Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCXCVIII", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.5\298 (1729), S. NaN-311, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4868 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione ccxcviii.

Agli Autori Cristiani, che frammischiano le loro Poesie colle Favole, e colle Divinità de’ Pagani.

Zitat/Motto► Nunc augur Apollo,
Nunc Lyciae sortes, nunc & Jove missus ab ipso
Interpres Divum ferz horrida jussa per auras.
Scilicet is Superis labor est, ea cura quietos
Sollicitat.

Virg. AEn. L. 4. 376. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Mi diletto infinitamente nello scuoprire qualche bell’Ingegno, che si risveglia ne’ miei compatrioti Italiani. Ho letto perciò con estremo [307] piacere la Raccolta; ovvero la Mescolanza di varie composizioni, che un ingegnoso Autore ha pubblicata di fresco, dove se ne ritrovano molte nel suo genere eccellenti. Ho parimenti goduto il medesimo piacere nella lettura d’un Poema, non ha gran tempo comparso sopra la speranza d’una pace vicina, e mi lusingo, che otterrà la giusta ricompensa, che merita da’ suoi Approvatori. Sono particolarmente rimasto soddisfatto nel vedere, che l’Autore non si applica alle Favole ricavate dal Paganesmo, e se ne tocca qualche cosa, non è che per una semplice allusione.

Vi è quantità de’ nostri Autori moderni, tutto il sapere de’ quali, d’ordinario non si estende di là dalle Metamorfosi di Ovidio: Sono incapaci di celebrare le azioni d’un Eroe senza frammischiarvi delle puerilità da Scolaro. Se leggete un Poema sopra qualche bella Donna, da un Autore di questo ordine vedrete, che gira più sopra Venere, ò sopra Elena, che sopra la Persona interessata. Ho udito a lodare fino alle stelle una composizione scritta in versi sopra un famoso Eroe, ma quando ho dimandato al lei Ammiratore, che me ne recitasse qualche bel passo, mi ha ripetuta una Arringa di Apollo, o una descrizione di Polifemo.

[308] Allorche in un altra composizione ho ricercate le azioni dell’Eroe, che n’è il Soggetto, vi ho ritrovate le imprese d’un Dio de’ Fiumi, ò sono stato costretto a seguire, da un capo all’altro i trasporti, e le violenze d’una furia. Quando siamo alla scuola, bisogna che apprendiamo il sistema della Teologia Pagana, e ci è permesso di arricchire un Soggetto, con qualche Divinità del Paganesimo, ò di farla entrare nella estremità d’un Epigramma. Ma quando si vuole scrivere il Panegirico d’una Persona illustre, tutto de’ essere marcato a concio di verità: sarebbe ridicolo all’estremo, il ricorrere a Giove, ò a Giunone.

Non vi è bel Pensiero, che non sia giusto, nè Pensiero, che possa essere giusto, se non è fondato sulla verità, ò sopra ciò, che si ammette per vero.

Ne’ Poemi scritti in istile Bernesco, l’uso della Mythologia Pagana è non solamente scusabile, ma grazioso, perche l’Autore non cerca se non di divertire, e vi riesce quando accomoda la pompa della favolosa Storia de’ Pagani ad un Soggetto basso; schernisce, in oltre, i moderni, che impiegano tale Zergo.

Omero, e Virgilio potevano rilevare la gloria de’ loro Eroi, frammischiando le [309] loro imprese, colle azioni de’ Dei; ma un Autore Cristiano se ricevesse il sistema del Paganesimo; se trattasse il Prencipe Eugenio da Favorito di Marte, ò stabilisce una fedele corrispondenza trà Bellona ed il Maresciale di Villars, sarebbe una grande puerilità, ed un fallo imperdonabile ad un Poeta, che avesse più di quindici anni. Un Ingegno che non sà descrivere le realtà, nè metterle nella loro luce, manca di elevazione; e perciò è obbligato di ricorrere alla vana pompa di tali Favole. Da questo pure nasce, che un uomo, il quale può fare una galante dedescrizione [sic] di Apollo, ò di Bacco, non ha l’arte di tracciare il Carattere d’un suo contemporaneo.

Metatextualität► Per rimediare dunque ad una pratica sì ridicola, e sì assurda in qualità di Filosofo alla Moda, e di universale Maestro, e Censore, voglio pubblicare il seguente Editto. ◀Metatextualität

Ebene 3► Zitat/Motto► „Dovendosi giusta tutte le apparenze, trattare una Pace generale, ed essendo noi informati, che vi sono diverse Persone spiritose, che disegnano impiegare la loro Poetica vena nel celebrare un sì felice avvenimento; volendo noi prevenire, per quanto ci aspetta la grande effusione di smorfie, molto da temersi in tale incontro, Noi ingiugniamo [310] espressamente a ciascheduno, che scriverà sopra tale Soggetto, l’arricordarsi, che è Cristiano, e che non dee sagrificare il suo Catechismo alla Poesia. A tale effetto da lui esigo in primo luogo che componga egli medesimo i suoi versi senza aspettare, che Apollo glie ne ispiri alcuno, e senza in vocare le Muse. Gli proibisco pure positivamente l’inviare Mercurio, con qualche ambasciata, ò con qualche dispaccio, che riguardi la Pace, nè soffrirò, che Minerva pigli la Figura di alcuno de’ Plenipotenziarj impiegati a sì grand’opera. Non permetterò in oltre, che i Destini abbino avuta parte alcuna nella morte di tante milliaja d’uomini uccisi in questa Guerra, mentre è facile il renderne conto, col sistema, che non intacca l’essere Cristiano, e delle Balle. Per questo assolutamente non voglio, che il Destino si frammischi, sotto qualsivoglia pretesto, a tagliare il filo della vita umana, quando ciò non fosse in favore della rima. Ed avendo noi grande timore, che Nettuno debba avere molto da fare ne’ diverso Poemi, che sono già senza dubbio sotto l’incudine, io mi oppongo al suo ingresso, quando non sia in [311] una metafora, in una similitudine, ò in qualche breve Allusione, nè in tale caso, sia ammesso, che con grande circospezione. Ordino lo stesso, in riguardo a’ suoi confratelli, ed ho risoluto di condennare al fuoco ogn’ Poema, in cui viene introdotto Giove, col fulmine alla mano, ò in cui tuona, ò esercita qualche altro atto di di [sic] quell’autorità, che non gli appartiene. In somma, ne bandisco ogni Agente del Paganesimo, ed ogni relazione de’ Fatti, che non si ponno credere in conscienza. Intendendo sempre, che nessuna di queste prescrizioni, si debba estendere a molti nostri Poeti Feminette, che resteranno in pieno possesso de’ loro Dei, e delle loro Dee, come se quest’ Editto non si fosse mai pubblicato. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1