Demetrio, e me la sono sorbita deliziosamente, lasciando declamare il Pedante a sua posta; ma giunto a casa me ne vendico, e vendico l’onore, non dirò del Goldoni, al quale un’Elogio di più aggiunge poco, ma l’onore del popolo d’Italia, il quale frequenta e applaude al nostro Protocomico.
purga l’animo col riso, poichè mi pare che il riso purghi così poco l’animo, quanto la slogatura delle ossa dell’omero purghi l’infamia nella tortura.
Nelle commedie del Sig. Goldoni primieramente è posto per base un fondo di virtù vera, d’umanità, di benevolenza, d’amor del dovere, che riscalda gli animi di quella pura fiamma, che si comunica per tutto ove trovi esca, e che distingue l’uomo, che chiamasi d’onore, dallo scioperato. Ivi s’insegna ai Padri la beneficenza e l’esempio, ai Figli il rispetto e l’amore, alle Spose l’amor del Marito, e della Famiglia, ai Mariti la compiacenza e la condotta; ivi il vizio viene accompagnato sempre dalla più universale e possente nemica, cioè l’infelicità; ivi la virtù provata ne’ cimenti anche più rigidi, riceve la ricompensa; in somma ivi stanno con nodo si indissolubile unite la virtù al premio, e la dissolutezza alla pena, e sono con si vivi e rari colori dipinte e l’una e l’altra, che v’e tutta l’arte per associare le idee di onesto e utile nelle menti umane con quel nodo, il quale se una volta al fine giungessimo a rassodare, sarebbero i due nomi di pazzo, e di malvagio sinonimi nel linguaggio comune.
Io non dirò che le ottanta e più Commedie del Sig. Goldoni dilettino tutte; dirò che spirano tutte la virtù, e che la maggior parte di esse veramente diletta. Che diletti me, ogni lettore deve accordarmelo, poichè parlo in materia, in cui non v’e
Gli abitatori di Parigi, quelli cioè che sono avvezzi ogni giorno a vedere su’ loro Teatri le più belle produzioni Drammatiche, che gli uomini abbiano fatte, almeno dacchè le memorie sono giunte a noi, essi ascoltano con applauso le Commedie del valoroso nostro Italiano. Nella Germania molte delle sue Commedie si rappresentano tradotte ed applaudite. Pongasi tutto ciò da una parte della bilancia, pongasi dall’altra parte il piccol numero degli insensibili Pedanti, e poi si giudichi, se in una cosa che piace cosi universalmente vi sia una ragione perchè piaccia, oppure se sia un effetto senza cagione.
La vita degli uomini di genio è sempre stata il bersaglio di frecce degli uomini mediocri; e Moliere sarebbe stato da essi oppresso, se la protezione d’un gran Monarca non lo avesse di-feso. Sia detto a gloria nostra, gl’Italiani hanno fatto per quest’illustre Paesano quello, che avrebbe potuto fare un monarca, e la sensibilità della Nazione al merito, ha offerto in tributo all’eccellente Comico l’allegria, le lagrime, e gli applausi de’ pieni Teatri.
Sin dalle montagne, ove ha scelto di passare i giorni della gloriosa sua vecchiaia il Maestro vivente del Teatro il Signor di Voltaire, vengono gli elogi al Ristoratore della Commedia, al Liberatore dell’Italia dai Barbari, al vero dipintore della Natura, Sig. Goldoni; ed in fatti il nostro Comico per liberarci dalla vera barbarie, in cui
Egli è vero che il nostro Autore sapeva poco la lingua italiana quando cominciò a scrivere; ma nelle Opere, che diede in seguito si ripulì di molto. Egli è vero, che i suoi versi quanto sono facili, altrettanto ancora sono lontani da quell’armonia e da quell’apollinea robustezza, che fa piacere la Poesia, e tal difetto lo ha comune col Moliere. Egli e vero ancora, che il pennello di questo dipintore della natura riesce meglio assai nel rappresentare i caratteri del popolo, che riesca rappresentando i caratteri delle persone più elevate, e di ciò son d’accordo. Ma sieno d’accordo ancora tutti i sensibili, e ragionevoli nel trovare che il Goldoni ha tutta l’anima Comica, e tutto il merito della più pura virtù, che scaturisce dappertutto nelle sue produzioni.
Il soggiorno ch’egli ora fa, per sua gloria, in Parigi, spero che sia per esser fruttuoso all’Italia, alla quale manca ancora la vera arte de’ Commedianti. Qui m’avvego che alcuno, e forse molti de’ miei Lettori sospetteranno, ch’io cada in un accesso di delirio, ma si tranquillino, si calmino, e se vogliono delle verità leggano, e se non ne vogliono restino come sono.
Nella Francia dunque, dove il comico Moliere, il comico Baron erano insieme Commedianti, essi che sentivano tutta la energia dei ridicoli e delle
Lacerator di ben costrutti orrecchi
cose tutte che quasi universalmente accompagnano le Compagnie de’ Commedianti d’Italia. La vedreste in somma la nobile natura, il costume rappresentato come egli e, anzi vedreste la Commedia divenuta una vera scuola di gentilezza, e di buone maniere; onde se il nostro Signor Goldoni, che sente il bello, che conosce il buono, al suo ritorno in questa Patria, a cui ha fatto tanto onore, avrà forze tali da portare la riforma, ed atterrare gli avvanzi della barbarie, che ancora abbiamo pur troppo, spero che ciò si farà. Voglia il buon Genio d’Italia. che ciò si possa; e che nasca qualcuno degno d’imparare l’arte onorata del Goldoni, e degno di sostenerne la gloria presso i figli nostri.
P.
P.
La prima e principal massima di chi dirige il Commercio d’una Nazione, quella dev’essere di renderla il più che sia possibile indipendente dalle altre, si quanto all’industria, che quanto ai generi di prime necessità, nell’abbondanza de’ quali consiste realmente la vera ricchezza d’uno Stato. Egli è vero che sarebbe una chimera il voler pretendere di conseguire una totale indipendenza: non omnis fert omnia tellus;
Cinquanta mila Filippi costa l’annua provista
Qualche calcolatore, del gusto dell’oppositore al bellissimo Progetto della natural spurgazione del Canale detto Naviglio della nostra Città, troverebbe forse questa mia proposizione erronea, ed iperbolica, e mi proverebbe in via di moltiplico con un bei conto dimostrativo, che il valore de’ fondi che s’impiegassero a questo fine, e sopratutto le sole giornate necessarie alla di lui coltura, basterebbero per far ammontare al doppio il prezzo del Tabacco che si raccogliesse a fronte del forestiero, e con ciò ne minacciarebbe un gravissimo pregiudizio alla Regalia. Aggiungerebbe in seguito le dispendiose disposizioni di attrecci, e di fabbriche; la difficoltà di trovar gente pratica per coltivarlo, e manufattarlo nelle debite forme; quindi lega facendo con alcuni nasi rispettabili più squisiti e dilicati degli altri, concluderebbe con una declamazione sul gusto delle Verrine contro l’enorme spesa, l’insuperabile difficoltà, la pessima qualità del Tabacco, e la chimerica idea del Progetto.
Prima però d’entrare a confutar queste obbiezioni convien premettere per conforto dei nasi parasiti, ch’io non intenderei già che si dovessero
Ciò premesso (oltre che io non saprei se il prodotto de’ fondi si dovesse punto computare in un paese che abbia una considerabile quantità di buon terreno tuttora incolto da surrogare a quel poco destinato alle proposte piantazioni), egli è certo, che il prodotto del Tabacco (ritenuta sempre la necessità di questo genere) sarà a dir poco d’una doppia rendita di qualunque altro, potendovi assicurare, dopo replicate esperienze fatte qui, quando eravi libero il traffico di questo genere, che una sola pertica, poco più, di terreno ben coltivata a tabacco è giunta a produrre di netto i dieciotto, fino i venti Filippi; differenza enorme certamente in confronto di qualunque altro de’ nostri prodotti. La spesa della coltura poi, ed e necessaria alla produzione di qualunque altro frutto, si potrebbe di molto sminuire coll’impiegarvi tutti quei Condannati, che doniamo cosi liberalmente. Cosi risparmiare pure in gran parte si potrebbero le altre spese di attrezzi, e di fabbriche, essendo i primi poco differenti dai soliti praticarsi nell’ordinaria Agricoltura, e potendo supplire alle secon-Dizionario del commercio del Savari, dove troverà per esteso le varie colture, che si danno al Tabacco, secondo i Paesi. Quella che si pratica in Francia, mi sembra da preferirsi nel caso nostro.
Altro non resta adunque che il timore della cattiva qualità. A ciò rispondo, che quando la foglia del Tabacco nostrano si racccolga ben matura, e si lasci sopratutto riposare da un anno all’altro, riesce per le fatte sperienze molto buona; ottima poi per formarne dei Tabacchi fermentati, ed artificiali d’ogni qualità.
Ed eccovi il più brevemente che mi sia possibile esposto il mio pensiero, quale riunendo alla pubblica utilità (coll’impedire ogni anno la sortita d’una somma cotanto grandiosa, e col procurare la sussistenza a buon numero di famiglie) il vantaggio tanto della Regalia, quanto di chi la tien in affitto (colla diminuzione dell’intrinseco valor del Tabacco) potrebbe meritare qualche esame, massimamente presso persone non volgari, ne facili a impaurirsi al sol vocabolo di cosa nuova, nè prevenute da un’inconsiderato amor proprio a segno di trovar male tutto ciò che non ha preso il primo nascimento nella loro immaginazione.
S.
Così termina il breve Progetto, il quale a nostro giudizio potrebbe aver luogo a beneficio d’ogni Paese, che voglia non trascurare i proprj vantag-
P.
Caffè. Ei ci pare molto utile da presentarsi al Pubblico, poiché se non è possibile in un breve scritto d’illuminare profondamente su una materia tanto interessante per gli uomini, è sempre un bene grande il far conoscere, che le cose non sono a quell’ apice di perfezione, a cui credono che siano giunte gli uomini volgari, ed è sempre pure un bene il mostrare quai sieno gli autori e le mire che debbono seguirsi per innoltrare i progressi d’un oggetto tanto necessario, qual è 1’Agricoltura. Speriamo che i Lettori nostri saranno contenti di questo breve saggio per ora, e speriamo altresi che chiunque abbia cose utili, nuove, e ragionate, le quali per la tenuità del loro volume non possano star bene pubblicate da se, vorranno far capo al nostro Demetrio, e contribuire alla nostra raccolta, ricevendone in premio un esemplare annuo gratis, quando però piaccia a noi di farne uso. Ecco in somma il dialogo.
Afr. Non so se vi ricordiate, Signor Cresippo, della promessa, che un giorno mi avete fatta d’istruirmi, come noi potessimo far valere l’Agricoltura, le arti, e l’industria per togliere lo sbilancio, che soffre il nostro Commercio. Io spero che dalla vostra cortesia otterrò questo piacere.
Cres. Mi sovviene benissimo, nè ricuso di mantenervi la parola; ma siccome sono queste materie importantissime, e che meritano d’essere separatamente trattate, cosi non mi comprometto di potervi subito intieramente compiacere. Se vi bastasse per ora di ascoltare le mie riflessioni intorno l’Agricoltura, io sono in grado di servirvi, riservando in altro tempo il discorso sopra le altre materie.
Afr. Io sono persuasissimo dell’importanza dell’Agricoltura, e volentieri sentirei a parlarne, se ciò si potesse fare utilmente. Tutt’altro abbiamo di bisogno, che d’imparare i precetti d’Agricoltura. Siamo nati in un Paese, in cui la medesima e ridotta a quella perfezione, che non può ricevere miglioramento alcuno. Mi accorderete anche voi, che non v’ha Forastiere, il quale passando per questo Stato non esclami: che belle campagne! che fertilità! che fin’agricoltura!
Cres. Io convengo, che lo Stato di Milano, considerato in complesso, sia ben coltivato, e che paragonato alla maggior parte dei Regni Europei si distingua fra di essi; ma vi devo dire altresi, che
Afr. Se l’affare è nei termini, nei quali voi me lo rappresentate, io son ben contento di udirvi e di profittare dei vostr’ insegnamenti, benchè, qualunque sia il miglioramento, che siete per progettare, non mi sembra sperabile dalla sola scienza. La sperienza, che deve precedere le nostre operazioni esige una seria applicazione, e spese non indifferenti. L’incertezza della riuscita, la nostra pur troppo sensibile povertà ci toglie affatto il coraggio, e ce ne allontana il pensiere. Ho letto nei dialoghi di Xenofonte che: Agricoltura magnum incrementum sumeret, si quis vel per agros, vel per vicos optime terram excollentibus praemia constitueret.
Cres. E certissimo, che i progressi dell’agricoltura sono più veloci, quando con mezzi valevoli si promovono. Vi dissi già, se non m’inganno, che l’agricoltura contiene tre articoli, cioè il moltiplicare i frutti, il perfezionarli, e l’introdurne dei nuovi. Per la moltiplicazione, e perfezione dei frutti fa d’uopo in primo luogo renderne abile la terra. La di lei diagnostica resta per anche imperfetta. Si può essa distinguere colla profondità della vegetabile, per la qualità del letto, che sotto vi giace, per la specie dell’erbe, che sopra naturalmente vi crescono, per il colore, per la durezza, il peso, la dissolubilità, vitricazione, Hill e di Emanuele Mendes da Costa, membro della Società Reale di Londra, ci possono ora somministrare dei lumi molt’importanti per quest’effetto. L’Accademia di Bordeaux propose il premio nell’anno 17618, a chi insegnava la migliore maniera di conoscere la diversa qualità delle Terre per l’agricoltura. Il Sig. Kubel ha fatta una Dissertazione sopra la cagione della fertilità della Terra. Tre sorte di terra noi in presente conosciamo, la grassa, l’argillosa e la saboniccia, alle quali convengono deferenti ajuti per migliorarle. Uno di questi ajuti si e la mischianza vicendevole delle terre medesime giudiziosamente fatta. Giova assai alla buon’agricoltura l’unire per mezzo di cambj i piccoli pezzi di terra dagli altri disgiunti. Incredibile riesce la spesa, l’incomodo, e la perdita del tempo, che fa di mestieri impiegare per lavorarli; sovente per questi difetti poco, o nulla se ne cava. Un’usanza ugualmente profittevole sarebbe quella di fare gli affitti a lungo tempo. Il Proprietario vedrebbe i suoi fondi più a dovere coltivati, e con maggior prontezza sarebbe pagato dall’Affittuario, l’industria del quale avrebbe un campo più vasto da svilupparsi, e d’intraprendere a fare tutto ciò, che deve godere per molto tempo, invece che la certezza, o il timore di travagliare unicamente per gli altri lo costringe a pensare ai soli miglioramenti annuali, e fa perdere a lui egualmente che al Pubblico tutto ciò, che intraprenderebbe senza questo corto, e fatal termine, che fa passare il prodotto delle sue fatiche nelle mani altrui. Nikolls John Nikolls. Remarques sr les avantages, & les desavantages de la France; & de la Grande-Bretagne. A Dresde 1754., che ogni Terra, la quale nulla produce, o cessa di produrre, fa una mancanza notabile ad una Nazione, a togliere la quale ci esortano le Sagre Carte
Oltre d’avere preparata la terra altre diligenze sono da usarsi per ottenere la desiderata moltiplicazione, e perfezione dei frutti. Fra questi tengono il primo luogo le biade, perchè sono agli Uomini d’assoluta necessità. La loro semenza dev’essere preparata, al che può servire la maniera, che insegna il suddetto Giornale economico del 1751. Nei mesi di Maggio, e di Giugno., da