Il Filosofo alla Moda: Lezione CXLVII
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Niveau 1
Lezione cxlvii.
A Letterati altra prova sopra la immortalità dell’Anima.
Citation/Devise
Nescio quomodo inhaeret
in mentibus quasi seculorum quoddam augurium futurorum;
idque in maximis ingeniis altissimisque animis, &
extitit maximè, & apparet facillimè.
Cic. Tusc. quest. L. I. c. 15.
Niveau 2
Niveau 3
Lettre/Lettre au directeur
Sig. Filosofo. Sono
persuassimo, che una delle migliori sorgenti d’onde
nascono le azioni nobili, e generose sia la giusta, e
nobile idea; che si a di se medesimi L’Uomo, che
nodrisce una idea bassa, e indegna della sua natura, non
puole mai innalzarsi sopra il rango, in
cui si è posto. Se rimira il suo essere, come ristretto
dentro il termine incerto di pochi anni, racchiude i
suoi pensieri frà gli stretti confini, che prescrive
alla propria essistenza. Come puole innalzarsi a qualche
cosa di nobile, e grande, se crede, che dopo avere fatta
una breve comparsa sul Teatro del mondo, si ritirerà per
sempre, in maniera, che annientito, non avrà piu verun
sentimento di ciò, che ha fatto; o detto nelle sue.
Scene? Per questo pure, presso di me, non si puole mai
abbastanza meditare sopra la immortalità dell’anima. Non
si da esercizio più capace di perfezionare la mente
umana, del sovente rifflettere a’ privilegi, ed a
vantaggi, che gode, ne verun’ mezzo più proprio ad
ispirarci un Ambizione, la quale s’innalzi sopra tutti
gli ogetti, che ci circondano. del considerarci come
creature destinate alla eternità. Non è una grande
soddisfazione, il vedere, che gli Uomini più saggj, ed
più elevati talenti di tutte le nazioni, e di tutti i
secoli, hanno d’accordo, aspirato, come a loro naturale
diritto, a quella immortalità, che viene
particolarmente, a noi confermata da’ una Rivelazione
espressa? Se veniamo, in oltre, a rifflettere sopra noi
stessi, vi ritroveremo una specie di sentimento interno
che benissimo si accorda colle prove
abbiamo per la immortalità delle nostre anime. Quella,
che voi ci avete, data mio Sig. fondata sull’ardente
desiderio del cuore umano di estendere le sue notizie, e
di perfezionare se stesso, il che non potrebbe eseguire,
nello spazio d’una vita si breve, benche la stessa
durata, o anche minore basti alle Creature d’un ordine
inferiore, per giognere alla loro perfezione; tale
prova, dico, della nostra immortalità mi pare assai
verosimile. Ma se ne potrebbe ricavare un’altra, della
stessa specie, dalla premura, che abbiamo di allongare
la vita; e da nuovi progetti, che in ciascuno de’ suoi
periodi andiamo formando: Benche riconosciamo tutti che
la vita in se stessa e corta, come avete motivato in uno
de vostri Foglj, i suoi differenti periodi ci sembrano
noiosi, e longhi. Rimiriamo l’avvenire come un Paese
pieno di vasti deserti, che verremmo attraversare in
fretta, per giognere a que’ pretesi fissi stabilimenti,
ed a que’immaginarj punti di riposo, che vi si ritrovano
dispersi da una parte, e dall’altra. Ora veggiamo quale
sia la nostra condotta, allorche siamo arrivati a
que’immaginarj punti di riposo. Vi si tratteniamo noi in
fatti; vi godiamo in pace lo stabilimento, che abbiamo
ottenuto? Trasportiamo più lontano i termini, che ci
erano prescritti; e notiamo nuovi punti di
dilazione, verso de’ quali corriamo, collo stesso
ardore; ed appena gionti, anche questi presto
svaniscono. Accade, presso poco, a noi, nel proposito,
come a quelli, che viaggiano sulle Alpi; s’immaginano,
che la sommità della vicina montagna debba finire la
loro salita, perche termina la loro vista; ma appena vi
sono gionti, scuoprono nuove montagne, sopra le quali fa
di mestieri continuino il loro camino. Questo Emblema
rappresenta, si bene, la sorte di tutti gli Uomini, che
non ven’è un solo capace di rifflessione, il quale non
possa considerare che per quanto rapida sen’ voli la
vita, vi è sempre qualche nuovo desiderio, e qualche
cosa di più da bramare; di ciò che attualmente si
possiede. Già che dunque la natura, come dicono i
Filosofi, non fà niente in vano; o per esprimermi, con
termini più aggiustati: Già che il Creatore non ha posta
nelle nostre anime veruna passione, in se, vagabonda, ne
veruno desiderio indeterminato, fà di mestieri, che la
futura essistenza sia il proprio obietto di questa
passione, che ci anima a ricercarlo; e quella mancanza
di riposo, nel godimento del presente; quella nuova
durata, di cui, in ogni età, ci lusinghiamo;
quell’ardore, che ci fà sempre aspirare a qualche cosa,
che ha da venire, mi pare, qualunque idea
se ne formino gli altri, una specie d’Istinto, o di
Sintomo naturale, che ha l’anima della sua immortalità.
Suppongo, in oltre, che la immortalità dell’anima sia
bastevolmente stabilita da altre prove, di maniera, che
il Desiderio, di cui sosteniamo, che sarebbe assurdo, se
l’anima non fosse immortale, solamente concorre al
medesimo fine; e dà loro un nuovo peso. Ma che si diano
Creatture dottate di Ragione, le quali mettano la loro
gloria nel combatterle, e quello, che mi traffigge. Vi è
qualche cosa di si basso, e di si indegno nella innumana
ambizione di quelli, che si lusingano d’essere
annientiti; e si compiacciono nel pensare, che tutta la
loro fabbrica sarà un giorno ridotta in polvere; e
confusa colla massa degl’inanimati, che merita tanto la
nostra meraviglia, quanto la nostra compassione. Che che
ne sia, non è difficile penetrarne il motivo. Sospirano
il loro annientamento, perche non hanno il coraggio
d’essere immortali. Questo mi richiama a ciò, che ho
detto nella introduzione di questo Foglio, e mi fa
aggiognervi, che se le grandi azioni vengono da pensieri
nobili, e degni di noi, cosi questi sono una conseguenza
degli altri; ma il perfido, che si è degradato fino a
mettersi di sotto alle Bestie, si contenta
di rinunciare le sue pretese della immortalità, e
ridurle ad un negativo bene, che consiste nella totale
estinzione del suo essere. Se l’annientamento, in oltre,
non si puol’ ottenere, col desiderio, non vi de’ essere
maggiore empietà del bramarlo. Che cosa sono l’onore, la
Riputazione, le Richezze, ed il Potere, quando si
confrontano colla gloriosa speranza d’una eternità, e
d’un Bene infinito. Non vi annoierò d’avvantaggio, mio
caro signore, ma non posso a meno di avvertirvi, con
tutta la serietà, ciò che queste idee m’ispirano. Si
dicono certe cose di voi, che non mi piacciono, benche
abbi della ripugnanza a crederle, sul rifflesso, che
facilmente si dice male di quelli, che si distinguono,
coi loro singolari talenti. Desiderio siate si buon
Fedele, come siete buon Autore. Sono &c.