Il Filosofo alla Moda: Lezione CLXXI
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Nivel 1
Lezione clxxi.
Agli affettati ed agli astuti.
Cita/Lema
Quid purè tranquillet,
bonos, an dulce lucellum.
An secretum iter, & fallentis semita vitae?
An secretum iter, & fallentis semita vitae?
Hor. L. I. ep. XVIII. 102.
Nivel 2
In ogni tempo vi sono stati Uomini,
che hanno affettato di amare la solitudine, benche malissimo
disposti a gustare le sue dolcezze ma non debbono il loro
preteso amore, se non alle descrizioni graziose, che ne hanno
pubblicate certi Personaggi illustri, vissuti
nella ritiratezza, lontani da’ piacevoli incantesmi del mondo.
La vita solitaria vi è applaudita, con si belli esempi, e si
nobilmente dipinta, che un Leggitore attento stà sul punto di
rinunziare agli affari, ne’ quali viene dalla sua vocazione
impegnato, e sospira uno stato si felice e beato. Ma quando si
esaminano gli Uomini, in generale, sono radi li capaci di vivere
da Filosofi, da sapienti, ed anche da veramente buoni Cristiani,
nella solitudine. Ciascuno si distingue dagli altri nelle idee
dell'anima, come ne’ delineamenti del volto. Il poco bene di
questo mondo consiste nell’esaminare la raggionevole
inclinazione del proprio genio, e seguirla con tutto vigore. Vi
sono di quelli, che in vece di applicarsi a questo innocente
metodo di soddisfare se stessi, abbandonando, se occorre, il
sentiero battuto, in cui sono esposti a mille rivali, sieguono
il loro capriccio, e per un umore di contradizione,
abbandonando, e vocazione, e genio. S’impuntano in un’disegno, e
mostrano; anche nelle bagatelle, una inviolabile costanza, non
per altro, se non perche disapprovato degli altri. Cosi un
vecchio porterà alle volte un abito a pelo di corpo, e tutto
unito, con molta simplicità, in tempo, che gli altri li portano
assai larghi, ornati di saccocce, di bottoni, e di
fatture sconosciute a loro Antenati. Se bene questa è una
leggerezza, se si esaminasse, a fondo, il cuore di quel Vecchio,
forse vi si scuoprirebbe, ch’egli approva la moda, nè se ne
astiene, che per una capricciosa vanità ma per non allontanarmi
piu dal mio intento, ripiglio l’applauso ad una certa maniera
dolce, e tranquilla di passare la vita, senza offendere alcuno,
che consiste nello spogliarsi di tutti que’ desiderj
esorbitanti, de’ quali, per la maggior parte, gli Uomini si
rendono schiavi. Il più sicuro mezzo di non impegnarsi nel
mondo, è il rinunziare alla brama d’essere conoscito , e pigliarne quel diletto, che provano le persone nell’andar
mascherate. Quando uno custodisce bene la propria innocenza; e
adempie, alla meglio, tutti li suoi altri doveri: l’impiego, che
fa del tempo nella maniera a lui più geniale, è quello, che lo
distingue da uno schiavo. Se quelli, che amano il fasto, e le
pompe, riflettessero, che vi è una folla di spettatori, i quali
si beffano del loro cattivo gusto, avrebbeno manco superbia e
più inclinazione ad esaminare il merito degli altri.
Scuoprirebbono, ben presto, molti, che non fanno una figura
proporzionata alla loro fortuna, ed al loro merito, perche
l’hanno abbandonata a fine di liberarsi da tutti gl’ imbarazzi del mondo, e menare una vita quieta, e dolce.
Parerebbe volessi spacciare un Romanzo, se vi dicessi,
ritrovarsi, oggi, un buon vecchio, il quale si contenta d’essere
tenuto, come un misantropo, e come uno, che non sa vivere, a
misura della propria qualità, perche si ristringe in una Casa,
per cui non paga se non trenta scudi all’anno; non tiene, che un
servidore, non veste, che abiti di lana più, o meno leggeri,
giusta le staggioni; ed è più attento, che ad ogn’altra cosa ai
tocchi delle Campane, che chiamano a’ Divini ufficj. Non si
crederebbe una Favola se dicessi, che questo Gentiluomo dispensa
in limosine segrete tutto ciò che avvanza, nel suo ristretto
mantenimento, della considerabile rendita de suoi fondi? S’egli
non ha il corteggio di magnifica, e numerosa Famiglia; puole
almeno consolarsi, che le vedove, gli orfanelli, gli afflitti,
ed i Pellegrini lo benediscono, ogni giorno nelle loro orazioni,
e lodano Dio per quella mano sconosciuta, che li soccorre. I.
Questo misantropo rinuncia tutti li complimenti, che potrebbe
ricevere da suoi uguali, per avere il piacere di consolare i
Tribolati, di sovvenire i Poveri; e di proteggere gl’Infelici.
II. Questo misantropo si riserba molto più di quello gli è
necessario; da una vasta somma di ciò, che gli è
superfluo per ottenere il Cielo; e vi conduce una folla di
meschini, liberandoli dalle tentazioni alle quali, dalla
povertà, sarebbero stati esposti.
Nivel 3
Ejemplo
Frà tutti li singolari
caratteri, che affettano gli Uomini, non ven’ è alcuno,
dopo il già rintracciato, che più mi diletti, quanto
quello di Iro, la di cui situazione non gli permette si
generose liberalità, delle quali sarebbe forse incapace,
se ne avesse il modo. Iro, benche abbi, già, più di
cinquant’anni, non ha palesato dai venticinque sino al
di oggi, il suo carattere. Avea allora dissipato un
Patrimonio mediocre; vissi indi, qualche tempo, coi
Dissoluti, che l’aveano mangiato a traverso. Dieci anni
passati negli Angoli più reconditi della Città, ne
luoghi infami, e nelle Bettole più indegne; gli
somministrarono una perfetta cognizione, circa le
differenti inclinazioni degli Uomini; e circa i mezzi di
pigliare, al proposito, le sue misure. Convinto, che si
era impoverito, e che tutto il mondo ha in orrore
quelli; che sono ridotti a si miserabile stato credette,
con ragione, che se patesse nascondere al Pubblico la
sua povertà vergognosa, ne diminuirebbe il peso. Si che
formò il disegno di comparire avaroi , e
ricco. Con questa mira, nella età di trentasei anni, si
portò da’ venditori di vecchj Drappi;
esaminò tutti gli abiti, che vi erano. Ivi barattò il
suo gallante, leggero, e molto usato, con un altro di
buona roba, e di colore modesto, che avrebbe possuto
quadrare ad un Uomo di lui molto più avvanzato. Cosi
equipato, con una logora Canna d’india in mano, comparve
Iro sotto la figura d’un Uomo comodo, che avesse
cinquant’anni passati; e che non si curasse di certa
propietà ne’ suoi Abiti. Non gli rimanea
allora, che cinquanta scudi. Ridotto a questa somma, e
ad un Abito solo, pigliò aloggio presso la vedova d’un
sartore, che ha la cura d’imbiancare, ed innammitare, a
perfezione, i suoi Collarini. Da quel giorno ha
conservato il suo capitale, senza averlo mai
accresciuto, o scemato più di cinque scudi. Ha lasciate
tutte le compagnie antiche; e di tutti li giuochi, che
gli serviano a guadagnarsi il vitto, ha rattenuto il
solo sbaraglino, che gli paga sufficientemente le spese
minute. Ebbe, in oltre, la destrezza d’insinuare a tutto
il vicinato, ch’egli è un Ricco amante dello sparagno.
Non riceve né visite, nè Lettere, e conta il suo danaro
mattina, e sera. Sà, all’ingrosso, colla Lettura delle
Gezette, ciò che passa nel mondo. Non ama di parlare
sopra i beni di fortuna quando gli discorrete di
sicurtà, si stringe nelle spalle. Se gli
dite, che e ricco, lo nega, coll’aria di quelli, che
professano d’esserlo, e ne ricavano vanità. Il concetto,
che debba un giorno, lasciare a qualch ’uno il suo
avere, ed il supposto, che non abbi Eredi, produce si
buon effetto da per tutto dov’ e conosciuto, che non
passa un giorno della settimana, in cui non sia, in trè,
o quattro luoghi, invitato a pranzo. Egli non si prevale
di rei artificj; si aproffitta del concetto per
ricavarne la sussistenza. Rappresenta questo personaggio
con una bizzarria si al naturale, che non si
sospetterebbe mai potesse entrare nel capo d’uno il
quale non ha di che vivere. Queste sono le principali
circostanze della vita di Iro. Così passa con
tranquillità, i suoi giorni, sconosciuto da tutti
quelli, che lo praticano. Il peggio, che si potrà dire
di lui, dopo la sua morte, è, che ha più ricavato da
ciascuno di quelli, che aspiravano alla sua Eredità, di
quanto potea loro lasciare.