenti quando io mi recai da Bonaldo, suo marito e mio amico, per porgergli qualche consolazione, o almeno per dividere il suo dolore. Appena m’ebbe veduto Bonaldo, lagrimando mi si fece avanti, e menommi alla sua donna che voleva dirmi l’ultimo addio. Che pietoso spettacolo presentava la desolata famiglia! stavano tutti intorno al letto di morte sconsolati in vista e compassionevoli. La prima figlia, di forse quindici anni, tutta somigliante alla madre, era intesa a prestarle la più tenera assistenza, sforzandosi, ma invano, di frenare le sue lagrime: gli altri figli tutti inginocchiati a piè del letto pregando Iddio a non privarli della lor madre adorata. Ma quello che più pietà faceva, era l’aspetto del più piccolo, il quale troppo giovine per sentire la gran perdita, piangea perchè vedea piangere i fratelli e le sorelle. La sola persona che in questo luogo di desolazione mostrasse rassegnazione e costanza, era Emilia che moriva.

Quando mi vide accanto al letto, cominciò ella con una voce debole ed affannata: Io riconosco la vostra affezione; abbiate cura del vostro amico: egli avrà pur bisogno dall’amicizia che lo conforti. Ella avea già detto l’ultimo addio al marito ed ai figli, come in tanta dipartita conveniva a persona cui la religione offre le più dolci speranze. Da troppo maggior pietà fui soprappreso ponendo attenzione a Bonaldo da un lato, che per non vie più amareggiar ad Emilia gli estremi sospiri, si affaticava di nascondere il suo dolore; e dall’altro ad Emilia, che per non vie più affliggere il marito, procurava di non mostrare tutto il patimento e tutta l’agonía. E posta la tremante mano alla mano di lui, per non più porvela, ed affissate le sue nelle di lui pupille, perdè la parola, e poco appresso trapassò.

L’amico mio che sin allora s’era tenuto a freno, come s’accorse ch’ella era spirata, messo un altissimo grido le cadde allato tramortito. E chi ha parole a ridire i lamenti, il pianto, la disperazione de’figli a sì misera vista? Nel vedere i genitori privi di sentimento temettero di avergli ambedue perduti, e tentarono di revocarli alla vita con le loro carezze amorose.

Ultimamente avendo Bonaldo ripreso l’uso de’sensi, e veggendo sè esser cagione di maggior doglia ai figliuoli: Ahimè! disse, questi sventurati non hanno lagrime bastanti per piangere la madre, ed io li fo piangare sopra di me? Così l’amor paterno racquetò la sua disperazione, e l’aiutò a racchiudere in seno parte del gran dolore.

Quanti avean conosciuta Emilia si vestirono a lutto; ed i poverelli che lei viva benedissero, lei morta piansero; chè pur essi avean perduta una madre.

La morte d’una buona madre Santi costumi, e per virtù baldanza,Baldanza umíle, ed innocenza accorta, E fuor che in ben oprar, nulla fidanza:Candida fè, che a ben amar conforta, Avea nel seno, e nella fè costanza: Donne gentili, questa donna è morta. Redi. Condurre una vita dimestica; a sè ed alla propria famiglia badare; usar semplicità, giustizia ed onestà, sono virtù quanto meno palesi, tanto più rare e malagevoli. Emilia sì attentamente praticava tali virtù, che ignorava affatto ciò che il gran mondo chiama piaceri, e riponeva la sua felicità nel vivere fra i doveri di sposa e di madre. Senza altro governo che della famigliuola, aveva imperio sul cuor del marito per via di compiacenza, su i figli per via di amorevolezza, e su i servitori per via di affabilità. La sua casa era il seggio dei sentimenti di religione, dell’ordine, della pace interna, de’riposati sonni e salubri. Non vi batteva poverello che n’andasse via a man vuote; nè persona che men che onesta fosse, ardiva accostarvisi. Aveva Emilia una dignitosa e riservata indole da farsi rispettare, aveva modi compiacenti e affettuosi da farsi amare, aveva un praticare savio e costante da farsi temere. Tutto che diceva, tutto che operava, Emilia non era che grazia e semplicità. Ella sola parea che ignorasse essere stata dalla natura ornata de’suoi doni più rari, onde rendere la virtù più bella. Novella Cornelia, poteva Emilia, facendo mostra de’suoi figliuoli, dire: Ecco i miei abbigliamenti, ecco le mie gioie. Andava ella formandogli con i suoi savi e pii ammaestramenti; ma erano il di lei esempio, l’allettamento delle temperate virtù e dell’amor materno che davano ai precetti una forza irresistibile, e che spargevano intorno a lei i sentimenti d’amicizia, di benevolenza e di felicità. Ma ecco ahimè! che la miglior madre Compiè la sua giornata innanzi sera. Petr~k. Ella avvicinavasi agli ultimi suoi momenti quando io mi recai da Bonaldo, suo marito e mio amico, per porgergli qualche consolazione, o almeno per dividere il suo dolore. Appena m’ebbe veduto Bonaldo, lagrimando mi si fece avanti, e menommi alla sua donna che voleva dirmi l’ultimo addio. Che pietoso spettacolo presentava la desolata famiglia! stavano tutti intorno al letto di morte sconsolati in vista e compassionevoli. La prima figlia, di forse quindici anni, tutta somigliante alla madre, era intesa a prestarle la più tenera assistenza, sforzandosi, ma invano, di frenare le sue lagrime: gli altri figli tutti inginocchiati a piè del letto pregando Iddio a non privarli della lor madre adorata. Ma quello che più pietà faceva, era l’aspetto del più piccolo, il quale troppo giovine per sentire la gran perdita, piangea perchè vedea piangere i fratelli e le sorelle. La sola persona che in questo luogo di desolazione mostrasse rassegnazione e costanza, era Emilia che moriva. Quando mi vide accanto al letto, cominciò ella con una voce debole ed affannata: Io riconosco la vostra affezione; abbiate cura del vostro amico: egli avrà pur bisogno dall’amicizia che lo conforti. Ella avea già detto l’ultimo addio al marito ed ai figli, come in tanta dipartita conveniva a persona cui la religione offre le più dolci speranze. Da troppo maggior pietà fui soprappreso ponendo attenzione a Bonaldo da un lato, che per non vie più amareggiar ad Emilia gli estremi sospiri, si affaticava di nascondere il suo dolore; e dall’altro ad Emilia, che per non vie più affliggere il marito, procurava di non mostrare tutto il patimento e tutta l’agonía. E posta la tremante mano alla mano di lui, per non più porvela, ed affissate le sue nelle di lui pupille, perdè la parola, e poco appresso trapassò. L’amico mio che sin allora s’era tenuto a freno, come s’accorse ch’ella era spirata, messo un altissimo grido le cadde allato tramortito. E chi ha parole a ridire i lamenti, il pianto, la disperazione de’figli a sì misera vista? Nel vedere i genitori privi di sentimento temettero di avergli ambedue perduti, e tentarono di revocarli alla vita con le loro carezze amorose. Ultimamente avendo Bonaldo ripreso l’uso de’sensi, e veggendo sè esser cagione di maggior doglia ai figliuoli: Ahimè! disse, questi sventurati non hanno lagrime bastanti per piangere la madre, ed io li fo piangare sopra di me? Così l’amor paterno racquetò la sua disperazione, e l’aiutò a racchiudere in seno parte del gran dolore. Quanti avean conosciuta Emilia si vestirono a lutto; ed i poverelli che lei viva benedissero, lei morta piansero; chè pur essi avean perduta una madre.