Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CXCI", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.3\191 (1728), S. NaN-377, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.5164 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione Cxci.

Alli veri Divoti.

Zitat/Motto► Religiosum esse oportet, superstitiosum nefas.

Aul. Gell. Lib. IV. 1. 9 ◀Zitat/Motto

Ebene 2► È di somma importanza l’inculcare da buon’ora, la divozione nell’animo de’ Fanciulli: vi getta si profonde le radici, che quasi sempre germogliano. Le cure della vita; il fuoco della Gioventù; e gli allettamenti del vizio, pare sovente, che la estinguano: ma si riaccende subito che la età, la Prudenza, o le disgrazie richiamano l’Uomo da’ suoi sviamenti ella è un fuoco, che rimane occulto sotto la cenere, e che, alle occasioni, svapora.

La Temperanza, la sobrietà, e la Giustizia senza la Divozione sono virtù insipide, languenti, e fredde; vengono più tosto dalla Filosofia, che dalla Religione. La Pietà apre l’intelletto, l’inalza a più sublimi idee di quelle possa ritrovare in verun’ altra sorta di Scienza. Accende, agita il cuore, infinitamente più, di tutti li sensuali piaceri.

Dicono molti autori, che l’Uomo si distingue dagli altri animali più col-[375]la Religione, che colla Ragione. Vi sono molte Bestie, che fanno comparire qualche scintilla di ragione nelle loro azioni. Ma non ve n’è una sola, che faccia verun passo di Religione. La naturale inclinazione di tutti gli Uomini di praticare qualche religioso culto e d’implorare ne’ pericoli, e nelle calamità, il soccorso d’un supremo essere: La Gratitudine da cui viene mosso il loro animo, verso un invisibile Padrone, quando ricevono qualche straordinario, ed inaspettato favore. L’amore, ed il fervore, da cui rimangono sorpresi, ogni volta, che meditano le perfezioni Divine ed il consenso universale di tutti i Popoli del Mondo su’ questo Punto: Tutto forma una convincentissima prova che il Religioso culto, in generale dee venire da qualche Tradizione emanata da un primo Fondatore dell’umano Genere; o dagli stessi lumi della Ragione; o da un Istinto collocato dalla natura nell’anima. Per me, sono di parere, che tutte le accennate cause contribuiscono a produrre lo stesso effetto: ma siasi qualsivoglia il principio immediato a cui si attribuisca il Religioso culto, bisogna confessare, che tutti ce ne mostrano un autore supremo.

Piglierò altra occasione, per esaminare la specie del nostro Cristiano e Religioso culto: e solamente tocchero [376] quì gli errori, ne’ quali, alle volte, c’impegnamo, sul fondamento di questo Divino Principio, quando non venga regolato dalla Chiesa, che ci viene data come Guida in tutti li nostri passi di Religione; e non dal particolare capriccio mascherato col titolo di Ragione.

Il Principale errore, nel qual siamo precipitati da una male intesa Divozione, si riduce alla stravaganza.

Non si dà il più mostruoso ogetto al mondo d’una Persona il di cui cervello rimane asorbito da stravaganze in materia di Religione: quando esce di careggiata, o per superbia, o per malizia è uno spettacolo non meno orriblle [sic] , che odioso. Ma quando lo sviamento nasce dà fervori d’una Divozione senza prudenza; o da eccessiva applicazione di mente à suoi mal’ intesi doveri, merita straordinaria la compassione. Pare che la Divozione non possa dirsi mai troppo avvanzata; e pure sovente fà girare il cervello, quando non venga maneggiata con molta prudenza. Fa di mestieri procurare con ogni sforzo, di tenere l’animo in calma, e stare in ogni passo attenti contro le influenze della Passione, della Immaginazione, e del Temperamento.

La Pietà che non è regolata dalla vera ragione degenera quasi sempre in stravaganza. Allorche l’animo si ritro-[377]va acceso dal fuoco della Divozione, è disposto a credere di non avere egli, da se, eccitato quell’eccessivo calore, ma di racchiudere nell’anima qualche cosa di sovranaturale, che n’è la sorgente. Se troppo favorisce questa idea, e ne và sollecitando il piacere, si abbandona finalmente ai trasporti ed agli Estasi immaginarj: e quando una volta si crede sotto le influenze della grazia Divina, non è da stupirsi, se dispregia la direzione de’ saggj, e se non vuole ricevere le prescrizioni di S. Ciesa si stima diretto da una infallibile Guida superiore al tutto. Il tutto per lui, è ispirazione Divina, superstizione, ostinazione, disubidienza, ribellione, odio, vendetta, superbìa, maldicenza, inciviltà, sordidezza, rusticità. Gli uni, o gli altri de’ simili peccati, e difetti, sono ordinarj d’una mal regolata spiritualità. La umiltà rassegnata; e la Carità disinteressata, per ogni verso sono i due Poli, sopra de’ quali si raggira la vera Divozione.

Il Fine. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1