Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CXLV", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.3\145 (1728), S. NaN-122, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.5002 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione cxlv.

Alle Persone troppo allegre, ed alle vanarelle.

Zitat/Motto► Est Ulubris, animus si te non deficit aequus.

Hor. L. I. ep. XI. 30. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Filosofo.

Vi è generale diffetto, che regna nella maggior parte de scrittori di morale antichi, e moderni. Pretendono godere; eglino stessi, la Felicità; e condurvi gli altri. Mi pare, ciò non ostante, che in questa vita, non vi si possa arrivare; perciò vi essorto di non parlare, con tuono si alto, come i vostri Precessori, ed in vece di aspirare a renderci felici; insegnateci solamente a doventare tranquilli. Il fine di chi vuole agire, con qualche Prudenza, e non pensare, che alle cose praticcabili, de’ essere di sminuire le nostre pene, più che di accrescere le nostre allegrezze. Si puole evitare una inquietezza eccessiva, ma non si può giugnere ad una grande felicità. Questa è la grande Lezione, che bisogna dare agli Uomini: La ugualità dell’animo: una certa regolarità, che ci [118] tenga un poco di sopra al buon umore, e di sotto all’allegrezza. Si dee sempre stare di buon umore, quando non si patisce verun’ male; ma l’allegrezza dè sempre essere accidentale ad un Uomo prudente, e saggio; dee, cioè, venire da occasione, che si presenti da se, ne si dee molto ricercare. Quelli poi, a quali è necessaria l’allegrezza, per conservarsi di buon umore, si rassomigliano alle complessioni, che hanno bisogno di acquavita per digerire. Il vostro unico precetto dunque, mio Sig. dè essere: Siate tranquilli. Chi vuol essere, per cosi dire trasporto fuori di se, da scoppj di ridere, e senza di questo cade in malinconia, ha l’animo del tutto sregolato, e dissuluto.

Io conosco due vecchi, che si addunano, ogni giorni, e benche abbino l’un, e l’altro avuti degl’imbarazzi, e de’ travaglj, colla loro reciproca amicizia, godono maggiore tranquillità di quella potessero ottenere dalla Letteratura d’un Campo di Seneca. La ricerca della Felicità è sempre accompagnata da qualche inquietezza. Un Uomo, che si restringe ad un moderato pasto, gode la conversazione de’ suoi amici, e fà i suoi dolci, e placidi sonni, ne s’inquietà gran cosa; In tempo, che gl’ingegni sublimi e raffinati parlano della tranquillità, egli solo la prova.

Tutte queste rifflessioni spezzate non [119] hanno altro scopo, che d’incorraggirvi a parlarci della vita che debbono menare le buone persone, per riempiere, con qualche soddisfazione, que’ vacui di ore, che le annoiano. Ella è cosa molto strana, che la sapienza, o come vi piace di nomarla, la Filosofia, non somministri idee, che ai Letterati, e che un Uomo sia obbligato ad essere Filosofo, per sapere in quale maniera passare, con qualche dolcezza la vita. Mi pare dunque, sarebbe degno delle vostre premure d’esaminare le differenti conbinazioni, che possono formarsi trà gli Uomini, e procurare loro tanta, o più dolcezza, quanta ne saprebbono dare i più bei talenti dell’anima. Voi potete ritrovare certe descrizioni, o certi Discorsi, che renderanno il Focolaio d’un’ onesto Artiggiano cosi grato, come la vostra società puole per voi essere. La bontà del cuore è una infinita sorgente di piaceri. Renderete un grande serviggio al Pubblico, se dipingerete, al naturale, tutte le delizie d’un Domestico ben regolato, in vece d’insistere, coi famosi scrittori, sopra le ordinarie vessazioni della vita.

La Fatica ed il Riposo, che si succedono, a vicenda, nella vita delle persone ordinarie, sanno loro passare il tempo, in maniera quieta e dolce: e voi dovreste scuoprirnela, in qualità di Filosofo alla moda come in tutti que-[120]gli altri sogetti, che compariscono. in vero, più rilevanti, ma che sono assai meno istruttivi. Bramarei, in somma, che rivolgeste i vostri pensieri a beneficio di quelli, che ne hanno piu bisogno; e faceste vedere, che la simplicità la Innocenza, la industria, e la Temperanza ponno condurre alla tranquillità al pari del sapere, della Prudenza, dell’abilità, e della contemplatione. Sono &c. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Filosofo

Io sono la Giovane, a cui, da qualche tempo, avete fatta la giustizia di riconoscere, che posseggo, a perfezione, l’essercizio del ventaglio; e che me ne servo, con tutta la immaginabile destrezza. È certo, che il mondo, per quanto, oggi, sia critico, e maligno, confesserà, che dopo grandi scoppia di ridire, in un subito, mi rimetto, ripiglio un aria soda, fò una riverenza, lascio cadere dinanzi le braccia, e chiudo, allo stesso tempo; colla migliore grazia del mondo, il mio ventaglio. Sono sodisfattissima, che voi abbiate pigliata notizia della mia persona; e di avere la vostra approvazione. Cosi, per quanti scherni mi facciano, nel proposito, le altre Giovani, io trionfo, convinta, che questo non è se non per invidia: e vi chieggo qual-[121]che in parte nella vostra amicizia. Soffrite in oltre, che io vi esponga lo stato, in cui, oggi, si ritrova il mio cuore. Sono pochi giorni che applicata a leggere uno de’ vostri Fogli, dove si tratta dell’Asino, che non sà da quale parte rivoltarsi trà due mucchj di Fieno, che lo solletitano colla medesima forza. Mi pare, che il suo caso rappresenti assai la situazione, in cui mi veggo. Sappiate, che io amo appassionatamente due Giovani, l’un e l’altro mi ricerca. Non si dee occultare niente, quando si dimanda conseglio. Cosi vi confesserò, con sincerità, che io non amo meno il danaro degli Uomini. Il mio amante Crusone è molto ricco, ed il mio Amante Calisto è gentilissimo.

Posso avere l’uno è l’altro quando voglio; ma quando esamino dentro il mio cuore, quale de’ due debba preferire, non ardisco accettare Calisto sul timore, che il denaro di Crusone mi scampi; ne godere le richezze di questo, e di rinunziare le bellezze dell’altro; sono, mio caro Sig. per anco molto giovane, con tutto, ciò non vi è Donna al mondo, che pensi più di me al principale, ed all’essenziale. Calisto è il più galante, ed il più amabile Fanciullo, che io conosca; balla bene; è molto civile, e piacevole; in tutte le ore del giorno, ed in tutte le stagioni dell’anno; in somma, for-[122]ma la gioia del mio cuore, e la delizia de’ miei occhj; ma dall’altra parte Crusone è ricco, e applicato al sodo. Non ho veduto niente di più proprio degli abiti di Calisto; mette ogni giorno qualche cosa di nuovo per piacermi; ma penso subito, che tutto questo non serve, che a maggiormente impoverirlo. Finalmente doppo avere esaminate queste due Passioni l’amore, e l’avarizia, che m’ingolosiscono, e con maturità passate tutte le cose, incomincio a credere, che l’una durerà più lougo [sic] tempo dell’altra, e che sia meglio il determinarmi a favore di Crusone, se non avete niente da opporvi. Ahi! mio povero Calisto. Sono &c.

B. Argentina. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1