Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCCIV", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.5\304 (1729), S. 345-352, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4874 [aufgerufen am: ].


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Lezione ccciv.

A quelli che studiano di ammogliare i Giovani contro il loro genio.

Agli sboccati verso le Donne, entro le pubbliche Barche, e nelle Conversazioni.

Zitat/Motto► Imò duas dabo, inquit ille adolescens, una si parum est:
Et si duarum penitebit, inquit, addentur dua.

Plaut. Stich. Act. 4. Scen. I. 44. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Filosofo.

Voi ci avete date buonissime Lezioni sopra la crudele, ed inumana usanza de’ Parenti, che obbligano i loro Figliuoli ad ammogliarsi contro la propria inclinazione. Senz’altra prefazione, vi esporrò nel proposito il mio Caso, e ve ne lascierò giudice. Mio Padre, e mia Madre, di già avvanzati in età, desiderano molto di vedermi, come dicono, stabilito, essendo io il primogenito. Io nol desidero meno di loro, ma la disgrazia è, che debbo stabilirmi a loro, e non a mio genio.

[346] Ogni giorno mi tormentano, perche non ho potuto amare fin’ora, con tutti gli sforzi del mio cuore, veruna Figlia d’un Gentiluomo del nostro vicinato, che ne ha quattro, delle quali, con un eccesso di generosità, mi lasciano la elezione. Gianotto, mi dice il Padre, la Sig. Cattina è una Figlia di merito. È vero Signore, ma è un poco troppo avvanzata in età. Sarà caro Figlio tanto più saggia, e prudente. Indi viene alla carica mia Madre: Non è forse la Signora Bettina una bella Giovane? Sì, Sig. ma non è di veruna Conversazione: non vi ritrovo, nè senno, nè grazia, nè vivacità nel discorso, e nella mina. È vero mio Figlio; appunto per questo sarà di umore facile, dolce, trattabile, ed obbligante. Dopo avere sofferti questi assalti, una Zia vecchia, di quelle buone Donne, che leggono le Commedie, cogli occhiali sul naso, viene a darmene un altra, e dirmi: Mio Nipote, che vi pare delle grande Dorotea Che me ne pare? veramente credo possa avere più di sei piedi è mezzo di statura. Burlatevene quanto volete: un taglio vantaggioso dà sempre un aria nobile, e maestosa. Via lasciate fare a me. Finalmente dice una mia Cugina, che stà in Casa: Io gli ritroverò ciò che lo accomoderà: La gentile Fantina è propriamente fatta per lui. Che ne dite Caro Cugino? Ella non puole, [347] che piacervi. Ah! mia galante Cugina, io sono vostro umilissimo servidore: le manca tutto ciò che ha di più la Sorella maggiore. Così è Sig. Delicato. Voi non avete, che ventidue anni passati, e frà sei mesi Fantina entrerà ne’ tredici. Sì che potrà imparare tutto ciò che si vuole, e sarà ubbidiente: forse piangerà di tempo in tempo, ma non sarà mai in collera. In questa guisa si dispone di me in un affare, in cui io sono il più interessato di tutti. Quando pure mi accade parlare di qualche bella Giovane, non si lascia di subito dirmi, che l’una, ò l’altra delle quattro Sorelle ha le stesse buone qualità. Da questo abbozzo potete giudicare Sig. Filosofo, quale sia la mia vita. Che che ne sia, vi confesserò per verità, che già da trè anni passati sono perdutamente innamorato d’una Giovane, che nominerò, sè vi piace, Mirabella. L’ho sovente proposta a mio Padre, ed a mia Madre, con tutto il rispetto d’un ubbidiente Figlio, ed assieme, con tutta la impazienza d’un fervoroso amante; ma intestati della parentela coll’accennata Famiglia, mi niegano, sotto frivoli pretesti, il loro consenso. Vi priego, mio Sig. di pensare a questi trè anni. Quali inquietezze non debbo io avere provate, ed a quale infelice, e deplorabile stato sia ridotto nello spazio di tre longhi anni [348] compiuti? Ah! che più non posso contenermi. L’aria, lo spirito, e l’umore di Mirabella sorpassano tutto ciò, che la più viva, e la più dedicata immaginazione può concepire; e benche voi passiate per espertissimo Giudice della Beltà, della Virtù, e della Politezza, frà tutti i caratteri delle vostre Dame illustri, non ve n’è uno, che fra preferibile al suo. Non se le può rimproverare che una dupplicata ingiustizia, quando ne possa comettere alcuna verso di me; voglio dire, ch’ella non è meno cieca per i miei difetti, che per le sue buone qualità.

Sono & c

Tristano ferito. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Filosofo.

Avete censurata, in più occasioni, la insolenza di que’ sfrontati, che insultano le Donne, particolarmente ne’ pubblici viaggi, ma non con tutto il buon successo, mentre ho sofferte le brutalità di tali Animali sì molesti in una Barca, che andava da P. a V. Allevata fino da Fanciulla nella modestia, e nella virtù, non ho trascurato niente, benche assai giovane, per mantenere questo carattere; ma Lunedì otto, [349] m’imbarcai per V. ed appena pigliato il mio luogo, due Sconosciuti vestiti da Gentiluomini, mi assalirono in maniera la più indegna del mondo, con discorsi di tanta abbominazione, che non ardirei replicarvene una sola parola. Figuratevi Sig. quale persecuzione sia questa per un animo virtuoso, e casto; ed acciò possiate trattare questo punto, colla vivacità che richiede, rappresentatevi vostra Moglie, ò vostra Figlia, se avete l’una, ò l’altra in umile caso, e poi giudicate il castigo, che meritano tali Dragoni. Uno di loro, che si dicea Capitanio, non ci parlò in tutto il viaggio, che di cose disoneste, e facendo questi pausa, l’altro cantava delle canzonette oscene. In procinto di crepare per dispetto, e per vergogna, biasimavo la natura, perche non avesse somministrati i mezzi, di chiudere sì facilmente le orecchie, come gli occhi. Non è questa una specie di Ratto? Perche non si danno complici in questo caso, come nell’omicidio? Per quale motivo, chi insulta la Castità non dev’essere condennato a morte? Quanto a me sono persuasa, che codesti Diavoli incarnati la meriterebbono con tutta giustizia. Potete ritrovare più bella occasione per segnalare il vostro zelo? Se non l’abbracciate con ardore, sappiate, che più non [350] farò conto delle vostre Lezioni. Si che ogni impertinente avrà il privilegio di tormentarmi in una Barca dove pago al pari di lui? Considerateci ridotte a stato sì crudele, deboli, senza difesa, e credo non ritroverete meno indegno d’un Gentiluomo lo sfidare una Femina a Duello, di quello sia il proferire delle oscenità in sua presenza, particolarmente quando non si può ritirare.

Permettetemi il quì raccontarvi un Avventura, che regolerete, se vi piace, a vostro modo, acciò possa meglio, comparire in pubblico. Ebene 4► Exemplum► Ho conosciuto un Gentiluomo, il quale avendo in buonissimo concetto gli Ufficiali d’Armata, nè invitò una sera dieci, ò dodici a cena con lui. Priegò , allo stesso tempo, due ò tre suoi Amici molto prevenuti contra la Gente di tale professione, come per l’ordinario, scostumata, e licenziosa. Uno de’ principali Ufficiali vi condusse due Capitani giovani del suo Reggimento. Questi appena sieduti a Tavola, incomminciarono a fare brindisi sporchi, e discorsi lascivi. L’Invitante confuso, ed afflitto, nel vedere l’imbarazzo de’ suoi onesti amici, priegò tutti acciò si contentassero di ascoltare un Caso accaduto ad uno illustre Filosofo, ed ottenutone il consenso disse: Questo Filosofo fù [351] invitato a pranzo con trè de’ più accreditati ingegni, che si ritrovassero allora in quel Paese. Subito dopo il Pasto, si possero a giuocare alle Carte, ed a sfogare le differenti passioni, che il buono, ò cattivo esito suole produrre nel giuoco. Il Filosofo annojato da tale esercizio, si ritirò verso una Finestra, a scrivere sopra un Foglio di Carta: uno di que’ Letterati, che finalmente se ne avvide, gli dimandò, che scrivesse. Signore, rispose il Filosofo: il piacere, e l’avvantaggio, che mi lusingavo di ritrovare oggi nella conversazione de’ più grandi uomini del nostro Secolo, mi ha quasi impedito il chiudere occhio in tutta la notte passata, ed ora scrivo ciò che da un’ora, ò due in qua si è detto. Sensibili a questo Scherno, vennero a patti con lui di gettare le carte sul fuoco, se abbandonava la intrapresa raccolta: intavolarono poscia una conversazione degna de’ loro talenti. Voi forse non indovinereste se non ve lo dicessi, che tale racconto approvato dagli Ufficiali maggiori, ebbe tanta influenza sopra i due giovani Capitani, che subito si ritirarono, pieni di confusione. ◀Exemplum ◀Ebene 4 Per altro se vi pare troppo longo, e sia di vostro gusto, non avete, che da abbreviarlo, ò farne ciò che vi piace; ma parmi racchiuda una buona morale.

Questo non è il tutto: ho inteso a [352] dire, che voi siete non meno abile machinista, che celebre Filosofo. Umilmente dunque vi prego ad inventare qualche Luchetto, e concedere piena autorità, segnata di vostra mano, ed autenticata col vostro Sigillo, a tutte le Persone modeste, sieno uomini, ò Donne, di applicarlo alla bocca di tutti gl’Impertinenti, de’ quali vi ho, fin’ora, parlato. Bramerei in oltre, che pubblicaste un Editto, che ingiugnesse ad ogni persona modesta, che ha qualche contegno, e che non vorrebbe perderlo, di non arrischiarsi, dopo certo giorno fissato, a viaggiare, senz’avere uno di codesti Luchetti in faccoccia . Parmi che una Lezione in tale proposito, alquanto severa, potrebbe fare le veci di tale Luchetto; ma bisognerebbe segnarne sotto il prezzo due soldi, col nome del Librajo, che la vendesse, ed inserirvi l’avviso, che quando una Persona si renderà colpevole di tal’ecceso, la parte lesa avrà il diritto di produrgli quel Foglio, e leggerlo, ad alta voce, in presenza di tutti. Sarebbe molto indurato il reo, se potesse resistere a tale rimprovero; e se questo non basta, ordinate ogn’altro castigo proprio all’intento. Sono & c.

M. Cestallina. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1