Zitiervorschlag: Cesare Frasponi (Hrsg.): "Lezione CCVII", in: Il Filosofo alla Moda, Vol.4\207 (1728), S. 92-96, ediert in: Ertler, Klaus-Dieter / Fuchs, Alexandra (Hrsg.): Die "Spectators" im internationalen Kontext. Digitale Edition, Graz 2011- . hdl.handle.net/11471/513.20.4547 [aufgerufen am: ].


Ebene 1►

Lezione ccvii.

A suoi Discepoli sopra le prerogative della Carta, e della stampa.

Zitat/Motto► . . . . perituræ parcer chartæ.

Juv. sat I. 18. ◀Zitat/Motto

Ebene 2► Mi sono pigliato sovente piacere nel considerare le due sorte di vantaggi, che risultano dalle mie speculazioni al mondo. Questi si potrebbono, giusta la frase de’ Logici, distinguere in Materiali, e formali. Per formali intendo quelli che i miei Leggitori conseguiscono, a Proporzione, illuminandosi o divertendosi nel leggere i miei Fogli ma gia che gli ho, più volte, diretti a questo fine, mi restringerò quì a considerare i Materiali. Col termine di ma- [93] teriali voglio designare que’ vantaggi, che riporta il Pubblico de miei Fogli volanti, per quello consummano quantità di carta, occupano colla loro impressione buon numero di artiggiani, e somministrano lavoriero ad innumerabili altre persone.

La nostra manifattura della Carte rende profittevoli que’ cenci, che non servono ad’altro uso, ed occupa a raunarli una infinità di mani incapaci d’ogn’altro impiego. Que’ poveri stracciarvoli, che veggiamo a furegare, si avidi, in tutti gli angoli ed in tutti li nascondigli delle nostre Contrade, vendono ciò che hanno spigolato ad un mercante, questi li manda colle Carette alla Cartiera, dove que stracci passano per nuove mani, e danno esercizio ad’un altro mestiero. Quelli, che hanno ne loro fondi molini destinati à tale uso, accrescano cosi le loro entrate; e tutta la nazione è provveduta d’una commodità, che una volta era obbligata, di ricavarla da suoi Vicini.

Appena i Cenci sono ridotti in carta, si distribuiscono, per la maggior parte, alle stamperie, dove esercitano una infinità di Artiggiani, e servono a sviluppare un nuovo mestiero.

Di là, a misura, che sono imbevuti di novelle, o di Politica, corrono per tutta la Città, in figura di Gazette di Foglietti, di Relazioni e di Giornali. Uo-[94]mini e Fanciulli disputano, chi li porterà primi, e guadagnano il loro vitto nel dispensarli. In somma quando considero un fagotto di Cenci convertito in un fascio de’ miei Fogli volanti, ritrovo tante mani impiegate a ciascun passo, che fanno nel loro giro che occupato a scriverne uno, parmi di provvedere alla sussistenza d’una mezza popolazione.

Se non prevenissi quì certi spiritosi miei Leggitori, non lascierebbono di suggerirmi, che i mie Foglj volanti, doppo essere stati alla luce, ponno ancora in varie occasioni servire al Pubblico. Confesserò, per tanto, che mi servono, da qualche anno, per accendere la Pipa. Che la mia Locandiera, mi manda sovente la sua piccola figlia chiedermi alcuni de’ miei Vecchi Fogli, e che ella mi ha detto, più volte, che la carta sopra di cui sono impressi, riesce la migliore del mondo per mettervi delle specie, e per simili invoglietti.

È cosa molto piacevole il riflettere alle metamorfosi, che un cencio di tela patisce, pria che sia convertito in carta, e sia passato per tante mani. Le più belle Tele d’Olanda ridotte in istracci, acquistano nuova bianchezza, che sorpassa di molto la prima, ritornano sovente in forma di Lettere nel loro Paese nativo. La Camicia d’una Dama puol’essere convertita in un dolce biglietto, e vedersi un altra volta in di [95] lei potere. Un Damerino può ritrovare la sua Croatta, dopo averla logorata, ed esaminarla con più utilità, e soddisfazione di quella provasse nel contemplarla dinanzi allo specchio. Finalmente un boccone di tela, doppo essersi conservato per qualche anno in forma di mantile, o di salviettà può inalzarsi del Letamaco da dove è stato accolto fino al Gabinetto de’ Principi, e doventarne uno de’ più preziosi ornamenti.

Le nazioni più polite di Europa hanno cercato di superarsi l’una coll’altra colla beltà delle stampe. I Principi e le Repubbliche hanno incorragita quest’Arte, che comparisce la più nobile, e vantaggiosa sia mai stata inventata. Luiggi XIV. animato dal desiderio della gloria si è distinto sopra tutti, colla straordinaria premura, se ne è preso di maniera che ha stabilita una stamperia al Luovre, dove si sono impressi più libri de’ quali fea tanto caso, che li considerava come i più bei regalli, potesse offrire agli Ambasciadori, ed anche a Principi. Le Repubbliche di Venezia e di Olanda sono state nel propisito invidiate da più grandi Regni. Si parla più dell’Aldo e dell’Elzevir di quello si faccia d’alcun Doge dell’una, o d’alcun Pensionario dell’altra.

I miei Leggitori senza Lettere, se ven’è alcuno di questa specie, si stupiranno nell’udirmi parlare delle [96] scienze, come gloria d’una nazione, e della stamperia come d’un arte, che rende illustre il Popolo dove fiorisce. Quando gli uomini sono dominati dall’avarizia, ne girano dentro la loro mente, che progetti ambiziosi, non trovano niente di grande, e di meritevole della loro stima, se non ne riportano qualche onore, o qualche straordinario vantaggio; ma rissoluto di non mai abbassarmi fino a disputare coi Gothi, o co’ Vandali, mi basterà di rimirare codesti cativi Parlatori colla compassione dovuta al deplorabile stato, in cui sono posti dalla stupidità, e dalla ignoranza. ◀Ebene 2 ◀Ebene 1