Référence bibliographique: Cesare Frasponi (Éd.): "Lezione CXXXVII", dans: Il Filosofo alla Moda, Vol.3\137 (1728), pp. NaN-74, édité dans: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Éd.): Les "Spectators" dans le contexte international. Édition numérique, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4994 [consulté le: ].


Niveau 1►

Lezione cxxxvii.

A quelli che stimano i begl’Ingegni viziosi.

Citation/Devise► Non solùm scientia, quae est remota a Justitia, calliditas potiù, quàm sapientia est appellanda: verùm etiam Animus paratus ad periculum, si suacupiditate, non utilitate communi impellitur, Audaciae potiùs nomen habet, quàm Fortitudinis.

Pluto ap. Cic. de Offic. L. I. c. 10. ◀Citation/Devise

Niveau 2► Non si puol fare maggiore torto alla società Civile dello stimare quelli, ce posseggono bel talento, senza avere riguardo alla maniera, con cui l’impiegano, sono stimabili i doni naturali, ed esquisiti quando si esercitano à favore della virtù, o si sottomettono ai principj dell’onore.

Bisognerebbe mettere in disparte le [70] buone qualità di quelli, coi quali viviamo, fino che avessimo qualche cognizione del loro cuore; altramente la bellezza delle Persone, o le vaghezze del talento ponno insinuarci dell’amor per quelli, che, giusta i lumi della ragione, doùremmo aver in orrore.

Quando si lascia così strascinare dalla semplice beltà, o dal solo talento, si arrischia d’avere tanta benevolenza per un Omniamante con tutti i suoi vizj, quanta per la vergine più innocente, o per la Dama più virtuosa; non vi è schiavitù più vile nel mondo, dell’amare ciò che si conosce degno di dispregio. Bisogna, ciò non ostante, che abbiamo una tale malia, in tutto il corso della nostra vita, se approviamo altro fuori di ciò, che tende a favorire la Giustizia, l’onore e la virtù. Se si esaminassero tutte le cose, coi lumi della ragione, e della Equità, un Uomo benche nel bollore della sua gioventù, mirerebbe una Civetta, collo stesso guardo d’indifferenza, e di nausea, che avrebbe per uno stolto le maniere lascive d’una Libertina la priverebbono di quella ammirazione, ch’ella ricerca, con tanto ardore; ed il vano portamento, o il discorso leggero d’un Uomo rovinerebbe la sua buona mina, ò la beltà del suo talento. Dico la beltà del suo talento poiche non è meno or-[71]dinario il vedere degli Uomini di talento, doventare ridicioli, che delle belle Donne doventare impudiche quando questo loro accade, la inclinazione, che abbiamo alle loro persone, per le loro buone qualità, dovrebbe diminuirsi, a proporzione.

Per quanto sia giusta questa regola di stimare le Persone dell’uso, che fanno de’ loro talenti, e non della eccellenza di tale qualità in se stessa, e seguito l’opposto in tutti i Secoli, come a nostri giorni. Quale numero d’invenzioni disoneste, si sono conservate, da un Secolo all’altro, che sarebbono perite, dalla loro nascita, se non si fossero tanto stimati i Pittori, e gli scultori? Le immaginazioni caste, e ben regolate hanno perduta, in occasione di questo cattivo gusto, una infinità di vaghissimi quadri, che avrebbono loro fatta risentire la naturale beltà della virtù, la generosità del zelo, il coraggio della Fede e la tenerezza della umanità, la dove hanno sostituito, in loro luogo ad eterna vergogna delle belle arti, de’ Satiri, de’ Mostri, e delle Furie.

Si tollera il cattivo uso, che molti fanno de proprj doni naturali, ed acquisiti, non solamente nelle cose or’ or accennate, ma eziandio in ciò, che tocca la vita civile. Se un Avvocato on ottenesse la stima del Pubblico, se non [72] quando impiega la sua eloquenza in difesa della Giustizia, e si rendesse dispregevole, subito, che comparisce in una Causa la di cui ingiustizia non può non essergli nota, qual’ onore non porterebbe seco un tale carattere? ve ne sono, che si attraggono la venerazione di tutto il mondo, perche affaticano nel proteggere la Innocenza; nel bandire la oppressione; nel far condennare i debitori negligenti e nel mantenere il diritto degli artiggiani; ma sono molto pochi, in confronto di quelli, che studiano di coprire le debolezze d’una Causa; di eludere una informazione; o di palliare una falsità, e ciò non ostante ottengono gli applausi, che si meriterebbono dalla braura d’un Assassino.

Se quando si giudica degli altri, si avesse riguardo al fine, che si propongono nelle loro azioni, ogni menzogna rimarrebbe essigliata dalla società, e riescirebbe ugualmente dispregevole in tutti gli stati della vita, la destrezza nell’ingannare il Mondo. Due Cortiggiani, che si danno tante sicurezze d’una estrema corrispondenza, dopo avere mancato di parola, non farebbono altra figura, se non quella di due falsi Testimonj convinti di spergiuro. Il commercio della vita civile è si decaduto nella morale, che si può dire, come di un mercato, dove il compra [73] tore stà sempre in apprensione. Cosi nell’Amicizia, il più credulo è il più ingannato.

Che che ne sia quelli soli meritano il titolo di grand’Uomini, che fanno delle nobili imprese, senza riguardo alla gloria, che loro ne può risultare. Questi animi superiori vorrebbono più tosto avere apportato qualche segnalato benefizio al Pubblico, e rimanere sconosciuti, che averne la riputazione senza esserne gli autori. Quando un merito di quest’ordine viene attaccato dalle insidie, e dalle calunnie de’ suoi Nemici, allora brilla, con maggior lume. Gli sforzi, che s’impiegano, per oscurarlo, producono un effetto tutto contrario; ponno ben occultare il fuoco sotto la cenere, ma n’esciranno delle scintille che abbruggeranno tutto ciò che vi si getta sopra per estinguerlo.

La Pazienza, che serve all’acquisto della vera gloria, e la sola virtù, che ne porta al godimento; e che tiene in calma l’animo, frà tutte le traversie, che lo combattono. Quando uno è in se persuaso di non ricercare, di non ammirare, ne di aspirare a niente, che non sia esattamente conforme a suoi doveri, non ponno tutti li roverscj della fortuna, e tutti li attentati de suoi nemici, abbattere il di lui merito; egli trascura gli applausi, ne dipende dal favore della moltitudine. La Lezzione [sic] [74] per verità, è dura, ma porta, altresi al più alto grado di perfezione, a cui possa giognere la natura umana. I trionfi, e le acclamazioni graziosamente lusingano la superbia, è meglio però l’essere in stato di poter dire, frà se, ho addempiuto il mio dovere, che l’udirsi applaudito da tutti gli Uomini, quando non vi si puole unire la propria voce. Un Amico uguale e stabile puol’essere abbandonato da’ deboli ammiratori alla moda, ma sarà sempre rispettato, ed onorato da quelli, che gli rassomigliano. La quercia conserva i suoi Rami, in tutte le stagioni dell’anno, e benche nell’autunno perda le foglie, le riacquista in Primavera. ◀Niveau 2 ◀Niveau 1