Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCXCVI", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.5\296 (1729), S. NaN-301, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4866 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione ccxcvi.

A’ buoni mariti nella perdita delle loro mogli.

Zitat/Motto► Quis desiderio sit pudor, aut modus Tam chari capitis?

Hor. L. I. Od. 25.1. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Filosofo.

Avete mostrata una sì giusta stima del matrimonio, che mi fà coraggio a scrivervi la presente, senza timore di passare come ridicolo; ed a confessarvi con ingenuità, che se bene sono già trè mesi, che ho perduta una dolcissima Sposa, è sì fresco il mio dolore, come il primo giorno. Anche nelle Conversazioni, quando vi è qualche circostanza, che mi faccia sovvenire, e mi rappresenti ciò ch’ella avrebbe fatto, ò detto, nella tale, ò tale occasione, è più facile a voi l’immaginarvelo di quello sia a me il dipingervelo, m’intenerisco, a segno, che sono forzato a ritirarmi, e dare un libe-[296]ro corso a’ miei sospiri, ed alle mie lagrime, prima di potermi ridurre in calma. Vi priego dunque, mio caro Signore, a considerare la vedovanza degli uomini, ed a compartire loro, più presto, che sia possibile, i vostri buoni Consigli. Io non dubito, che quelli, i quali hanno maltrattate le loro mogli, mentre vivevano, non debbano trattare da insipida, e ridicola questa Lettera; ma quelli, ch’ebbero sentimenti degni d’un tale stato, il numero de’ quali non è sì poco, come si crede, non mancheranno, nel leggere qualche espressione, che tocchi la loro piaga, di versare qualche lagrima di compassione, ò di consolazione. Egli è almeno effetto della Provvidenza, e della Bontà Divina, che l’afflizione si diminuisca, a misura, che si scarrica, e si sfoga, e che vi sia qualche cosa, che ci consoli nel colmo de’ nostri pianti. Questo può nascere, se non m’inganno, dal sentimento interno che la nostra afflizione è legitima, e fondata sulla virtù. Il mio dolore per verità, non è come da principio, sì violente; presentemente godo maggiore tranquillità di cuore; ma quando mi abbandono alla riflessione, da me solo, mi arricordo della mia cara moglie, rappresentandomi la di lei aria costernata, quando ero in collera, la di lei soave affabilità, quando le parevo gioviale, e la [297] maniera tenera, con cui compativa i miei mali, vi confesso, che sono inconsolabile, e mi struggo in lagrime, come se la vedessi a spirare in quel punto estremo. In tale affannoso stato, vengo interrotto da una Giovane, e vezzosa Creatura mia Figlia, il vero ritratto di sua madre, qual era nel giorno delle sue nozze. La povera Fanciulla cerca di consolarmi, ma tutta la di lei consolazione non serve che a farmi sgorgare in maggiore abbondanza le lagrime. Ella s’accorge, che la sua presenza raddoppia il mio dolore, benche per altro mi rallegri. Oh! Saggi, ditemi quale parola vi sia per esprimere un agitazione di anima, che fin’ora è senza titolo. Quando genuflessa mi supplica a tralasciare le mie grida, ella è mia Figlia: quando la piglio trà le braccia, e la esorto a più non insistere sù questo punto, ella è mia Sposa, e la stessa Consolatrice, la di cui perdita sì mi affligge. La obbligo ad escire dalla stanza, piango a calde lagrime, e grido ad alta voce, che ho perduta sua madre, e la posseggo nella sua Persona.

Vorrei, mio caro Signore, vi fosse possibile il sentire queste dolci agitazioni, onde convinceste i Disoluti [sic] , che sono incapaci di gustare il bene, di cui godono le Persone vir-[298]tuose, nel colmo delle loro disgrazie.

Metatextualität► Permettetemi, in oltre, che v’interrompa, per qualche momento, e vi parli della maniera, con cui morì la mia dilettissima moglie. ◀Metatextualität Ebene 4► Ella fatte le parti da vera, e divota Cristiana, quale fù sempre, pigliò congedo da tutta la sua Famiglia, e tollerò la vana applicazione di tutti i rimedj, che le si facevano, colla maggiore pazienza del mondo. Quando il Medico le annunciò di non fare più conto di questa vita, priegò, con tutta la possibile maniera, quelli che si ritrovavano dentro la Camera, a ritirarsi, alla riserba di me solo. Indi mi disse, ch’ella era rassegnata al volere Divino, e che io sapevo quanto ella tutto ciò, che riguardava i nostri temporali affari. Ma che aveva desiderato d’essere meco sola, a fine di rendermi, senza interrompimento, i suoi ultimi doveri in presenza di Dio, e ringraziarmi di tutta la bontà, che avevo avuta per lei. Spero, aggiunse, che nel punto di vostra morte proverete la stessa consolazione, che io sento, per la vostra benevolenza verso di me, sul riflesso d’avere adempiuto i miei doveri verso di voi, con tutto l’onore, e con tutta la possibile fedeltà.

Mi arresto quì, nè voglio dirvi, che questa generosità mi lacerò crudelmen-[299]te il cuore. In vece de’ rimproveri, che dovevo aspettare, per essermi, qualche volta, trasportato verso di lei, mi ringrazia della mia bontà! quale grandezza d’animo! quale prudenza! Si potè mai avere troppa bontà per per [sic] una moglie di tanto merito? Allora vennero in folla a sorprendermi l’animo tutte le cose, che le avevo dette, e tutte le occasioni di afflizione, ò di gioja, fra di noi passate. E’ quando ben poco dopo vidi manifestarsi i Sintomi della morte sù quel caro corpo, che tante volte avevo con ardore abbracciato; quando vidi cuoprirsi di spesse nuvole quegli amabili occhi, e fissarsi sopra di me ne’ loro ultimi forzi, perdetti tutta la pazienza, nè potei contenermi. Spirò tra le mie braccia, e nel turbine, che mi agitava, parvemi di vedere in lei qualche respiro. Vi era senza dubbio qualche reliquia di vita; e frà le orazioni, che per lei si facevano, gridai; che mi dicesse qualche parola. Ma ahi! venni sorpreso dalle vertigini, il tutto mi pareva in moto, caddi svenuto, e la migliore delle mogli non aveva più vita. ◀Ebene 4

La istruzione, che si puole ricavare da questo racconto, e che vi prego di far valere, ella è: che in tutte le Persone da bene vi è una certa uguali-[300]tà d’animo, la quale risplende anche nelle loro afflizioni, e ne diminuisce la violenza. Benche siano esposte, come gli altri uomini agli stessi roversci, il sentimento, che hanno della virtù, ne indebolisce il corpo. Volevo impegnarvi a somministrarci delle Regole per vincere queste afflizioni, ma parmi sarebbe meglio insegnarci la pratica della virtù, che sola ci rende capaci di tollerarle.

Voi altri Letterati avete ciò, che si chiama gusto fino, e delicato, per ben giudicare di quanto si dice, e si fà, a proposito. Vi è qualche cosa di questa natura profondamente scolpita nell’anima d’ogni Persona onesta, che ha integrità, e candore: Ha un sommo dispregio per tutto ciò, che è falso, vizioso, ò indegno, quando anche venisse approvato da tutto il mondo. È in oltre sensibilissima a’ piaceri, ed a’ patimenti, che le convengono, quando vi si ritrova impegnata dal suo dovere. Il non comparire punto afflitto, quando la Creanza, e l’Amicizia lo chieggono [sic] , egli è, presso di me, argomento di stupidità, e non di fortezza. Sig. Filosofo, voi non avete, fin quì, osservato, che gli uomini politi, e ben fatti d’oggidì, si vantano d’essere insensibili, e quasi senza umanità. Chi è sempre pronto ad uccidere il suo ne-[301]mico, passa per Bravo; e chi piange la cara moglie, che ha perduta, viene riputato di spirito fiacco. Quanti buoni, e sodi pensieri non pubblichereste voi, se faceste riflessione sopra le Persone capaci dell’afflizione di cui vi parlo? Ardisco pure avvanzare, che dopo averne fatto un serio esame, ritrovereste, che questi sono i più bravi, ed i più Saggi del mondo. Sono &c. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1