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Brief/Leserbrief
Lettera
alla compilatrice del giornale delle mode.
Metatextualität
Un aneddoto vero, che interessar dee il bel sesso così piacevolmente
trattenuto, Madama, col vostro Giornale, è quello che io mi prendo la libertà di spedirvi, se mai lo
credete degno di essere pubblicato: è questi tratto dalla relazione della campagna del Generale
Burgoine, ed ha per iscopo il passaggio di Lady Enrichetta Ackland nel Campo nemico, dove suo marito
trovavasi ferito, e prigioniero.
Il viaggio di quella Dama con l’armata, le incredibili
fatiche da lei superate, il suo coraggio, e la sua pazienza rendono verisimile tutto ciò che di più
straordinario si legge nei Romanzi, e meritano almeno qualche dettaglio.
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Exemplum
Lady Enrichetta Ackland sorella del Conte d’Ilchelster, e moglie del
Colonello Giovanni Dick nel principio dell’ anno 1776. avea seguitato suo marito al Canadà. In
questa campagna aveva essa traversata in diverse stagioni una vastissima estensione di paesi per
passare l’inverno in una miserabile capanna a Chamblée, soffrendo tali pene e tali
fatiche, di cui nessun viaggiatore Europeo potrebbe formarsi una benchè piccola idea. All’aprirsi
della campagna nel 1777. trovavasi malata; suo marito perciò non permise che si esponesse ai
pericoli ch’era certo d’incontrare davanti alla piazza di Ticonderago. A quest’assedio restò egli
ferito, e nel giorno susseguente al possesso preso di tal piazza s’imbarcò sul lago Champlain per
raggiungere la moglie: ristabilito dalla sua ferita, ripassò all’armata, e la moglie l’accompagnò, e
lo seguì per tutto il resto della campagna. Enrichetta marciò sempre ora a piedi ora a cavallo fino
al forte Edoardo, dove il Colonello le comprò un legno a due ruote simile a quello che usano i
nostri Corrieri, e fu quello, dappoi l’unico suo equipaggio. Il Sig. Dick comandava i granatieri
Inglesi del Corpo del Generale Fraser, che formava sempre il posto più avvanzato dell’armata: era
tale la sua situazione che dovea continuamente stare sull’armi. Nessuno della sua truppa potea
riposare, se non vestito. Una sera s’appiccò fortuitamente il fuoco alla tenda in cui dormiva: un
Sargente corse a salvargli la vita: si slanciò nella tenda, ed afferrando la prima persona che
incontrò la trasse da morte; era questi il Colonello che si trovava mezzo soffocato:
ritornato in se stesso, e non vedendo sua moglie, egli medesimo penetrò di nuovo nella tenda in
mezzo alle fiamme, ma ella trovavasi già per altrui mezzo fortunatamente in salvo e sarebbe perto
egli pure senza il soccorso del Sargente, che lo avea già liberato, e che lo salvò per la seconda
volta. Tutto quello che possedeva fu colla tenda ridotto in cenere. Questo accidente avvenuto poco
tempo prima che l’armata passasse il fiume Hudson non alterò la costanza della Dama, la quale
conservò il suo coraggio, e la sua illarità, continuando a sopportare le fatiche dell’armata.
Enrichetta doveva soffrire nuove pene, e d’una specie ancor più terribile. Nel dì 29. Marzo
trovavasi il Corpo d’armata del Colonello sì vicino ai nemici, che ad ogni passo era egli esposto ad
un’azione, onde insinuò alla moglie di seguire per maggior sicurezza i trasporti dell’artiglieria.
Nel principio della zuffa si fermò Enrichetta in un piccolo albergo coi bagagli dell’armata che pure
dovettero sospendere la loro marcia. L’azione diventò generale, e sanguinosa: i Chirurghi per
guarire i loro feriti scegliere non poterono che il luogo medesimo in cui si trovava
pure Madama Ackland. Qual fiera situazione per Lady Enrichetta, la quale per quattro ore intiere
sentì il fracasso della moschetteria, e del cannone; vidde giungere successivamente varj feriti; e
non potea che tremare per suo marito che sapea essere il più esposto! Aveva seco tre altre Dame
compagne dei suoi terrori: la Baronessa di Riedesel, e le moglj di due Ufficiali, il Maggiore
Harnage, ed il Luogotenente Reynall; ma queste non hanno potuto consolarla, poichè ben presto fu
portato ai Chirurghi il Maggiore Harnage pericolosamente ferito, e poco dopo sentissi che il Tenente
Reynall era morto. L’immaginazione potea forse rappresentare uno stato di ansietà, di turbamento, e
di terrore peggiore di questo? Il Colonello fortunatamente nulla soffrì, e Lady Enrichetta ebbe il
piacere di abbracciare poco dopo il marito: ringraziò il Cielo che le fosse stato conservato, e
dall’epoca di quest’azione fino al giorno 7 di Ottobre non fu più esposta a pene tanto crudeli,
perchè le divideva con uno sposo che adorava. Finalmente dovette di nuovo separarsi da suo marito
alla nuova di un’altr’azione generale, in cui il Colonello restò ferito e prigioniero.
Quel giorno sì funesto su da questa tenera sposa passato colle sue compagne nello stato più
orribile: esposta al freddo, non v’erano altre tende che quelle poche che servivano di un meschino
ospitale, onde il rifuggio loro contro la pioggia, la neve, ed il freddo era tra i feriti e i
moribondi. Quando l’armata si dispose a fare un movimento, Lady Enrichetta scrisse una lettera al
Sign. di….. in cui lo supplicava di permetterle, s’era possibile, di passare nel campo nemico, e di
scrivere al Generale Gates per ottenere da esso di tener compagnia, e curare suo marito. Quantunque
fosse noto al Sig. di.... il coraggio di Enrichetta, e la sua pazienza, restò per tale domanda molto
sorpreso. Le pene tanto crudeli e così moltiplicate da essa per tanto tempo sofferte non avevano
infievolito il suo amore: non sapeva a quanto si esponea abbandonandosi in tal guisa al nemico: i
primi uomini, a cui si sarebbe presentata, potevano esser barbari, incapaci forse di avere per lei
quei riguardi, che meritava; con tutto ciò le rappresentanze del Sig. di….. non la fecero cambiare
risoluzioni: s’arrese ai suoi desiderj, e tutto quello che potè offrirle si fu un battello scoperto,
ed una lettera, che scrisse al Generale Gates sopra un pezzetto di carta bagnata per
raccomandarla alla di lui umanità. Fu accompagnata Enrichetta dal Sig. Brudnell Capellano
dell’artiglieria, da una Cameriera, e da un servo del Colonello, che era stato ferito in un braccio
da una palla di cannone. Con essi Enrichetta scese il fiume per portarsi all’armata nemica: ma quì
neppure finirono le sue pene. La notte era già molto avanzata, allorchè giunsero al primo posto: non
fu loro permesso di avvicinarsi alla riva: invano il Sig. Brudnell mostrò il segnale di tregua, e
rappresentò lo stato dell’infelice che andava al campo: persisterono le guardie nel loro rifiuto
fino a giorno chiaro, e intanto si passarono sei in sette ore in una penosa situazione aggravata
dalle riflessioni che produrre doveva nel trattamento che poco lusingava d’un migliore i nostri
viaggiatori.
Toletta Mezzi per scacciare le rughe dal volto. Si faccia roventare al fuoco una paletta di
ferro, vi si getti sopra della mirra in polvere, mettendo in testa una salvietta per riceverne tutto
il fumo: quando ciò sia stato eseguito tre o quattro volte, si faccia di nuovo
affuocare il ferro, e vi si getti sopra del vino ricevendone egualmente il fumo colla testa coperta.
Si può impiegare questo, rimedio alla mattina, e alla sera. Sapone per abbellire il colore della
faccia. Presi internamente i rimedj necessarj per tale effetto, si può impiegare con grande successo
il seguente sapone; si prenda una mezz’oncia di fiele di bue, un’oncia di sale di tartaro
liquefatto, mezz’oncia di polvere di radice di viole di Firenze, quattr’once e mezzo di sino sapone
di Venezia: si mischia tutto questo con vino bianco tanto quanto basti per fare delle saponette per
lavare la faccia immergendole nell’acqua: ma un quarto d’ora dopo s’abbia la precauzione di lavarsi
ancora il volto con un poco di latte tepido. Rimedio contro le crepature della pelle. Una pelle che
facilmente si risentì per l’aria troppo vibrante o per il freddo si può fortificare senza pericolo
con questo rimedio. Non s’ha che a mischiare nell’acqua in cui si lava del vino, o
dell’acqua così detta archibusata, ovvero una sesta parte di acquavite.
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Biblioteca d’ una dama di spirito.
Allgemeine Erzählung
Un Filosofo fu incaricato di
trattare un importante affare con una vedova amabile, che ritirata stavasi in una bella casa di
Campagna: vi si recò dunque un giorno, e nulla di più, lo sorprese, se non quando la Cameriera lo
pregò di entrare nella piccola Biblioteca della sua Padrona fino a tanto che fosse stata in istato
di riceverlo. Il nostro Filosofo trovò dei libri perfettamente bene ordinati. Sopra quegli in foglio
ch’erano superbamente legati e ben dorati trovavansi dei bellissimi vasi di porcellana disposti con
simetria. I libri in quarto erano separati da altri di più piccolo sesto da una magnifica piramide
di vasi di porcellana più piccoli dei primi. Quegli in ottavo erano ornati da varie tazze da thè
adorne d’ogni sorta di figure, e disposte in modo che formavano una colonna d’oro abbellita da mille
differenti oggetti. Questa parte della Biblioteca che serviva di soggiorno ai squarci volanti era
guarnita d’una specie di sponda quadrata coperta delle opere più grotesche di porcellana, come
scimie, mandarini, ed altre figure della China. Nel mezzo della sala era collocato un
tavolo d’un legno prezioso sopra del quale si trovava della carta orlata d’oro, e sopra di essa una
scatola d’argento fatta nella forma d’un libro in cui v’era il bisogno di scrivere. Pochi di questi
libri trovavansi ad uso della Dama: gli altri erano stati ammassati colà per la sola loro fama: si
vedevano i rispettivi titoli sul corpo di essi Virgilio d' Oglebi. Giuvenale di Driden. Cassandra.
Cleopatra. Astrea. Le Opere del Cavaliere Newton. Il gran Ciro con una spilla di diamante in mezzo
al libro. L’Arcadia di Pembroke. Locke dell’Intendimento umano con una carta di nei. L’arte di
compitare. Dizionario contenente la spiegazione delle parole difficili. Sherlock sulla morte. Le
quindici gioje del Matrimonio. Saggio del Cavaliere Temple. La ricerca della verità
del P. Malebranche. Raccolta di complimenti. Trattato del parto. La vocazione delle Dame. Racconti
in versi del Sig. Dursey legati in marochino dorato. Tutti gli Autori classici in legno dorato. Un’
ampia collezione degli Elzeviri. Clelia (questo libro s’apriva da se stesso in un luogo ove i due
Amanti s’incontrano in un boschetto.) La Cronica di Baker. Avvisi ad una Figlia. La nuova Atalantis
con una chiave. L’Eroe Cristiano di Steele. Un libro di preci con un’ampolla a fianco d’acqua della
Regina. Sermoni del Dottore Sacheverel. Opere morali di Seneca. Maniera di ben vivere e ben morire
di Taylord. Istruzione per le contraddanze di Caferté. Questa Damina passò per una bellezza; restata
vedova senza figlj e sempre amabile, abbandonò le clamorose dissipazioni della Capitale per godere
gli innocenti piaceri della Campagna. Nella sua casa ogni cosa ha l’impronta del
gusto, tutto è ordinato dalle mani delle grazie. Le rupi che circondano il suo ritiro sono scavate
in tante artificiali grotte coperte di caprifogli, e di gelsomino. Trovansi nei boschi degli ombrosi
viali, dei fronzuti viotoli abitati dalle tortorelle. Il disordine della Biblioteca, l’eleganza dei
Mobili, le disposizioni dei Giardini, tutto offre l’immagine dei moti dell’anima di quest’amabile
solitaria: essa non ha gusto per la caccia, perchè non vedrebbe senza spargere lagrime che si
massacrassero le sue pernici, i suoi fagiani, le sue lodole, i suoi tordi. Ha per massima che ogni
uccello che si ammazza lascia un altro uccello della stessa specie, che lo compiange, e che sarebbe
contento se rivederlo potesse. Che dolce carattere è quello di questa nostra Damina.
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Conti fatti senza l’oste. Tre giovani sorelle d’una rispettabile
famiglia furono ricercate in matrimonio da tre convenienti partiti della Capitale, ma un calcolo da
esse fatto dei proprj beni fece loro sprezzare ogni partito, e bruscamente licenziare i trè amanti
importuni.
Metatextualität
Ecco il contò dalle medesime compilato.
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Exemplum
Il nostro padre è ancora assai giovine, ma la madre nostra è troppo
avanzata in età per avere altri figlj. I suoi beni stabili da cui ricava otto cento lire all’anno di
entrata, vendendogli a ragguaglio del prodotto di venti anni possono valutarsi sedici mille lire. I
beni del nostro zio che ha più di cinquant’anni venduti sullo stesso piede devono otto mille lire,
poichè gli somministrano quattrocento lire di entrata. Abbiamo inoltre una zia vedova che ha un
fondo di dieci mille lire lasciato a sua disposizione dal marito, ed un’altra ch’è vecchia nubile,
il di cui capitale può ammontare a sei mille lire. Aggiungasi ad essi l’avola nostra che ha nove
cento lire di rendita, le quali calcolate come sopra danno dieciotto mille lire di capitale, e colle
mille lire che noi abbiamo per ciascuna, vediamo in un colpo d’ occhio unendo insieme queste somme
quale farà il totale. I beni di nostro padre lire 16000.— Quelli di nostro zio 8000.— Quelli della
zia vedova 10000.— Quelli della zia nubile 6000.— Quelli della nostr’avola 18000.— E le
nostre tre mille per cadauna 3000.— Formano il totale di lire 61000.— Dividendo egualmente questa
somma fra noi tre avremo venti mille e più lire per ciascuna; e con quanto la fama, che ingrossa
sempre i capitali, ci può somministrare di più, possiamo passare per altrettanti partiti di 30000.
lire ciascuna, ed aspirare a delle fortune considerevoli. Tali erano le pazze speranze di queste tre
figlie, motivo che se’ loro ricusare di nuovo dei buonissimi partiti; ma che avvenne? la madre morì;
il padre si rimaritò, e da questa seconda moglie ebbe un maschio che fu l’erede dei beni paterni, di
quelli dello zio, e dell’avola. Questo piccolo inconveniente privò le nostre cattive calcolatrici di
un capitale di 42. mila lire; ma ciò non fu il tutto: la vecchia zia ch’era ancor nubile, s’innamorò
in un giovinastro che sposò, privando le nipoti di sei mila lire: la vedova zia morì poco dopo senza
aver lasciato abbastanza da pagare i suoi debiti, di modochè le tre sorelle restarono colle loro
rispettive tre mila lire, ed invechiarono declamando contro l’avarizia degli uomini, che non
impegnano il loro cuore se non con grossa dote.
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Amore
Articolo dell’enciclopedia.
Metatextualität
Questa passione ch’è l’anima di tutte le azioni umane merita di
essere quì esposta come un’istruzione al bel sesso.
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Zitat/Motto
Entra bene spesso molta simpatìa in Amore ch’è quanto dire
un’inclinazione, di cui i sensi formano il nodo; ma sebbene ne formino il nodo non ne sono il
principale oggetto. Le stesse passioni sono spesso differenti negli uomini. Il medesimo oggetto può
loro piacere in diversi, ed opposti aspetti. Supponiamo che molti uomini si attacchino ad una stessa
donna. Gli uni l’amano per il suo spirito, gli altri per la sua virtù, altri per i suoi difetti
medesimi ec., e si può dire che tutti l’amino per le doti che non ha, come per esempio allorchè si
ama una donna instabile supponendola costante. Ognuno si attacca all’idea che ha compiacenza di
formarsi, e questa idea, e non già la donna, è quella che si ama. Quindi nasce che l’oggetto delle
passioni non è quello che le sminuisce, o le accresce, ma la maniera con cui si concepisce
l’oggetto. Or abbiamo detto ch’è possibile che si cerchi nell’Amore qualche cosa più
dura che il piacere dei sensi: ecco la ragione che lo fa credere. Si vede ogni giorno nel mondo che
un uomo circondato da femmine, alle quali non ha mai parlato, non si determina per quella ch’è, e
ch’egli accorda essere la più bella. Qual n’è la ragione? Si giudica che sia, perchè una bellezza
esprime un carattere particolare, e quello che si affà più al nostro è quello appunto, cui noi diamo
la preferenza. Il carattére dunque ci determina, e per conseguenza è l’anima che noi cerchiamo, il
che non può assolutamente negarsi. L’Amor puro si dà per certo, nè conviene confonderlo
coll’amicizia, poichè l’amicizia dello spirito è l’organo dei sensi; ed in questo i sensi sono
l’organo dello spirito. E siccome le idee che entrano per i sensi sono intimamente più forti delle
intellettuali riflessioni, così appunto le idee sono quelle, che ispirano le passioni, l’amicizia
non si estende tanto, ma fu questo punto non è così facile il decidere. Non si dà Amore senza stima,
poichè l’Amore è una compiacenza che abbiamo nell’oggetto amato: e gli uomini trovando pregievoli le
cose che loro piacciono, ed il cuore ingrandindone il merito, le antepongono alle altre, perchè
appunto nelle altre non trovano motivo per pregiarle cotanto. Quindi nasce che non
solo stimano se stessi, ma stimano soprattutto le cose che ad essi sono grate, come la caccia, la
musica, i cavalli ec. L’Amore dovunque si trova è sempre il padrone, egli imprime nell’anima, nel
cuore, e nello spirito carattere a proporzione di quello che esso è. Quando gli Amanti si chieggono
una sincerità reciproca per sapere l’un dall’altro il tempo in cui cesseranno di amarsi, lo fanno
non tanto per voler sapere quando non faranno più amati, quanta per esser resi vieppiù certi di
essere attualmente amati, mentre non si dice loro il contrario. L’Amore a guisa del fuoco non può
sussistere senza un moto perpetuo; e cessa di vivere quando cessa di sperare, o di temere. Non si dà
che una sorte di Amore, ma ve ne sono mila copie. La maggior parte degli uomini prende per Amore il
desiderio di godere. Volete voi liberare i vostri sentimenti con sincerità e discernere quali di
queste due passioni sia il principio del vostro attacco? Interrogatene gli occhi della persona che
vi tiene nei suoi lacci. Se la sua presenza vi rende timido, e tiene i vostri sensi in una
sommissione rispettosa, voi l’amate. Il vero Amore vieta persino al pensiero l’idea
sensuale, ed ogni moto d’immaginazione, da cui la dilicatezza dell’oggetto che amate ne resterebbe
offesa se potesse penetrarlo. Chiunque è capace di amare è virtuoso: si può dir anche con sicurezza
che chiunque è virtuoso è egualmente capace di amare; e siccome sarebbe un difetto del corpo che non
fosse capace alla generazione, così sarebbe un difetto dell’anima l’essere incapace d’Amore. Non
dobbiamo temere che fieno pregiudicati i costumi dall’Amore, poichè non possono che perfezionarsi.
L’Amore è quello che rende il cuore meno sdegnoso, il carattere più sociabile, l’umore più
compiacente. Ci avvezziamo amando a piegare la volontà sotto il genio della persona amata, si và
acquistando con ciò una felice abituazione di comandare ai nostri desiderj, di signoreggiarli, di
reprimerli, e di conformare il nostro genio, e inclinazione ai luoghi, ai tempi, e alle persone.
Da tutto ciò che abbiam detto ne siegue che il vero Amore è sommamente raro. Esso è come
l’apparizione degli spiriti: tutti gli uomini ne ragionano, e pochi gli hanno veduti.
Bizzarie inglesi (a).1
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Exemplum
Il celebre Lord Montague morto pochi anni sono in Padova, e vivuto
tanto tempo fra gli Arabi, de’quali avea adottato il vestito, ed i costumi appena uscito
dall’infanzia fuggì dalla Casa paterna per rifugiarsi presso uno Spazzacamini; vestito di cenci
anneriti dalla fuligine, mal nodrito, bastonato anche spesso, e costretto ad arrampicarsi su
pe’Cammini, egli si trovava meglio che fra gli agi della Casa paterna, dove non sarebbe forse mai
ritornato, se dopo nove mesi non lo avessero scoperto, e ricondotto. Egli se ne fuggì di nuovo, e si
fece mozzo su d’ un Vascello che partiva per Lisbona, d’onde attraversò le Spagne in qualità di
famiglio di un Mulattiere. Un tal uomo, di cui tutta la vita corrispose a così strani principj era
pieno di cognizioni, e diede una bella, e profonda Opera alla luce, che gli acquistò somma
riputazione fra i dotti.
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Exemplum
Un Gentiluomo Inglese non potendo dormire una notte formò il progetto
di riammogliarsi, e di pigliarsi la prima donna libera in cui si fosse incontrato
l’indomane. Con questa pazza idea s’alza, chiama il suo Cameriere, gli ordina di condurgli la prima
donna libera che trova. Codesto gli conduce la Governante di Casa. Egli le dice di vestirsi per
andare alla Chiesa, dove la vuole sposare; la Governante crede, che il Padrone scherzi, e non ne fa
nulla. Passa una mezz’ora; lo strano Gentiluomo chiede se si è vestita; il Cameriere risponde, che
nò, e che bada ai fatti di Casa. Chiamane un’altra. Costui trova la serva di Cusina, e la manda al
Padrone, che le dà lo stesso ordine. Essa lo eseguisce, e diviene moglie di Mary-Land. Da quel
matrimonio nacque uno de’più grandi uomini di Stato che abbia avuto l’Inghilterra.
Ebene 3
Exemplum
Un giovine, e ricco Inglese s’alza una bella mattina di letto, e dà
ordine a’suoi Servitori di disporre tutto per far viaggio. E dove si dee andare Signore? in Egitto;
e monta nella sua Carrozza, e vi s’avvia.
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Exemplum
Le scommesse furiose degl’Inglesi hanno radice in codesta
disposizione alla stravaganza. Il celebre Fox scommesse 1000 lire sterline sul numero della prima
Carrozza che sarebbe passata dinanzi alla Casa in cui si trovava. Un’altro scommesse 500 lire sterline, che avrebbe cambiato per un’anno di seguito ogni notte alloggiò, e dopo tre mesi
annojatoli di codesto fastidio, pagò la sua scommessa per liberarsene. Uno di que’Profeti in
Politica, che si piccano d’indovinare i segreti de’Gabinetti scommesse nell’anno 1778, che la Guerra
tra la Gran Bretagna, e la Francia non si sarebbe dichiarata solennemente sì presto come un’altro
suo oppositore lo credeva, e depositò nelle mani cento Ghinee per riaverne una al giorno sino al dì
della proclamazione solenne. Questa non seguì mai; e colui, che avea accettato le 100 Ghinee ne
pagò, e forse ne paga tuttavia 365 l’anno.
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Exemplum
Tralasciando molti altri curiosi aneddoti riferiremo quelli di Lord
Baltimore, che ha dimorato qualche tempo a Venezia, dove scrisse, e stampò il suo Poema latino
Celestes & Inferi, tradotto in Italiano dall’Abate Marchetti, che ha portato anche nelle
Italiane contrade le sue stranezze, e che finì di vivere in Napoli pochi anni addietro. Tutta la
virtù di quel Signore è stata una serie di bizzarie, che non mai però noquero a chicchessia, ed anzi
ebbono per base la beneficenza. Egli si trovò prima dell’età di 15 anni ricco di 42
mila lire sterline di rendita, che gli venivano quasi tutte da Mary-Land. Fissò per massima di
vivere a modo suo; e quindi fu lontanissimo da qualunque pretensione a cariche, o a dignità, egli
avrebbe e per la nascita, e per le ricchezze, e per i talenti potuto aspirare a qualunque alto
posto; ma non volle mai nemmeno farsi vedere alla Corte. La sua passione dominante era per il bel
sesso; il viaggio di Levante gliel’accrebbe. Ritornato in Inghilterra, fece fabbricare all’estremità
di Londra verso la Campagna, in una situazione amenissima un superbo Palazzo sul modello de’Serragli
di Costantinopoli; lo popolò di belle donne, alle quali nulla mancava che potesse soddisfare i
desiderj fuorchè la libertà d’uscir di Casa. Egli avea lor prescritto regole, che doveano essere
esattamente osservate, e alcune vecchie n’erano le Custodi. Baltimore conduceva la vita all’uso dei
Bascià. Allorchè si trovava annojato di qualche sua favorita o la congedava ricompensandola da
Monarca, o le procurava un partito vantaggioso. Quantunque un tal genere di vita non facesse torto
ad alcuno, gli abitanti di Londra non poterono assuefarsi al costume Orientale; uscirono
innumerabili satire e canzonette contro di lui, si raccontavano, e s’inventavano ogni
dì aneddoti a discapito di quel Serraglio, e se ne facevano Romanzi scostumati. I Cortigiani
contribuivano dal canto loro a dar corso alle voci nemiche, non potendo perdonare a Baltimore il
disprezzo, che mostrava per la Corte. Furono sedotte alcune delle di lui donne a far lagnanza
dinanzi alla giustizia per la schiavitù in cui le teneva. Ne risultò un processo criminale, in cui
Baltimore si giustificò colla massima solennità. Ma disgustato del Paese licenziò tutto il suo
Serraglio, vendette la fabbrica, regalò i magnifici suoi mobili agli amici, e abbandonò per sempre
l’Inghilterra. Morì pochi anni dopo ancor giovane in Napoli, avendo trovata più tolleranza che a
Londra in varie Città d’Italia, dove nessuno nè lo lodò nè lo inquietò per le sue donne, come non và
inquietato un forestiere di Patria, e di Religione diversa, che ha 42 mila lire sterl. di rendita
spendibile, quando dal canto suo si conduca pacificamente, e chiuda nella propria Casa ciò che
potrebbe cagionare scandalo, e mal’esempio.
Amena letteratura. Lettres of Charlotte &c. cioè: Lettere di Carolina durante la
sua unione con Werter. Londra presso Cadel 2. vol. in 8. 1786. „Mettendo queste lettere sotto gli
occhi del Pubblico, io mi compiaccio, dice l’Editore , di non presentargli alcuna scena, alcuna
opinione, che possa offendere la sua dilicatezza, o corrompere il suo cuore. Io so bene, che
arrossire per ciò, ch’è licenzioso, e rigettare le idee di moda, egli è una rinuncia che si fa alla
ricchezza, ed alla riputazione nel mondo Letterario, ma io ne sono già disposto. Se nelle lettere di
Carolina non si trova che piacevolezze, saranno esse almeno piacevolezze innocenti: se lo spirito
non viene da nuove cognizioni arricchito, almeno non sarà prosciugato dalle sottigliezze dello
Scetticismo.”
Metatextualität
Queste insinuazioni sono belle e buone, poichè il libro
contiene infatti delle cose vere ed oneste.
Gabinetto
delle mode di Francia. La moda, che dai maldicenti viene chiamata
incostante, volubile, srivola, è però fissa nei suoi principj, e ingiusta cosa crediamo che sia lo
trattarla con tanto rigore. Noi la vediamo costante a scegliere tutti gli avvenimenti più
rimarcabili, appropriarseli, registrarli nei suoi annali, e renderli per così dire eterni nella
memoria . Qual grande avvenimento, qual luminoso fatto non ha essa pubblicato? Se i d’Estaing, i
Dorvilliers sono restati nell’ultima guerra vittoriosi, non l’ha forse annunziato? Non ha forse
preteso che le Dame portassero in capo qualche segnale del loro trionfo, ed entrando in tal guisa
per l’estremità del corpo scolpita ne venisse la rimembranza nel fondo del suo cuore? Non ha forse
manifestato a tutta l’Europa i successi di Figaro? Sotto quante forme non ha essa riprodotto Jannot?
Il Sig. Cagliostro diventato più celebre pel suo processo, che per la menzognera sua attività, non
ha egli veduto la moda a far conoscere la sua esistenza nell’uno e nell’altro emisfero? La figlia
Salmon sì celebre per quelle straordinarie disgrazie che per tanto tempo l’afflissero,
vede ora che la moda istessa sparge per ogni angolo del mondo la sua innocenza. Possa questa gloria
prosciugare la sorgente sempre seconda delle sue lagrime.
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Exemplum
I carachi à l'innocence reconnue (all’innocenza riconosciuta) faranno
sapere ai nostri posteri dopo un migliajo d’anni che nel 1786 l’infelice Francesca Vittoria Salmon,
che si vidde due volte in procinto di essere abbrucciata viva come colpevole del più esecrando
avvelenamento, e che due volte è stata strappata dalle mani dei suoi carnefici per la vigorosa e
costante virtù del Sign. Cauchois suo Avvocato, è stata finalmente dichiarata innocente dal
Parlamento di Parigi. Questi soli carachi basteranno per render perpetua la gloria di questa figlia,
del suo avvocato, e dell’illustre Società che l’ha assolta. Noi ci lusinghiamo per conseguenza che
nessuno ci negherà che il Gabinetto delle mode può diventar utile eziandio agli storici.
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Tavola XI.
Fremdportrait
E’ qui rappresentata una
donna in caraco à l’innocence reconnue ovvero à la Couchoise. Questo caraco è di Pekin
lilà guarnito di due colletti con patelette e paramenti di Pekino verde-pomo. Le patelette suddette
sono guarnite di larghi bottoni di madre-perla bianchi. Il caraco si allaccia davanti con quattro
larghi bottoni simili applicati alle due partite, le quali sono attaccate sotto al caraco ed alle
patelette, e formano una specie di pezza di stomaco. Sotto questo caraco si porta un piccolo
corsetto, o un gilet di Pekino bianco. La sottana è di Pekin o verde pomo guarnita di un razzo al
rovescio della stessa stoffa. Porta al collo un largo fazzoletto di picardia a due coletti, uno dei
quali, cioè quello che resta di sopra, è formato a guisa dei coletti dei frac degli uomini. Ha in
testa un cappello feltrato (a)
2color di coda di canarino guarnito all’intorno del bordo da una solta, e
lunga piuma nera, da cui si staccano mille punte di penne color di fuoco. La forma profonda di
questo cappello è guarnita davanti una specie di pennacchio di nastro color di rosa con bordino
bianco: il giro della testa è guarnito fino alla cima di nastri simili. La pettinatura è fatta a
grossi ricci, tre dei quali cadenti sul seno. I capegli di dietro sono uniti insieme con uno
spillone alla Cagliostro in un grosso catogan coll’estremità dei capegli cadenti sullo stesso
gruppo. Ha nelle orecchie delle boccole à la plaquette. Le scarpe sono color di rosa
guarnite di nastro nero. Con una mano tiene il ventaglio.
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Tavola XII.
Fremdportrait
Un uomo è quì
rappresentato in frac verde dragone ornato d’un ricamo di seta verdepomo. E’ qualche tempo però ch’è
comparsa una tal moda, ma siccome essa aveva sofferta la sorte dei ricami in oro, che in due mesi si
era veduta nata ed estinta, noi non l’abbiamo annunziata avendo altre mode da descriversi. Ora
ch’essa prende più di prima il suo vigore, siamo solleciti a farla conoscere sul timore che il
secondo suo regno non essendo più lungo del primo, possiamo esser rimproverati di non averla
accennata. Noi diciamo se il suo secondo regno non è più lungo del primo, perchè si è sempre
osservato che gli abiti soglj, ben tagliati piacciono più che gli abiti guarniti, i quali sono
ricchi ma non eleganti. Esaminando un abito ricamato si trova in esso una confusione, un misto, che
all’occhio spiace, e lo confonde; altro motivo che fa abbandonare il ricamo si è, che quelli che
credono di distinguersi con un abito ricco se lo vedono subito disputato da chiunque
poiché chicchessia può comperare a molto buon prezzo da un Rigattiere un abito ricamato senza che si
sappia se l'abbia comperato, o fatto fare espressamente. L’uomo quì raffigurato porta sotto l’abito
un gilet di seta canina, ricamato di seta verde: i calzoni sono d’un drappo di seta pure color
canino, e le calze di seta a righe bianche e verde pomo. Le fiubbe delle scarpe e dei calzoni sono
al solito d’argento ovate. Ai due orologi, i quali per seguire la gran Moda devono essere alla
Svedese, cioè molto piatti, e assai larghi, tiene attaccato ad uno un cordone nero con una chiave
assai larga, ed all’altro una catena d’oro con bijoux pure d’oro. Al collo giragli tre volte
un’ampia crovatta di mussolina, le di cui estremità formano, davanti un piccolo gruppo: i manichetti
sono di tela batista foglia con orlo piatto. E’ pettinato con un solo grosso riccio per parte che dà
compimento al volto. Quest’uso antichissimo ritorna addesso, ma quasi tutti sono ancora pettinati a
quattro grossi ricci per parte, tre sotto ed uno dissopra: di dietro i capegli sono ancora
allacciati à la panurge. Ha in testa un cappello à la Jockei di forma alta guarnito
all’intorno di due larghi nastri neri che passano per una lunga fiubba, e ne formano una larga rosa.
Tiene la destra appoggiata ad una canna intiera, e la sinistra al suo fianco. La gioventù comincia a
portare una trina d’oro o verde intorno al suo cappello Jockei, che si fa passare alla sinistra in
una piccola fiubba d’acciajo.