Citation: Cesare Frasponi (Ed.): "Lezione CXXXVIII", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.3\138 (1728), pp. NaN-81, edited in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): The "Spectators" in the international context. Digital Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4995 [last accessed: ].


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Lezione cxxxviii.

Alli Gentiluomini comparati a’ Mercanti.

Citation/Motto► Haec memini, & victum frustra contendere Thyrsin.

Virg. Eclog. VII. 69. ◀Citation/Motto

Level 2► E’ cosa commune il vedere delle animosità frà i Partiti, che non ponno sussistere senza la loro unione. Questo ci viene rappresentato dell’antica favola Romana nella rivoluzione delle membra umane. Tal’è sovente il Caso di molti piccioli Potentati collegati contro un Principe più possente, durano fatica ad agire di concerto, benche da questo dipenda la loro salute. Corre sempre lo stesso, frà quelli, che posseggono Feudi e poderi, e quelli che si applicano al Negozio. Il mercante è nodrito dal frutto de’ Terreni. Il Cittadino no si abbiglia, che coll’industria de’ negozianti, ciò non ostante, sono sempre, alle prese, l’uno coll’altro, ne le dispute mai finiscono.

Level 3► General account► Nel passato inverno, un Cavaliere, ed un Mercante, i quali, benche Amici, quasi mai si accordano, ce nè somministrarono un essempio [sic] nella nostra Società. In occasione, che un composi-[76]tore i certa storia disse, qualmente la Fede Cartaginese passava in Proverbio, sul mancare di parola, o rompere una Lega; il Cavalliere, soggionse, che non era da stupirsi, mentre i Cartaginesi erano i più grandi negozianti del Mondo: Pigliò da quì motivo di accusare i mercanti, in generale, che non avessero altra mira se non al guadagno, senza mettersi in pena de’ mezzi, che impiegavano per ottenerlo. “se ponno, continuò, facilmente guadagnare, per vie oneste, le sieguono; ma se queste mancano, non si fanno veruno scrupolo, di attendervi colle soperchierie, e colle Frodi: a che servono tanti libri de’ conti, se non per ingannare, chi si fida di loro? supposto anche, non abbino un tale dissegno, quale azione nobile, o generosa si puol’ aspettare da chi è sempre occupato nel regolare i suoi Conti, o nell’essaminare le sue spese? In somma, lo sparagno, e la frugalità sieno, quanto si voglia, le virtù d’un mercante, la sua essatezza fino nelle bagatelle mi pare molto di sotto alla Carità, che un Gentiluomo essercita verso de poveri, ed alla ospitalità, che pratica co’ suoi vicini.”

Il Capitanio membro anch’egli della Società che osservò il mercante attentissimo al discorso; e pronto, senza dubbio, a rilevarlo, per tagliarne il fi-[77]lo alla contesa, disse, che in tutte le civili Società dal più alto regno fino al più basso, regnava una ingiusta, e segreta invidia, la quale impegnava gli Uomini a confrontare il proprio stato con quello d’un altro; ed a mormorare, perche il loro vicino, si ritrovava in una situazione o uguale, o migliore della sua? “Per questo, aggionse, gli ufficiali Civili, e militari, si rimirano, con assai cattivo occhio frà di loro, il Soldato critica il potere del Cortiggiano, ed il Cortiggiano deride l’onore del Soldato o per venire ad esempj d’un ordine inferiore, i semplici Soldai a Cavallo, ed i Fantaccini d’un armata, i Carettieri, ed i vetturini nelle contrade della Città, si guardano a traverso, e con dispregio, ogni volta, che sono in concorrenza, per i quartieri di rinfresco, o per lo passaggio delle loro vetture.”

“Il tutto va bene, ripigliò il mercante; a voi è permesso, caro Capitanio, l’interrompere, se vi pare bene, il discorso. Con tutto ciò, io debbo dire due parole al Sig. Cavaliere, che dalla sua mina pare creda sia senza diffesa contro le sue dicerie a discredito de’ mercanti. Io non raccoglierò qui le opere pie, e generose fatte da mercanti in questa Città; ma vi restringerò allo sparagno, [78] ed alla Frugalità, ch’egli stesso ci accorda. Se l’applicazione di tenere conti o di misurare le cose, per la via più infallibile, qual’e quella del calcolo, non fosse al di sotto della qualità d’una si antica famiglia, come quella del Sig. Cavaliere, preferirebbe, senza dubbio, la nostra Economia, alla sua ospitalità. Se il dare uno, o due Barili di vino da vuotare in un giorno, e un praticare la massima delle virtù, bisogna confessare, che noi non aspiriamo a questa gloria. Vorrei bene esaminasse, quali degli uni, o degli altri, o i miei operaj, che impiego, sei giorni la settimana, o i Contadini, che il mio antagonista ubriaca sei giorni di seguito, ci debbano avere maggiore la obbligazione. Per me credo, che le Famiglie de’ miei operaj mi saranno più tenute, di quello possano esser le Famiglie de’ contadini al Sig. Cavaliere, perche egli non le avvantaggia, ed io pongo le mie in istato di non avere più bisogno della mia liberalità. Il Proverbio sopra i Cartaginesi punto non m’imbarazza; i Romani erano loro dichiarati nemici.”

“La disgrazia è, che non abbiamo veruna storia scritta, da Cartaginesi; non avrebbono, senza dubbio lasciato di suggerirci qualche buon Proverbio sopra la generosità de’ Romani, che in-[79]vadeano le altre nazioni, e distribuiano le loro terre a chi non erano dovute. Ma già che il mio Antagonista ha pigliata occasione da quell’antico Proverbio di attaccare i mercanti, non avrà a male, che io ne adduca un altro moderno per loro difesa quando uno falisce in Olanda si dice di lui che non ha tenuti bene i suoi conti. Questa frase ci parerà forse una maniera dolce, e piacevole di esprimersi; e pure presso quella esatta nazione, è il più grande rimprovero si possa fare ad un Uomo. Non è meno vergognoso, frà di loro, l’ingannarsi nel calcolo delle spese, o de’ fondi, che si hanno per corrispondere al pagamento de’ debiti, o l’azzardare troppo il proprio credito, di quello si e trà le nazioni più vive, e delicate, il mancare di buona fede, o di coraggio.”

“Il calcolo è la misura di tutto ciò, che si stima nel mondo, in maniera, che non si potrebbe dimostrare il successo di azione veruna o l’aggiustatezza di veruna impresa, senza ricorrervi: Questo dee servire di risposta al detto del Sig. Cavaliere: che non si puol’ aspettare niente di grande, e di nobile da un Uomo sempre occupato ad esaminare il suo Libro di Cassa, o a regolare i suoi conti. Quando ho ricevuto, da fuo-[80]ri le mie Balle, posso dire, presso a venti soldi, per mezzo del mio calcolo, la perdita, o il guadagno, che me ne risulterà. Debbo eziandio essere in istato di far vedere, che avevo ragione d’intraprendere un tale negozio, o dalla mia sperienza, o da quella d’altri, o dalla grande probabilità, che il profitto corrisponderebbe alla mia spesa, ed al mio rischio, il che non si puo mai fare senza la intelligenza del calcolo. A grazia d’essempio: se voglio negoziare in Turchia, fa de mestieri, che io sappj, prima di tutto, quali delle nostre manifatture vi siano proprie, e quali Drappi di quel Paese saranno qui di buon esito, col prezzo corrente, e nell’uno e nell’altro Paese: bisogna indi, che computi le spese dell’imbarco del trasporto, e delle assicurazioni; i diretti dell’ingresso dell’escita; l’interesce [sic] del mio danaro, e che vi sia in oltre, un onesto profitto per me. Dov’e [sic] per tanto, lo scandalo; d’onde viene, che il mercante è si poco nella buona grazia del Sig. Cavaliere? e pure il mercante non attraversa le siepi, ne calpesta le Biade de’ suoi vicini; egli non defrauda le industrie de Lavoratori; paga le fatiche del Povero; communica i suoi profitti a tutto il mondo; Colla spe [80] dizione, col ritorno, delle sue mercanzie, fa sussistere maggior numero di persone, di quanto ne possa mantenere un gran Signore. Tutta la stessa nobiltà gli è obbligata, perche ritrova i mezzi di vendere fuori le rendite de’ suoi poderi; ed accresce, cosi, le sue entrate, e cosa certa, che mai verrebbe al termine d’un si gran’ dettaglio, se non fosse esperto nella scienza de’ numeri.”

“A tutto ciò si riduce la frugalità del mercante; ed il Gentiluomo dee seguire un simile giro, quando non abbi vergogna d’essere egli stesso il proprio Economo, e non vogli, che il suo Agente entri in suo luogo, Cosi il Gentiluomo, come il mercante non puole mai rendere conto del successo d’impresa veruna, che col mezzo del calcolo. Se la Caccia, per esempio, è tutto il suo traffico, non gli è ne dee risultare che la testa d’un Cervo, che serva di ornamento al suo Cortile, e qualche altro singolare selvaggio, per inchiodarlo sulla Porta della sua stalla.”

“Il Sig. Cavaliere conosce senza dubbio, il prezzo di questi raggiri; ma se avesse ben calcolate tutte le spese della Caccia, tengo troppo buona opinione per lui, si che non creda, ch’egli avrebbe più tosto strangolati tutti i suoi cani, che rovinati [81] tanti buoni Cavalli, e dato qualche volta gusto alle biade de’ suoi vicini. Ne vi è dubbio, che quello il quale si acquista una Tenuta colla sua industria, non meriti assai più di possederla di quello, che l’ha per sua negligenza perduta.” ◀General account ◀Level 3 ◀Level 2 ◀Level 1