Il Filosofo alla Moda: Lezione CLII
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Ebene 1
Lezione clii.
A quelli che vogliono fare buon uso delle passioni, particolarmente dell’ambizione.
Zitat/Motto
Sed fulgente trait
constrictos Gloria curru
Non minus ignotos generosis.
Non minus ignotos generosis.
Hor. L. I. Sat. VI. 23.
Ebene 2
Se essaminiamo gli Uomini, e cerchiamo
di penetrare i principj, che li fanno oprare, ci parerà, se non
m’inganno, assai probabile, che l’ambizione sia
l’occulto incentivo, che muove tutta la specie, e dà cui
ciascun’Individuo, giusta il fuo temperamento e
vigore, è più o meno animato. È vero che si veggono molti, i
quali, colla sola forza del loro naturale, senza il soccorso
della Filosofia, mai aspirano, ne all’autorità, ne alla
Grandezza, non si curano, ne di numerosi corteggi, ne di
affollati Clienti, ne del fasto che accompagna la magnificenza:
contenti d’una onesta fortuna, e d’uno stato mediocre, non si
applicano all’acquisto di grandi Richezze, ma non si dee, da
questo concludere, che un tal’ Uomo non sia ambizioso; ponno
avere pigliata altra mira i suoi desiderj ed averlo determinato
a ricercarla in altri ogetti, benche il motivo sia sempre lo
stesso, cioe la brama d’essere dagli altri distinto. Accordo,
che l’essere internamente persuaso della beltà delle proprie
azioni, e lontano da popolari applausi, serve d’ampla ricompensa
ad’ un Animo generoso: ma il desiderio, che abbiamo di
sorpassere gli altri, non è, senza dubbio radicato nè nostri
cuori, che per impegnarci, con più efficacia alla pratica della
virtù. È vero, che questa Passione, come tutte le altre, viene
sovente pervertita da un fine cattivo; di maniera che, quasi tutte le nostre belle azioni, si come le
nostre stravaganze, nascono da questo principio, e dal desiderio
di singolarizarci. Se, coltivata dalla Educazione, dallo studio,
o dalla Conversazione, si ritrova in un Cuore onesto; o pure in
un animo corrotto, produce gli effetti alla sua qualità
convenevoli; se ne veggono degli effetti, o di generosità, o di
sordido interesse. L’applicazione, all’ornamento, o
dell’interno, o dell’esterno, rende l’Uomo, o degno di grandi
Elogj, o meritevole di ridicoli scherni. Ora già che gli stessi
umori sono sparsi in tutti li nostri Corpi, e, ciò non ostante
oprano in differente maniera, si può dire, che l’ambizione non
si restringe ad un solo ogetto, ma aspira ora all’uno, ora
all’altro. Non è da mettersi in dubbio, che in un Circolo di
Lottatori, o di Gente, che si essercita nell’assalirsi co’
pugni, non vi sia tanto desiderio per la gloria quanto ve ne’
puol’ essere frà i competitori d’un ordine più elevato. Se non
venissero animati da questo principio d’onore, dov’ e l’Uomo,
che potendolo evitare, si esponesse ad enormi offese? questo è
quello, che li muove; e la vittoria, che riportano sopra una
folla di concorrenti, li ricompensa, per quanto credono, dalle
percosse, che hanno ricevute nella Battaglia. Se
Giulio Cesare fosse stato allevato in Campagna, frà Contadini,
in vece di assogettarsi il Romano Impero, sarebbe, giusta tutte
le apparenze, doventato un famoso Pastore, o un bravo Lottatore.
La educazione, la sveltezza del suo talento, e le congionture,
nelle quali si ritrovò, lo resero Padrone del mondo: se non
avesse avuti tutti que vantaggj, la stessa ambizione, che
l’infiammava, l’avrebbe portato a distinguersi in qualche altra
impresa di minore rillievo. Già che dunque la sorte degli
Uomini, in questa vita, non è irrevocabilmente fissata, ed un
millione di accidenti ponno contribuire a portare, o prevenire
la loro fortuna, mi pare sia una speculazione assai innocente il
figurarsi un grande Talento ridotto ad uno stato tanto basso,
quanto è alto quello, in cui oggi si vede. Si osservano perciò
essercitati, a cosi dire, in piccolo, que’ bei talenti, che
risvegliati, e posti in opra dalla Educazione, dispongono, a
degnamente essercitare il piu alti Impieghi. Per altro, anche il
merito senza coltura, può essere di tanta estesa, che si
avvicini a quello, ch’ebbe un tale vantaggio. La natura
somministra agli Uomini un generale desiderio per la gloria, e
la educazione lo determina all’uno, o all’altro particolare
ogetto. Il desiderio di comparire sopra gli altri,
sovra tutto, prorompe nella varietà degli Abiti, delle mode, e
degli atteggiamenti, che le persone di bell’aria studiano, per
rendersi osservabili. In fatti tutto ciò, che brilla, o ha
qualche cosa di singolare, da’ nell’occhio de’ spettatori, e gli
obbliga à considerare la Persona quale la veggono. Vi sono pure
degli umori, che rimangano offesi dal non essere stati posti in
una satira, o in un Libello, perche s’immaginano d’avervi tanto
diritto, quanto i loro vicini, e pigliano, per una specie di
dispreggio, l’esserne stati esclusi. Da questo eziandio nascono
i divertimenti bizarri, e le spedizioni notturne de’ nostri
dissoluti, che si dilettano, di fare delle serenate, di batterre
i birri; di ubriacarsi due volte al giorno; di far creppare i
Cavalli; e simili altre violenti imprese. Vi sono molti Uomini,
i quali sono più scelerati, e più stravaganti di quello
sarebbono, se non vi fosse, chi li vede, e chi gli approva. Una
sorta d’Ambizione assai commune, e la più indegna, che possa mai
impossessarsi del cuore umano; investisce l’Uomo allorche dopo
una lunga sperienza, dovrebbe essere più saggio, il che lo rende
più ridicolo, e più indegno di scusa. Parlo della infame
Passione d’accumulare danaro, senza avere riguardo alla
Providenza d’un buon Padre, d’un tenero sposo, e
d’un generoso Amico. Si puole rifflettere, a consolazione della
onesta Povertà, che tale passione domina particolarmente quelli,
che non hanno quasi veruna buona, e stimabile qualità. Ella è un
erba, che nasce in terra sterile. La umanità, la Bontà di cuore,
e la Politezza non sono compatibili coll’avarizia. Chi non si
stupirebbe nel vedere, che questa indegna Passione scancella ad
in tratto tutti i nobili sentimenti della natura umana; rende un
Padrone rabbioso, e crudele, un Padre innumano, uno sposo
intollerabile, ed un Amico sospettoso? Ma io la rimirerò qui più
tosto come una debolezza di cuore, che come un mancamento di
Giudizio. Se non mancano essempj d’una umiltà superba, si puo,
eziandio dire, che questa passione, di genio opposto, in questo,
alla maggior parte delle altre, scansa il fasto, e l’esterna
comparsa per farsi applaudire. Da questo viene, che non osserva,
bene spesso, la convenienza generale negli Abiti. Un Avaro si
dirà povero affine di darvi occasione di contradirlo, e di
lusingare la sua ambizione. Il Desiderio della Gloria, e l’Amore
sono due passioni naturali al cuore umano, che depurate, e
rivolte, in buona parte. ponno doventare assai ragionevoli, ed
esquisite, E vero che il saggio, sovente allucinato dallo splendore della corte, e dal fasto de’ pubblici
impieghi; abbandona gli occulti sentieri della vita privata, per
correre dietro agli onori, ed alle dignità; ma se non riesce nel
suo tentativo cerca di liberarsi da tutti que’ imbarazzi, a fine
di passare il rimanente de’ suoi giorni, colla ritiratezza, in
calma. È prudenza il non cambiare di bene in male, ed il non
lasciare mai ciò, che si rifflette di poter sempre ripigliare
con piacere. Pure se la vita non è un poco animata dal dolce
Zefiro della speranza stuzzicata da qualche timore, arrischia di
cadere nella indolenza o nella oscurità molto opposta alla
natura. Tutto il mondo sà che Domiziano, dopo ottenuto l’impero
Romano, si divertiva nell’andare a caccia di mosche. I spiriti
attivi, e maschj non ponno, ne debbono, nel vigore della
Gioventù, stare in riposo. Se non pigliano di mira qualche
nobile ogetto, i loro desiderj si abbassano, e si ritrovano
agitati da qualche passione indegna e vile. Un Albero, a cui si
tagliano le cime, perche non sì innalzi, non lascia di
trammandare de’ germoglj dal piè. L’Uomo che non si prefigge, se
non il suo particolare interesse, e cerca gli applausi, non
gusterà mai soddisfazione veruna; e si ritroverà eziandio, dal
suo conto lontano; ma quello, che animato da più
nobile motivo, ha l’animo generoso per beneficare gli altri; non
ama gli eloggi, che non sono fondati sulla virtù; dispreggia le
acclamazioni spogliate dalla interna testimonianza della propria
coscienza; senza mormorare dello stato, in cui fù posto dalla
Providenza, vorebbe, sì, avvanzarsi ad una più riguardevole
Carica, ma, per le vie legitime, ed oneste. Un tal’ Uomo non
desidera, ne cerca i accrescere il suo potere, se non a fine di
essere più utile alla Società. Quello, che la natura ha ornato
di straordinarj talenti, puo fare molto bene, o molto male nel
mondo. Perciò si dè avere una cura particolare nell’educare la
Gioventù; ispirarle, da buon ora, principj di onore, e di virtù,
acciò le buone qualità non piglino cattiva piega, ne sieno mai
impiegate in attentati perversi. Il fine della Religione, non è
estinguere le nostre passioni, ma di moderarle, ed applicarle a
convenienti, e bene scelti oggetti. Quando un buon Piloto ci ha
mostrato il segno, che dobbiamo seguire, non vi è punto di male
nel corrervi, a piene vele; se la Tempesta delle avversità
s’innalza contro di noi; e c’impedisce di arrivare al Porto;
sarà una grande consolazione per noi, il rifflettere, che non
abbiamo mancato dal viaggio che ci venne
prescritto, e che non siamo la cagione della nostra disgrazia. A
considerare la Religione precisamente colla relazione agli
affari di questa vita, è degnissima della nostra venerazione, e
stima. Fissa le differenti pretensioni degli Uomini, e i loro
interessi, che si attraverserebbono senza di lei mantiene
l’ordine e l’armonia in tutte le civili società. Dà occasione a
ciascuno di tenere il suo posto nel mondo, e di farvi valere i
proprj talenti: eccita ad azione lodevoli di loro natura, ed
alla Communità vantaggiose. Finalmente ispira una ragionevole
ambizione; un puro Amore; e nobili desiderj.