Référence bibliographique: Cesare Frasponi (Éd.): "Lezione CCLXXXIX", dans: Il Filosofo alla Moda, Vol.5\289 (1729), pp. NaN-220, édité dans: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Éd.): Les "Spectators" dans le contexte international. Édition numérique, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4859 [consulté le: ].


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Lezione cclxxxix.

A‘ Mariti, che sanno esser felici.

Citation/Devise► Huc natas adijce septem,
Et totidem invene; & mox generosque nurusque;
Quarite nunc, habeat quàm nostra superbia causam.

Ovid. Met. L. G. 182. ◀Citation/Devise

Niveau 2► Niveau 3► Lettre/Lettre au directeur► Sig. Filosofo.

Voi siete così bene versato nella vita di Socrate, che certamente [216] averete letto, come parlò un giorno con tanta energia sopra i piaceri dell’amore conjugale, che tutti i Giovani suoi Ascoltatori, risolvetero a prima occasione di ammogliarsi; e tutti gli ammogliati pigliarono subito le poste per andare a riunirsi colle loro mogli, che avevano abbandonate. Io non dubito, che le vostre Lezioni, nelle quali avete delineate sì graziose le pitture del matrimonio, non abbino prodotto, nel proposito, un buonissimo effetto in questo Paese. Noi vi siamo, se non altro, obbligati, per avere esiliata la sciocca, ed impertinente usanza, che regnava, da lungo tempo, ed impegnava i pretesi begl’Ingegni della Città, a schernire, e mettere in ridicolo gli stessi, che col matrimonio gli avevano posti al mondo. Per me, sono nato di legitimo matrimonio, e godo, che tutto il mondo lo sappia. E particolarmente, per questa stessa ragione, mi crederei il più sciocco di tutti gli uomini, se volessi sostenere, che il disonore è inseparabile dal matrimonio, e servirmi de’ titoli di Marito, e Sposa per ingiuriare le Persone. Anzi m’avvanzo, a confessare, in faccia di tutta la Terra, che sono ammogliato; Sono di più, tanto sfacciato, di non avere rossore di ciò, che ho fatto.

Frà i molti piaceri di questo sta-[217]to, da voi descritti, in alcuna delle vostre Lezioni, ve ne sono due, che non avete rillevati, nè per gran cosa si considerano da chi tratta un tale soggetto. Voi avete bene osservato nelle vostre meditazioni sopra la natura umana, non esservi niente, che più alletti l’uomo del potere, ò del comando; e di questo parmi, che io goda molto, in qualità di Padre d’una Famiglia. Sono sempre occupato a dare ordini; a prescrivere certi doveri; ad ascoltare le querele; ad amministrare giustizia; a distribuire ricompense, e castighi; ed a valermi delle parole dell’Evangelico Centurione: Niveau 4► Citation/Devise► dico all’uno che vada, e và: ed all’altro, che venga, e viene; ed al mio servo, fà questo, e lo fà. ◀Citation/Devise ◀Niveau 4 Considero, in somma, la mia Famiglia, come una Patriarcale sovranità, dove sono, e Sacerdote, e Rè. Tutti gli spaziosi Governi non sono altro, che un ammasso di particolari, e piccioli Regni, e perciò considero i Padroni d’una Famiglia, come piccioli Luogotenenti del Governatore, i quali pressiedono a diversi piccioli Corpi, e differenti groppi de’ loro Compatriotti. Se da una parte ritrovo un sensibile piacere nel regolare la mia Famiglia, dall’altra mi credo, non solamente più utile alla Società, ma eziandio più illustre, e più felice d’ogni altro Giovane del mio [218] rango, e della mia condizione, che non sia ammogliato.

Vi è un altro bene, che risulta dal matrimonio, da me già ottenuto, cioè di avere molti Figliuoli. Io non sò rimirarli, che come una grande benedizione del Cielo. Quando tengo la mia piccola truppa sotto gli occhj, mi rallegro d’avere fatta questa addizione alla mia specie, alla mia Patria, ed alla mia Religione, ò d’avere prodotto un tale numero di ragionevoli creature, di Abbitanti, e di Cristiani. Mi compiaccio nel vedermi così perpetuato; e giacche nessuna Produzione è comparabile a quella d’una Creatura umana, ricavo più vanità dall’avere contribuito a dieci di queste Produzioni gloriose, che se avessi fabbricate cento Epiramidi a mie spese, ò pubblicati altretanti volumi pieni di tutto l’ingegno, e di tutto il sapere del mondo. Quale rillievo non dà la Scrittura Divina a Abdon Giudice dell’Israele, allorche dice, avea quaranta Figliuoli, e trenta nipoti, che montavano sopra sessanta Asinelli, giusta la magnifica usanza degli Orientali Paesi? Da quanta gioja non dovea essere innondato il cuore di quel buon Vecchio, nel vedere una sì bella processione de’ suoi discendenti, ed una sì numerosa cavalcata escita delle proprie Reni? Per me, godo uno straor-[219]dinario piacere, quando nella mia Sala, passo in revista una mezza dozzina de’ miei fanciulli montati a cavallo delle canne, ed altrettante Fanciulle, applicate ad aggiustare i loro Bambocci, e quando vi osservo della emulazione nel cercare di fare qualche cosa per ottenere il mio aggradimento, e la mia approvazione. Non sò dubitare, che quello, il quale mi ha benedetto di linea sì numerosa, non mi somministri i mezzi di provedere alla loro sussistenza, e non secondi gli sforzi, che io v’impiego. Vi è in oltre una cura, che posso accordare a tutti, di allevarli, cioè nel santo timore di Dio. Viene osservato, che in una Famiglia, dove sono molti Figliuoli, il Primogenito viene sovente guastato dalla speranza, di una considerabile eredità. Il più giovane dall’essere il Favorito del Padre, e della Madre, ed alcuno di quelli di mezzo, che non si è mai lusingato, si innalza nel mondo, e sorpassa tutti gl’altri. Che che ne sia, è mio debito l’ispirare a tutti i miei Figliuoli la stessa industria, e gli stessi principj d’onore; e perciò ho motivo di sperare, che ò l’uno, ò l’altro si avvanzerà nel mondo, ò nel militare, ò nelle Cariche, ò nel Trafico, ò in altre Professioni Civili. Almeno sono convinto da una longa sperienza, e da repplicate osservazio-[220]ni, non ostante il paradosso, che vi ritrovano i miei Conoscenti, che un uomo, il quale ha molti Figliuoli, e procura di ben educarli, stabilirà meglio la sua Famiglia nel mondo, di quello, che ne possiede un solo, benche sia l’erede di tutti li suoi beni. Per questo mi divertisco, alcune volte, nel ritrovare trà miei Figliuoletti, un Ufficiale di rango; un Ministro di stato, un Teologo; un Medico; ò un Avvocato. Dall’altra parte, alla vista dell’arte materne, che si veggono nelle miei [sic] fanciulle, quando si trastullano co’ loro Bambocci, mi lusingo, quando non abbraccino altro stato, che i loro Mariti, ed i loro Figliuoli saranno felici, avendo mogli, e madri di simili qualità.

Se voi siete Padre non ritroverete in tutto ridicola questa Lettera, ma quando siate Giovane non ammogliato, non intenderete ciò che voglia dire, e forse la getterete nel fuoco. Qualsivoglia sorte le destinate, siate persuaso, che viene da uno, il quale con sincerità &c.

Philogamo

Cioè amante del matrimonio: Grec. ◀Lettre/Lettre au directeur ◀Niveau 3 ◀Niveau 2 ◀Niveau 1