Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CLXXVI", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.3\176 (1728), S. 291-296, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.5151 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione clxxvi.

Alle Persone di graziose, ed obbliganti maniere.

Zitat/Motto► Illam, quicquid agit, quoquo vestigia movit,
Componit furtim, subsequiturque decor.

Tibul. Lib. Iv. Carm. II. 7. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Non può dirsi, che una Persona sia veramente sana, per questo solo, che non è amalata, fà di mestieri sia animata da un interno vigore, che le toglie l’essere oziosa, la tenga svegliata, e la faccia sempre agire, Cosi, dirò, nella pratica d’ogni virtù, acciò sia veramente virtù, è necessaria una certa maniera graziosa, che l’accompagni e ne rilevi il preggio. Un Diamante ha bisogno d’essere polito, benche il suo valore intrinseco sia sempre lo stesso; ed un’azione puol’ essere prodotta con più, o meno splendore. Non dovrebbe mai un’ Uomo restringersi a fare semplicemente ciò ch’è bene; dovrebbe cercare di farlo meglio, che puole, e con tutta la grazia, di cui è capace.

Cicerone dice d’avere scritto il suo Libro degli Ufficj, o delli Doveri uma- [292] ni, perche non vi è circostanza del nostro vivere, in cui non se ne possa praticare qualch’ uno (è si bello questo passo, che non sò trattenermi di qui rifferirlo tale quale stà in latino. Ebene 3► Zitat/Motto► Nulla enim vitae pars, neque publicis, neque privatis, neque forensibus, neque domesticis in rebus neque si recum agas quid, neque si cum altero contrabas, vacare officio potest, in eoque colendo sita est vitae honestas omnis, & in negligendo turpitudo. Lib. I. c. 2.) ◀Zitat/Motto ◀Ebene 3

Cosi può dirsi, non vi è un solo Dovere, ne una sola virtù, che non riceva nuovo lustro dalla buona grazia, con cui si produce. Faranno due Uomini la stessa azione, ma in uno non avrà la grazia, che l’altro vi dona; presso poco, come la gran luce sparsa ne’ Paesaggi di Tiziano, distingue i tatti del suo penello, e lo rendono inimmitabile.

No vi è azione, in cui la qualità, di cui parlo, si faccia meglio sentire, che dove si tratta di concedere un favore, o di prestare un serviggio. Un Beneficio perde il suo nome dalla maniera, con cui Malgusto l’accorda; la dove raddoppia la obbligazione, da quella di Caristo. Si strappa finalmente dal primo la grazia, ma dimostra tanta repugnanza, che vi è quasi più motivo di offendersi, che di rimanere obbligato. Caristo invita, con aria graziosa, a somministrargli occasioni di fare atti [293] d’umanità; anzi sovente previene, e mostra, dalla sua mina contenta, il piacere interno, che prova nel consolare gli Afflitti.

La convenienza dunque d’un atto di liberalità consiste nell’essere fatto, con aria giovale, che mostri il divino piacere di obbligare gli altri. Questo nasce da un buon naturale, e da una generale benevolenza, in cui non vi sia asprezza di sorte, nè verun segno di quell’umore tenace, che si scuopre in molti.

Metatextualität► Già che dunque si de’ osservare una certa Decenza, in tutti li buoni ufficj; voglio porgere l’esempio d’una generosa azione, che non è pareggiabile, se non da chi ha la stessa bontà di cuore, la stessa umanità, da cui viene accompagnata. Questi è una Lettera di Plinio il giovane, della quale riferirò, parola per parola la traduzione, e perche fedelissima, e perche l’originale non ha bisogno di verun ornamento esterno. ◀Metatextualität

Ebene 3► Brief/Leserbrief► A Quintiliano.

Zitat/Motto► “Benche siate modestissimo, ed abbiate allevata la vostra Figliuola in tutte le virtù convenevoli alla Figlia di Quintiliano, ed alla picciola Fanciulla di Tutillia. Pure adesso, che sposa Nonnio Celero, Uomo di considerazione, a cui gli impieghi, [294] e le Carriche impongono una certa necessità di vivere, con isplendore, fà di mestieri, c’ella regoli il suo treno, ed i suoi abiti sul rango di suo marito, queste comparse esterne non accrescono la nostra dignità, ma le danno qualche rillievo. Sò che siete ricchissimo di beni dell’anima, ma de’ beni di fortuna, molto meno di quello dovreste essere. Piglio dunque, sopra di me, una parte delle vostre obbligazioni; e come un secondo Padre, dono alla nostra cara Figliuola cinquanta milla sesterzj. Non mi ristringerei a questo, se non fossi persuaso, che la mediocrità del picciolo regalo potrà solo da voi ottenere, che lo riceviate. Addio. Let 32. del Lib. 6.” ◀Zitat/Motto ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Cosi una generosità de’ essere fatta, di buona grazia, brillare, con tutto il suo splendore: Non solamente dovrebbe corrispondere ai bisogni, ed alla speranza di chi la riceve, ma ezindio sorpassare i suoi desiderj: questo stagiona con nuove vaghezze; questo abbellisce que’ Doni dell’arte, e della natura, che, per altro, più tosto sarebbero disgustosi, che aggradevoli. Senza tale convenienza, il valore si convertirebbe in Brutalità; il sapere in Pedanteria; e la più onesta civiltà in affettazione. La stessa Religione, se non è sostenuta dalla ufficiosità, è capace [295] di rendere li Uomini fastidiosi, e di cattivo umore. Fà, in somma, comparire la virtù nel suo bel naturale; da un nuovo lustro alla Divozione; e polisce la sanità di quelli, che la professano.

Un Uomo ben ammaestrato in quest arte, qualunque Personaggio egli faccia, sempre piace. Può fare mille azioni, che non convengano, se non a lui solo, benche non si distingua dagli altri, se non quanto alla maniera.

Esaminate qualche tratto, in particolare di Aglauro, e di Callicleo li ritroverete ugualmente galanti; ma considerateli, in generale non ne potrete soffrire il paragone. L’uno e pieno d’una infinità di grazie, che non si ponno esprimere; l’altro toltone qualche tratto d’affettazione, ha mille inconvenienze.

La beltà, e l’aria graziosa della persona aggiongono un infinito peso alle sue parole. La mancanza di grazia rende sovente inutili e senza effetto le correzzioni, o gli avvertimenti de’ vecchi troppo austeri, e cagiona del fastidio a chi le riceve. La Gioventù, e la Bellezza accompagnata da un’aria graziosa, e severa, ponno apportare della vergogna ad un Peccatore più indurato.

I Genj più delicati sono sempre stati in attenzione di non fare cosa dis-[296]dicevole, fino all’ultimo loro sospìro, hanno fino evitata una positura indecente nel punto della loro morte. Cesare si cuoprì il capo, colla propria veste, per non morire, in maniera, poco convenevole alla sua grandezza; e Lucrezia dopo essersi ferita col pugnale, non pensava, che a cadere con attitudine modesta, e degna dello spirito, che l’animava. Cosi la rappresenta. Ovidio.

Ebene 3► Zitat/Motto► Tunc quoque iam moriens, ne non procumbat honestè,

Respicit. Haec etiam cura Cadentis erat.

L. II. 832. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1