Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCCL", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.6\350 (1730), S. 297-304, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4778 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione cccl.

A’ Giovani di complessione amomorosa.

Zitat/Motto► Molle meum levibus cor est violabile telis.

Ovid. Ep. Sapph.79. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Metatextualität► Il caso, di chi mi ha scritta la seguente Lettera, ha qualche cosa di sì particolare, ed è così bizarro, che mi dò un vero piacere di communicarlo al Pubblico. ◀Metatextualität

[298] Ebene 3► Brief/Leserbrief► Signor Filosofo.

Io sono convintissimo, non esservi uomo sopra la Terra più impertinente, né più incommodo di noi altri amanti di professione. Noi facciamo i lamenti della crudeltà di nostra sorte a Persone, che non vi pigliano il minimo interesse, ed incessantemente cerchiamo di fortificare una passione, la quale non serve, che a tormentarci. Malgrado questa confessione, non posso a meno di non parteciparvi il mio stato. Sappiate dunque, mio Signore, che dopo la mia Fanciullezza, quella inclinazione, da cui più sono stato sempre dominato, è stato il desiderio di rendermi al bel sesso gradito. Ebene 4► Selbstportrait► Sono nel mio anno ventesimo primo, ed è lungo tempo, che avrei pigliata una fedele Compagna, se non fosse piaciuto a io padre, che ha guadagnata un assai considerabile facoltà, e che si e acquistato il con-[299]cetto di uomo prudente, il tenere per massima, non esservi niente di più opposto alla fortuna d’ un Giovane, del troppo presto ammogliarsi; e che nissuno dee pensare a tale nodo prima di esser giunto alla età di 26. anni. Istruito delle sue idee, credei che fosse inutile l’applicarmi a Giovani ricche, le quali pretendono una contradote proporzionata al loro avere, di maniera che tutti li miei amori, fin qui non hanno riguardato, se non povere Figlie senza Dote. Ma per darvi una giusta idea della mia condotta, non so che vi sia miglior’ espediente del farvi, come in ristretto, il dettaglio della mia vita.

Non mi scordo, che presso le mie Maestre di scola, tutte le volte, che era vacanza, volevo sempre essere colla picciola Fanciulla, che stava in Letto, ed ero costantemente uno de’ primi a fare una parte nella Comedia del marito e della moglie. Questa passione d’essere ben’ accetto presso il bel sesso, a misu-[300]ra della età vie più s’accresceva. Alla suola del Ballo, mi attraevo tante dispute, con gli altri scolari, per avere la Giovane, che più mi piaceva, che sovente mi ritrovavo col naso bagnato di sangue. Mio Padre da uomo prudente, mi fece abbandonare questa gradevole scena, per inviarmi ad una scuola più ben regolata, dove imparai la Grammatica. In questo luogo ebbi molti travagli, fino che si stimò bene inviarmi alla università di P. benche, a dire il vero, non sarei andato sì presto a quel nobile studio, quando non si fosse scuoperto un imbroglio tra me, e la massara del mio Maestro. L’avevo sì ben guadagnata colla mia eloquenza, che non ostante la di le età avvanzata, vi mancò poco, non la inducessi a meco sposarsi. Appena giunto a P. ritrovai la Logica uno studio sì secco, che in vece trattenermi co’ morti, mi rivoltai, ben presto, alle Persone viventi. La mia prima Innamorata fu una gallante Figlia, che nomine-[301]Partenope. La di lei madre vendeva l’acquavita, vicino alle muraglie della Città. Un Signore, a cui ero raccomandato, avendomivi sovente ritrovato, mi vidi finalmente ridotto, per mettere al cuoperto la riputazione della mia bella, a dichiarargli, che i miei disegni erano onesti, e buoni. Fui subito mandato alla casa paterna, e ben presto dopo Partenope, fu maritata con un Calzolajo, di maniera, che mi venne permesso il ritornare a P. Ebbi per seconda Innamorata la Figlia del mi Sartore, che mi abbandonò per l’amore d’un Giovane, che faceva il Barbiere. Mi lagnai, con un Amico, di tale sfortuna, ed egli in vece di consolarmi, ebbe la crudeltà di schernirmi, dicendo, con un maligno sorriso, che sarei stato male fra il rasojo, e l’ago. Diventai indi perdutamente innamorato d’ una Giovane Fruttajuola, e finalmente della vecchia serva, che mi faceva il Letto. Per questo, venni bandito, [302] per sempre, dalla università, come un villano indegno di conversare co’ Letterati.

Di ritonro a casa, mi applicai così bene allo studio, e contrassi un umore sì guardingo, a riserva di praticare la compagnia a me sì gradita, che mio padre credette potersi azzardare di mandarmi alla Città vicina per istudiarvi la Legge.

Otto giorni dopo, che vi fui arrivato, incomminciai nuovamente a brillare, diventai amante d’ una gentilissima Giovane, che aveva tutte le buone qualità unite alle ricchezze. Colle frequenti occasioni, che avevo di visitarla, e dirle tutte le dolcezze suggeritemi dal mio tenero, e sensibile cuore, venimmo, ben presto, a parlare del nostro matrimonio, ma per nostra commune disgrazia, quando ella non era in Casa, tenni presso poco, gli stessi discorsi colla sorella maggiore, che è altrettanto gentile. Frattanto, ben posso assicurarvi, Signor Filo-[303]sofo, che non avevo per lei tenerezza di sorte; ma totalmente novizio nella conversazione degli uomini, ed invincibilmente strascinato ad associarmi colle Donne, non intendevo altro linguaggio, che quello d’ amore. ◀Selbstportrait ◀Ebene 4 Vi restarei obligatissimo se poteste trarmi dall’ imbarazzo, in cui ora mi trovo. Ho scritto al buon uomo di mio Padre per dimandargli la permissione di sposare la giovane delle due sorelle; ed il loro Padre, che non sapeva di più, gli ha scritto per la medesima posta, che io ricercavo da qualche tempo la sua Figlia maggiore. Ora il mio Vecchio Testardo, mi risponde, che annojato di udire tante mie frascherie, ha rissoluto d’ imbarcarmi, ben presto, sul mare, per allontanarmi da lui. Ho parlato, tante volte della morte ne’ miei trattenimenti amorosi, che l’esporvirsi, parmi non sia gran male, a segno che se il mio Vecchio persiste nel suo dissegno, l’avviso qui, che tengo di giá [304] pronti tutti gli stromenti necessarj per la liberazione d’ un Amante disperato. Stia ben attento, e si arricordi, che colla sua male intesa ostinatezza, puole privarsi d’ un Figlio, che sarebbe la delizia de’ suoi antichi giorni, togliere un Avvocato giovine di molta speranza al mondo, alla mia innamorata un appassionato amante, ed a voi Signor Filosofo un fedele Ammiratore.

I. Lamoroso. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1