Citation: Cesare Frasponi (Ed.): "Lezione CXXXII", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.3\132 (1728), pp. 39-45, edited in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Ed.): The "Spectators" in the international context. Digital Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4989 [last accessed: ].


Level 1►

Lezione cxxxii.

Alli veri ed alli falsi coraggiosi nelle Armate.

Citation/Motto► Homines sicut Folia nascuntur atque moriuntur.

Hom. Iliad. 2. 146. ◀Citation/Motto

Level 2► Non vi è Conversazione sì gradita come quella de’ Soldati, che traggono da una seria riflessione il loro coraggio. La vita, che menano è sì piena di avventure, e dà loro un aria sì libera nell’Esprimere quanto hanno veduto, che la compagnia d’un ufficiale di buon senno, è quasi più istruttiva di tutte le altre. Si osserva nelle loro narrative una certa irregolarità, che ha qualche cosa di più vivo e gustoso, di quello si ritrova ne’ discorsi studiati.

Un Capitano mio Amico, con cui passeggiai jeri sera, mi ha fatti tanti [40] racconti di azioni da lui vedute, quando era all’attuale servigio, che non potei a meno di non ammirare, frà le altre cose, come il timore della morte sia tanto bandito dalle armate quando generalmente gli Uomini hanno bisogno di munirsi contro d’un tale timore, colle meditazioni profonde, colle ragioni della Filosofia, e coi lumi della Religione.

Si veggono semplici soldati, montare brecce, ed attaccare Battaglioni, senza veruna ripugnanza; anzi con molta allegrezza. Accortosi il Capitano del mio stupore, mi appagò col seguente discorso.

Level 3► La vostra sorpresa parerà molto naturale a tutti quelli, che non hanno partica delle Armate. Dopo esservi stati per qualche tempo, si concepisse un certo machinale coraggio, che la maggior parte degli Uomini acquistano al favore della moltitudine, con cui si ritrovano sempre impegnati. Ne veggono a cadere molti, è vero, ma ne veggono in maggior numero de’ vivi. Sono felicemente esciti da qualche estremo periglio, nè sanno perche non ne debbano escire ancora. Oltre questa maniera di ragionare all’aria, passano il rimanente della loro vita ne’ Piaceri presso de quali corrono con tanto ardore, che i travagli, le fatiche, i pericoli di corta durata, sono un niente in paragone [41] della gioja, del Trionfo, della vittoria, de’ buoni quartieri, de Refrigerj, delle nuove scene e delle straordinarie fortune, colle quali si lusingano. A questa pensa il grosso d’un Armata, e si puo dire anche del Genere Umano; ma non vi è Soldato fornito d’ questo machinale coraggio che abbi mai fatta grande figura nella professione delle armi. Quelli, che sono formati per lo comando, trascurano o dispregiano la vita sul riflesso, che già bisogna, per assoluta necessità, rassegnarla un giorno, onde sia meglio arrischiarla in traccia di azioni gloriose, ed al servigio della sua Patria. Il successo, dicono, delle nostre imprese è incerto presso degli altri, ma per noi è sempre Felice; mentre non cerchiamo, che di adempire il nostro dovere; e siamo in uno stato, in cui la Provvidenza ci assicura del nostro bene, sopraviviamo, o nò alle nostre imprese. Tutto ciò, che la natura ha prescritto è legittimo, e buono; e già che la morte ci è naturale, sarebbe un disordine il temerla. Il timore perde tutta la forza, quando siamo convinti, che non potrebbe prolongarci un momento di vita. La impossibilità di fugire la morte ci dovrebbe ispirare il corraggio d’andarle incontro. Senza questa rassignazione non vi è alcuno, che possa tentare niente di glorioso. Quando si giogne a questo punto, [42] sono sì grandi i piaceri d’una vita passata nelle militari spedizioni, che sorpassano la capacità dell’intelletto umano. La forza della ragione, unita all’impegno di adempiere il suo dovere, e al desiderio della gloria, communica una particolare beltà a tutto ciò, che a prima faccia parea orribile e spaventoso. I pericoli, ne’ quali si veggono i Generali esposti cogli altri; la salute de’ Regni; la Causa del Pubblico; e la stupenda bravura di molti Ufficiali, che non si erano per anco segnalati, sono tanti motivi, che gli animano a trasandare la cura delle proprie loro Persone. Tal’è l’Eroismo di quelli, che hanno le qualità necessarie per comandare. Per quello riguarda gli altri, non so quale ne possa essere la cagione. È cosa certa, che si avvezzano a non pensarvi; e che mirano la morte con tanta indifferenza, che mantengono lo stesso sangue freddo, anche nelle azioni più calde.

Un Ufficiale Francese, che non avea troppo buona opinione del suo Generale, dopo avere nella mischia d’una Battaglia riportata una Ferita mortale, disse: Io vorrei vivere un ora di più, pe vedere come questo stordito si caverà d’imbarazzo.

Level 4► Exemplum► Mi sovviene eziando di due soldati a Cavallo, che serviano nello stesso squadrone, e che erano inseparabili, [43] mangiando, bevendo, e trattando sempre insieme; in somma tutte le loro inclinazioni parea tendessero al medesimo fine. Una sera, che doveamo passare un Fiume; uno di loro si misse in una Barchetta con altri, in tanto che il suo camerata ne aspettava sulla ripa il ritorno; poco dopo si udì qualche rumore nell’acqua, in cui si era gettato un Cavallo e vi avea strascinato il Cavaliere, che lo tenea, con trascuratezza per la briglia. Quello de due intimi, che si trattenea in terra, gridò ad alta voce: O la, o chi si è annegato? gli venne subito, risposto il vostro amico Enrico Tonsone. Al che replicò seriamente: Ah! il povero Diavolo avea un Cavallo ombroso. ◀Exemplum ◀Level 4

Un sì breve epitassio per un confidente amico, pronunciato da quel soldato, con tuono asciutto, e senza aggiognervi la minima parola, mi die questa volta frà mille una molto cattiva opinione dell’amicizia, che si giurano le Camerate. Così la maggior parte degli Uomini, unicamente occupati da ciò che tocca se stessi, doventano insensibili ad ogn’altro motivo; non hanno rincrescimento di chi che sia, quando un altro puole riempiere il posto; il primo, che ritrovano riesce loro tanto buono, quanto quello, con cui avranno passata la metà della vita.

Questa sorta di Animi, sono quelli [44] a quali la disolazione delle Città, de’ Borghi, e delle Campagne; la miseria degli abitanti; le grida, e’l doloroso silenzio degli infelici, non fanno ribrezzo veruno: attaccati a tutto ciò che puole soddisfare il loro senso, ed i loro indegni appetiti, trascurano i doveri della compassione; e tutta la loro gloria consiste nell’essere sfrontati senza rossore: non hanno altro in vista, che il ben divertirsi, dopo avere tollerata qualche fatica. Questo è quello, che forma il grosso della soldatesca; ma il nobile polito, nel mezzo di questa Razza, è tale, qual è l’Eroe, che si offre qui alla mia Idea; il primo, cioè, ad accorrere a que’ pericolosi, ai quali espone gli altri. I suoi ufficiali sono suoi amici, e compagni di fortuna, in qualità di Persone d’onore, e di nobili; i semplici soldati sono suoi Fratelli, in qualità d’individui della medesima specie; egli è adorato da tutti quelli, che lo veggono; e quando li passa in revista, desiderano vederlo in pericolo, per avere occasione di liberarlo, a costo delle loro vite. L’Amore fraterno, è l’ordine, che dà alle Linee, alle quali comanda; ciascheduno teme dispiacergli, benche non tema d’essere punito. Il suo cuore è sì mosso dalle calamità del Genere umano, che non pensa se non a rimediarvi. Giusto nel distribuire a tutti ciò [45] che è loro dovuto; si riputerebbe più indegno d’un infedele sartore, se un pezzo de’ loro abiti servisse per somministrare un filo di oro, o d’argento al proprio; ed anche più infame d’un avido Pagatore, se rattenesse un danaro più del proprio appontamento. Continoate amabile eroe a segnalarvi, una gloria immortale vi aspetta; ed un bene eterno sarà la vostra porzione. ◀Level 3 ◀Level 2 ◀Level 1