Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCXCV", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.5\295 (1729), S. NaN-264, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4865 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione ccxcxxv.

A‘ Letterati sopra la Struttura dell’universo, sopra il numero infinito delle creature che vi sono, e di sotto, e di sopra, agli uomini.

Zitat/Motto► Inde hominum pecudùmque genus, vitaque volantum,
Et qua marmoreo fert monstrasub equore pontus.

Virg. En. 6. 728. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Benche vi sia uno straordinario piacere nel contemplare il mondo materiale, il sistema cioè de’ Corpi Celesti, formati con tanta arte dalla natura di materia incorrutibile, e le differenti relazioni, frà di loro di que’ magnifici corpi; vi è sempre a mio credere, qualche cosa di più stupendo, e che maggiormente alletta, nella contemplazione del mondo vitale, cioè, di tutti que’Animali, che adornano ciascuna parte dell’universo. Il mondo materiale non è che la corteccia dell’universo: il mondo vitale ne somministra gli abbitanti.

[258] Se esaminiamo le Parti del mondo materiale più a noi vicine, e più esposte alle nostre osservazioni, ed alle nostre ricerche, ci sorprende il pensare all’infinito numero degli animali, che in se stesse racchiudono. Ciascheduna parte della materia è popolata; una Foglia verde nodrisce un sciamo di Abbitanti. Appena vi è un umore nel corpo d’un uomo, ò d’ogn’altro animale, in cui i nostri Microscopj non iscoprino millioni di creaturelle viventi. La superficie degli Animali è altresì piena di altri animali, che servono di base, e di pastura ad altri, Che dico! Ne’ corpi più sodi, nello stesso marmo vi sono delle Cellule, e delle cavità, nelle quali vi formigolano abbitanti, che per la loro picciolezza fuggono a’nostri occhi. Da un'altra parte, se rimiriamo certi Ammassi della natura, ed altri corpi più grossolani, veggiamo i Mari, i Laghi, i Fiumi popolati da molte specie di creature viventi. Veggiamo i Monti, i Marassi, i Deserti, e le Selve piene di uccelli, di quadrupedi, di rettili, e d’altri viventi. In somma ciascheduna parte della materia somministra le necessità, e le commodità a tutti gli Eserciti de’ suoi Abbitanti.

Sù questa considerazione, certi singolari ingegni hanno chimerizata la plu-[259]ralità de’ mondi, asserendo che tutti i Pianeti dovevano essere abbitati; perchè cioè nessuna parte della materia da noi conosciuta non dev’essere inutile, e deserta, e perciò que’ vasti corpi, che girano, in tanta distanza da noi, debbono essere pieni di creature proporzionate a’ luoghi, ed allo stato in cui si ritrovano; quasi che le loro influenze, il loro lume, e le stesse loro sì ben’ordinate rivoluzioni, a nulla servano sopra di noi, quando non sieno popolati di altri viventi, ò simili, ò da noi differenti.

Per me, lasciando i Paradossi, ho sempre meditato con gran piacere l’ordine delle creature, che si offrono a nostri occhi, e perciò mi vi estenderò volontieri.

Vi sono alcune creature viventi, che s’innalzano a proporzione sopra la materia insensibile. Tal’è a grazia d’esempio, per non dilungarmi in altre, quella specie di Pesce, chiamata Ostrica, ò pur anche Conchiglia, la quale cresce nella superficie d’uno scoglio, e muore subito, che si distacca. Ve ne sono molte altre, le quali non sono, che un grado sopra di queste, nè posseggono altri sensi, che il Tatto, ed il Gusto. Se ne veggono altre, che non hanno se non l’udito, altre il solo odorato, ed altre la sola vista. Non si [260] puole che ammirare il graduale progresso del mondo vitale per via d’una infinita varietà di specie, prima, che giunga ad una Creatura compiuta, e fornita di tutti i sensi. Trà queste pure, il differente grado di perfezione, in riguardo a sensi, di cui un Animale gode sopra un altro, tanto si avvanza, che malgrado lo stesso nome di senso, che porta in diversi animali, si crederebbe quasi d’un'altra natura. Se osserviamo, indi le loro perfezioni interne, la loro astuzia, la loro sagacità, o ciò che si chiama generalmente loro istinto, ritroveremo pure, che impercettibilmente s’innalzano le une sopra le altre, giusta la diversità degli animali, che le posseggono. Questo progresso nella natura è si graduale, che la più perfetta Creatura d’una specie inferiore si avvicina molto alla più imperfetta di quella, che l’è immediatamente superiore.

La trascendente Bontà dell’essere supremo, che ha cura di tutte le sue Opere, comparisce apertamente dal non esservi quasi materia, a noi palese, la quale non sia piena di creature viventi; ma non risplende meno nella loro diversità, che nella loro moltitudine. Se non avesse fatta, che una specie di animali, nessuna delle altre avrebbe goduto il bene della [261] esistenza, e perciò nella creazione ha ridotto in ispecie ciascuno grado di vita. Tutto il mezzo frà una pianta fino all’uomo, è pieno di varie sorte di Creature, e si ellevano una sopra l’altra, con una graduazione sì aggiata, e sì dolce, che riescono quasi insensibili i passaggi da una specie all’altra. Questo vuoto, ò questo mezzo è sì bene maneggiato, che appena vi è un grado di cognizione, che non si manifesti in qualche parte del mondo vitale. Qual è la Bontà, ò la Sapienza del Padrone Supremo che non risplenda in questa condotta?

Oltre le consequenze, che ho ricavate da tali osservazioni, ve n’è una assai naturale. Se la scalla delle Creature s’innalza con un progresso sì regolare, fino all’uomo, abbiamo diritto a supporre, che ascenda co’i medesimi gradi frà le Creature, che sono Superiori allo stesso uomo. Vi è infinitamente maggiore spazio, per dare luogo a diversi gradi di perfezione, trà l’essere supremo, l’uomo, di quello sia trà l’uomo, ed il più vile di tutti gl Insetti [sic] . Un Autore di talento, e di grido conclude la grande varietà di Creature superiori a noi dalla varietà delle inferiori. Ne citerò il quanto per esteso, il passo, dopo avere osservato, che malgrado lo spazio infinito, [262] trà l’uomo ed il suo Creatore, è impossibile, che questo vuoto sia mai riempiuto, mentre vi sarà sempre una infinta distanza trà l’essere creato più perfetto, ed il Potere, che l’ha prodotto.

Ebene 3► Zitat/Motto► „Parmi, dice il citato Autore, che probabilmente si possa concludere, da che nel mondo visibile, e corporeo non vi osserviamo alcun vuoto, vi dovrebbero essere più specie di di [sic] Creature intelligenti sopra di noi, di quello ve ne sieno delle sensibili, e materiali di sotto. In fatti a discendere dopo di noi fino alle Creature più vili, il passaggio dall’una all’altra si fà in maniera quasi insensibile, e con una sequela continua di Creature, che in qualunque variazione di specie si distinguono pochissimo l’una dall’altra. Vi sono de’ Pesci, che hanno le ali, e volano anche per l’aria. Vi sono degli uccelli, che abbitano nell’acqua, ed hanno il sangue freddo come i Pesci. Vi sono degli animali, che si accostano, in tale maniera, agli uccelli, ed a’ quadrupedi, che non si puole decidere a quale genere appartengano. Gli Aphibj partecipano ugualmente del terrestre, e dell’acquatico. I Vitelli marini vivono sopra la terra, e nel mare ed i Tasj hanno il sangue cal-[263]do, e le interiora del majale, e perciò si chiamano anche Porci marini; per non dir niente di ciò, che si rifferisce delle Sirene, ò degli Uomini marini. Vi sono delle Bestie, le quali pare abbino tanta cognizione, e tanta ragione, quanta ne mostrano certi Animali, che si chiamano uomini; e vi è tanta prossimità frà gli Animali, ed i vegetabili, che se pigliate il più imperfetto di quelli, ed il più perfetto di questi, appena vi ritroverete considerabile differenza. Così, fino che che [sic] arriviamo elle più basse, e meno organizate parti della materia, ritroveremo da per tutto, che le differenti specie sono legate ascieme [sic] , nè si distinguono se non per quasi insensibili gradi. Da un’altra parte, quando consideriamo la Possanza, e la Sapienza infinita dell’Autore di tutte le cose, abbiamo fondamento di pensare, che sia conforme alla sontuosa armonia dell’universo, ed al gran disegno; come pure alla Bonta [sic] infinita di questo Supremo Architetto, che le differenti specie delle Creature si ellevino così a poco a poco, sopra di noi verso la di lui infinita perfezione, come veggiamo, che vanno sotto di noi discendendo, per via di quasi insensibili gradi. Ciò una volta ammesso, come probabile, abbiamo ragione di persuaderci, [264] vi sieno più specie di Creature di sopra, che di sotto a noi, avvegnache siamo incomparabilmente più lontani, ne’ gradi della perfezione dell’essere infinito di Dio, che dal più basso stato della Creatura, e da ciò che più si avvicina, dirò, al niente. Non abbiamo però veruna chiara, e distinta idea di tutte codeste differenti specie. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 3

In questa sistema di Creature, non ve n’è alcuna sì meravigliosa, nè così degna della nostra attenzione particolare, quanto l’uomo, il quale tiene il mezzo trà la creatura animale, e la creatura intelletuale [sic] ; trà il mondo visibile, ed invisibile. Egli è l’Anello nella catena delle Creature, sovente intitolato: nexus utriusque mundi. Egli in somma è quello, che da una parte, puole rimirare l’essere infinitamente perfetto come suo Padre, gli Angioli, gli Arcangioli, e gli Spiriti del più alto rango, come Fratelli; dall’altra, puole dire alla Corruzione, tu sei mio Padre, ed a vermi, voi siete mia Madre, e mia Sorella. Job. 17.14. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1