Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCCXXII", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.6\322 (1730), S. 72-81, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4750 [aufgerufen am: ].


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Lezione cccxxii.

Alle Vedove.

Zitat/Motto► Paulatim abolere Sicheum Incipit, & vivo tentat provertere amore
Jampridem resides animos desuetaque corda.

Virg. En. I. 724. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Ebene 3► Brief/Leserbrief► Signor Filosofo.

Sono di statura alta, ho le spalle larghe, sono abbastanza sfacciato; di nero colore, e tengo tutte le qualità, a mio credere, necessarie per ottenere una vedova ricca, ma dopo avere, più di tre continui anni, cercata la mia fortuna, non ho potuto guadagnare, né l’animo, né il cuore d’una sola di codeste Dame. Sono quasi sempre riuscito ne’ miei primi assalti, ma subito, che volevo assicurarmi d’ una parte della loro facoltà, bisognava romperla, e ritirarsi. Se il mio sta-[73]to; con tutti questi attentati, non è divenuto migliore, o per lo meno, acquistata della sperienza, ed ho imparati varj segreti, che ponno essere utili a que’ disgraziati Avventurieri, che si chiamano per ordinario, Cercatori di Vedove, né sanno, che tale sorta di Donne stanno così bene all’ aguato per tendere insidie, quanto eglino stessi. Ebene 4► Satire► Voglio dunque communicarvi i misteri di una di codeste cabale Feminine, che s’intitola la Combricola delle Vedove. Ella è composta di nove sperimentate Matrone, che si adunano, una volta la settimana, e si pongono d’introno ad una tavola ovale.

I. La Signora Presidente è una persona di merito straordinario; ha già disposto di sei Mariti; e vuole pigliare il settimo, persuasa esservi tanta virtù nel toccamento d’ un settimo Mario, quanto in quello d’ un settimo Figlio. Ecco i nomi, e le qualità delle sue fedeli compagne.

II. La Gentile Finamosca, [74] che gode quatro Alimenti, da quattro diferenti sposi di vario paese. Stà sul punto di maritarsi insieme con un Bergamasco, e si dice, che ha una grande passione di estendere il suo Dominio, in tutte le Contee d’ Italia, e particolarmente di là dal Mincio.

III. La Graziosa Nespola, la quale dopo avere usati due mariti, ed un Gallante, a sposato di fresco un Gentiluomo Sessagenario giusta la relazione, che da lei fu fatta, nella Combricola, di quanto è passato, sià d’ loro, nel corso d’ una settimana, se le è permesso di intervenirvi, in qualità di Vedova, e su quest’ ordine proseguisce a tenervi il suo luogo.

IV. La Vedova Fervorosa, che si è rimaritata, quindici giorni dopo la morte del suo ultimo Sposo. Gli Abiti di Lutto, che le hanno già servito trè volte, sono ancora quali erano del tutto nuovi.

V. La Signora Cattina Gossa, che rimase Vedova in età di [75] dieciotto anni, ha dopo sepolto un secondo marito, con due Cocchieri.

VI. La Signora Mariola, che di quindici anni sposò il Signor Cavalliero Gian’Mariolo, che ne avea settantadue; e da lui ebbe due gemelli, nove mesi dopo la di lui morte. In età di cinquantacinque anni, si maritò col Signor Alonso FusoNobile, che ne avea ventiuno, e che non sopravisse, se non al primo mese del suo matrimonio.

VII. La Signora Debora Civetta Vedova del Conte Sisonio Civetto. Questi era un uomo vigoroso, di sei piè di altezza, e di due piè di larghezza dalla punta d’ una spalla all’ altra. Ebbe trè mogli, che tutte morirono di parto. Questo cagionò tale spavento in tutto il bel sesso, che nessuna ardiva gettare gli occhi sopra di lui. Finalmente la Signora Debora l’intraprese, e ne rendette sì buon conto, che dopo tre anni di matrimonio, ebbe il piacere di stenderlo sul Cataletto, e [76] di misurarlo, in turta la sua lunghezza. Per tale impresa si è acquistata sì grande riputazione, che le Dame della Combricola, hanno unite al suo trionfo, le tre vittorie, del Conte Sisonio, e le danno il merito d’ una quarta vedovanza, di maniera che vi occupava oggi un luogo proporzionato alla sua dignità.

VIII. La Signora Leggera Vedova del Signor Marchese Cajo Leggero, che amava pazzamente la Caccia, e che si ruppe il collo saltando a cavallo sopra una Siepe. Rimase tanto comossa da quest’ accidente, che ne sarebbe morta di dolore, se un Gentiluomo del vicinato, non avesse divertita la di lei afflizione, e corteggiandola, dopo due mesi del suo duolo. Non passarono quindici giorni, che il Gentiluomo si vide licenziato per l’amore d’un Giovane Avvocato, il quale non fu il ben venuto, che per lo spazio di sei settimane, obbligato di abbandonare il suo posto ad un Ufficiale riformato, ridotto [77] anch’ egli, in poco tempo, a cedere il luogo ad un Cortiggiano. Il favore di questo fu di sì corta durata, come quello degli altri; ma ebbe il piacere di vedersi succeduto da una lunga serie di Amanti, che la corteggiarono, l’uno dopo l’altro, fino alla età di trentasette anni. Vi fu allora una pausa di dieci anni continui, al termine de’ quali, il Signor Cintio Lalana accreditato Capellajo si pose in testa d’ amarla, ed anche si crede, che ben presto l’avrà.

IX. La ultima è la vezzosa Corrina, la quale non avea per anco sedici anni compiuti, quando sé morire il suo sposo di pura afflizione, e fu ammessa in questa Combricola. Ella n’ escì ben’ tosto mentre volle provarne un secondo, del quale si liberò così presto, che in meno di un’anno vi rientrò di nuovo. Questa giovane Matrona è fra’ più degni membri della Società in istato di avvanzarvisi più delle altre. Ed è molto probabile, che sia per occuparvi la sedia di Pre-[78]sidente prima di terminare i suoi giorni.

Nello stabilimento della loro Società queste Dame risolvetero dare i Ritratti de’ loro desunti mariti per amobigliare la stanza, dove tengono la loro assemblea; ma essendovene due ritratti al naturale, in tutta la loro estesa, e coprendo questi tutta la muraglia, da una parte, vennero alla seconda rissoluzione, la quale fu, che ciascheduna darebbe il suo proprio Ritratto al naturale, ed i suoi mariti vi sarebbero dipinti attorno in miniatura.

Siccome hanno quasi tutte la disgrazia d’essere soggette alla Colica, hanno una eccellente Cantinetta piena di cordiali, e vigorosi liquori. Quando la Bevanda incommincia ad assopirle, non mancano quasi mai di parlare con gran tenerezza de’ loro sposi desunti, e di onorarli, con qualche lagrima. Ma dimandare loro di quale cosa provino maggiore rincrescimento, non ne fanno niente, e fanno vedere, che non [79] piangono tanto la perdita, quanto l’attuale privazione d’ un marito.

La favorita massima, che dee servire di regola alla Società, ella è, di fare, in ogni occasione, elogi al celibato, per distogliere gli altri dal matrimonio, ed attraersi elleno sole la benevolena di tutti gli Uomini.

Se alcuna di loro ha un Amante, è obbligata communicare il di lui nome alla Società, dove se ne esamina, in piena adunanza, la Riputazione, la Persona, la Ricchezza, e l’umore, e se viene giudicato degno d’averne una di loro, pongono di buon concerto tutto in opera per attrappalo ne’ loro lacci. In questa maniera, conoscono tutti i cercatori di Vedove della Città, che danno loro sovente occasione di divertirsi. Un buon Gentiluomo, a me noto, che, per quello apparisce, non sà niente della loro Società, è di tale numero, mentre ha corteggiate, in varj tempi, tutte quelle, che la compongono.

[80] La loro conversazione, d’ ordinario, gira sopra i loro dessonti mariti; ed è la più gustosa cosa del mondo, l’udirle a raccontare gli artificj, ed i strattagemi, che hanno posti in opera, per acquietare il geloso, per calmare il violente, ingannare il buono, e ridurli finalmente tutti, com’ elleno stesso si esprimono, ad escire di casa co’ tacchi dinanzi.

La politica di codeste Macchiaveliste, che assai coltivano, riguarda sopra tutto due punti; la maniera, cioè, con cui si dee trattare un Amante, e l’arte di governare uno Sposo. Il primo di questi due capi, è di troppo lunga discussione, per servire di chiusa ad uno de’ vostri fogli volanti, e perciò lo riserberò per un'altra Lettera.

Quanto all’arte di governare uno Sposo, è frabbicata sora due massime, ammesse, in generale, da ogni Combricola, le quali si riducono a queste; Che una Moglie de evitare, da principio, di seguire i capricj della Sposo: Che non dee conce-[81]dergli troppo libertà, né troppo famigliarità. che non dee lasciarsi trattare da Novizia, ma da Donna, che consce il mondo: Che non dee sminuire niente del suo primo stato, né della spesa, che ella faceva prima del suo matrimonio: Che dee lodare la generosità del suo marito defonto, ed ogn’ altra virtù, che vuole raccomandare al successore; Che dee scacciare tutti li Vecchi amici, e tutti li domestici del suo Sposo, affine di godere, tutta sola, la di lui cara Persona. Che dee impegnarlo a diseredare i Figliuoli d’ogn’ altro letto. che non dee mai essere pienamente convinta del suo amore fino a tanto, che non l’abbi fatta padrona di tutto in forma legale. ◀Satire ◀Ebene 4 ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1