Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCXLV", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.4\245 (1728), S. 308-313, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4585 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione ccxlv.

Agl’ Avari.

Zitat/Motto► Quid non mortalia pectora cogis Auri sacra fames?

Virg. Æneid. 3. 56. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Ebene 3► Brief/Leserbrief► Sig. Filosofo.

CHi puole sciegliere la Compagnia, sarebbe, non vi è dubbio, stolto, se non s’ ingegnasse di unirsi a Persone di umore più simpatico, che sia impossibile col suo; ma quando non se n’ è fatta la elezione, o si siamo ingannati, sì che dobbiamo sempre vedere la medesima Società, è certamente nostro interesse, il rendervisi meno incomodi, che si puole.

So che replico il già detto un mi-[309]lione di volte; ma non vi è chi abbi diritto di scandalizarsene, quando non l’ abbi sempre posto in pratica. Senza più lungo preambulo, già che siamo alla stagione dell’anno, in cui una infinità di persone d’ ogni ordine abbandonano la Città oppressa sotto il peso degli affari, e de’ piaceri per ritirarsi in Campagna, parmi non sia fuori di proposito l’avvertirle, che si muniscano di buon’ umore. In fatti, benche la vita campestre ci venga descritta come la più dolce di tutte, e possa meritare questo eloggio, è cosa certa, che non vi è soddisfazione se non per quelli, che sanno approffittarsi del loro ozio, e della loro ritiratezza.

Quelli, che non saprebbono vivere senza l’imbrazzo continuo degli affari, ò senza Conversazione si arricordino che in Campagna non vi è nè Piazza, nè Comedie, nè Botteghe, nè molti altri Ridotti, che quì li disannojano dal tedio di vedere ogni giorno le medesime cose nella loro Famiglia; ma che la maggior parte del tempo loro de’ essere impiegato frà loro dometistici; e perciò debbono esaminare la soddisfazione, che vi ritroveranno prima di abbandonare la cara Città.

Mi arricordo, che tempo fà ricevemmo bonissimi avvertimenti dalla vostra penna, quando eravate alla Casa di Campagna del Cavaliere vostro Ami-[310]co. Del che tanto più sovente mi arricordo, quanto è impossibile il non menare vita gioconda, in una Famiglia, il di cui Padrone è quale voi avete dipinto l’Amico. L’ affabilità, e la Benevolenza, che ha verso i suoi vicini, e verso i suoi Famigliari, senza eccettuarne veruno anche minimo, o quanto riesce amabile! con tutto ciò viene molto poco immitata! Si odono quasi in tutte le Case innumani rimproveri, strepiti, invettive, e gridori. Ho addotto questo esempio, perche l’umore, e la disposizione del Capo ha la maggiore influenza sopra tutte le membra d’ una Famiglia.

La unione, e la concordia fra Parenti, ed Amici forma il più grande piacere di questa vita. Benchè questa sia indubitabile verità, volendo giudicare da ciò, che corre nel Mondo, si crederebbe quasi l’opposto, avvegnachè gli uomini sono industriosi nel tormentare se stessi. Quale cosa, se ciò non fosse, potrebbe impegnarli a formare, e nodrire, tra di loro, continue gelosie sopra ogni minima Bagatella? Si vede ciò ad’ ogn’ ora; e vi sono Persone, le quali si compiacciono, per quanto apparisce, di essere incommodi, e rizzosi. Ebene 4► Zitat/Motto► Sono ad’ ogni momento pronti, per esprimermi con Cicerone, quando si tratta di litigare. Mira sunt alacritate ad disputandum. ◀Zitat/Motto ◀Ebene 4 Da questo nasce, che vi sono po-[311]chissime Famiglie, dove non siano querele, ed animosità, benchè l’ interesse dovesse impegnare tutti ad esilirle. Nessuno puole apportare fastidio ad un altro, senz’ averne la sua parte.

Mi sono un poco troppo allontanato, e mi ero quasi scordato del mio principale intento, di semplicemente avvisarvi; che noi, essendo avvezzi a passare la maggior parte del tempo in Città, duriamo fatica a fare un longo soggiorno alla Campagna; doventiamo incommodi a noi stessi, ed agli altri, quando la conversazione, è sì limitata, di maniera, che farà un miracolo, se fra poco, non veniamo ad’ una guerra aperta, a contendere gli uni cogli altri, ed a trattarsi in faccia, come trattiamo cogli assenti. Vi priego per tanto a favorirci, di tempo in tempo, con qualche lezione, sopra il buon umore, che nel Domestico si deve procurare. Mi lusingo che ci gioveranno, mentre tutti abbiamo assai venerazione della vostra Persona, e de’ vostri salutari Consiglj.

Datemi permissione di quì tratte nervi sopra un Regolamento stabilito fra una truppa d’ Amici, a fine di prevenire tutti li disordini or or’ accennati. Hanno l’uso della Casa in Campagna d’ un Signore assente; vi sono andati al numero di dieci, o dodici, tutti ben intenzionati l’uno per l’altro, benchè differenti nell’ umore, e ne’ talenti na-[312]turali, o acquisiti; lusingandosi, che tale diversità, non debba servire, che a variare il piacere.

Persuasi per altro, che fra molti amici uniti assieme possa insorgere qualche noja, la quale indi si converta in disgusto, o in cattivo umore, o per mancanza di nuovi oggetti, o per qualche altro motivo; hanno destinato un Appartamento in qualità d’ Infirmaria. Se uno di loro viene a proferire qualche parola offensiva, o a fare qualche azione, che mostri dell’ asprezza, o della ripugnanza per la compagnia, resta incontinente sequestrato in una Camera di quell’ Appartamento, fino a tanto, che presenta, una supplica in termini sommessi, e sia colla pluralità de’ voti, nuovamente ammesso. Tutte in oltre le insinuazioni maligne, e le positure inquiete bastano per attraersi tale sequestro: il parlare in colera a’ Domestici; obbligare uno a repplicare ciò, che ha detto, e mostrare distrazione, o noja, sono aioni ree, che non ammettono scusa. Ma quando uno si sente assalito da un accesso di cattivo umore, e si ritira da se all’ Infirmeria, al suo ritorno viene ricevuto a braccia aperte, e tutti gli mostrano allegrezza, e stima. Si lusingano, colla pratica di quest’ ordine, se non di guarire del tutto, almeno d’impedire, che il cattivo umore d’un solo non turbi tutta la società.

[313] Vie sono diversi altri regolamenti, che mirano a mantenere la quiete, e la tranquillità fra di loro; avrò indi cura di communicarvene gli effetti, con tutto ciò, che accaderà, se lo stimarò utile al pubblico benne. Sono.&c. ◀Brief/Leserbrief ◀Ebene 3 ◀Ebene 2 ◀Ebene 1