Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCLXX", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.5\270 (1729), S. 99-104, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4840 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione ccclxx.

A chi vuole pesare il valore delle cose, che sono degne, ò nò di stima.

Zitat/Motto► Omnia que sensu volvuntur vota diurne
Pectore sopito reddit amica quies.
Venator dofessa toro cùm membra reponit,
Mens tamen ad silvas, & sua lustra redit.
Judicibus lites, aurigis somnia currus,
Vanaque nocturnis meta cavetur equis.
Me quoque musarum studium sub nocte silenti.
Artibus assuetis sollicitare solet.

Claud. Pref. L. 3. de Raptu Proserp. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Mi applicai, l’altro giorno, a confrontare il passo di Omero, dove ci rappresenta Giove, che colla bilancia in mano, pesa il Destino di Ettore, ed Achille, con quello di Virgilio, dove introduce il medesimo Dio applicato nel pesare il Destino di Turno, e di Enea. Rifflettei, in tale occasione, che la stessa maniera di pensare, e di esprimersi regnava in tutti gli Orientali Paesi, come si puole vedere in que’ [100] bei passi della Scrittura Divina, dove si dice: Che il grande Rè di Babilonia era stato pesato sulla Bilancia il giorno avvanti la sua morte, e ritrovato leggero: (Dan. v. 27.) Che Dio pesa le Montagne coll’uncino, e le Colline colla Bilancia (Iob. 23. 25.) Che mette il peso ai venti, bilancia le nuvole, e le tiene in Equilibrio (Prov. 16. 2.) Che pesa i Spiriti, ò le azioni degli uomini, e tutte le loro calamità in una Bilancia.

Molte di queste vive idee s’impadronirono, sì bene, della mia Fantasia prima di addormentarmi, che la loro mescolanza, colle altre, mi eccitò nella stessa Fantasia un sogno assai singolare. Ebene 3► Traum► Parvemi d’essere assiso sulla mia Sedia, nel solito gabinetto, dove mi ero abbandonato a tali gradite speculazioni, colla mia Lucerna, giusta l’ordinario, accesa. Occupato quivi a meditare sopra varj soggetti di morale; e ad esaminare la natura di molti vizj, e molte virtù, che servono di materia alle mie Lezioni, credetti vedere una Bilancia d’oro sospesa, con una catena, parimente d’oro, sopra la Tavola, a cui mi appoggiavo, quando all’improviso, vidi seminati così da una parte come dall’altra varj campioni, ò pesi. Dopo un Serio esame di tali pesi, ritrovai, che mostravano il giusto valore di [101] tutto ciò, che viene stimato dall’uomo. Per farne l’assaggio, posi il campione della Sapienza dentro un Bacino della Bilancia, e quello delle Richezze nell’altro, ma queste comparvero sì leggere, che il Bacino, dov’era il loro peso, subito s’innalzò, fino a toccare la catena.

Prima d’inoltrarmi, debbo avvertire i miei Leggitori, che tali campioni non feano sentire il loro naturale peso fino, che non eran posti sulla Bilancia d’oro, nè mi era possibile il conoscere, quali erano pesanti, ò leggeri, mentre li tenevo in mano. Ne feci più volte la prova. Per esempio, dopo avere posto in un Bacino il campione della eternità, ebbi bel gettare nell’altro quelli del Tempo, della Prosperità, dell’Afflizione, dell’Interesse, della Fortuna, con molti altri, che pareano, alla mano, di considerabile peso, furono incapaci di cagionare un minimo moto nel Bacino opposto, e conobbi, che non si sarebbe di più mosso, quando vi si fossero aggionti li pesi del Sole, delle Stelle, della Terra, e del Mare.

Appena vuotati i Bacini, posi nell’uno i campioni d’una infinità di Titoli, di Onori, di Pompe, di Trionfi, con molti altri della stessa natura. Osservai indi presso di me, un picciolo, e brillante campione; lo posi così a caso, [102] nell’altro Bacino, e rimasi tutto sorpreso nel vedere, che contrapesava a tutti gli altri, a segno che la Bilancia stava in un esattissimo equilibrio. Volli esaminare il nome impresso sopra questo campioncino gallante, e ritrovai, ch’era la vanità. Ven’erano molti altri, che mi pareano di peso uguale, feci la prova d’alcuni, come trà l’Avarizia, e la Povertà, trà le ricchezze, ed i piaceri &c. E ritrovai, che uno non era, gran cosa, di maggior peso dell’altro.

Scuoprj in oltre varj campioni della stessa figura, che parea corrispondessero frà di loro nel peso, ma posti, ne’ due Bacini, li ritrovai d’una differenza estrema. Quelli, cioè della Divozione, e della Ipprocisia. Della Pedanteria, e della Scienza. Dell’Ingegno, e della Vivacità. Della Superstizione, e della Pietà; della Gravità, e della Saviezza &c.

Alla vista d’un campione, sopra di cui vi erano impresse alcune lettere da una parte, e dall’altra, curioso vi lessi, da una parte queste parole: Giusta lo stile degli uomini, e di sotto, calamità. Dall’altra parte queste altre, Nel linguaggio de’ Dei, e di sotto, Benedizioni. Ritrovai pure, che il valore intrinseco di questo peso era più di quello avrei creduto, e che superava quelli [103] della Sanità, delle Ricchezze, della Fortuna, e di molti, che pareano, alle mani, assai più pesanti.

Corre il proverbio in alcuni Paesi, che vale più una oncia di naturale, che una libra di acquisito, la di cui verità mi parve molto sensibile, quando vidi la differenza, che vi era trà il peso de’ naturali Talenti, e quello del sapere acquistato a forza di studio. La osservazione, che feci sopra questi due Pesi, mi aprì un vasto campo a nuove scuoperte, mentre, benche il peso de’ Talenti naturali contraposto a quello del Sapere fosse assai maggiore, pesò cento volte di più dell’ordinario quando furono posti ammendue insieme nello stesso Bacino. Questo Fenomeno stravagante si vede in altri casi, come l’Ingegno, col Giudizio; la Giustizia, colla Umanità; la sodezza de’ Pensieri, colla bellezza dello Stile, ed una infinità de altre copie, che sarebbe troppo lungo il riferirle. Come in un sogno vi si frammischia, quasi sempre, il grave, ò il serio col ridicolo, ò burlesco, mi parve di fare molte altre sperienze d’un ordine più faceto. Per esempio ritrovai, che un ottavo Italiano bene spesso pesava più d’un Foglio Oltramontano; e che un Autore Antico, ò Greco, ò Latino superava una intera Libreria de’ Moderni. Posi indi una mia Lezione, che si ritro-[104]vava sul Tavolino, in un Bacino, ed una composizione di due soldi nell’altro. I miei Leggitori non mi dimanderanno quale fosse l’esito di questa sperienza, se vogliono arricordarsi della prima or ora prodotta. Misi anche i due Sessi sulla Bilancia, ma essendo mio interesse il destreggiare con amendue, mi si perdonerà, se non ne dico il risultato.

Vi posi finalmente molte Professioni ed Arti, che vanno a competenza nella stima del mondo: come la Professione de’ Teologi, con quella de’ Canonisti: quella de’ Storiografi, con quella de’ Romanzieri: quella de’ Grammatici, con quella de’ Poeti: quella de’ Medici con quelle de’ °.°.°.°. I Pittori cogli Scultori: i Sartori co’ Tessitori: i Capellaj, co’ Calzolaj, ed altre Arti della stessa natura, ◀Traum ◀Ebene 3 Metatextualität► circa le quali non mi rimane luogo di rifferirne la uguaglianza, ò la preminenza in questa Lezione, ma forse verrà la occasione di pubblicarla un altra volta. Aggiugnerò solamente quì, che risvegliandomi, ebbi dispiacere, vedendo la Bilancia d’oro smarrita; ma risolvetti di ricavarne la seguente massima per l’avvenire: che cioè in vece di spregiare, ò stimare alcuna cosa giusta dall’apparenza esterna, debbo regolare la mia stima, ed il mio desiderio di possederla, dal suo interno valore. ◀Metatextualität ◀Ebene 2 ◀Ebene 1