Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCCXXIX", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.6\329 (1730), S. NaN-138, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4757 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione cccxxix.

A’ divoti Cristiani sopra la presenza di Dio.

Zitat/Motto► Estque Dei sedes ubi Terra, & Pontus, & Aer,
Et Calum, & virtus, superos quid quoerimus ultra?

Lucan. Lib. IX. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Metatextualität► Il Pubblico è già bene informato, che il mio fine, in quest’Opera, è di ammettervi, non solamente composizioni piacevoli, ed allegre, ma eziandio assaggi di Morale, e di Teologia Cristiana. Quello che siegue mi è stato inviato da un buon Amico, nè dubito non sia per soddisfare a quelli, [128] che non credo indegno della loro anima il nodrire qualche volta serj pensieri. ◀Metatextualität

Ebene 3► Brief/Leserbrief► Signor Filosofo.

Nella vostra penultima Lezione avete considerata la ubiquità di Dio, e fatto vedere, che essendo presente da per tutto, non puole, non essere attento a tutto, e non conoscere tutte le maniere, e tutte le parti di tutte le esistenze, o per valermi d’altri termini, che la sua Onniscienza, e la sua Onnipresenza coesistono, e penetrano tutto lo spazio infinito. Questa idea potrebbe somministrarci possenti motivi alla pietà, ed a’ buoni costumi. Ma vi sono tanti dotti Scrittori che l’hanno rimirata per questo verso, che io la esporrò quì sotto diverso lume, nel quale non sò vi sia per anco stata.

I. Quale infelicità non è d’ una creatura intelligente il vedersi tan-[129]to esposta agli occhi del suo Creatore, senza riceverne alcuno straordinario vantaggio.

II. Non è egli assai deplorabile lo stato d’ una Creatura intelligente, quando non sente altri effetti della presenza del suo Divino Padrone, se non quelli della sua colera, e del suo sdegno!

III. Quale felicità non è per una Creatura intelligente sensibile alla presenza del suo Creature per i dolci effetti, che riceve del suo Amore, e della sua misericordia!

Dico in primo luogo, ch’ ella è una innesprimibile disgrazia per una Creatura intelligente, il non ricevere alcuno straordinario vantaggio della Presenza del suo Creatore. Ogni particola della materia è posta in moto da quell’ essere Onnipotente, che la penetra. I Cieli, e la Terra; Le Stelle, ed i Pianeti si muovono, e posano gli uni sopra gli altri, per questo grande Principio interno, che li fà aggire. Le parti più insensibili [130] della Natura sono animate dalla Presenza del loro Creatore, e rese capaci di esercitare le loro qualità respettive. I differenti istinti di tutti gli animali, parimente, operano per questa energia Divina, e tendono al loro convenevole fine. Il solo uomo non vuole aggire di concerto con questo infinito Spirito, il solo uomo non metre veruna attenzione alla sua presenza: il solo uomo non ne riceve alcuno di que’ vantaggi, che servono a perfezionare la sua natura, e sono d’ un assoluta necessità per renderlo Felice: La Divinità è con lui, in lui, ed introno a lui, e non glie ne risulta profitto veruno, come se fosse senza Religione, né per lui si dasse verun Dio al mondo. È impossibile per verità che un essere infinito si allontani da alcuna delle sue Creature, ma benche non ne possa ritirare la sua essenza, il che farebbe imperfezione, puole privarci di tutte le gioje, e di tutti i piace-[131]ri, che ne risultano. La sua presenza puol’ essere necessaria al sostenimento della nostra esistenza, ma puole abbandonare questa esistenza, che ci accorda a se medesima, senza verun riguardo al di lei bene, o alla di lei miseria. In questo senso puole rigetarci dalla sua presenza, e ritirare da noi il suo Spirito Santo. Questa sola considerazione parmi dovrebbe bastare per impegnarci di aprire i nostri cuori a tutte le essusioni di gioja, e di bene, che il Supremo essere è sempre pronto di versare a piene mani sopra di noi.

Non vi farà chi dubiti, se rifletterà, in secondo luogo, al deplorabile stato d’ una Crearura [sic] intelligente, che non sente altri effetti della Divina presenza, se non quelli, che vengono dalla sua collera, e dal suo sdegno. Possiamo bene far conto, che il grande Autore dell’universo non parerà sempre indifferente verso alcuna delle sue Creature. Quelli, che non vo-[132]gliono sentirlo nel suo amore non lascieranno di finalmente sentirlo nella sua collera. Chi potrebbe esprimere la funesta sorte d’ una creatura che non è sensibile alla esistenza del suo Creatore se non in ciò, che ella ne patisce! Egli è così essenzialmente presente nell’ Inferno, come nel Cielo, benche, gli abbitanti di quel maledetto luogo non lo veggano, che nella sua collera, e cerchino di nascondersi a suoi occhi trà le fiamme che li tormentano. La immaginazione non saprebbe concepire i terribili effetti della Onnipotenza irritata. Ma non avendo riguardo, se non alla pena, che una Crearura [sic] intelligente puole soffrire in questa vita, quando è in disgrazia di quello, che è sempre in maniera inseparabile a lei unito; è certo che questo Monarca dell’universo puole gettare il turbamento, e lo spavento nell’ anima, e sconvolgere tutte le di lei facoltà. Puole rendere insipidi i più grandi piaceri di questa vita, [133] e raddoppiare le amarezze de’ minimi inconvenienti. Chi potrà dunque sostenere il pensiero d’ essere privo della sua presenza, voglio dire, delle sue consolazioni, o non essere sensibile, che a suoi terrori? Quando la pazienza di Giobbe fù posta alle prove, e si riguardava come immerso dentro quell infelice stato, con quale forza non se ne lagna con Dio? Ebene 4► Zitat/Motto► Quare posuisti me contrarium tibi, & fastus sum mihi met ipsi gravis. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 4

In terzo luogo, quale felicità non è per una Creatura intelligente il sentire la presenza del suo Creatore co’ dolci effetti, che riceve dal suo amore, e dalla sua misericordia! I Beati in Cielo lo veggono faccia, a faccia, cioè a dire, sono così toccati dalla sua presenza, come noi alla vista di qualche persona, che ci stà dinanzi agli occhi. Non vi è dubbio, che i spiriti non abbino una facoltà, per cui si concepiscono a vicenda, come i nostri sensi ci ajutano [134] a formarci la idea de’ materiali obbietti. Non è parimente da mettersi in dubbio, che le nostre Anime separate dal copro, o vestite de’ Corpi gloriosi, non godano la medesima facoltà, ne siano sempre sensibili alla presenza Divina, in qualsivoglia luogo dello spazio in cui risiedano; ma intanto, che il velo della nostra carne ci tiene separati dal mondo intellettuale, ci dee bastare il conoscere, che lo Spirito di Dio ci attornia, cogli effetti, che produce sopra di noi. Benche i nostri sensi esterni siano troppo grossolani per concepirlo, possiamo, con tutto ciò, gustare, e sentire, ch’ egli è benefico, e misericordioso, colle benigne influenze sopra le nostre Anime, co’ buoni pensieri, che vi eccita, colle consolazioni, che vi spande, co’ trasporti di gioja de’ quali ci onora, quando abbiamo cura di ubbidirlo. È unito colla nostra medisma essenza, ed è, per così dire, l’anima della nostra Anima, [135] per illuminare il di lei intelletto, rettificare la sua volontà, purgare le sue passioni, ed animare tutte le sue possanze. Oh quanto è dunque felice questa Creatura intelligente, che colle orazioni, colle meditazioni, colla pratica delle virtù, e delle buone opere, stabilisce tale commercio tra Dio, e la sua anima! Quando tutto l’universo la rimirasse con occhio cattivo, e tutta la natura si coprisse di nuvole d’ intorno a lei, non rimarrà abbattuta, ha nel fondo della sua Anima un Lume, ed un Appoggio, capaci d’ illuminarla, di rallegrarla, e di sostenerla fra tutti gli orrori, che la circondano. Sà che il suo difensore le stà alla destra, e che è sempre a lei più vicino di quello sia ogn’ altra cosa capace di nuocerle, o di spaventarla Malgrado la calunnia, e la perfecuzione, che prova nel mondo, ha il suo ricorso ad una superiore, che la riempie di gioja, e dice: Ebene 4► Zitat/Motto► Tu au- [136] tem Domine susceptor meus es, gloria mea, & exaltans caput meum. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 4 Nella solitudine più profonda, in cui si possa vedere, sa ch’è accompagnata dal più grande di tuti gli assistenti; ha delle sensazioni sì vive della sua presenza, che le ritrova più grate di tutti i piaceri, che le potessero provenire dal commercio delle Creature. Alla ora stessa della sua morte computa, che le agonie, dalle quali viene oppressa, non tendono, che a demolire quella Casa di fango, che a la separa dal suo Benefattore, il quale è sempre presente alla di lei anima, e sul punto di manifestarsele, e di riempierla di gioja eterna.

Se vogliamo godere di questo felice stato, e sentire la presenza del nostro Creatore, co i dolci effetti della sua Misericordia, e della sua Bontà nelle nostre Anime, fà di mestieri, che regoliamo sì bene i nostri pensieri, e si rendiamo sì puri co’ i mezzi sommini-[137]stratici dal nostro Salvatore, massimamente della penitenza, si che la di lui anima, per valermi de’ termini della Sagra Scrittura, possa compiacersi in noi. Dobbiamo valersi con frequenza della Eucaristia, che raddoppia in noi, con innesplicabile, ed efficace maniera gli acennati effetti della sua reale presenza. Dobbiamo in fine mettere tutto in opera per non contristare lo Spirito Santo, e fare in maniera, che le meditazioni de’ nostri cuori gli sieno gradevoli, acciò possa per sempre abbitarvi. Seneca guidato dal solo lume della Natura, ha incontrata questa verità, allorche ha detto nella 41. delle sue Lettere: Ebene 4► Zitat/Motto► Sacer intra nos spiritus sedet, malorum, bonorumque Conservator, & Custos, hic prout à nobis trastatus est, ita nos ipse trastat. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 4 Ma terminerò questa Lezione colle parole più enfatiche del nostro Salvatore:

Ebene 4► Zitat/Motto► Qui habet mandata mea, et servat ea, ille est qui diligit me, [138] qui autem diligit me diligetur a Patre meo; et ego diligam eum, et manifestabo ei mè ipsum. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 4 ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1