Référence bibliographique: Cesare Frasponi (Éd.): "Lezione CCXC", dans: Il Filosofo alla Moda, Vol.5\290 (1729), pp. NaN-227, édité dans: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Éd.): Les "Spectators" dans le contexte international. Édition numérique, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4860 [consulté le: ].


Niveau 1►

Lezione ccxc.

Alli Superstiziosi, particolarmente nell’interpretare i sogni.

Citation/Devise► Non habeo denique nauci Marfum Augurem,
Non vicanos auruspices, non de Circo Astrologos,
Non Isiacos Conjectores, non interpretes somnium:
Non enim sunt ij aut scientia, aut arte Divini,
Sed Superstitiosi vates, impudentesque Harioli,
Aut inertes, aut insani, aut quibus egestas imperat:
Qui sui questus causa fictas suscitant sententias,
Qui sibi semitam non sapiunt, alteri monstrant viam;
Quibus divitias pollicentur, ab ijs drachmam petunt,
De divitijs deducant drachmam, reddant cetera.

Ennius Telamone ap. Cicer. Lib. I. de Divin. 1. 58. ◀Citation/Devise

Niveau 2► Quelli che sostengono, che gli uomini sarebbono più infelici delle [222] Bestie, se le loro speranze si restringessero alla vita presente, osservano, frà le altre cose, che gl’irragionevoli non sentono, che il male presente, la dove gli uomini si affligono colla memoria del passato, e col timore dell’avvenire. Questo timore è sì naturale all’uomo, che se al fine de’ nostri giorni, si computassero tutte le nostre afflizioni, e inquietezze, si ritroverebbe in generale, che abbiamo più patito dall’apprensione de’ mali, che non ci sono mai arrivati, che dal sentimento di quelli, che abbiamo realmente provati. Si puol’aggiognere, che trà i mali, che ci accadono, ve ne sono molti, che compariscono più terribili da lontano, che da vicino.

La naturale impazienza di conoscere l’avvenire, e di sapere ciò, che ci ha da accadere, è stata la origine di molte ridicole Invenzioni. Alcuni fondano le loro predizioni sopra le linee della mano, o sopra i tratti del viso: altri sopra i segni dalla natura impressi in qualche parte del corpo, ò sopra la maniera di scrivere. Alcuni leggono la buona, ò cattiva fortuna degli uomini negli Astri, come altri l’hanno ricercata dalle viscere delle Bestie, ò dal volo degli uccelli. I migliori Ingegni sono stati più, ò meno sensibili a questi chimerici timori, e presagi dell’avveni-[223]re fondati sull’esame delle operazioni più communi della natura. Vi è niente di più strano del vedere un Cicerone, che risplendeva, più d’ogn’altro nel Foro, e nel Senato Romano; e che di più occupato a scrivere nel suo Gabinetto, ecclissava tutti i Filosofi dell’Antichità, vi è niente, dico di più meraviglioso del vederlo in un Collegio di Auguri, osservare, con religiosa attenzione, in quale maniera i Pulcini beccavano i grani di miglio?

Benche tali stravaganze non sieno più oggi ammesse tra’ Filosofi, e Sapienti; vi è una infinità di Persone deboli, ed ignoranti, che ne sono ancora impazzite.

Nel volgo si osservano cento, e cento diverse maniere di presaggire il venturo troppo frivole, e troppo numerose per farne il dettaglio: Fanno mille, e mille osservazioni sopra i giorni, sopra i numeri, sopra i suoni, e sopra le Figure, che rimirano come tanti Prognostici, e Presagi. In sommà ogni cosa somministra Oracoli al Superstizioso. Una Paglia, o un pezzo di Ferro arruginito, ritrovato a caso, bastano a suscitare timori.

Non si potrebbe concepire il numero de’ Sortileghi, e de’Indovini, che sono sparsi per le Città, e per le Ville [224] ne’ Paesi, massimamente, dove non hanno ritegno di timore veruno, senza parlare di quelli, che professano di fare gli Oroscopi, e degli Astrologhi, che vivono aggiatamente, sulla Curiosità di molte Persone affascinate dalla superstizione.

Frà tutte le pretese maniere d’Indovinare, non ve n’è alcuna, che più alletti di quella fondata sopra i sogni. Metatextualité► E vero, che in una delle mie ultime Lezioni, ho fatta l’osservazione, che in Casi molto straordinarj Dio ha predetto nel sonno l’avvenire a certe Persone, ma già che il mio fine quì è di cobattere [sic] gli errori del volgo, debbo applicarmi a far vedere la sciocchezza, e la ridicola insulsagine de’ Superstiziosi, che nell’ordinario tenore della vita, si appoggiano ad’una cosa tanto frivola, tanto chimerica, e tanto incerta, come il sogno. Per ben riescirne, non ho che a pubblicare la seguente Lettera, scritta da un luogo, il quale è sempre stato l’albergo di qualche celebre Prognosticatore, e dove, ab immemorabili, tutti quelli, che hanno perduto il cervello, sogliono portarsi, a fine di conseguire la sanità, ò d’essere informati dell ‘avvenire. ◀Metatextualité

[225] Niveau 3► Lettre/Lettre au directeur► Sig. Filosofo.

Dopo avere, lungo tempo esaminato, se in questa grande Città vi manca qualche mestiero, e dopo avere scorsi tutti gli Ordini, e tutte le Professioni, non vi ritrovo alcuno Oneirocritico, ò per dirlo in Italiano Interprete de’ sogni. Per la mancanza di sì utile Professione, vi è quantità di Persone oneste, molto nel proposito imbarazzate. Sognano da un capo all’altro dell’anno, senza riportarne vantaggio di sorte. Io mi lusingo d’avere tutte le qualità necessarie per tale impiego, mentre ho studiato, al lume di Candela, tutte le Regole d’un arte sì bella. Mio Bisavo Materno, era un Montagnaro di B; il quale avea la seconda vista, prevedeva cioè l’avvenire per via di certe visioni, in pieno giorno, quando vegliava. Ho quattro dita, e due pollici in una mano, e sono nato nella notte più lunga dell’anno. Il mio nome, ed il mio sopranome incominciano, e finiscono colle medesime Lettere. Io abbito in B; in una Casa, dove da più di cinquant’anni, vi è sempre stato qualche famoso indovino.

Se aveste, come io, pratticate le Donne di questa Città, sapreste, che ve ne sono molte, le quali in tutti li [226] giorni del mondo, al vedere, ò all’udire qualche cosa d’inaspettato, esclamano: Ecco il mio sogno verificato; nè ponno andare a corricarsi, con quiete, il giorno vegnente, fino che non sia accaduta qualche cosa, che serva a spiegare le visioni della passata notte. Ve ne sono altre, che si affliggono, perche non ponno arricordarsi le circostanze d’un sogno, da cui erano assai commosse mentre durava. Ve ne sono in somma, molte che non pensano il giorno, se non a ciò che hanno sognato la notte. A favore dunque di quelli de’ miei Compatriotti, sieno Uomini, ò Donne, che hanno qualche curiosità, in questo proposito, dirò loro in primo luogo, quale sia stato il soggetto de’ loro sogni, benche s’immaginino di non mai sognare. In secondo luogo, da una sola circostanza del sogno, lo spieghero tutto intero; e finalmente dichiarerò loro apertamente, la buona, ò cattiva fortuna presagita da’ loro sogni. Se questi non annuncieranno qualche cosa di buono, non chiederò niente per la mia fatica; ma pure non dubito, che quelli, i quali mi consultano, non debbano essere sì poco ragionevoli di non accordarmi una giusta porzione di qualche bella eredità, di qualche profitto, ò di qualche emolumento, che io scuoprirò loro, in questa maniera. Io non [227] esiggo la minima cosa da’ poveri, se non che i loro nomi vengano inseriti ne’ miei pubblici Avvertimenti per certificare la verità delle mie interpretazioni. Per quello riguarda le Persone di qualità, ò altre, che si ritrovano indisposte, nè vogliono comparire in persona, basta mi trasmettano la loro urina, l’esame della quale mi basta per ispiegare i loro sogni. Tengo un giorno fisso della settimana per gli Amanti; ed interpreto, all’ingrosso, per le Donne, che hanno sessant’anni passati, sul piè d’un mezzo scudo la settimana, col sopra più ordinario, in caso abbino qualche buona fortuna. Finalmente ho varie Camere fornite, che affitto, a buon mercato, per quelli, che non hanno la commodità di sognare a loro aggio nella propria Casa. Per altro non sono muto.

Titius Trophonins, indovino antico de’ Pagani. ◀Lettre/Lettre au directeur ◀Niveau 3 ◀Niveau 2 ◀Niveau 1