Cita bibliográfica: Cesare Frasponi (Ed.): "Lezione CLVI", en: Il Filosofo alla Moda, Vol.3\156 (1728), pp. NaN-187, editado en: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): Los "Spectators" en el contexto internacional. Edición digital, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.5012 [consultado el: ].


Nivel 1►

Lezione clvi.

Agli ufficiosi Bugiardi, ed alli Prosuntuosi.

Cita/Lema► Vellem in amicitia sic erraremus, & isti
Errori nomen virtus posuisset honestum.

Hor. L. I. sat. III. 4I. ◀Cita/Lema

Nivel 2► Doppo avere udito il racconto di qualche piacevole avventura, si ritrovano delle Persone, che la repplicano, con altre circostanze, le quali benche la spogliano di quelle grazie, che muoveano alle risa, servono di maggior lume alla verità del fatto. Questo umore, di alterare la verità in vantaggio del prossimo se bene ridicolo in se stesso, ha qualche cosa di amabile, perche viene de un amore sincero di giovare, anche nelle minime bagatelle. Se tali alterazioni non promettono un Uomo sincero, fanno sperare un fedele Amico. Per [183] questo si de’ ascoltare, e tollerare, che l’istruisca di certi fatti, che non ci ponno fare torto veruno, sieno veri o nò. Le buggie, ch’escono da un principio di superbia, debbono rilevarsi; intaccano l’onore di chi le ascolta, nissun Uomo di senno ha da servire di giuoco in simili casi. Le menzogne poi fondate sulla malizia, ciascuno è obbligato a ributtarle, con tutto vigore; cosi vuole il proprio interesse; e quello dell’umano Genere, di cui i Caluniatori sono i più aperti nemici. Quì si tratta di scusare, non di risolutamente approvare le Bugie ussiciose, che non fanno male ad alcuno, e ponno fare bene à molti; potendosi pigliare, in qualità di praraboliche [sic] invenzioni.

Nivel 3► Exemplum► Certo Ateniese dopo una Battaglia, in cui i suoi ebbero la peggio, si portò, con tutta diligenza, alla Città; vi pubblicò favorevole la vittoria, e vi cagionò una estrema ed universale allegrezza. Censurato indi da magistrati, perche avesse riferito il falso, rispose ne’ termini seguenti. O Ateniesi, sono forse io doventato vostro nemico per avervi procurati due giorni di allegrezza? Ciò fè allora quel Greco agli abitanti d’una Città; il fà giornalmente, con alcuni particolari, certo umore benefico mio Amico: spaccia, di continuo, menzogne per divertire la Gente. ◀Exemplum ◀Nivel 3 E se Platone non disapprovava, che i [184] medici ingannassero i loro infermi; non sò se la condotta di questo, debba scusarsi. Nivel 3► Exemplum► Egli ha per massima di attribuire un aria gajosa e franca, a qualche persona timorosa, le ne mostra il suo contento, e sovente accade, che doventa verità la sua bugia. Dimandò l’altro giorno ad uno, che sapea esser con un altro in disgusto come se non ne avesse minima notizia, d’onde veniva, che il tale (nomando il suo nemico) altre volte si fervoroso per i suoi interessi, non gli mostrava più tanto ardore “è vero, ch’egli ha detto, parlando di voi: non vi è Uomo, in questo mondo, che più volessi amico di lui; ma non nemico.”

Questo discorso il commosse, e lo disarmò, non aspettando se non delle ingiurie da quello. Dopo fatto un tale passo, se n’andò a ritrovare l’altro, e gli disse, di non poter concepire, per quale fatalità due Uomini tanto onesti e ragionevoli, si conoscessero, frà di loro, si male? voi avete parlato, “soggionse, con troppa indifferenza, d’un Gentiluomo, che ha detto più bene di voi di quello meriti, se debbo dirvi il mio pensiero, un Uomo al mondo. Lo strattagemma non potea rescire in meglio. La prima volta, che s’incontrarono, uno chiamò l’altro per nome; parlarono insieme, de buoni amici, e si portarono d’accordo [185] à bere. Dirà, tal volta, ad una Dama, che un altra ne ha parlato con grandi eloggj, e che di più le ha data la preferenza sopra la parte di bellezza, per cui elle stessa s’invanisce. Cosi queste ufficiose bugie producono, per la Città, la più dilettevole confusione, che si possa immaginare.

Si osserva, dopo sei mesi, nei quali sono passati, mille disgusti di parole e di tratti, frà due Dame, farsi delle vicendevoli visite. Con molte altre graziose metamorfosi di questa natura.

Il più gran male, che le Bugie di questo bell’umore abbia mai prodotto, egli è d’avere convertita la maldicenza in Adulazione Conosce benissimo le maniere del mondo, e senza badare a ciò, che gli Uomini sono in se stessi, fabbrica i suoi artificj sopra ciò, che vorrebbono comparire; Cosi che, se due amici hanno qualche dissapore frà di loro, ma si acquieta, fino che non ne abbi dissipata ogni ombra, e ristabilita, frà di loro, una buona intelligenza. ◀Exemplum ◀Nivel 3

Metatextualidad► Non è cosi di que’ begl’ Ingegni, de’ quali parla la seguente Lettera. L’ho ricevuta da un luogo lontano qualche giornata dalla Città, e voglio qui inserirla. ◀Metatextualidad

Nivel 3► Carta/Carta al director► Sig. Filosofo.

Sono due giorni, che uno de vostri [186] graziosi Gentiluomini della Città, gionse in queste vicinanze accompagnato da un servidore, e da un Paesano, che servia loro di guida. Si ebbe la curiosità d’informarsi d’onde venia, e chi era; il Paesano non seppe dire altra cosa se non che venia dalla Città per viaggiare; e ch’era ciò che si chiama un Animo forte. Aggionse, che non sapea di quale Religione potesse essere; e che, se non gli fosse stato detto, ch’era un Animo forte, avrebbe, da suoi discorsi, creduto valesse poco più d’un Pagano. Disse pure, che gli avea palesata la sua generosità, avvegnache, oltre la patuita mercede, l’avea fatto ubriacare due volte in un giorno.

I nostri Gentiluomini, che portano il titolo di nobili, certamente non intendono il termine di Animo forte, sarebbe però desiderabile, fossero istruiti di ciò, che significa; affinchè non s’immaginassero; che un Uomo sia vero Animo forte, in virtù dell’ateismo, o della Incredulità che professa. Si può rivocare, con giustizia, in dubbio, se vi sia mai stata una truppa di schiavi si vili, ed ostinati, come codesti Animi forti, de’ quali il nostro Paese oggi tanto abbonda. Hanno il diritto di chiamarsi Animi forti, come sel’ attribuiscono i dissoluti, per vivere, fissi nel Libertinaggio; ed i selvaggi, per mantenere la libertà; mi spiego. Pensando [187] tutto ciò, che loro piace; e si abbandonano a tutte le stravaganze, che loro vengono suggerite, o dalla immaginazione o dal genio. Le loro idee sono bizzare al pari delle loro azioni, e de’ loro discorsi. Non vogliono, che il loro animo sia tormentato dalle formalità della Creanza, o della Convenienza. Dispregiano eziandio, sotto pretesto, che sono troppo volgari, per un Uomo di bella Educazione.

Da tutto ciò ho veduto ne’ loro scritti, o nella loro condotta, questa è la vera idea de’ nostri Animi forti. Quello, di cui vi parlo, si crede munito d’un nuovo sistemma comune: e se vi sarà qualche cosa degna della vostra Curiosità, non mancherò di avvanzavela [sic] , quando me ne sarà fatto il dettaglio. In tanto rendereste un grande serviggio al Pubblico, se vi pigliaste la pena di esaminare la loro Ippotesi; e convincere la nostra Gioventù, che la Licenziosità non è ciò, che si chiama Libertà; o per ispiegarmi, in maniere meno paradossa per loro: che la Proprensione [sic] a favore dell’ateismo non è l’Argomento d’un Animo forte, e giusto.

Sono &c. ◀Carta/Carta al director ◀Nivel 3 ◀Nivel 2 ◀Nivel 1