Citazione bibliografica: Cesare Frasponi (Ed.): "Lezione CXC", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.3\190 (1728), pp. NaN-373, edito in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Gli "Spectators" nel contesto internazionale. Edizione digitale, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.5175 [consultato il: ].


Livello 1►

Lezione CXC.

A Parenti, ed a Padri, che abbandonano i Giovani e di direzione, e di sussidio per la loro educazione.

Citazione/Motto► Maxima debetur pueris reverentia.

Juven. Sat. XIV. 47. ◀Citazione/Motto

Livello 2► Metatestualità► Le due Lettere, che voglio quì esporre, scrittemi da due Giovani molto assennati, l’uno, e l’altro di sotto alla età di vent’anni, sono [368] prove della necessità di accudire a tutto ciò, che può fare torto alla educazione della Gioventù. ◀Metatestualità

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Sig. Filosofo

Mi lusingo, che nel corso delle vostre speculazioni sopra i differenti stati della vita umana, parlerete qualche giorno d’un punto, che mi stà molto a cuore, che fin quì non avete per anco toccato, e che perciò ardisco raccomandarlo alla vostra penna.

Bramerei dunque, che i Giovani saggi, e modesti avessero qualche direttore, che gl’incoraggisce; e che servisse ad introdurli nel mondo. Per mancanza di tale soccorso un Giovane di merito, senza beni di fortuna, languisce nelle oscurità, e nella miseria; o s’immerge negli eccessi, e nella dissolutezza spintovi dall’abbondanza non saprei meglio spiegare il mio pensiero, che col porgervi la storia della mia vita, pregandovi, acciò vi degniate d’inserirla in qualcuno de’ vostri Fogli. Questa è la sola strada, che mi resta per dimostrare la mia riconoscenza verso d’una Persona, a cui professo la più grande di tutte le obbligazioni.

Livello 4► Autoritratto► Io sono Figlio d’un mercante di questa Città, il quale, dopo avere veduto [369] fiorire il suo credito, ed il suo Commercio provò terrribili [sic] svantaggi, e si ridusse molto alle strette, almeno in confronto della prosperità, in cui vivea un giorno. Questo roverscio gli abbattè di si fatta maniera il coraggio, che credete disperata la sua fortuna; nè pensando più a ristabilirla, morì senza fare testamento, dopo l’afflizione d’avere perduta mia madre nel colmo delle sue disgrazie. Non avevo allora, che sedici anni, e mi ritrovai al possesso di quattrocento scudi all’anno d’entrata, senza Amico, o Tutore, che s’interessasse a regolare le mie spese. Ritrovai ben subito de’ Compagni, che mi strascinarono ad ogni sorta di eccesso e mi obbligarono ad oltrepassare i termini del mio avere. Indebitato fino agli occhi, venni finalmente condotto Prigione.

Dopo alcuni giorni, liberato da quel vergognoso arresto, provai un sì vivo dolore della mia vita passata, che voltate le spalle a miei poco buoni Amici, mi portavo ogni dì ad una pubblica scuola per istudiarvi, con tutta la possibile applicazione, la Legge. Vi perdetti anno intero nell’esaminare mille questioni spinose, senza coraggio di ricorrere ad alcuno, che me le svilupasse. Ero presso poco, come i teneri fanciuletti, che si mandano alla scuola benche, incapaci di approffitarsene, [370] a solo fine di levarsi l’imbarazzo di Casa e preservarli da qualche sinistro.

Mentre ondeggiavo frà queste, ad altre simili confusioni, non sapendo a che determinarmi; un mio Parente ebbe la bontà di venirmi a ritrovare; e scuoprendo le mie buone inclinazioni, mi si mostrò affezionato, e mi condusse ad’ una sua Casa in villa. Appena vi fummo gionti, m’introdusse in tutte le civili compagnie del vicinato. La generosità, con cui da principio mi avea ricercato, e disegnato poscia di sempre trattenermi presso di lui, mi ha tanto penetrato il cuore, ch’egli tiene sopra di me l’autorità di padre. Tengo a mio uso una scelta Libreria, e buoni Cavalli in stalla: e benche non abbi più di dieciotto anni, la famigliarità, che mi dona, unita al mio desiderio di cattivarmi sempre più da lui benevolenza, ha prodotto si buon effetto, che sono da pe tutto accarezzato.

Cosi, stante la benignità, e la protezione di questo nuovo Padre, sarà mia colpa, se non dovento ogni giorno più saggio. ◀Eteroritratto ◀Livello 4 Io ne fò la presente rimostranza, non solamente per dare al mio Benefattore un debole argomento della mia riconoscenza, ma eziandio pe eccitarne altri col uso esempio. Vi sarebbe di che comporre un’opera degna della pubblica curiosità, se s’intrapprend-[371]desse a dimostrare, che si ponno fare molte insigni Carità, senza spesa; e che vi sono delle nobili azioni trascurate per inavertenza, da quelli, che ne sarebbono capaci, se qualch’ uno si pigliasse la cura di avvertirli. Ritorno a me stesso, e dico; che altri ponno aspettare impieghi, e ricchezze da loro Padroni; Io sono contento di ricevere dal mio le qualità virtuose, e buone. Abbiate per tanto la bontà di rendere pubblico quanto vi scrivo, per istruzione di tutto il male, che un orfanello puol evvitare, e di tutto il bene, che puo ricevere in questa vita, e nell’altra. Io debbo il tutto al mio generoso Parente; e sono a tutte prove &c. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3

Livello 3► Lettera/Lettera al direttore► Sig. Filosofo.

Livello 4► Autoritratto► Mi ritrovo alla età di quattordici anni, in circa; e sono assai inclinato allo studio. Ne’ quattro anni, che vado a scuola, mai l’ho fuggita una volta, nè ho lasciata la taccia disegnatami dal maestro. Al mezzodì, e la sera, in ritornando a Casa vado ruminando tutto ciò, che ho udito, o letto in Iscuola, con attenzione si grande, che, astratto, mi è accaduto di sgarrare più di un miglio, la strada. La nostra ser-[372]va mi dice, che barbotto in sogno un linguaggio da lei non intenso. M’insogno due, o tre volte, ogni notte nella settimana, in cui leggo, ed ascolto la spiegazione di Juvenale, e di Omero. Il maestro si mostra di me soddisfatto, al pari di ciascun altro della mia Classe. Parmi, se debbo giudicare da ciò mi dice il cuore, che vorrei più tosto essere suddito Letterato; che Principe ignorante. Tengo un buonissimo Padre, il quale mi ama; ma benche assai ricco, è tanto ecconomo, che gli rincresce la spesa della mia educazione. Mi dice sovente, vi e da temere, che le spese della mia scuola non lo mandino in rovina, e che ha di già impiegata una buona somma in Libri. Io non ardisco dirgli esservene un di cui ne tengo grande bisogno. Sono anche forzato a comprarne di tempo in tempo qualch’uno, senza ch’egli il sappia, con que’ pochi soldarelli, che mi vengono regalati a discapito de’ miei giovanili, ed innocenti trastuli. Ha dato ordine al mio maestro di non più comprarne, per me, sotto pretesto, che li provvederà egli stesso. Gli dimandai, l’altro giorno, un Orazio, e mi rispose, in collera, che non mi credea capace di leggere un tal’ autore; e ch’era un astuzia del mio maestro a fine di farmi comparire molto avvanzato ne’ studj. Non ho alle volte i Libri ordi-[373]nati dal maestro a tutti, se non un mese dopo gli altri. Tutti, per esempio, fuori che io [sic] hanno gli autori Classici All’uso del Dolfino, colle carte indorate, legati alla Francese. Mio Padre calcola di continuo il tempo, che sono stato a scuola, e sempre teme, per quanto dice, che la spesa sia gettata senza profitto. Questo mi disanima, a segno che sono doventato malinconico, ed afflitto. Il mio maestro si stupisce nel vedermi in tale stato, ne io ardisco palesargliene la cagione sul timore, che non ne rimproveri mio Padre, e lo renda via più austero. Vi supplico per tanto, mio Signore, per l’amore, che avete alle scienze, di somministrarmi in questo caso i vostri consegli, e di esortare i Padri, che hanno Figliuoli disposti a riescire ne’ loro studj, ad incoraggirli per tutte le strade. Ho uditi alcuni Padri vantarsi, che farebbero di tutto per i loro Figliuoli, se volessero applicarsi, a doventare virtuosi. Perche non son’ io nel numero di questi! scusate la libertà, che mi sono pigliata. ◀Autoritratto ◀Livello 4

Degnatevi compatire la mia sfortuna, Priegherò Dio per la vostra conservazione, e per lo felice successo de’ vostri lodevoli disegni, in qualità di &c. ◀Lettera/Lettera al direttore ◀Livello 3 ◀Livello 2 ◀Livello 1