Si Mimnermus, uti censet, fine amore jocisqueNil est jucundum: vivas in amore jocisque.
Lib. I.
Pazzovia, esservi in quella università una truppa di sospiratori, che hanno frà di loro stabilita una società in onore della tenerezza. Sono di que’Amanti, che non hanno del tutto perduto il Cervello, si che non conoscano la loro pazzia. Stanno perciò sequestrati dagli altri; per avere, cioè, la libertà di parlare per diritto, e per traverso senza esporsi alle pubbliche derisioni. Quando un Associato comparisce nella stanza, dove si addunano, non è in obbligo d’intavolare un nuovo discorso: pigliato il suo luogo, continua, Ella mi ha data, questa mattina, una occhiata molto gratiosa: mai in vita sua mi è parsa sì bella; o altre espressioni di tale natura. Non si addunano per discorrere frà di loro; ciascheduno ha pieno arbitrio di parlare, da se, e di se. In vece di Tabbacchiera, o di Canna, per divertirsi, al solito della Gioventù, colle mani chi tiene un pezzetto di Fetuccia; chi un rotto Ventaglio; chi una Cintura logora da Donna, e con queste, o simili cose vanno trastullandosi colle dita, mentre parlano della cara, da cui vennero graziati di quel prezioso Tesoro. Giusta le idee, me ne dà la Lettera scrittami, que’Signoretti fanno come gli Attori, che provano la loro parte dietro la Scena; l’uno sospira, e si querela con voce languente del suo destino; l’altro si protesta, che vuole rompere le sue catene; e l’altro si sforza di esprimere, co’gesti, senza profferire parola, la sua passione. E cosa ordinaria il vederne qualcuno, levarsi all’improviso, discorrere sopra la passione, che l’anima, e dipingere sì bene lo stato del suo cuore, che gli altri accesi dallo stesso fuoco, sieguono il suo esempio, ed intraprendono di parlare la loro volta. In tale caso, quello, che con più pateti-
Combricola di Dammerini. Si addornavano da innamorati, intitolandosi la società de’Guantini; ma erano di sì mediocre talento, anche prima venisse indebolito dalla passione, che non aveano ingegno di produrre ogni giorno qualche nuova insipidezza, e perciò la loro instituzione non fù di longa durata. Questi non esprimeano se non cogli ornamenti la loro tenerezza; la dove i suddetti abbondano di chimere, e di fantasie grottesche, a proporzione del sapere, o della capacità, che aveano, pria di esser’Amanti. Impiegano, ad onore di qualche moderna Beltà, i pensieri degli antichi Poeti, sù questa frenesia graziosa. Mi viene, in oltre, scritto, che il Mecenate di questa nuova Società è il famoso D. Quiziote; almeno sovente parlano di questo gentil Cavaliere, sotto il pretesto di schernire se medesimi, e la loro passione. Benche sensibili alle stravaganze di sì sfortunato Guerriero, non attendono, che à fare de’versi composti sopra l’amore, pigliati da’migliori scritti dell’antichità, con una smania tanto piacevole
Sig. Filosofo.
Già che avete pubblicato qualche cosa sopra le gallanti Combricole, permettetemi il parlarvi d’una, che si eregge nella università di Combricola Amorosa, e dedicati alle servitù di Cupido, siamo grand’ammiratori del bel sesso. Si ritiriamo in segreto della universita, e con questo ci rendiamo sconosciuti alle pubbliche dicerie. Il nostro Governo è quello degli Antipodi del Luogo, dove abbitiamo, perche in amore non vi sono Dottori; e tutti professiamo una sì violente passione, che non vi si ammettano graduati. Il numero degli Associati è illimitato. I nostri statuti simili a quelli de Druidi, stanno dentro il nostro Seno rinchiusi, e colla pluralità de’voti si espongono, di volta in volta. Una Innamorata, ed un breve poema fatto in suo onore bastano per introdurre un Candidato. Senza il Poema non si potrebbe ammettere: è indegno della nostra Società chi non fà delle rime. Se Nevia, e sette a quella di Justina: Nevia sex Cyathi, septem Justina bibatur. Mart. lib. ep. 72.
Betta. località (per servirmi d’un termine scolastico), e che mai hanno l’anima e’l Cor-
Sig. Filosofo
Sulla notizia, che andate in traccia, non solamente d’istruire, ma eziandio di ricreare il mondo civile, non posso a meno di non darvi conto d’una partita di Ciuffolatori, che un anno fà, in circa divertirono, me ed altri quì in Campagna.
Il primo era un Giornaliere, che parea di buon aria: avea il guardare fisso, per non dire stupido, ed i muscoli della sua fronte comparivano innalterabili, a segno che tutti credemmo dovesse guadagnare il premio. Appena ebbe inco-Potacchie il Buffone, si pose a ballare, ed a fare tante Gambariole, tante contorsioni di corpo, e tanti stravolgimenti di bocca, di naso, e di occhj, che commosso il Ciuffolatore, non potè non sorridere, e perdere il premio.
Si dee avvertire, che Potacchio conseguia egli il danajo quando non riesciano nella loro impresa.
Il secondo, che montò sul Palco, era un Artigiano, personaggio fra la minuta Plebe distinto, per la sua grande prudenza, e per lo suo largho Collare. Questi chiuse le sue labbra, con gravità singolare, e con serietà maestosa, così disposto, intonò l’aria, che si dà alla Canzone Semo quattro Fantolini. Ne avea ciuffolata con felicità, buona parte, quando Potacchio, che gli stava à fianco, con assai grave contegno, e con particolare attenzione, disteso pian piano il braccio destro, gli toccò coll’indice la spalla sinistra, gli rimirò indi con ismorfioso stupore, e con sì grotesca maniera, la punta dal naso, che il povero Artigiano fù costretto venire ad’una specie di sorriso, che poscia terminò in uno scoppio aperto.
Il terzo che comparve sulla scena era un servidore di mediocre salario. Questi malgrado tutte le scimettrie di Potacchio, ciuffolò un minuetto Francese, Italiano, con tanta sodezza, che ne riportò il premio, e fù ammirato da qualche centinaja di spettatori, che vi erano concorsi.
Ora mi pare, che si dovrebbono incoraggire li ciuffolatori di bocca, non solamente perche la loro arte si esercita senza contorsione veruna, ma eziandio perche serve à perfezionare la musica di Campagna; mette in credito la Gravità; insegna alle Persone di Commune il mantenere il loro contegno, quando veggono qualche cosa di ridicolo in quelli, che sono di riga superiore; oltre di che è un divertimento assai proprio per incitare a bere, e per i Bagni, che si sanno da chi patisce ritenzione di urina: così almeno ho veduto praticare per far bere, ed urinare i Cavalli.
Dopo avere spedito il racconto della Ciuffoleria, fò conto mio Signore, che vorrete onorare il pubblico di qualche rifflessione sopra lo sbadigliamento, da me veduto praticarsi in molte occasioni, particolarmente da un Gentiluomo illustre, per mantenere risvegliati certi Paesani, che feano la guardia in certe sue premure. Il premio da lui stabilito, per chi meglio sbadigliava era una Formagella di pecora. L’essercizio s’incominciava, a mezza notte, in circa, quando tutto il mondo è disposto al sonno. Quello, che più apriva la gola, ed Italia; e sono persuaso, che non addormentereste chi non ha sonno.